Stracult e Stracotti …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù.Parola di Stargirl!
Giunto a metà della terza stagione indenne e senza aver perso colpi, Parenthood, la serie firmata Jason Katims (Friday Night Lights) merita questa settimana un posto d’onore negli Stracult, in vista soprattutto della crisi attraversata dal family drama, Desperate Housewives docet. Stabile sugli oltre cinque milioni di spettatori, risultato ottimo per un network come la Nbc, la saga dei Braverman che conta tra i suoi protagonisti attori eccellenti come Peter Krause, Lauren Graham e Monica Potter, piace al pubblico perché racconta con delicatezza e intensità, gioie e dolori della moderna famiglia americana, dando vita a una storia corale ricca di spunti interessanti. Rilettura contemporanea dell’omonimo film diretto da Ron Howard nel 1989, Parenthood conta su una sceneggiatura forte e ben strutturata, un cast invidiabile e una regia impeccabile, elementi che uniti insieme, lo rendono una delle migliori prime time novel della tv d’oltreoceano.
In cuor mio non mi sarei mai aspettata di scriverlo, tantomeno di pensarlo, ma il momento è arrivato anche per una delle tre migliori serie realizzate negli ultimi anni: Dexter, la cui sesta stagione appena conclusa, finisce purtroppo nella categoria Stracotti. Per lo show interpretato dall’incredibile Michael C. Hall, una piccola battuta d’arresto, dovuta più che altro all’altissimo livello qualitativo cui ci ha abituato dalla prima stagione a oggi, che quest’anno è venuto meno, vuoi per la troppa carne al fuoco nelle storyline secondarie, vuoi per un killer (Colin Hanks) per nulla all’altezza di Trinity e dei suoi predecessori.
Una sceneggiatura a tratti approssimativa e a tratti confusa, non rende onore a uno dei migliori personaggi del piccolo schermo, nonostante le interessanti premesse: l’ennesimo confronto tra uomo di fede e uomo di scienza, tema già affrontato in diverse salse anche in altre serie tv, da Lost a The Walking Dead, aveva gettato le basi a una stagione introspettiva e riflessiva, risolta invece troppo velocemente.
Un anno di transizione, in cui lo stesso Hall appare sottotono e meno brillante del solito, ma ugualmente convincente nel dare voce e anima al suo personaggio che nonostante tutto riesce a risultare intenso e convincente anche in piena crisi del “sesto anno”. Armiamoci quindi di speranza e ottimismo e auguriamoci che la prossima stagione per l’ematologo più controverso della storia, possa essere quella della rinascita.
Una sceneggiatura a tratti approssimativa e a tratti confusa, non rende onore a uno dei migliori personaggi del piccolo schermo, nonostante le interessanti premesse: l’ennesimo confronto tra uomo di fede e uomo di scienza, tema già affrontato in diverse salse anche in altre serie tv, da Lost a The Walking Dead, aveva gettato le basi a una stagione introspettiva e riflessiva, risolta invece troppo velocemente.
Un anno di transizione, in cui lo stesso Hall appare sottotono e meno brillante del solito, ma ugualmente convincente nel dare voce e anima al suo personaggio che nonostante tutto riesce a risultare intenso e convincente anche in piena crisi del “sesto anno”. Armiamoci quindi di speranza e ottimismo e auguriamoci che la prossima stagione per l’ematologo più controverso della storia, possa essere quella della rinascita.