La vasta eco per il discusso finale di "Lost" non è ancora scemata, anche per via dei dannati 11 minuti extra (o poco più) contenuti nel Dvd della sesta stagione, meritevoli di una sollevazione popolare al limite del boicottaggio. Eppure, nonostante lo scempio, s'impone un confronto con la serie che più di ogni altra ha cambiato le regole telefilmiche prima dell'avvento del serial di JJ Abrams: "Twin Peaks". Un link, più che altro, soprattutto per quello che riguarda due diversi modi d'intendere la promozione. "Lost" ha basato la sua cifra sul mistero, sulle ipotesi, come se alla fine si dovesse risolvere qualcosa in una delle serie in cui meno importava la logica a tutti i costi: una tattica che ha conosciuto un punto debole nel 2004, quando il prestigioso settimanale "Entertainment Weekly" ha pubblicato un elenco di possibilità sul significato della serie (il sogno di uno dei protagonisti, un limbo, un esperimento extraterrestre, tra le altre ipotesi elaborate). Invece di lasciar cadere gli enigmi, perlopiù escogitati dagli internauti, la produzione del serial ha prontamente smentito tutte le possibilità (compresa quella del limbo, quella più vicina al risultato finale!), adducendo che si trattava di altro. Diversa la tecnica promozionale di "Twin Peaks", più basata sull'orgia di notizie e leggende in un'epoca - correva l'anno 1990 - in cui Internet era più sconosciuto dell'assassino di Laura Palmer. Diari della vittima (in Italia allegati a "Tv Sorrisi e Canzoni"), la sigla musicale tormentone ad anticipare il serial, magliette con la scritta "se non lo guardi domani non saprai di cosa parlare con il tuo collega", feste a tema in discoteca...Da un lato ("Lost") la campagna stampa basata sulla sottrazione, dall'altro ("Twin Peaks") sulla sovrabbondanza di notizie al limite della leggenda (si fece largo anche l'ipotesi - creata ad arte - che Lynch avesse girato un finale diverso per il mercato giapponese e che in Italia potesse essere trasmesso quello...). Epoche e contesti differenti, certo, in cui "Twin Peaks" era "l'Evento" tra poche reti generaliste, mentre "Lost" ha quasi rischiato di passare "di nicchia" in una moltiplicazione di network esponenziale. Tuttavia la cura con il quale è stato lanciato su Canale 5 il capolavoro Lynchiano resta insuperabile: chi ha assistito alla proiezione degli spot all'ultimo Telefilm Festival penso se ne sia accorto; la cura nell'intercettare tutte la fasce di pubblico con innumerevoli promo ad hoc incentrati ora sul mistero (pubblico maschile), ora sul richiamo a "Dallas" (per il pubblico femminile), ora sui giovani protagonisti (teen); la voce cupa di Mario Silvestri che tuona sulle musiche di Badalamenti; un ufficio stampa (allora Fininvest) quasi interamente impegnato nel lancio del serial; le cronache quotidiane delle puntate sui giornali, come se si trattasse ogni volta dell'esordio...(in questo la mancanza di Internet e di possibili spoiler ha giovato alla promozione...). E come in "Lost", un epilogo, o meglio un prequel, con il film "Fuoco, cammina con me", definito dall'inglese "The Observer" come "uno dei 10 film da rivalutare della storia del cinema" (all'epoca non fu accolto benissimo). Due sole stagioni ("Twin Peaks") contro le sei di "Lost", che non solo cambiarono il linguaggio televisivo, ma anche quello della comunicazione, consci che non bastava più lanciare un prodotto ma anche il suo "mantenimento", il fomentare notizie (vere o presunte) per tenere acceso quel fuoco (sacro) che da allora cammina sempre con noi.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Ottobre)