venerdì 15 aprile 2016

NEWS - Ragazza nuda e tatuata esce da un borsone in pieno centro a Milano e si fa largo tra la folla incuriosita: riproposta la scena iniziale della serie tv record di ascolti “Blindspot” in arrivo su Italia 1 a maggio 
Ieri intorno alle ore 17.30, in pieno centro a Milano, in Corso Vittorio Emanuele all’angolo di San Pietro all’Orto, è stata notata una voluminosa borsa grigia apparentemente abbandonata. Alcune persone, rivelatesi in seguito comparse, hanno fatto capannello intorno al borsone che, improvvisamente, ha iniziato ad animarsi. Una guarda giurata – anch’essa complice della scena orchestrata in precedenza – ha chiesto rinforzi e ha chiesto ai curiosi di stare indietro. A quel punto dalla borsa è uscita una ragazza apparentemente nuda e completamente tatuata che ha iniziato a guardarsi attorno con un certo smarrimento. Aiutata dalle guardie giurate, la misteriosa ragazza si è fatta largo tra la folla sempre più numerosa che la immortalava con gli smartphone, raggiungendo Piazza San Babila, dove si è accasciata prima di essere caricata in un’auto e portata via tra la sorpresa dei curiosi. Si è trattata della riproposizione della scena iniziale di “Blindspot”, la serie tv record di ascolti (oltre 15 milioni di spettatori raggiunti in America) che Italia 1 manderà in onda a maggio in prima serata. In originale, nel serial la scena è avvenuta nel bel mezzo di Times Square a New York. Essendo priva di memoria, la donna ritrovata nel borsone newyorkese ha assunto il nome di Jane Doe (interpretata dall’attrice Jaimie Alexander) - l’appellativo dato a coloro che perdono coscienza della propria identità - rivelando che ognuno dei tatuaggi sulla sua pelle nasconde un mistero da risolvere. Le foto della trovata pubblicitaria sono state twittate per l'occasione da Martin Gero, l'ideatore del serial americano.

#blindspotitalia1

giovedì 14 aprile 2016

NEWS - Netflix, niente numeri ufficiali sugli abbonati in Italia ma la "tv su misura" è il modello da seguire. "Oggi le serie tv si adattano ai nostri ritmi e ai nostri schermi" (Reed Hastings dixit)

Articolo tratto da "La Repubblica"
"Ai nostri figli non verrà mai in mente di chiedere: cosa c'è stasera in tv? Quel mondo è finito". Reed Hastings, gran capo di Netflix, tenta di scrivere così l'epitaffio della televisione tradizionale. Lo fa fra le vetrate alte dieci metri e le putrelle di ferro di La Cité du cinéma di Luc Besson, periferia nord di Parigi, davanti a centinaia di giornalisti. Il colosso di Los Gatos, in California, qui ha ribadito e aggiornato i suoi numeri: 75 milioni di abbonati e la presenza in 190 paesi quando erano poco più di cinquanta a fine 2015. Manca solo la Cina, ma è questione di tempo, oltre a Corea del Nord e Siria. Una marcia trionfale dello streaming. Non si sa quante siano effettivamente le sottoscrizioni a pagamento, si parte da 7,99 euro al mese, e quelle che usufruiscono del mese gratuito di prova. A gennaio, da stime attendibili, in Italia il numero di registrazioni al servizio era di circa 280 mila dopo due mesi dal lancio. Delle quali però "solo" 110 mila circa si erano trasformate in abbonamenti. Pochi, secondo Pier Silvio Berlusconi. Eppure da allora sono già diventati 250 mila. Aggiungendo Sky Online, Infinity di Mediaset e TimVision si arriva a circa a un milione e 250 mila spettatori per lo streaming. Ed è probabile, anzi certo, che fra sei mesi la situazione sarà completamente diversa. Che sia l'unica tv del futuro è dubbio, di sicuro è un modello che sta costringendo tutti ad adottare contromisure, come dimostra l'accordo Mediaset-Vivendi per far nascere a settembre il primo colosso europeo - anzi "latino' come lo definisce Vincent Bolloré - del settore. Ed è anche la tv tecnologicamente più avanzata, facile da usare o, come spiega Hastings, "su misura". «L'operazione Vivendi-Mediaset non ci spaventa», commenta serafico. «In America, dove in tanti competono, c'è spazio per tutti. E fa piacere che da voi alcuni protagonisti del mondo televisivo (il riferimento è a Pier Silvio Berlusconi, ndr) perdano tempo a parlare di Netflix. La realtà è che abbiamo avuto partenze difficili, in Brasile ad esempio, ma non è il caso dell'Italia». Non fornisce numeri esatti, ma ribadisce la previsione: in sette anni saranno in un terzo delle nostre case. «Vhs e dvd sono state la prima forma di televisione on demand», dice Hastings ricordando gli esordi dell'azienda nel 1997, quando per dieci anni non fece altro che affittare e spedire dvd. «Ma quella di oggi è una tv che si adatta ai nostri ritmi, agli schermi che usiamo, puoi fermare la visione e riprenderla quando e dove vuoi. Grazie al modo di guardare delle persone, riusciamo a sapere cosa serve e come migliorare in continuazione». Pubblicano le puntate delle serie tutte assieme perché per loro sono come un libro: lo leggi quando vuoi e per quanto tempo preferisci. Potendo scegliere in un catalogo ampio, ma non infinito, che stando alle stime vale negli Stati Uniti 1100 show televisivi e 4500 film, mentre in Italia si parla di 126 serie e 1000 film. Altrove, fra Africa e Asia, i numeri scendono ancora e non di poco. Mediamente però, fanno notare qui a Parigi, la maggior parte delle persone guarda fra i 40 e i 50 titoli in un catalogo che ne offre migliaia. Una delle pietre di volta, si è detto spesso in passato, sono le
serie e film originali e il fatto di renderle disponibili subito. II 10 marzo la seconda stagione di Daredevil è apparsa nel catalogo dei 190 paesi dove Netflix è presente. E pensare che tre anni fa non produceva ancora nulla ma si limitava a trattare i contenuti di altri. Oggi alterna successi globali come House of Cards a serie locali come Marseille con Gerard Depardieu, che verrà pubblicata il 5 maggio. Oltre a film come Special Correspondents (esce il 29 di questo mese), firmato da Ricky Gervais, "padre' della serie cult The Office. Che sul palco di Parigi ha parlato «di una tv per tutti senza più cornpromessi e palinsesti decisi dall'alto». Frasi di circostanza, per carità, ma pronunciate da chi ha passato anni e anni alla Bbc. In tutto sono 35 titoli originali, che il prossimo anno saranno 70, e fra questi ci dovrebbe essere anche Suburra realizzato in Italia. Ma la chiave non è più solo produttiva. C'è anche e soprattutto l'idea di una tv che quasi si indossa benché abbia per la prima volta una dimensione globale. E che unisce modelli di business differenti. E se Netflix dichiara di non voler confrontarsi con il mercato delle news e dello sport, la concorrenza inizia a guardarsi intorno. La Apple sta realizzando un serial con Dr. Dre e un altro con Will.i.am sul mondo della musica e su quello delle app. Due aree strategiche per Tim Cook e compagni. L'altro colosso americano dalle mire planetarie, che come Apple ha radici profonde altro, è quello di Jeff Bezos. Roy Price, a capo degli Amazon Studios, dipinge infatti uno scenario più complesso, per certi versi azzardato, di quello di Hastings. «Abbiamo iniziato nel 2013 partendo dagli Stati Uniti per poi raggiungere l'Inghilterra, la Germania, l'Austria, il Giappone e l'Italia che per noi è un mercato molto importante», ha raccontato a Perugia, dove lo abbiamo incontrato al Festival Internazionale del Giornalismo, alludendo al prossimo arrivo nel nostro Paese. «Anche noi produciamo le nostre serie, da Transparent a The man in the high castle (da La svastica sul sole di Philip Dick, ndr), fino al progetto firmato da Woody Allen. E anche noi abbiamo iniziato a produrre film. Tutti si vogliono distinguere, per non avere lo stesso catalogo. Un processo inevitabile. Ma quello che gli altri non hanno, cominciando da Netflix, è un sistema di spedizione e consegna puntuale». Viene detta come una battuta, ma è molto di più. Prime, il servizio di Amazon da 99 dollari l'anno, 6 un ecosistema. Negli Usa dà accesso allo streaming video e a quello musicale, ai servizi cloud per le foto, alle spedizioni gratuite dal negozio di Jeff Bezos comprese quelle consegnate a un'ora dall'ordinee quelle dai ristoranti. E dà accesso anche alle promozioni speciali legate alla moda. Tutti servizi ritagliati sui singoli utenti e sui loro gusti. «A proposito di moda», prosegue Price, «da qualche tempo trasmettiamo in diretta eventi di moda e gli spettatori possono comprare i capi che vedono sfilare. Ma è solo un esempio di quel che potremmo fare in futuro». Vengono citate le chat legate alle trasmissioni su Twitch, che Amazon ha cormprato per poco meno di un miliardo di dollari, la tv online dove vengono trasmessi dal vivo eventi legati a quel mondo tanto amato da milioni di millennials che va sotto il nome di e-sport. E quando gli si chiede se intendono sfruttare quella tecnologia per trasmettere come farà Twitter anche gli eventi sportivi tradizionali - ultimo baluardo della tv vecchio stile - la risposta e chiara: «Per noi al centro ci sono i clienti e quel che a loro importa. Non è un mistero che lo sport in diretta piaccia a tanti». Anche questo è un epitaffio. E rischia di essere quello definitivo.

mercoledì 13 aprile 2016

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Love", la serie di Apatow tra alti e bassi
"L’amore ai tempi di Netflix. La serie «Love», una nuova produzione originale della piattaforma di streaming, racconta lungo il corso di dieci episodi tra cinismo e buoni sentimenti, tra sarcasmo e dolcezza, la storia d’amore di Mickey e Gus. Due anime in pena, due trentenni molto ego riferiti che s’incontrano nel momento in cui entrambi sono cumuli di macerie sentimentali, appena scaricati dai rispettivi partner. I due non potrebbero essere più diversi, sembrerebbero male assortiti ma all’improvviso scatta l’amore, forse per colmare due solitudini, due simili disagi esistenziali, forse perché le loro stranezze in fondo si bilanciano. Diciamo subito che «Love» parla d’amore ma non è una commedia romantica, o meglio lo è secondo i canoni del cinema indipendente americano che hanno ormai valicato i confini dei film per estendersi a molte serie tv, da «Girls» a «Master of None» o «You’re the Worst». Il riferimento a «Girls» non è casuale perché anche la serie di Netflix è una creatura dello sceneggiatore e produttore Judd Apatow, già firma di molte commedie di Hollywood, che ha scritto «Love» con Paul Rust, anche interprete del protagonista maschile (quanto di più lontano dall’immaginario da «fidanzato della porta accanto») e un’altra sceneggiatrice di «Girls». Sullo sfondo c’è Los Angeles e non mancano i riferimenti «meta» all’industria dell’intrattenimento. La serie inizia con un passo lento e non cattura da subito, bisogna avere pazienza e seguire il procedere degli episodi per seguire con più empatia le vicende della volitiva Mickey e del timido Gus, entrambi spesso preda della loro immaturità. Complessivamente l’esperimento è riuscito a metà: molte chicche preziose di scrittura e interpretazione (come il personaggio della star bambina a cui Gus fa da insegnante privato sul set) si perdono in un racconto che procede tra molti alti e bassi, a volte avviluppato su se stesso". (Aldo Grasso, 12.04.2016)

martedì 12 aprile 2016

NEWS - Guerra tv senza frontiere nell'Europa latina! Da settembre fuochi d'artificio a tutto campo dopo l'allenaza Vivendi-Premium che punta anche alle serie autoprodotte con standard americani (anche con star Usa)
Articolo tratto da "La Stampa"
Film e serie televisive in stile Usa. Ma anche le fiction più adatte all’Europa del Sud, con puntate più lunghe, che gli americani non producono. E c’è perfino l’ambizione di coinvolgere star a stelle e strisce. A tutto questo punta il tandem Vivendi-Mediaset con il suo Netflix europeo (a Vincent Bolloré piace tantissimo chiamarlo «latino»). Una piattaforma di contenut i on dem and e disponibile online, proprio come Netflix, dovrebbe nascere già in settembre e potrebbe da subito coinvolgere Telefonica in Spagna. Oltre a questo mercato, comunque, e alla Francia e all’Italia, Bolloré e Berlusconi puntano alla Germania. Si darà vita a un’unica società produttiva di contenuti, da rendere disponibili sulla piattaforma. Non solo: come indicato dal quotidiano le «Figaro», Vivendi e Mediaset sarebbero in trattative con alcune major americane, in particolare Fox e Warner, così da inserirle nella società. Ma per produrre cosa? Come indica una fonte vicina al dossier, «sono tre tipi di prodotti: i film, europei ma con standard americani e anche con star Usa, come Brad Pitt o Kevin Spacey. Poi le serie tv, con un numero elevato di puntate (una quarantina) ed episodi sui 40 minuti di durata. Infine, le fiction con una decina di puntate, ognuna lunga fino a due ore». Sono quelle sul modello di «Montalbano» o di «Task Force», novità di Mediaset con Raul Bova. Tra serie e fiction, ne potrebbero essere già messe in cantiere una decina da qui a 4-5 anni. La prima tappa, mettere sulla piattaforma di vendita dei contenuti, è abbastanza facile e non richiede grossi investimenti. Bisogna innanzitutto accorpare le attività simili dei nuovi partner. Vivendi ha CanalPlay in Francia e Whatchever in Germania. Da sottolineare: CanalPlay va male. Ha perso negli ultimi mesi circa 300 mila abbonati, scendendo sotto i 600 mila, anche per la concorrenza di Netflix. Sempre per la distribuzione di contenuti on demand su Internet, Mediaset dispone di Infinity in Italia. Poi in Spagna Telefonica (Vivendi ha l’1% del capitale di questo gruppo) ha creato Yomvi, che è una filiale di Movistar+, la pay tv dell’operatore telefonico. Tutte queste società per il momento possono contare (mettendo dentro anche Yomvi di Telefonica) su appena 2,5 milioni di abbonati. Insomma, poca cosa rispetto ai 75 di Netflix (32 fuori dagli Usa). Ma l’obiettivo è mettere il piede sull’acceleratore, attingendo a nche al bacino degli utenti delle pay tv di Vivendi, Mediaset e in più di Telefonica (12 milio ni in tutto ). Sul fronte della produzione, Vivendi e Mediaset, che è presente in Spagna mediante il 41% di Telecinco, metterebbero insieme le loro risorse. Si assocerebbero poi i media di Telefonica e forse, come abbiamo visto, una major americana. Inoltre, in quest’ottica vanno considerati certi recenti investimenti di Vivendi. La sua filiale StudioCanal ha preso delle partecipazioni nella spagnola Bambu Productions, famosa per le serie Velvet e Grand Hotel. E anche in due società inglesi del settore, Urban Myth Films e Sunny March Tv. Infine, Vivendi ha acquisito il 26% di Banijay, numero tre mondiale della produzione audiovisiva. Sì, Bolloré stava preparando il colpo da tempo.

lunedì 11 aprile 2016

NEWS - The Infinity Experience. Da oggi disponibile in contemporanea Usa tutta "The Girlfriend Experience" di Soderbergh 
Attesa e discussa da mesi in tutto il mondo, The Girlfriend Experience è la nuova Serie TV di STARZ ispirata all’omonimo film del regista Steven Soderbergh, che ha anche prodotto la serie. Ideata, scritta e diretta dai registi indipendenti Lodge Kerrigan e Amy Seimetz, la protagonista è la bellissima Riley Keough, nota al grande pubblico sia per la sue apparizioni in Mad Max: Fury Road e Magic Mike, sia per aver posato per Tommy HilfigerDolce & GabbanaChristian Dior e Miu Miu, ma soprattutto per la sua stretta parentela con Elvis e Priscilla Presley (è la nipote di Elvis!). Finalmente, in contemporanea con la messa in onda negli States, arriva in Italia: dall’11 aprile il cofanetto completo della serie, di 13 episodi, sarà disponibile in esclusiva su Infinity, anche in lingua originale e in Super HD. Oltre al produttore, ai registi e al notevole cast, la vera forza di The Girlfriend Experience è la trama. Al centro, la storia coinvolgente di Christine Reade, una studentessa al secondo anno di legge all'Università di Chicago alle prese con un praticantato presso il prestigioso studio legale Kirkland & Allen. Christine dà il massimo sul lavoro per guadagnarsi l’attenzione e la stima dei colleghi, fino a quando la sua collega universitaria Avery Suhr (Kate Lyn Sheil), la introduce nello scintillante e
affascinante mondo delle escort. Attratta dalla possibilità di guadagnare moltissimi soldi in breve tempo, Christine inizia a vivere una doppia vita, diventando quasi una confidente per alcuni dei clienti del servizio di accompagnatrici di lusso, chiamato appunto “Girlfriend Experience”. Christine scoprirà ben presto di essersi impigliata in una rete complessa fatta d’intrighi e tradimenti. Tutt’altra cosa rispetto alla sua precedente vita serena e tranquilla nella periferia di Philadelphia. Come dichiarato dallo stesso Steven Soderbergh, la serie prende una direzione indipendente e completamente diversa rispetto all’omonimo film da lui diretto nel 2009, con un nuovo interessante personaggio e una nuova storia intrigante ed estremamente appassionante. Come lui stesso ha dichiarato: “prendiamo il titolo e ricominciamo da capo”. Anche sotto il piano prettamente stilistico, la serie prende le distanze dal film anche sotto il punto di vista delle produzione. Lodge Kerrigan, uno dei due autori e registi della serie, ha più volte affermato di aver voluto sviluppare il concept in maniera del tutto differente rispetto a Soderbergh, fidandosi molto del suo istinto filmico sul set. The Girlfriend Experience, infatti, è stato girato quasi tutto in esterna, con il chiaro scopo di sfruttare al massimo la luce naturale del sole, così da ricreare un effetto assolutamente realistico nel girato. Finalmente, una serie tv cerca di rompere gli schemi finora imposti delle logiche commerciali, con una trama coraggiosa e ambiziosa, e un approccio unico e inedito per il tipo di format proposto. The Girlfriend Experience è una serie che si propone di sondare per la prima volta la vera natura e i segreti che si celano dietro a un certo tipo di relazioni interpersonali, ridefinendo del tutto il modo in cui solitamente approcciamo rapporti del genere, insoliti, ma sempre più frequenti. Quello che emerge è la voglia di dimostrare quanto siano reali e attuali le “doppie vite” di moltissime giovani donne, smontando del tutto il classico stereotipo della prostituzione, dove le “squillo” sono costrette a vivere in condizioni di sfruttamento o a subire danni emotivi. Con The Girlfriend Experience il mondo delle escort viene rivalutato ed emancipato. È una pura questione d’affari e il sesso è solo una piccola parte della prestazione. Dietro c’è tutto un mondo da scoprire…e Christine Reade sarà la guida. L’appuntamento con le sue intriganti vicende è fissato dall’11 aprilein Italia sarà disponibile la stagione completa, in contemporanea con gli Usasolo su Infinity.

domenica 10 aprile 2016

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)
Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

Lick it or Leave it!

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