venerdì 19 marzo 2010

NEWS - "La guerra non è un videogame, difendo il mio serial violento": Tom Hanks difende "The Pacific" firmato con Spielberg, in arrivo a maggio
Articolo di Giovanna Grassi sul "Corriere della Sera"
LOS ANGELES - Non ha dubbi Tom Hanks: «Dal passato al presente, la Storia d' America si può raccontare attraverso le sue guerre. Oggi che il mio Paese è di nuovo e ancora una volta in guerra, uno dei conflitti paradossalmente più brutali e sconosciuti alla nostra cultura, quello del Pacifico contro il Giappone, che cominciò per gli Usa dall' attacco contro Pearl Harbor, traccia, nei dieci episodi della miniserie televisiva The Pacific, un parallelo con il Medio Oriente e con la cultura musulmana». «Prima di ogni altra cosa - osserva - The Pacific affronta le storie degli uomini, e tanti furono i marines spesso poco più che diciassettenni, inviati su un fronte fatto di isole e giungle a loro totalmente estranee. Come lontana da tutti loro era la cultura giapponese, dove il dualismo "uccidere o essere uccisi" implicava anche il suicidio piuttosto che la resa». La prima delle dieci puntate prodotte da Hanks e Steven Spielberg per la HBO è stata trasmessa domenica sera (in Italia si vedrà a maggio su Sky) e Time ha dedicato la copertina ad Hanks, «l' uomo che vuole ridefinire il nostro passato». «Lo ammetto - dice lui - questa copertina mi ha inorgoglito e l' ho messa ben in vista per i miei figli, che come tutti i ragazzi, chiedono spesso ai videogames giochi da eroi. Ma The Pacific non ha niente a che fare con un videogame». Dopo quattro anni di preparazione e di ricerche per il progetto, 19 mesi di riprese in Australia - un anno e mezzo della sua vita - Tom sorride quando ricorda che la scorsa settimana ha avuto il compito di annunciare la vittoria di Kathryn Bigelow all' Oscar per The Hurt Locker: «Ma l' ho fatto con scarne e soddisfatte parole». Il ragazzo che faceva ridere gli americani con le sue commedie e che poi li ha commossi con il Vietnam di Forrest Gump (1994) ammette: «Da studente non amavo troppo la storia e al cinema preferivo vedere guerre spettacolari e sensuali come l' indimenticabile Da qui all' eternità». Oggi però, a 53 anni, è diventato un appassionato di Storia. Ed è più orgoglioso dei premi conquistati con la miniserie Band of Brothers (sempre la II Guerra Mondiale, ma sul fronte europeo) che dei due Oscar conquistati prima. Accenna appena all' imminente inizio delle riprese di Larry Crowne, che lo aspetta come regista e protagonista assieme a Julia Roberts, e preferisce parlare delle polemiche che si aspetta da The Pacific: «Qualcuno avrà senz' altro da ridire per la brutalità di tante scene, con riprese di esplicita ripugnanza...». Ma cosa le dispiacerebbe più di ogni altra cosa? «Non vorrei mai e poi mai che la serie televisiva venisse giudicata un film di propaganda». E invece cosa vorrebbe che The Pacific suggerisse agli spettatori? «Mi auguro, in primis, che la serie sia vista soprattutto dai giovani». Una platea che sembra rifiutare i film di guerra... «Perché nessuno più si identifica in questi film, a differenza di ciò che accadde con Patton, tanto amato da Nixon; con l' epico Il cacciatore che raccontava di un' amicizia tra uomini; con il pacifista Tornando a casa.... Dopo l' 11 settembre, in questi lunghi anni di conflitto, la platea non riesce più a trovare alcun idealismo, al di là di un certo discusso patriottismo, nelle svanite "giuste cause", che hanno tolto l' idea del consenso». Poi tiene a raccontare come è nata l' idea di questa serie: «Spielberg e io, dopo Band of Brothers e Salvate il Soldato Ryan, abbiamo ricevuto centinaia di lettere, non solo di veterani. Molte ci chiedevano di affrontare la guerra nel Pacifico, le battaglie di Guadalcanal, di Iwo Jima, di Cape Gloucester nelle isole di Peliliu e Okinawa. E' stato un appassionante lavoro di ricerca e documentazione. Tutto quello che abbiamo realizzato è basato su autentiche memorie di guerra ed è stata diretta in Australia da quattro registi. Io poi ho dato la mia voce per raccontare alcuni spezzoni di repertorio. I protagonisti sono tre sono marines: Robert Leckei (l' attore James Badge Dale), Eugene Sledge (Joseph Mazzello, che da bambino aveva lavorato con Spielberg in Jurassik Park) e John Basilone (Jon Seda), che era il decimo figlio di una famiglia di immigrati italiani, una storia che da sola meriterebbe un intero film. L' ultimo episodio affronta il problema del reinserimento dei reduci e a esso tenevo particolarmente». Se dovesse dare una definizione sintetica del risultato ottenuto con The Pacific, che cosa direbbe? «E' un lavoro contro ogni guerra, non patriottico né edulcorato. Cerca la verità e non nasconde nulla dell' orrore del conflitto. Pone domande: perché sono qui? perché uccido? per cosa combatto? Ciò che a me e a Spielberg stava più a cuore di raccontare è la devastazione prodotta dalla guerra. Molti attori, come del resto io stesso e Steven, hanno padri o nonni che avevano combattuto quella guerra. Che senso ha la vittoria se perdi te stesso e impari soprattutto a odiare il nemico?».

giovedì 18 marzo 2010

NEWS - Anteprima, la prima immagine di Sharon Stone sul set di "Law&Order: SVU"
Ecco la prima immagine di Sharon Stone sul set di "Law&Order: SVU". L'attrice, ritratta l'altro ieri per le strade di New York, interpreta una detective in pensione e fa il paio con il cameo di Mischa Barton (nei panni di una prostituta: vedi Post del 24 gennaio scorso). L'ex interprete accavalla-gambe di "Basic Instinct", elegante nel suo cappottino bluette e tacco 10 con plateau, si è detta "onorata di interpretare una poliziotta della Grande Mela, sperando di non far fare brutta figura ai veri poliziotti che ogni giorno s'impegnano per la nostra sicurezza". Speriamo solamente che abbiano scarpe più comode per inseguire i criminali...

mercoledì 17 marzo 2010

GOSSIP - Clamoroso al Cibali! Mischa Barton senza soldi si fa pagare lo spuntino da un'amica!
Immaginate la scena: una famelica Mischa Barton entra al Whole Foods di Los Angeles per uno spuntino, si mette in fila, sceglie il suo tramezzino, tira fuori la carta di credito e la cassiera le dice che non c'è disponibilità sul conto. L'attrice inglese non demorde (in attesa di mordere il panino!) e ne tira fuori un'altra: stesso risultato, sul conto non c'è un dollaro. L'affamata di Sua Maestà mette allora mano al portafogli, ma si accorge di non avere manco un bigliettone...Al che, una provvidenziale amica che stava con lei ha scucito di tasca sua quei pochi dollari per la "morta di fame" di "The OC"...Tutto vero, Mischa cotiche!
Nella foto: l'improbabile tenuta di Mischa Barton a un evento di beneficenza qualche giorno fa

martedì 16 marzo 2010

TWINS PEAK - Gossip Doll! Taylor Momsen di "Gossip Girl" è una bambola (da paura!)
Taylor Momsen di "Gossip Girl" sarà pure uno schianto di bambola, ma la vera doll gemella che la contrasta è la bambola Tiffany del film cult "Child's Play", sua riproduzione esatta che manco una Barbie creata all'occorrenza potrebbe contendere. Stesso trucco marcato e stesso sguardo del tipo "mò te schianto le budella"...Da scappare a gambe levate (sempre che una delle due "bambole" non te le abbia segate via...)

lunedì 15 marzo 2010

NEWS - Ciao Peter, il tuo ricordo non si autodistruggerà in pochi secondi...Addio a Graves di "Mission: Impossible" e "Furia"
Addio a Peter Graves, il Jim Phelps della serie televisiva degli anni '60 "Mission: Impossible". L'attore americano è morto a 83 anni nella sua casa di Pacific Palisades, vicino a Los Angeles. Graves, vero cognome Aurness, ha girato quasi 130 pellicole e serie televisive in sessanta anni di carriera. Ma è stato il piccolo schermo a renderlo celebre, con la serie "Mission: Impossible", andata in onda dal 1967 al 1973, dove interpretava il protagonista. Ha poi recitato anche nella nuova versione della serie, alla fine degli anni '80. Un ruolo che gli è valso un Golden Globe nel '71 come miglior attore in una serie drammatica e una nomination agli Emmy Awards. Un altro ruolo che gli ha dato popolarità è quello di Jim Newton, il padre adottivo di Joey nella serie tv "Furia", prodotta dal 1955 al 1960.

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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