Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl!
Giunta ormai quasi a metà della terza stagione, The Vampire Diaries, fiore all’occhiello della CW, si guadagna questa settimana il titolo di serie top. Senza perdere ritmo o calare di tono infatti, il telefilm, tratto dalla saga de I Diari del Vampiro, di Lisa J Smith, continua a mietere grande successo tra il pubblico, teen ma non solo, regalando al network ascolti superiori ai 3 milioni di spettatori ogni settimana. Il dualismo tra i fratelli Salvatore, Damon (Ian Somerhalder) e Stefan (Paul Wesley), rivali in amore per la dolce Elena (Nina Dobrev), continua e assume man mano caratteristiche sempre più interessanti, svelandoci lati del carattere dei protagonisti che ancora ci erano sconosciuti. La terza stagione, ricca di new entry e guest star “dall’oltretomba”, punta tutto su flashback, grandi (e graditi) ritorni, intrecci dai risvolti inaspettati e misteri finalmente svelati. Attraverso il classico meccanismo delle scatole cinesi, molti segreti vengono finalmente svelati, viene fatta luce su interrogativi lasciati in sospeso, e non mancano momenti di forte pathos ed emozione. Il plot regge nonostante il trascorrere del tempo, il cast convince sempre di più, e la sceneggiatura si arricchisce di quella qualità che manca ai romanzi. Leader indiscusso e trascinatore della serie, per il terzo anno consecutivo, l’inarrestabile Damon.
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Mai avrei pensato di dirlo, ma ahimè, la serie down della settimana è Misfits: dopo due stagioni brillanti, sfolgoranti e dissacranti, tutto (o quasi) sembra sparito. A pochi episodi dall’inizio manca un plot orizzontale che crei quella coesione tra i personaggi necessaria a suscitare l’interesse dello spettatore. Non c’è continuità e le storyline verticali si esauriscono nell’arco di un singolo episodio, creando una frammentazione nella trama fastidiosa e poco coerente. L’umorismo ha iniziato a scadere nel volgare, ha perso quel brio che lo aveva reso unico nel suo genere: ciò che resta è un insieme di banali battute a sfondo sessuale, capaci di riscuotere una semplice risata forzata, quasi dovuta. Pensavo di poter affrontare una stagione senza Nathan, l’impareggiabile Robert Sheehan,ma mi sbagliavo. Joseph Gilgun, subentrato a Robert nel cast nel ruolo dell’eccentrico Rudy è il suo degno erede: sboccato, borderline, innamorato delle donne (tutte) e del sesso (forse fin troppo), strafottente. Proprio come Nathan. Troppo come Nathan, questo è il punto. Forte del successo ottenuto lo scorso anno, la serie rischia di cadere nello stereotipo, e gli stereotipi si sa, alla lunga annoiano.
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