L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti dai giornali sui telefilm dai giornali italiani e stranieriTV BLOG
Lavoro lost, lavoro ritrovato
“Stavo lavorando alla terza stagione di Alias quando Lloyd Braun (a capo della Abc tra il 2002 ed il 2004, ndr) mi chiese di scrivere un pilot su dei sopravvissuti ad un disastro aereo. Nel giro di una settimana ci fu il via libera alle riprese. Mi sono incontrato con Damon Lindelof lunedì, andammo subito d’accordo e preparammo una traccia con gli allora autori e produttori di ‘Alias’ Jesse Alexander e Jeff Pinkner. Sabato, Lloyd ci diede l’ok. Fu uno sforzo assurdo, ed 11 settimane e mezzo dopo avevamo realizzato l’episodio pilota. Durante una delle prime riunioni, ricevetti una chiamata da Steven Spielberg, Tom Cruise e Paula Wagner (patner nelle produzioni di Cruise, ndr.). Dissi ‘Cosa?!?’ Non aveva senso. Mi sembrava di essere in una puntata di ‘Punk’d’. Mi chiesero se avessi voluto scrivere ‘La guerra dei mondi’. Conoscevo Spielberg da qualche anno, ma ogni volta che lo incontravo era come un’esperienza extracorporale, e vederlo seduto su un divano insieme a Cruise lo rendeva più assurdo. Fu un bell’incontro, io Tom ci trovammo subito, ed alla fine il mio assistente gli regalo le prime due stagioni di ‘Alias’. Non ho potuto fare ‘La guerra dei mondi’ perché stavo girando il pilot di ‘Lost’. Mi sentivo come se stessi ammazzando la mia carriera: stavo lavorando ad un pilot di cui non avevo neanche una sceneggiatura, mentre avrei potuto essere con Spielberg e Cruise. Stavamo girando l’ultima scena del pilot, che per noi era quella in cui i naufraghi sentono la trasmissione della Rousseau e Charlie dice “Ragazzi, dove siamo?”. Si stava facendo buio ed avevamo perso la luce, e dovemmo interrompere le riprese. Non potevo sentirmi più frustato quando il mio assistente mi disse ‘J.J., c’è Tom Cruise al telefono’, Mi girai verso gli altri e dissi ‘Scusate. Tom Cruise mi chiama!’. Pare che avesse visto le prime due stagioni di ‘Alias’ e che ne fosse rimasto entusiasta, e mi voleva vedere una volta che fossi tornato a Los Angeles. In quel periodo stava lavorando alla realizzazione di ‘Mission: Impossibile: 3’ e pensavo volesse vedermi per propormi qualcosa, ma non fu così. Mi invitò ad un concerto, ma non potei andare, allora mi chiese di rivederlo. Sembrava volesse chiedermi un appuntamento. Così lo invitai alla mia festa di compleanno, e diventammo amici. Un giorno mi chiamò il mio agente e mi chiese ‘Sei a conoscenza delle voci che girano?’ ed io ‘Quali voci?’ ‘Tom vuole che tu sia il regista di ‘Mission: Impossible 3’. Non aveva senso…”.
(J.J. Abrams, 30.12.2009)
CORRIERE DELLA SERA
Fenomeno "Glee", magico e surreale
"«Glee» è davvero una cosa speciale. Merita di essere seguita. A Natale, Fox (canale 110 di Sky) ha proposto l'episodio pilota della serie diretta da Ryan Murphy. «Glee» è ambientato alla McKinley High School di Lima, Ohio, dove tutto ruota attorno ai giocatori di football e alle cheerleader. Una situazione che non piace all' insegnante di spagnolo Will Schuester (Matthew Morrison) che vuole riportare in auge il Glee Club, un' attività extrascolastica dove si studia canto, ballo e musica, discipline che alla McKinley vengono considerate da sfigati. Tramite un espediente illecito, Schuester obbligherà il quarterback della squadra Finn Hudson (Cory Monteith) a entrare nel Glee Club, assieme alle cantanti Rachel Berry (Lea Michele) e Mercedes Jones (Amber Riley), al soprano Kurt Hummel (Chris Colfer), al chitarrista sulla sedia a rotelle Artie Abrams (Kevin McHale) e alla balbuziente Tina Cohen-Chang (Jenna Ushkovitz). «Glee» ha preso «High school musical» e l' ha trasformato in una storia per adulti, non rinunciando ai «problemi» tipici del liceo (la coscienza di sé, la droga, le incertezze sessuali, etc), ma aggiungendovi un aspetto surreale e magico, lontano dalla quotidianità. La trama è poco realista, come fosse il racconto di un ragazzo che ascolta un iPod «on shuffle» e interiorizza le canzoni legandole per «temi». Per questo i dialoghi sono molto serrati, da musical, costruiti sui cliché della teen comedy e possono anche permettersi il gusto di prendere in giro le questioni razziali o altri temi scottanti, sfuggendo alle regole del politicamente corretto. «Glee» significa «sensazione di gioia», «entusiasmo immotivato», «cieco ottimismo», «abbandono» (proprio quello che manca alle scuole italiane)".
(Aldo Grasso, 27.12.2009)
TV SORRISI E CANZONI
“Kings”, originalità trasposta
“7+ all’originalità del telefilm ‘Kings’ di Joi: la storia del re Davide trasposta ai giorni nostri intrecciando notazioni realistiche e clima da favola, immagini accurate e facce nuove”.
(Mirella Poggialini, 22.12.2009)
IL SOLE 24 ORE
La tv che cambia
“Nel 2009 i possessori di decoder per il digitale terrestre hanno superato quelli con decoder per la tv satellitare, sia free sia pay. Secondo Auditel oggi sono 10,7 milioni le famiglie in grado di sintonizzarsi sul digitale terrestre; 4,5 milioni gli abbonati alla tv satellitare 2,2 milioni le famiglie con parabola satellitare senza abbonamento pay”.
(Francesco Siliato, 04.01.2010)
PRIMA COMUNICAZIONE
Tecniche di programmazione
“Per le serie americane, decidiamo caso per caso se trasmetterle prima sulla pay o sulla free, in base a valutazioni sui risultati, il target, il formato, la disponibilità del prodotto, ma teniamo anche conto di aspetti più generali tipo l’andamento della stagione. Se poi una serie è irrinunciabile per una rete, penso a ‘Dr. House’ per Canale 5, non si discute nemmeno. Insomma, non c’è una regola fissa, cerchiamo di trovare un equilibrio tra le esigenze di tutti”.
(Federico Di Chio, Direttore Mediaset Premium, dicembre 2009)
VARIETY
Il clone che soffia sul…collar
“Non c’è più nulla di nuovo sotto il sole. ’White Collar’ ricicla fin troppo ‘It takes a thief’ (n.d.r.: ‘Operazione Ladro’), accentuando il taglio high-tech e puntando sull’alchimia perfetta tra Matt Bomer e Tim DeKay”.
(Brian Lowry, 19.12.2009)
IL GIORNALE
E’ l’ora dei Psycho-serial
“Nulla è più misterioso ed affascinante della mente umana. Sarà che quasi ogni giorno si ha notizia di qualche scoperta nel campo delle nueroscienze. Sarà che il ricorso alla psicoterapia è sempre più diffuso. Sarà che qualche concetto base della disciplina inventata da Freud (‘complesso di Edipo’, ‘rimozione’, ‘proiezione’) è ormai entrato nella cultura popolare. Fatto sta che in tv proliferano le serie basate sulla psicologia. ‘The Mentalist”, ‘Psych’, ‘Mental’, ‘Lie to me’, ‘In Treatment’ e adesso ‘Nurse Jackie’…”.
(Vincenzo Pricolo, 11.01.2010)