GOSSIP - Tutti al Mara! Fa troppo caldo? Con il volto (e il corpo) dell'ex attrice di "House of Cards" e "AHS" su "Esquire" ancor di più...
sabato 11 luglio 2015
venerdì 10 luglio 2015
GOSSIP - Aridaje! Game of Thr...eesome: dopo la fantasia di menage a trois su Channing Tatum e la moglie, Emilia Clarke di "GOT" ci prova anche con Ryan Gosling e il collega Jai Courtney
Emilia Clarke was recently asked what would happen if her Game of Thrones and Terminator characters hung out – and she mentioned Ryan! “Ryan Gosling might be there just because I think they both would think he was really hot,” she told MovieFone.com. Her co-star Jai Courtney said, “Right on. Little ménage à trois with Ryan Gosling?” Emilia responded, “Why not? I’m just throwing that one out there. If he wants to pick it up at any point, that’s fine.”
Emilia Clarke was recently asked what would happen if her Game of Thrones and Terminator characters hung out – and she mentioned Ryan! “Ryan Gosling might be there just because I think they both would think he was really hot,” she told MovieFone.com. Her co-star Jai Courtney said, “Right on. Little ménage à trois with Ryan Gosling?” Emilia responded, “Why not? I’m just throwing that one out there. If he wants to pick it up at any point, that’s fine.”
giovedì 9 luglio 2015
NEWS - Achtung, controffensiva Sky a Netflix! La banda (larga) di Murdoch erge barricate e rafforza le truppe capitanate da Frank Underwood. Alleanza con Mediaset Premium?
Articolo di Federico De Rosa per il "Corriere Economia"
Grandi manovre a Santa Giulia, periferia milanese, quartier generale di Sky in Italia. L'arrivo entro fine anno di Netflix ha fatto accelerare lo sviluppo dei piani di contrattacco. Anche perché, nel frattempo, Vivendi è divenuta la prima azionista di Telecom Italia. La mappa dei nuovi manager e le possibili alleanze con Mediaset. Chissà se Rupert Murdoch ha mai sentito la massima latina «se vuoi la pace prepara la guerra». Di certo la conosce Andrea Zappia, il ceo di Sky e plenipotenziario in Italia del tycoon australiano, che ha iniziato le grandi manovre in vista di un autunno che si annuncia rovente per il mercato italiano dei media. Non solo per l'avanzata di Vivendi in Telecom Italia, con tutto ciò che secondo gli analisti potrebbe comportare mettere insieme banda larga e contenuti tv, o l'arrivo di Netflix. Il fronte è mobile e la geometria più che mai variabile. Mediaset, per esempio, l'avversario di sempre nonché unico competitor di Sky con Premium nella pay-tv , potrebbe ritrovarsi all'improvviso alleato.
Quello che sta avvenendo attorno a Cologno è un esempio perfetto della strategia che minacciando la guerra può portare alla pace. Da un lato, infatti, c'è la mossa a sorpresa di Murdoch che all'inizio di giugno ha varcato il portone di Villa San Martino per parlare di persona con Silvio Berlusconi e trovare un entente cordiale in vista dell'affollamento autunnale (l'arrivo di Netflix su tutte), nonché la via a un possibile matrimonio tra i due broadcaster, mentre nelle retrovie Zappia sta disponendo le truppe per conquistare con Sky una posizione centrale.
È una manovra a tutto tondo quella del ceo di Sky Italia, che abbraccia tv in chiaro, pay , Internet e canali «dedicati». La mossa più recente, la trattativa con Viacom per comprare Mtv, più che ai contenuti mira a conquistare il prezioso tasto «8» del telecomando. La trattativa è in corso ma è complessa. Sul tasto «8» pende da tempo una querelle giudiziaria che vede Telenorba recriminare quella posizione e il 2 luglio è attesa una pronuncia del Consiglio di Stato. Nella proposta a Viacom, Zappia ha inserito per questo motivo diverse condizioni sospensive. Se andasse a buon fine Sky avrebbe incastrato un tassello importante della sua strategia di avanzamento sulla tv free .
L'altro fronte caldo è quello della tv online , dove l'alleanza con Telecom ha portato alla prima vera offerta «quad-player» e, per Murdoch, un'ulteriore piattaforma di distribuzione dei contenuti. Che ora sono disponibili, insieme a molti altri come Vimeo o Spotify, via Internet anche attraverso SkyOnline Tv Box, realizzato dal leader mondiale dell' hardware per lo streaming Roku, giocando d'anticipo sui futuri concorrenti come Netflix. Della sfida alla «content tv» americana si occuperà Paolo Lorenzoni, già capo del marketing di Discovery e poi di Current Tv, il canale fondato da Al Gore, nominato la scorsa settimana responsabile dei new media . Una posizione chiave sul fronte dell'offerta di nuovi contenuti, come lo è quella di Remo Tebaldi, responsabile di Sky branded channel (Sky Uno, Sky Arte), su cui passano molti dei contenuti esclusivi di Sky come XFactor o Masterchef.
Netflix, che in Italia deve la sua notorietà alla serie House of Cards, quando sbarcherà a ottobre troverà un mercato dove Zappia (ma anche Mediaset) si è già assicurato contenuti di pregio - a partire proprio da House of Cards in esclusiva su Sky per diversi anni, od Orange is the new black di cui ha i diritti Cologno - e dove l'offerta on demand includerà non solo film e serie tv ma anche eventi sportivi e talent show. Conquistare posizione, insomma, non sarà facile per Netflix, che sta già soffrendo in Francia e Germania, dove è arrivata a 200 mila sottoscrittori, contro i 3 milioni della Gran Bretagna.
L'altro capitolo chiave della sfida televisiva è lo sport, presidiato da Jacques Raynaud. Lo scandalo che ha travolto la Fifa e le polemiche sui diritti del calcio, arrivate fino all'Antitrust, possono offrire, dice qualcuno, un'occasione unica per dimostrare l'insostenibilità economica del modello di business del calcio, viziato e alimentato da un costo dei diritti sempre più elevato. Se il modello di aggiudicazione, oggi gestita da Infront, e la Legge Melandri che ne indica le linee guida, dovessero essere messi sotto accusa, molte cose potrebbero cambiare.
Tanto Sky quanto Mediaset, che proprio sul calcio hanno combattuto una dura sfida finita con un accordo di scambio sulle serie A e B su cui però sta indagando l'Antitrust, avrebbero l'opportunità di razionalizzare gli investimenti e di non essere più i soli a sostenere l'insostenibile mondo del calcio in Italia. Ma l'offerta sportiva non è solo calcio e il vero colpo Zappia, ma soprattutto Andrea Scrosati, vicepresidente esecutivo per la programmazione, lo hanno fatto strappando a Mediaset Guido Meda, mitico commentatore della MotoGp, primo personaggio televisivo a fare il salto da Cologno a Santa Giulia.
Le grandi manovre industriali si accompagnano anche ad alcuni innesti manageriali. Intanto è stata scongiurata, almeno per adesso, l'ipotesi di un'uscita di Scrosati, nelle scorse settimane indicato in più occasioni come possibile capo della nuova Rai. Sky conta molto su di lui e Murdoch potrebbe assegnargli anche un ruolo più ampio a livello europeo. Altri due uomini chiave per la battaglia d'autunno sono Luca Sanfilippo, direttore degli affari legali, ruolo cruciale in una stagione dove non si escludono possibili acquisizioni, e Domenico Labianca, capo della finanza dalla nascita di Sky, cioè l'uomo che ha tenuto in ordine i conti. A cui la scorsa settimana si è aggiunto un terzo: Riccardo Pugnalin. Un ritorno. Il manager, un «peso massimo» nei rapporti istituzionali, era già stato in Sky fino al 2012 e il fatto che Zappia l'abbia richiamato, nominandolo vicepresidente esecutivo comunicazione e public affairs, testimonia quanto per Murdoch sia delicata la partita che sta per iniziare sul riassetto italiano dei media.
Articolo di Federico De Rosa per il "Corriere Economia"
Grandi manovre a Santa Giulia, periferia milanese, quartier generale di Sky in Italia. L'arrivo entro fine anno di Netflix ha fatto accelerare lo sviluppo dei piani di contrattacco. Anche perché, nel frattempo, Vivendi è divenuta la prima azionista di Telecom Italia. La mappa dei nuovi manager e le possibili alleanze con Mediaset. Chissà se Rupert Murdoch ha mai sentito la massima latina «se vuoi la pace prepara la guerra». Di certo la conosce Andrea Zappia, il ceo di Sky e plenipotenziario in Italia del tycoon australiano, che ha iniziato le grandi manovre in vista di un autunno che si annuncia rovente per il mercato italiano dei media. Non solo per l'avanzata di Vivendi in Telecom Italia, con tutto ciò che secondo gli analisti potrebbe comportare mettere insieme banda larga e contenuti tv, o l'arrivo di Netflix. Il fronte è mobile e la geometria più che mai variabile. Mediaset, per esempio, l'avversario di sempre nonché unico competitor di Sky con Premium nella pay-tv , potrebbe ritrovarsi all'improvviso alleato.
Quello che sta avvenendo attorno a Cologno è un esempio perfetto della strategia che minacciando la guerra può portare alla pace. Da un lato, infatti, c'è la mossa a sorpresa di Murdoch che all'inizio di giugno ha varcato il portone di Villa San Martino per parlare di persona con Silvio Berlusconi e trovare un entente cordiale in vista dell'affollamento autunnale (l'arrivo di Netflix su tutte), nonché la via a un possibile matrimonio tra i due broadcaster, mentre nelle retrovie Zappia sta disponendo le truppe per conquistare con Sky una posizione centrale.
È una manovra a tutto tondo quella del ceo di Sky Italia, che abbraccia tv in chiaro, pay , Internet e canali «dedicati». La mossa più recente, la trattativa con Viacom per comprare Mtv, più che ai contenuti mira a conquistare il prezioso tasto «8» del telecomando. La trattativa è in corso ma è complessa. Sul tasto «8» pende da tempo una querelle giudiziaria che vede Telenorba recriminare quella posizione e il 2 luglio è attesa una pronuncia del Consiglio di Stato. Nella proposta a Viacom, Zappia ha inserito per questo motivo diverse condizioni sospensive. Se andasse a buon fine Sky avrebbe incastrato un tassello importante della sua strategia di avanzamento sulla tv free .
L'altro fronte caldo è quello della tv online , dove l'alleanza con Telecom ha portato alla prima vera offerta «quad-player» e, per Murdoch, un'ulteriore piattaforma di distribuzione dei contenuti. Che ora sono disponibili, insieme a molti altri come Vimeo o Spotify, via Internet anche attraverso SkyOnline Tv Box, realizzato dal leader mondiale dell' hardware per lo streaming Roku, giocando d'anticipo sui futuri concorrenti come Netflix. Della sfida alla «content tv» americana si occuperà Paolo Lorenzoni, già capo del marketing di Discovery e poi di Current Tv, il canale fondato da Al Gore, nominato la scorsa settimana responsabile dei new media . Una posizione chiave sul fronte dell'offerta di nuovi contenuti, come lo è quella di Remo Tebaldi, responsabile di Sky branded channel (Sky Uno, Sky Arte), su cui passano molti dei contenuti esclusivi di Sky come XFactor o Masterchef.
Netflix, che in Italia deve la sua notorietà alla serie House of Cards, quando sbarcherà a ottobre troverà un mercato dove Zappia (ma anche Mediaset) si è già assicurato contenuti di pregio - a partire proprio da House of Cards in esclusiva su Sky per diversi anni, od Orange is the new black di cui ha i diritti Cologno - e dove l'offerta on demand includerà non solo film e serie tv ma anche eventi sportivi e talent show. Conquistare posizione, insomma, non sarà facile per Netflix, che sta già soffrendo in Francia e Germania, dove è arrivata a 200 mila sottoscrittori, contro i 3 milioni della Gran Bretagna.
L'altro capitolo chiave della sfida televisiva è lo sport, presidiato da Jacques Raynaud. Lo scandalo che ha travolto la Fifa e le polemiche sui diritti del calcio, arrivate fino all'Antitrust, possono offrire, dice qualcuno, un'occasione unica per dimostrare l'insostenibilità economica del modello di business del calcio, viziato e alimentato da un costo dei diritti sempre più elevato. Se il modello di aggiudicazione, oggi gestita da Infront, e la Legge Melandri che ne indica le linee guida, dovessero essere messi sotto accusa, molte cose potrebbero cambiare.
Tanto Sky quanto Mediaset, che proprio sul calcio hanno combattuto una dura sfida finita con un accordo di scambio sulle serie A e B su cui però sta indagando l'Antitrust, avrebbero l'opportunità di razionalizzare gli investimenti e di non essere più i soli a sostenere l'insostenibile mondo del calcio in Italia. Ma l'offerta sportiva non è solo calcio e il vero colpo Zappia, ma soprattutto Andrea Scrosati, vicepresidente esecutivo per la programmazione, lo hanno fatto strappando a Mediaset Guido Meda, mitico commentatore della MotoGp, primo personaggio televisivo a fare il salto da Cologno a Santa Giulia.
Le grandi manovre industriali si accompagnano anche ad alcuni innesti manageriali. Intanto è stata scongiurata, almeno per adesso, l'ipotesi di un'uscita di Scrosati, nelle scorse settimane indicato in più occasioni come possibile capo della nuova Rai. Sky conta molto su di lui e Murdoch potrebbe assegnargli anche un ruolo più ampio a livello europeo. Altri due uomini chiave per la battaglia d'autunno sono Luca Sanfilippo, direttore degli affari legali, ruolo cruciale in una stagione dove non si escludono possibili acquisizioni, e Domenico Labianca, capo della finanza dalla nascita di Sky, cioè l'uomo che ha tenuto in ordine i conti. A cui la scorsa settimana si è aggiunto un terzo: Riccardo Pugnalin. Un ritorno. Il manager, un «peso massimo» nei rapporti istituzionali, era già stato in Sky fino al 2012 e il fatto che Zappia l'abbia richiamato, nominandolo vicepresidente esecutivo comunicazione e public affairs, testimonia quanto per Murdoch sia delicata la partita che sta per iniziare sul riassetto italiano dei media.
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mercoledì 8 luglio 2015
NEWS - Clamoroso al Cibalix! Netflix vuole una serie su Mafia Capitale e la commissiona a Cattleya di "Gomorra" e "Romanzo Criminale" (Sky). Murdoch su tutte le furie...?
Articolo di Carlo Tecce per "Il Fatto Quotidiano"
La tv online che arriva in Italia a ottobre ha un mega-progetto con Cattleya (quelli di "Gomorra") per una fiction su malavita e politica (stile Mafia Capitale). Furibondi i rivali. La serie italiana di Netflix accende il duello con Sky e C. Contesa su Viale Mazzini. Gli americani vogliono l'esclusiva su Internet per i film di Rai Cinema: Murdoch reagisce. E il governo darà una mano alle emittenti italiane. What is Mafia Capitale? Ancora non sanno districarsi fra Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, le coop rosse, ma gli americani di Netflix sanno inventare prodotti globali. Perché Netflix è la prima televisione globale, che poi non è neppure una televisione. Netflix trasmette soltanto online, e quindi ovunque. Non ha palinsesto, non ha telegiornali, non fa né pallone né varietà, ma fattura 5,5 miliardi di dollari. Entro la fine di ottobre debutta in Italia, periferia di un impero — assieme a Portogallo e Spagna — che arruola già 62 milioni di clienti (stime) in 50 Paesi.
What is Mafia Capitale? Così Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, l'aziendaitaliana che ha forgiato Gomorra, ha raccontato agli americani, più stupiti che ignari, l'inchiesta che ha scavato tra il mondo di mezzo, il mondo di sotto e il mondo di sopra: mazzette, delinquenti e politica. E sono gli stessi ingredienti adoperati per miscelare la serie Marseille con Gégé national, Gérard Depardieu, per servire ai francesi una pietanza tipica di Netflix, lacucina di House of cards,per citare un fenomeno internazionale. I dirigenti americani hanno contattato Cattleya per ragionare sul progetto da vetrina da almeno 20 milioni di dollari per una decina di puntate: un assaggio, nient'altro. E poi uno spavento, forse circoscritto oppure traumatico, chissà, per i padroni del mercato, Mediaset e Sky Italia. Tozzi conferma le trattative con Netflix (ci sono idee anche sul Vaticano), ma smentisce la furibonda reazione dei committenti tradizionali di Cattleya. Ora non è mica una profanazione presumere un fastidio di Mediasete C. se Tozzi porge agli invasori americani la testa creativa di Cattleya. Qui comanda il denaro, e il denaro sufficiente a Netflix — una società fondata da Reed Hastings e Marc Randolph per il noleggio di cassette e giochini — per piallare la concorrenza italiana equivale a un mucchietto di spiccioli. A chi celebra l'avvento degli americani con lo spirito critico di un azionista, però, sfugge un aspetto: la presunta moda Netflix è poco adatta al conservatore pubblico italiano. E poi esiste un aspetto più intrinseco del piano di Netflix: a Roma e dintorni ci ficcano una bandierina di un planisfero che ammirano dagli uffici di Los Gatos, contea di SantaClara, California; non sbattono contro l'inettitudine tecnologica italiana o contro le barricate che per istinto erigono Berlusconi e Murdoch. Vero: la connessione necessaria per guardare uno streaming di Netflix è modesta. Falso: una dignitosa connessione è a disposizione degli italiani. "Il nostro Paese ha sempre una posizione di arretratezza per la banda larga fissa. A fronte di una infrastruttura in linea con la media europea, il livello di penetrazione si presenta più basso, con il 51 per cento delle famiglie rispetto a una media europea del 70". Autore Marcello Cardani, garante dell'Autorità per le Comunicazione, relazione al Parlamento. Assorbite le premesse e sgonfiate le attese, va specificato che il margine di guadagno degli americani in Italia è molto basso, ma il rischio di danni per Mediaset e Sky Italia, sul fronte pubblico a pagamento, è più alto. E per una volta, forse, è meno rilevante la cifra editoriale degli attori in campo, ciascuno con le proprie eccellenze e le proprie carenze. Una caratteristica rinomata di Netflix è un algoritmo che studia il cliente, lo inghiotte e lo spedisce nel tortuoso archivio di 100 milioni di ore di serie tv originali (o d'epoca), lungometraggi, documentari e spettacoli. Poi c'è la comodità per l'utente: può sospendere o interrompere il rapporto senza penali occulte, può accedere a Netflix a casa, al mare, in viaggio, anche all'estero. Questa formula può drenare numerosi italiani che potranno sperimentare Netflix per un mese senza pagare un euro, ma inserendo la carta di credito, ovvio, che spesso è peggio di un anello nuziale. Con un anno di anticipo, Cologno Monzese ha sfoderato Infinity e la multinazionale di Murdoch ha lanciato Sky Online. Per Netflix l'ingresso in Italia è più accidentato che altrove: Mediaset ha l'esclusiva con Universal e Time Warner, e Sky ha un'offerta ampia di serie tv inclusa persino House of Cards. Per illustrare le differenze fra Infinity del Biscione e Netflix del magnate Hastings va rievocata una battuta di Pier Silvio Berlusconi: "Li abbiamo esaminati, seguiti e copiati". Con in ballo la contesa con Sky sul calcio, Mediaset è un po' passiva con Netflix, ma non distratta. È contento Fedele Confalonieri perché Netflix pagherà la percentuale Iva in Italia, nonostante la sede europea sia in Olanda. E Fidèl deve ringraziare il governo italiano che ha sostenuto la causa durante il semestre guidato da Matteo Renzi. In tema di televisioni, il fiorentino è sempre attivo. Confalonieri sarà ancora più soddisfatto quando scoprirà l'esito del tavolo di lavoro fra i ministeri per lo Sviluppo economia e Beni culturali che potrebbe agevolare la fabbrica televisiva italiana con una sforbiciata di tasse. Come consuetudine, l'opera di contrasto di Murdoch è più aggressiva, non è un uomo abituato a pareggiare. Darren Nielson, il direttore europeo per gli acquisti di Netflix, non riesce a chiudere l'accordo con Viale Mazzini per comprare i diritti per il secondo passaggio online (il primo è sul satellite di Sky) dei film distribuiti e finanziati da Rai Cinema. Gli emissari di Murdoch, per ridurre la cantina di Netflix, vogliono tutto. O minacciano di non prendere niente.
La tv online che arriva in Italia a ottobre ha un mega-progetto con Cattleya (quelli di "Gomorra") per una fiction su malavita e politica (stile Mafia Capitale). Furibondi i rivali. La serie italiana di Netflix accende il duello con Sky e C. Contesa su Viale Mazzini. Gli americani vogliono l'esclusiva su Internet per i film di Rai Cinema: Murdoch reagisce. E il governo darà una mano alle emittenti italiane. What is Mafia Capitale? Ancora non sanno districarsi fra Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, le coop rosse, ma gli americani di Netflix sanno inventare prodotti globali. Perché Netflix è la prima televisione globale, che poi non è neppure una televisione. Netflix trasmette soltanto online, e quindi ovunque. Non ha palinsesto, non ha telegiornali, non fa né pallone né varietà, ma fattura 5,5 miliardi di dollari. Entro la fine di ottobre debutta in Italia, periferia di un impero — assieme a Portogallo e Spagna — che arruola già 62 milioni di clienti (stime) in 50 Paesi.
What is Mafia Capitale? Così Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, l'aziendaitaliana che ha forgiato Gomorra, ha raccontato agli americani, più stupiti che ignari, l'inchiesta che ha scavato tra il mondo di mezzo, il mondo di sotto e il mondo di sopra: mazzette, delinquenti e politica. E sono gli stessi ingredienti adoperati per miscelare la serie Marseille con Gégé national, Gérard Depardieu, per servire ai francesi una pietanza tipica di Netflix, lacucina di House of cards,per citare un fenomeno internazionale. I dirigenti americani hanno contattato Cattleya per ragionare sul progetto da vetrina da almeno 20 milioni di dollari per una decina di puntate: un assaggio, nient'altro. E poi uno spavento, forse circoscritto oppure traumatico, chissà, per i padroni del mercato, Mediaset e Sky Italia. Tozzi conferma le trattative con Netflix (ci sono idee anche sul Vaticano), ma smentisce la furibonda reazione dei committenti tradizionali di Cattleya. Ora non è mica una profanazione presumere un fastidio di Mediasete C. se Tozzi porge agli invasori americani la testa creativa di Cattleya. Qui comanda il denaro, e il denaro sufficiente a Netflix — una società fondata da Reed Hastings e Marc Randolph per il noleggio di cassette e giochini — per piallare la concorrenza italiana equivale a un mucchietto di spiccioli. A chi celebra l'avvento degli americani con lo spirito critico di un azionista, però, sfugge un aspetto: la presunta moda Netflix è poco adatta al conservatore pubblico italiano. E poi esiste un aspetto più intrinseco del piano di Netflix: a Roma e dintorni ci ficcano una bandierina di un planisfero che ammirano dagli uffici di Los Gatos, contea di SantaClara, California; non sbattono contro l'inettitudine tecnologica italiana o contro le barricate che per istinto erigono Berlusconi e Murdoch. Vero: la connessione necessaria per guardare uno streaming di Netflix è modesta. Falso: una dignitosa connessione è a disposizione degli italiani. "Il nostro Paese ha sempre una posizione di arretratezza per la banda larga fissa. A fronte di una infrastruttura in linea con la media europea, il livello di penetrazione si presenta più basso, con il 51 per cento delle famiglie rispetto a una media europea del 70". Autore Marcello Cardani, garante dell'Autorità per le Comunicazione, relazione al Parlamento. Assorbite le premesse e sgonfiate le attese, va specificato che il margine di guadagno degli americani in Italia è molto basso, ma il rischio di danni per Mediaset e Sky Italia, sul fronte pubblico a pagamento, è più alto. E per una volta, forse, è meno rilevante la cifra editoriale degli attori in campo, ciascuno con le proprie eccellenze e le proprie carenze. Una caratteristica rinomata di Netflix è un algoritmo che studia il cliente, lo inghiotte e lo spedisce nel tortuoso archivio di 100 milioni di ore di serie tv originali (o d'epoca), lungometraggi, documentari e spettacoli. Poi c'è la comodità per l'utente: può sospendere o interrompere il rapporto senza penali occulte, può accedere a Netflix a casa, al mare, in viaggio, anche all'estero. Questa formula può drenare numerosi italiani che potranno sperimentare Netflix per un mese senza pagare un euro, ma inserendo la carta di credito, ovvio, che spesso è peggio di un anello nuziale. Con un anno di anticipo, Cologno Monzese ha sfoderato Infinity e la multinazionale di Murdoch ha lanciato Sky Online. Per Netflix l'ingresso in Italia è più accidentato che altrove: Mediaset ha l'esclusiva con Universal e Time Warner, e Sky ha un'offerta ampia di serie tv inclusa persino House of Cards. Per illustrare le differenze fra Infinity del Biscione e Netflix del magnate Hastings va rievocata una battuta di Pier Silvio Berlusconi: "Li abbiamo esaminati, seguiti e copiati". Con in ballo la contesa con Sky sul calcio, Mediaset è un po' passiva con Netflix, ma non distratta. È contento Fedele Confalonieri perché Netflix pagherà la percentuale Iva in Italia, nonostante la sede europea sia in Olanda. E Fidèl deve ringraziare il governo italiano che ha sostenuto la causa durante il semestre guidato da Matteo Renzi. In tema di televisioni, il fiorentino è sempre attivo. Confalonieri sarà ancora più soddisfatto quando scoprirà l'esito del tavolo di lavoro fra i ministeri per lo Sviluppo economia e Beni culturali che potrebbe agevolare la fabbrica televisiva italiana con una sforbiciata di tasse. Come consuetudine, l'opera di contrasto di Murdoch è più aggressiva, non è un uomo abituato a pareggiare. Darren Nielson, il direttore europeo per gli acquisti di Netflix, non riesce a chiudere l'accordo con Viale Mazzini per comprare i diritti per il secondo passaggio online (il primo è sul satellite di Sky) dei film distribuiti e finanziati da Rai Cinema. Gli emissari di Murdoch, per ridurre la cantina di Netflix, vogliono tutto. O minacciano di non prendere niente.
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lunedì 6 luglio 2015
ANTEPRIMA - Tutte le serie in prima tv e le relative date di partenza sulla nuova Premium Mediaset!
Ecco
in anteprima l’elenco delle serie tv – titoli al debutto e nuove stagioni – in
programma su Premium Mediaset da
settembre.
4/9 – Chasing Life
5/9 – Mysteries of Laura
7/9 – State of Affairs
7/9 – Allegiance
11/9 – Satisfaction
17/9 – Orange is the new
black 3
17/9 – Shameless 5
20/9 – Covert Affairs 5
21/11 – Girlfriends’ guide
to divorce
2/1 – Pretty Little Liars 6
10/1 – Royal Pains 7
3/9 – Undercover 1
13/9 – Musketeers 2
22/9 – Chicago Fire 3
28/9 – Constantine
30/9 – The 100 2
15/10 Undercover 2
9/11 – iZombie
26/11 – Undercover 3
8/12 – American Odyssey
21/12 – Arrow 4
7/1 – Undercover 4
25/1 – Gotham 2
30/12 – The Last Ship 2
1/9 – Flikken Maastricht 9
12/9 – Motive 3
16/9 – Murder in the first
2
21/9 – The Following 3
11/10 - Forever
13/10 – Serata EuroCrime:
100 Code
21/10 – Stalker
12/11 – SVU 16
20/11 – Chicago PD 2
24/9 – Mom 2
29/9 – Undateable 2
30/9 – Baby Daddy 2
2/10 – 2 Broke Girls 4
10/10 – Hart of Dixie 4
3/11 – Deadbeat 1
9/11 – Due uomini e mezzo 11
25/11 – Baby Daddy 3
8/12 – Deadbeat 2
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domenica 5 luglio 2015
GOSSIP - Mistress of "Playboy". Lizzy-attizza Caplan sulla rivista per soli uomini (vestita) dispensa consigli all'acqua di rose: "il miglior sesso è con chi ti piace". E poi: "mi piacciono gli uomini in boxer classici bianchi e che mi facciano ridere". E infine rivela: "per le scene di sesso mi aiuto con qualche drink!"
On-screen she does not hold back and, it seems, off-screen things are no different.
Lizzy Caplan has ditched her clothes and any Hollywood pretence for the new issue of Playboy Magazine.The
32-year-old has dished what she looks for in a man and their underwear,
about her first sexual experience and what alcohol was her go-to for
her first nude scene. While she
was happy to bare all when it came to her opinions and past, however,
the Masters Of Sex star did not bare all of herself. In
the Playboy pictorial, Lizzy posed up in vintage-style sexy lingerie
but did not go the full Monty for the Fifties-inspires shoot. Of course, the star is no stranger to getting nude as she stars in the Emmy Award-winning show Masters Of Sex. While Lizzy
told the magazine she is now used to having to strip off in the name of
her character - she plays sexologist Virginia Johnson - the first time
she filmed a nude scene she needed a little help in the form of one too
many cocktails.
The
star joked on her nude appearance on True Blood: 'I think I drank Grey
Goose, kept in the freezer from the night before and mixed into a bottle
of Vitaminwater - a surprisingly delicious cocktail. I drank the entire
bottle and had to get my stomach pumped. 'I
was encouraged to get loose. Unfortunately that's not an option on
Masters, even for the more intimidating nude scenes, because they're
always in the middle of the day, with nine pages of intense dialogue. 'For the True Blood scene I had to walk across a room wearing only tiny panties and climb on a guy, and that was it.'
Even without the nudity, portraying a real life person on the dramatic Masters has been nerve wracking. Specific tastes: The star (seen here Tuesday) said she likes men to wear tighty-whitey undies'. Because
I was mainly known for doing comedy, not drama, I just couldn't shake
the idea that the people who had hired me would quickly get wise to the
fact that I was the wrong person for the job, that I was in over my
head. Luckily, that's what the real Virginia Johnson felt when she
showed up for her first day with Dr. Masters, so it worked for me.' Getting
serious for a second, Lizzy also told the magazine that it would be
'naive' to think the treatment of women has 'come that far since the
1950s' when her show is set.'There's
nothing on our show around the feminist issues that I don't feel has a
huge echo today. If anything, it makes me angry about today. 'I've
never said this out loud before, but I don't know if we'll get there in
my lifetime. Until we can convince our own side - women - that this is a
good thing for all of us, I don't see how we stand a chance convincing
all the men.'
Being
a comedian, Lizzy could not help to lighten the mood mid-interview
however, joking about what underwear she likes men to wear. 'I
like it when guys don't wear those boxer briefs that go to mid-thigh
and look like bike shorts. It's harder and harder to find. '
'I
prefer old-fashioned tighty-whities or even just boxer shorts. When you
discover a man who wears tighty-whities, you hold on to him. It's so
old-school.' And tighty-whities are not the only thing a guy should have. 'A guy who wants a chance with me has to have a sick and dark sense of humour.'I've
had a handful of serious relationships. I take that s**t very
seriously. Before breaking up I will try everything to make it work,
because if I love somebody, it means a great deal.
'But when it's over, there's a DO NOT RESUSITATE sign hung around the relationship's head.'
Of course, being Playboy, the 20th question was rather cheeky: 'When did you master sex? And what's better than sex?' Not
even pausing, Lizzy responded: 'Immediately. Nah, no one does it
immediately. I was very lucky to have an ideal first sexual experience.
It was good and sweet and safe. What's better than sex? Sex with someone
I like.'
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