giovedì 9 luglio 2015

NEWS - Achtung, controffensiva Sky a Netflix! La banda (larga) di Murdoch erge barricate e rafforza le truppe capitanate da Frank Underwood. Alleanza con Mediaset Premium?

Articolo di Federico De Rosa per il "Corriere Economia"
Grandi manovre a Santa Giulia, periferia milanese, quartier generale di Sky in Italia. L'arrivo entro fine anno di Netflix ha fatto accelerare lo sviluppo dei piani di contrattacco. Anche perché, nel frattempo, Vivendi è divenuta la prima azionista di Telecom Italia. La mappa dei nuovi manager e le possibili alleanze con Mediaset. Chissà se Rupert Murdoch ha mai sentito la massima latina «se vuoi la pace prepara la guerra». Di certo la conosce Andrea Zappia, il ceo di Sky e plenipotenziario in Italia del tycoon australiano, che ha iniziato le grandi manovre in vista di un autunno che si annuncia rovente per il mercato italiano dei media. Non solo per l'avanzata di Vivendi in Telecom Italia, con tutto ciò che secondo gli analisti potrebbe comportare mettere insieme banda larga e contenuti tv, o l'arrivo di Netflix. Il fronte è mobile e la geometria più che mai variabile. Mediaset, per esempio, l'avversario di sempre nonché unico competitor di Sky con Premium nella pay-tv , potrebbe ritrovarsi all'improvviso alleato.
Quello che sta avvenendo attorno a Cologno è un esempio perfetto della strategia che minacciando la guerra può portare alla pace. Da un lato, infatti, c'è la mossa a sorpresa di Murdoch che all'inizio di giugno ha varcato il portone di Villa San Martino per parlare di persona con Silvio Berlusconi e trovare un entente cordiale in vista dell'affollamento autunnale (l'arrivo di Netflix su tutte), nonché la via a un possibile matrimonio tra i due broadcaster, mentre nelle retrovie Zappia sta disponendo le truppe per conquistare con Sky una posizione centrale.
È una manovra a tutto tondo quella del ceo di Sky Italia, che abbraccia tv in chiaro, pay , Internet e canali «dedicati». La mossa più recente, la trattativa con Viacom per comprare Mtv, più che ai contenuti mira a conquistare il prezioso tasto «8» del telecomando. La trattativa è in corso ma è complessa. Sul tasto «8» pende da tempo una querelle giudiziaria che vede Telenorba recriminare quella posizione e il 2 luglio è attesa una pronuncia del Consiglio di Stato. Nella proposta a Viacom, Zappia ha inserito per questo motivo diverse condizioni sospensive. Se andasse a buon fine Sky avrebbe incastrato un tassello importante della sua strategia di avanzamento sulla tv free .
L'altro fronte caldo è quello della tv online , dove l'alleanza con Telecom ha portato alla prima vera offerta «quad-player» e, per Murdoch, un'ulteriore piattaforma di distribuzione dei contenuti. Che ora sono disponibili, insieme a molti altri come Vimeo o Spotify, via Internet anche attraverso SkyOnline Tv Box, realizzato dal leader mondiale dell' hardware per lo streaming Roku, giocando d'anticipo sui futuri concorrenti come Netflix. Della sfida alla «content tv» americana si occuperà Paolo Lorenzoni, già capo del marketing di Discovery e poi di Current Tv, il canale fondato da Al Gore, nominato la scorsa settimana responsabile dei new media . Una posizione chiave sul fronte dell'offerta di nuovi contenuti, come lo è quella di Remo Tebaldi, responsabile di Sky branded channel (Sky Uno, Sky Arte), su cui passano molti dei contenuti esclusivi di Sky come XFactor o Masterchef.
Netflix, che in Italia deve la sua notorietà alla serie House of Cards, quando sbarcherà a ottobre troverà un mercato dove Zappia (ma anche Mediaset) si è già assicurato contenuti di pregio - a partire proprio da House of Cards in esclusiva su Sky per diversi anni, od Orange is the new black di cui ha i diritti Cologno - e dove l'offerta on demand includerà non solo film e serie tv ma anche eventi sportivi e talent show. Conquistare posizione, insomma, non sarà facile per Netflix, che sta già soffrendo in Francia e Germania, dove è arrivata a 200 mila sottoscrittori, contro i 3 milioni della Gran Bretagna.
L'altro capitolo chiave della sfida televisiva è lo sport, presidiato da Jacques Raynaud. Lo scandalo che ha travolto la Fifa e le polemiche sui diritti del calcio, arrivate fino all'Antitrust, possono offrire, dice qualcuno, un'occasione unica per dimostrare l'insostenibilità economica del modello di business del calcio, viziato e alimentato da un costo dei diritti sempre più elevato. Se il modello di aggiudicazione, oggi gestita da Infront, e la Legge Melandri che ne indica le linee guida, dovessero essere messi sotto accusa, molte cose potrebbero cambiare.
Tanto Sky quanto Mediaset, che proprio sul calcio hanno combattuto una dura sfida finita con un accordo di scambio sulle serie A e B su cui però sta indagando l'Antitrust, avrebbero l'opportunità di razionalizzare gli investimenti e di non essere più i soli a sostenere l'insostenibile mondo del calcio in Italia. Ma l'offerta sportiva non è solo calcio e il vero colpo Zappia, ma soprattutto Andrea Scrosati, vicepresidente esecutivo per la programmazione, lo hanno fatto strappando a Mediaset Guido Meda, mitico commentatore della MotoGp, primo personaggio televisivo a fare il salto da Cologno a Santa Giulia.
Le grandi manovre industriali si accompagnano anche ad alcuni innesti manageriali. Intanto è stata scongiurata, almeno per adesso, l'ipotesi di un'uscita di Scrosati, nelle scorse settimane indicato in più occasioni come possibile capo della nuova Rai. Sky conta molto su di lui e Murdoch potrebbe assegnargli anche un ruolo più ampio a livello europeo. Altri due uomini chiave per la battaglia d'autunno sono Luca Sanfilippo, direttore degli affari legali, ruolo cruciale in una stagione dove non si escludono possibili acquisizioni, e Domenico Labianca, capo della finanza dalla nascita di Sky, cioè l'uomo che ha tenuto in ordine i conti. A cui la scorsa settimana si è aggiunto un terzo: Riccardo Pugnalin. Un ritorno. Il manager, un «peso massimo» nei rapporti istituzionali, era già stato in Sky fino al 2012 e il fatto che Zappia l'abbia richiamato, nominandolo vicepresidente esecutivo comunicazione e public affairs, testimonia quanto per Murdoch sia delicata la partita che sta per iniziare sul riassetto italiano dei media.

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