NEWS - Clamoroso al CibaLEA! La Michele di "Glee" si trasforma per "Scream Queens"
Well this is certainly a change from Glee. Star Lea Michele, who played Rachel Berry on the Fox hit for six seasons, will reunite with her Glee creators Ryan Murphy, Brad Falchuk and Ian Brennan for this fall’s horror comedy Scream Queens.
The show follows a sorority, which includes Michele’s character, being
stalked by a vicious killer. And, based on this exclusive first look at
her character, Michele’s role is very different than the New Directions
lead singer.
“Her name is Hester,” reveals Murphy. “She plays a girl with
scoliosis and a neckbrace, whose nickname is Neckbrace—Emma’s character
just calls her “Neckbrace.” It’s a real Eve Harrington part for Lea.
This girl wants everything Chanel (Emma Roberts) has and will do
anything to get it. Lea calls it her Charlize Theron Monster
moment. We won’t let her put on any make up and she wears these horrible
1995 tracksuits. But there’s a great turn that happens half-way through
the season with that character.”
Roberts says Michele is nailing the new role. “I can’t look at Lea in
a scene because she makes me laugh,” admits Roberts. “She’s so funny.
We’ll be doing a scene where I’ll be giving everyone my death glare and
I’ll have to skip Lea because I’ll start cracking up. It’s been really
fun to work with her because I was such a fan of Glee. Her and I have really hit it off.”
Scream Queens premieres this fall on Fox.
venerdì 24 aprile 2015
NEWS - Nessuno guardi Khaleesi! HBO ordina a un bar di Brooklyn di non trasmettere "Game of Thrones" e di far festa in costume
News tratta da "Uproxx"
HBO is apparently cracking down on non-subscribers watching Game of Thrones, in light of the massive leak of the first four episodes of Season 5. The network has sent a cease and desist to Videology — a popular Brooklyn bar and movie theater that also has a video rental service — which has been throwing Thrones screening parties for the past two seasons. The event has become so popular that fans even show up dressed in character. Videology’s co-owner spoke to Village Voice about the decision:
News tratta da "Uproxx"
HBO is apparently cracking down on non-subscribers watching Game of Thrones, in light of the massive leak of the first four episodes of Season 5. The network has sent a cease and desist to Videology — a popular Brooklyn bar and movie theater that also has a video rental service — which has been throwing Thrones screening parties for the past two seasons. The event has become so popular that fans even show up dressed in character. Videology’s co-owner spoke to Village Voice about the decision:
“They said that it’s not allowed to be shown in a public setting,” says the bar’s co-owner, James Leet. It’s the first time the bar has been asked not to screen a particular show.Yahoo! points out that this isn’t the first time HBO has done something like this; they sent out cease and desist orders back in 2002 when bars and restaurants were showing The Sopranos for fans. But nowadays, with the cult status of popular series and many people eschewing paying for cable service, viewing parties are becoming much more of a popular thing. In Philadelphia, there’s even a network in place to connect people with bars playing their favorite shows. What will HBO do, seek out every single corner dive that lets patrons watch Game of Thrones on Sunday nights? Seems like it might be more prudent to crack down on all of the *ahem* adults using their parent’s HBO Go streaming services.
“It’s hard for us not to show it, because our fans love it,” Leet says. “And there are probably a dozen bars within a three-block radius of us that will be showing it. For them to single us out and tell us that we can’t show it is very disappointing.”
“We’re sorry that our fans will not be able to see it in the future here,” he says. “We know they really enjoyed it, and we’re sorry we can’t do that for them anymore.”
giovedì 23 aprile 2015
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
In "Banshee" il male si insinua in un recinto protetto
"Vale la pena dare un'occhiata a «Banshee - La città del male», la serie americana che tra i suoi produttori esecutivi vanta una firma molto prestigiosa, quella di Alan Ball. Dopo la raffinata saga della famiglia di «sotterramorti» raccontata in «Six Feet Under» e dopo «True Blood», il fantasy popolato da vampiri e altre creature sovrannaturali, Ball è tornato alla tv con un telefilm realizzato per il canale Cinemax (legato al celebre HBO). «Banshee», di cui su Sky Atlantic è iniziata la seconda stagione, prende il nome da una minuscola cittadina dove tutti si conoscono e ai cui margini vive una piccola comunità Amish, un gruppo di protestanti di origine tedesca che vive di agricoltura e rifiuta il progresso tecnologico, basando la propria identità e la propria organizzazione sociale su indissolubili legami familiari (venerdì, ore 21.10). Il punto di partenza della serie è un furto d'identità: un misterioso ex detenuto esce di prigione e si spaccia per Lucas Hood, appena nominato sceriffo della città. Il suo obiettivo è ritrovare l'amante e complice Anastasia, che vive proprio a Banshee insieme alla nuova famiglia che si è costruita. Le cose non filano proprio lisce e presto la cittadina si rivela piena di lati oscuri e terribili segreti, soprattutto legati al boss criminale Kai Proctor, che Hood deve gestire. Va a finire che il male s'insinua anche nel recinto protetto della comunità Amish e nella riserva indiana che costituisce l'ambiente principale della seconda stagione. Se una delle tendenze più forti delle serie contemporanee è quella di puntare tutto sull'approfondimento psicologico dei personaggi, sull'evoluzione dei loro caratteri, «Banshee» segue una strada diversa: racconta la sua storia con uno stile visivo molto forte, sfacciato, e basa il suo fascino su colpi di scena continui e sequenze d'azione molto d'impatto. Tra i suoi creatori c'è anche il romanziere Jonathan Tropper". (Aldo Grasso, 20.04.2015)
CORRIERE DELLA SERA
In "Banshee" il male si insinua in un recinto protetto
"Vale la pena dare un'occhiata a «Banshee - La città del male», la serie americana che tra i suoi produttori esecutivi vanta una firma molto prestigiosa, quella di Alan Ball. Dopo la raffinata saga della famiglia di «sotterramorti» raccontata in «Six Feet Under» e dopo «True Blood», il fantasy popolato da vampiri e altre creature sovrannaturali, Ball è tornato alla tv con un telefilm realizzato per il canale Cinemax (legato al celebre HBO). «Banshee», di cui su Sky Atlantic è iniziata la seconda stagione, prende il nome da una minuscola cittadina dove tutti si conoscono e ai cui margini vive una piccola comunità Amish, un gruppo di protestanti di origine tedesca che vive di agricoltura e rifiuta il progresso tecnologico, basando la propria identità e la propria organizzazione sociale su indissolubili legami familiari (venerdì, ore 21.10). Il punto di partenza della serie è un furto d'identità: un misterioso ex detenuto esce di prigione e si spaccia per Lucas Hood, appena nominato sceriffo della città. Il suo obiettivo è ritrovare l'amante e complice Anastasia, che vive proprio a Banshee insieme alla nuova famiglia che si è costruita. Le cose non filano proprio lisce e presto la cittadina si rivela piena di lati oscuri e terribili segreti, soprattutto legati al boss criminale Kai Proctor, che Hood deve gestire. Va a finire che il male s'insinua anche nel recinto protetto della comunità Amish e nella riserva indiana che costituisce l'ambiente principale della seconda stagione. Se una delle tendenze più forti delle serie contemporanee è quella di puntare tutto sull'approfondimento psicologico dei personaggi, sull'evoluzione dei loro caratteri, «Banshee» segue una strada diversa: racconta la sua storia con uno stile visivo molto forte, sfacciato, e basa il suo fascino su colpi di scena continui e sequenze d'azione molto d'impatto. Tra i suoi creatori c'è anche il romanziere Jonathan Tropper". (Aldo Grasso, 20.04.2015)
NEWS - Bochco is the first! Da oggi su Premium Crime l'ultima invenzione del re dei polizieschi "NYPD"+"Hill Street Blues"
Per
le strade di San Francisco guidati dal Re dei polizieschi americani Steven Bochco, già firma di cult di
genere quali "NYPD" e “Hill Street Blues”. “Murder In The First” è la nuova
creazione del vincitore di ben 10 Emmy
Awards in carriera: è attesa su Premium
Crime in anteprima assoluta dal 23
aprile ogni giovedì in prima serata. Un
solo caso, lungo tutta una stagione, dalle indagini all’arresto e fino al
processo.Nella
sua costruzione, il serial ricorda un altro titolo-capolavoro di Bochco:
“Murder One” (1995). I detective Terry English (Taye Diggs) e Hildy Mulligan (Kathleen
Robertson) indagano su due casi di omicidio che si rivelano legati tra loro
e conducono ad un giovane prodigio della Silicon Valley. Nel corso
dell’indagine la moglie di English muore di malattia terminale e la divorziata
Mulligan ha problemi di gestione col figlio. Le piste da seguire si frappongono
con i problemi personali…La
serie co-ideata da Bochco con Eric Lodal, è già stata rinnovata per la 2° stagione. Originariamente “Murder In The First” era concepito come
un unico caso lungo 22 puntate, progetto poi convertito in due casi da 10
episodi l’uno. Bochco e Lodal sono altresì produttori esecutivi con Thomas
Schlamme (quest’ultimo regista del pilot). Courtney
Ford compare da guest-star in più di un episodio. Su “Variety” Brian Lowry ha commentato: “l’esercizio di stile di Bochco va seguito nei suoi rimandi anche alla
sua stessa storia televisiva, dove oltre a scoprire il colpevole si arriverà a
conoscere il movente e le circostanze dei delitti, una sorta di ribaltamento
della costruzione del caso alla ‘Colombo’ per il quale Bochco firmava le sue
prime sceneggiature”.
mercoledì 22 aprile 2015
NEWS - Aho, famolo americano! La Rai si dà ai remake italiani di serie tv Usa con "Parenthood" (che diventerà con titolo all'amatriciana "Tutto può succedere"!)
(ANSA) - Primo remake di Rai1 da una serie tv americana. A produrlo sara' Cattleya. La serie family Parenthood, creata da Jason Katims, e' andata in onda sulla NBC dal 2010 al 2015, grazie all'accordo con la divisione Formats della NBC Universal. In Italia parte oggi su Mya la 6° stagione inedita. Le riprese della versione italiana, che si intitolera' Tutto puo' succedere, sono cominciate ieri a Roma. Nel cast: Pietro Sermonti, Maya Sansa, Ana Caterina Morariu, Alessandro Tiberi, Camilla Filippi, Fabio Ghidoni, Licia Maglietta e Giorgio Colangeli. Le 13 puntate da 100' verranno trasmesse in prima serata sull'ammiraglia Rai agli inizi del 2016. "Parenthood e' una serie family di grande qualita' - ha spiegato Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction - che combina alla perfezione humour e sentimento. Sono entusiasta all'idea di poter trasferire queste sue tematiche multi-generazionali all'interno del panorama italiano contemporaneo". Per Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, "Parenthood e' stata una bellissima scoperta. Ce ne siamo subito innamorati e l'abbiamo ritenuta perfettamente adattabile alla realta' italiana, in cui da sempre il concetto di famiglia e le sue costanti dinamiche di odio-amore sono il principale motore sociale. Per questo - conclude Tozzi - abbiamo scelto dei bravi e giovani sceneggiatori, Filippo Gravino, Guido Iuculano e Michele Pellegrini, e due ottimi registi come Lucio Pellegrini e Alessandro Angelini che hanno gia' dimostrato di essere in sintonia con questo genere di tematiche". "Siamo felicissimi di lavorare con Rai e Cattleya su un progetto cosi' ambizioso che ci permette di combinare il genere drammatico alla commedia - ha aggiunto JoAnn Alfano, Executive Vice President, Scripted Programming, di NBC Universal International Television Production -. Con un fantastico team di scrittura, registi e cast gia' al lavoro, Tutto puo' succedere promette di essere divertente e toccante come la serie originale che l'ha ispirata".
(ANSA) - Primo remake di Rai1 da una serie tv americana. A produrlo sara' Cattleya. La serie family Parenthood, creata da Jason Katims, e' andata in onda sulla NBC dal 2010 al 2015, grazie all'accordo con la divisione Formats della NBC Universal. In Italia parte oggi su Mya la 6° stagione inedita. Le riprese della versione italiana, che si intitolera' Tutto puo' succedere, sono cominciate ieri a Roma. Nel cast: Pietro Sermonti, Maya Sansa, Ana Caterina Morariu, Alessandro Tiberi, Camilla Filippi, Fabio Ghidoni, Licia Maglietta e Giorgio Colangeli. Le 13 puntate da 100' verranno trasmesse in prima serata sull'ammiraglia Rai agli inizi del 2016. "Parenthood e' una serie family di grande qualita' - ha spiegato Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction - che combina alla perfezione humour e sentimento. Sono entusiasta all'idea di poter trasferire queste sue tematiche multi-generazionali all'interno del panorama italiano contemporaneo". Per Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, "Parenthood e' stata una bellissima scoperta. Ce ne siamo subito innamorati e l'abbiamo ritenuta perfettamente adattabile alla realta' italiana, in cui da sempre il concetto di famiglia e le sue costanti dinamiche di odio-amore sono il principale motore sociale. Per questo - conclude Tozzi - abbiamo scelto dei bravi e giovani sceneggiatori, Filippo Gravino, Guido Iuculano e Michele Pellegrini, e due ottimi registi come Lucio Pellegrini e Alessandro Angelini che hanno gia' dimostrato di essere in sintonia con questo genere di tematiche". "Siamo felicissimi di lavorare con Rai e Cattleya su un progetto cosi' ambizioso che ci permette di combinare il genere drammatico alla commedia - ha aggiunto JoAnn Alfano, Executive Vice President, Scripted Programming, di NBC Universal International Television Production -. Con un fantastico team di scrittura, registi e cast gia' al lavoro, Tutto puo' succedere promette di essere divertente e toccante come la serie originale che l'ha ispirata".
lunedì 20 aprile 2015
NEWS - Habemus Netflix! Dall'autunno lo sbarco in Italia: monitorati i gusti degli italiani che s'imbucano abbonandosi in Usa. Allo studio serie tv italiane ad hoc. Sky pronta allo scontro s-fibra-nte. Unico nodo da sciogliere, con chi si sposerà Netflix (Telecom o Vodafone?)
Articolo tratto da "Affari e Finanza" de "La Repubblica"
La partita della fibra ottica - che chiama in campo il governo e Mediaset,
Sky e Telecom, Vodafone e Metroweb - deve fare i conti con un ostacolo
piccolo ma ben appuntito. Ora che la crisi economica vive la sua coda
avvelenata, le famiglie e le imprese non corrono certo ad abbonarsi
all'Internet veloce, laddove c'è. Risparmiano, si accontentano delle
velocità web disponibili, annusano l'aria per capire se questa benedetta
fibra assicuri per davvero i vantaggi promessi. Ed ecco allora i big
della telefonia giocare la carta che i "cugini" europei hanno già calato
da tempo: quella della tv. Lungo la fibra devono correre i contenuti
televisivi perché famiglie e imprese si decidano all'acquisto (come
dimostrano i trend stupefacenti della Francia). Succede così che Sky e
Telecom inizino la vendita dei programmi tv via web veloce. E l'offerta
ha 4 gambe perché tu compri in un colpo anche telefonia fissa, cellulare
e Internet a larghissima banda. Una nuova esca intanto prende già corpo
all'orizzonte, e si chiama Netflix, attesa qui da noi per l'autunno. La
tv via cavo americana è molto amata tra i giovani anche perché costa
poco. Nel Regno Unito, il primo mese è gratis mentre dal secondo si
pagano tra le 5,99 e le 8,99 sterline (a seconda della qualità del
segnale, se standard o in hd, e del numero di schermi casalinghi
collegati). In Italia, Netflix è contesa tra Telecom e Vodafone che già
lanciano la volata a chi annuncerà per primo le nozze. Nella trattativa
Telecom schiera due manager ben attrezzati. Sono Pietro Labriola, 48
anni, direttore della "Trasformazione del business", e Stefano De
Angelis, già Ceo della controllata argentina. Il dialogo va avanti,
anche se Netflix chiede forti garanzie (da precisare a contratto) sulla
qualità nella banda. Vodafone Italia tratta nell'ombra, forte della
benedizione del Grande Capo Vittorio Colao, che da ottobre si dice «in
love», innamorato di Netflix. Loro, gli americani, hanno cominciato a
includere Roma nei loro sempre più frequenti tour europei. L'inviato di
Netflix si chiama Darren Nielson, manager già alla Sony, ora
responsabile dell'Acquisizione Contenuti alla paytv. Tracce del suo
passaggio si trovano in Rai, al Leone Film Group di Andrea Leone (figlio
di Sergio) e presso alcuni produttori di grido. L'idea di Netflix è di
produrre anche delle serie in Italia, sul modello di quanto ha fatto in
Francia con Marseille (storia di un sindaco al potere da 25 anni che
ricorda Frank Underwood di House of Cards ). In attesa di firmare i
contratti italiani, Netflix monitora il sentiment, la disponibilità
delle nostre famiglie verso i suoi prodotti. Una preziosa bussola è
incarnata dagli "imbucati". Cioè dalle migliaia di connazionali che si
abbonano alla pay-tv americana malgrado la cosa sia vietata, al momento.
Nella realtà gli italiani aggirano ogni ostacolo. In prima battuta,
usano un servizio di "unlocator" che nasconde l'origine tricolore della
connessione Internet. Al momento di pagare, poi, appoggiano la carta di
credito a un sito americano perfezionando versamenti che altrimenti la
paytv rifiuterebbe. Netflix, che non ha ancora trasmesso un secondo in
Italia, già ne condiziona il mercato. Prendete la fusione tra Sky Italia
e Mediaset Premium,
che sembrava obbligata. Se la cosa non si è fatta, la colpa è anche di
Netflix. Ambasciatori di Sky Italia, prima ancora che la trattativa con Mediaset
entrasse nel vivo, hanno fatto tappa a Bruxelles per stimare il "costo
regolatorio" dell'operazione. Sky Italia ha cercato di capire quali
paletti l'Ue avrebbe imposto al nostro mercato prima di autorizzare la
nascita di una pay-tv solitaria, monopolista. Ora, l'Ue ha lasciato
intendere che avrebbe vietato a Sky-Premium
- cioè al nuovo soggetto unitario - la vendita di contenuti via fibra. E
questo paletto avrebbe avuto una durata fino a 10 anni. La linea
europea ha fatto correre un brivido lungo la schiena di Sky. Uscire dal
mercato della fibra, e dunque accantonare l'alleanza con Telecom,
avrebbe aperto un'autostrada a Netflix, di colpo priva di concorrenti
alle nostre latitudini. Sky, così, ha lasciato cadere la strada di Premium e accelerato l'intesa con Telecom per dire a Netflix che dovrà sudarsi ogni singolo abbonato, qui da noi.
domenica 19 aprile 2015
GOSSIP - Mai dire Maisie! La Williams di "GOT" sorprende sul nuovo "Dazed". Nelle foto ultra-art appare quasi carina e confessa: "la sessualità delle ragazze non è esplorata come dovrebbe, è un taboo"
Maisie Williams of "GOT" shows some attitude on the cover of Dazed‘s Spring/Summer 2015 issue, out on newsstands on Thursday (April 9)!
Here’s what the 17-year-old actress had to share with the mag:
On being a role model: “Whether I like it or not, I’ve become influential to people. I don’t wanna be liked just because I’m pretty. That’s f–king boring, and I’m not that. Lots of young people in the industry try to play it cool, but it just makes them look like arrogant dickheads. I’d much rather be liked because people realize that I’m standing up for myself.”
On her generation: “People think we’re f–king stupid and we don’t know anything about anything. It’s really degrading. I get a lot of adults who are like, ‘You don’t know sh-t,’ and it’s like, ‘You don’t know sh-t. You have no idea what it’s like to be 17 years old.’”
On sexuality: "Sexuality in girls isn’t really explored as much as it should be. We’re quite cool with talking about sexuality in women or boys and men, but not girls. Everyone gets freaked out – it’s quite a taboo thing for girls to wanna have sex. Everyone’s like, ‘Oooh, we can’t talk about that!’ I think, as a girl growing up with that taboo, you feel wrong for meeting boys and stuff.”
For more on Maisie, visit Dazeddigital.com!
Maisie Williams of "GOT" shows some attitude on the cover of Dazed‘s Spring/Summer 2015 issue, out on newsstands on Thursday (April 9)!
Here’s what the 17-year-old actress had to share with the mag:
On being a role model: “Whether I like it or not, I’ve become influential to people. I don’t wanna be liked just because I’m pretty. That’s f–king boring, and I’m not that. Lots of young people in the industry try to play it cool, but it just makes them look like arrogant dickheads. I’d much rather be liked because people realize that I’m standing up for myself.”
On her generation: “People think we’re f–king stupid and we don’t know anything about anything. It’s really degrading. I get a lot of adults who are like, ‘You don’t know sh-t,’ and it’s like, ‘You don’t know sh-t. You have no idea what it’s like to be 17 years old.’”
On sexuality: "Sexuality in girls isn’t really explored as much as it should be. We’re quite cool with talking about sexuality in women or boys and men, but not girls. Everyone gets freaked out – it’s quite a taboo thing for girls to wanna have sex. Everyone’s like, ‘Oooh, we can’t talk about that!’ I think, as a girl growing up with that taboo, you feel wrong for meeting boys and stuff.”
For more on Maisie, visit Dazeddigital.com!
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