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giovedì 23 gennaio 2020

NEWS - Netflix, frena la crescita in Usa per la concorrenza ma centra gli obiettivi nel resto del mondo: fatturato +31%, 167 milioni di abbonati totali. Più produzioni originali nel 2020 per contrastare Disney&Co.

Articolo tratto da "Italia Oggi"
Netflix archivia l'ultimo trimestre dell'anno con quasi 8,8 milioni di nuovi abbonati nel mondo, superando ancora una volta le attese del mercato, proprio quelle stime che invece prevedevano fino a pochi giorni fa un calo nelle sottoscrizioni. In realtà, la piattaforma di video streaming on demand non ha raggiunto gli obiettivi degli analisti nel mercato domestico americano (423 mila utenti contro gli attesi 600 mila) ma li ha più che centrati negli altri paesi (8,3 milioni contro 7 min). In tutto, il pubblico del colosso guidato dall'a.d. Reed Hastings tocca adesso quota 167 milioni, di cui più di 60 min negli Usa. Quindi, al momento, gli affari procedono e lo confermano anche i risultati degli ultimi tre mesi ma Netflix inizia a sentire la pressione della concorrenza e per l'inizio di quest'anno non solo rimane più cauta nelle previsioni ma, soprattutto, ha deciso di spingere ulteriormente sui contenuti originali, diversificandoli di più per genere, formato e anche device su cui seguirli.
A conferma, il fatturato è cresciuto del 31% sui 5,5 miliardi di dollari (5 mld di euro) rispetto allo stesso periodo del 2018, il margine operativo a 459 milioni di dollari (414 min di euro) dai precedenti 216 min e l'utile netto fino alla soglia dei 587 milioni (529,4 min di euro) da 134 min. Però, per il primo trimestre del 2020, la piattaforma video si aspetta di coinvolgere in primis un numero più ristretto di spettatori: 7 milioni. Anche sul fronte dei ricavi, di conseguenza, si attende che la crescita sia intorno al 26,8%, dato tra i più bassi dei periodi precedenti. Al momento, comunque, hanno precisato dalla società californiana, continuano a crescere i ricavi per singolo utente (+12% al netto delle variabili valutarie) e si potrà ancora aumentare la spesa in produzioni originali, dai 19 miliardi di dollari (17 mld di euro) nel 2019 verso i 35 miliardi (31,6 mld di euro) entro il 2025, sempre facendo ricorso al mercato, ha chiarito Hasting, e sempre senza inserire inserzioni pubblicitarie in palinsesto. Semmai, siccome il mercato domestico Usa non esaurisce il business aziendale, la piattaforma punta su paesi emergenti come Malaysia e Indonesia, attraverso offerte esclusivamente mobile come già successo in India. I risultati positivi, a giudizio di Netflix, ci sono stati sia dal punto di vista dei nuovi abbonati sia da quello della loro fidelizzazione. Invece, in Europa come negli Stati Uniti, dove la concorrenza è maggiore, si arricchisce il catalogo con nuove produzioni (come Messiah, Killer Inside), seconde stagioni di titoli di successo (da Sex Education a Narcos ed Elite) e persino diversificando tra serie con pochi episodi, documentari e film molti lunghi.
Ce la farà Netflix ad arginare i colpi di Disney+ (costo: 6,99 curo al mese), Hbo Max (in arrivo a maggio) e Peacock di Nbc (peraltro gratis, seppur on air inizialmente solo negli Usa)? Hasting continua a ripetere che non teme la concorrenza ma è verosimile che il suo prezzo medio (10 euro al mese) e il suo recente aumento incideranno nella decisione di acquisto di una famiglia che, magari, è abituata ad abbonarsi a più di una piattaforma. Senza trascurare il paventato divieto di condividere gli abbonamenti tra utenti o famiglie diverse.

mercoledì 23 ottobre 2019

NEWS - "Euphoria" mica troppo! Fa discutere la serie con Zendaya in onda su Sky: "Avvenire" si chiede se gli adolescenti di oggi siano davvero così, secondo l'Aiart il serial "crea pessimismo con situazioni umanamente abbiette"
Articolo tratto da "Avvenire"
Squilla un telefono. E un adolescente che ha appena guardato una serie tv di quelle considerate a rischio emulazione per i comportamenti potenzialmente distruttivi o autodistruttivi. Risponde un addetto del personale di segreteria che accoglie la telefonata, recupera le generalità, il luogo di residenza, e provvede a indirizzare l'adolescente, rimandandolo a degli psicologi professionisti, pubblici o privati, di prossimità. La serie tv per cui è stato attivato questo servizio è Euphoria, serie televisiva statunitense creata da Sam Levinson per il network Hbo, in Italia in onda su Sky Atlantic e Now Tv. La serie, prodotta dal rapper Drake e interpretata da Zendaya (prima stagione composta da otto episodi), si basa su un'omonima miniserie israeliana, ideata da Ron Leshem, Daphna Levin e Tmira Yardeni, e presenta uno spaccato della vita di un gruppo di adolescenti tra abuso di droghe, eccessi, violenza, e relazioni complicate della cosiddetta Generazione Z, ovvero i post millennial, cioè quella generazione che approssimativamente comprende i nati tra il 1995 e il 2010; la protagonista, Rue Bennett, è infatti nata a ridosso degli attentati dell' 11 settembre 2001. II servizio (mail e linea telefonica dedicata), proprio com'era avvenuto negli Stati Uniti con Hbo, è stato voluto da Sky, che ha deciso di «accompagnare la messa in onda di Euphoria con un'attività di sensibilizzazione e supporto per chi vive situazioni di disagio e di dipendenza, perché la rilevanza di queste storie vada oltre la tv e consenta a ciascuno di prendere consapevolezza e aiutare anche chi non sta guardando». II Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi ha concesso il proprio patrocinio per la serie, mettendo a disposizione un servizio di informazione e supporto di professionisti competenti, a titolo gratuito, fornito da Form-Aupi (Associazione Unitaria Psicologi Italiani - Società Scientifica): «La maggior parte delle richieste di supporto - ha spiegato Mario Sellini, presidente dell'associazione è arrivatatramite contatto mail, da parte di ragazzi e ragarip dai 17 anni in su. Inoltre devo dire mi sarei aspettato più richieste da parte dei genitori, invece sono stati principalmente i ragazzi a cercare un contatto per parlare delle loro problematiche e ricevere un aiuto». Riguardo a quelle che sono state le principali richieste di supporto, Sellini riporta un riscontro inaspettato: «Non abbiamo ancora dei numeri precisi, anche perché il servizio è tuttora attivo, ma ci sono state richieste principalmente di due tipologie: uso di stupefacenti - ma a differenza della serie non su droghe sintetiche e psicofarmaci - oppure problematiche di ordine sessuale, ed in particolare legate a questioni relative l'identità di genere, e il conseguente rapporto con i genitori per affrontare l'argomento; devo dire che questo è l'aspetto che ci preoccupa di più come professionisti, perché se una tossicodipendenza può essere inserita in un percorso di crescita complesso che va alla ricerca di un'esplorazione dei propri limiti, mentre le problematiche legate alla sessualità, invece, implicano più facilmente un non riconoscimento del problema, poiché non invalidanti. Per cui l'educazione alla sessualità viene percepita in modo distorto, anche per via della pornografia». Euphoria, com'era già avvenuto ad aprile 2018 per un altro teen drama, Tredici, ha ricevuto critiche da parte del Parents Television Council per la promozione di contenuti espliciti ad un pubblico adolescente. A tal proposito bisogna anche ricordare che recentemente Netfiix ha deciso di rimuovere la scena del suicidio dalla prima stagione, su indicazione di esperti medici dell'American for Suicide Prevention. Euphoria e Tredici, non sono comunque le uniche due serie tv ad affrontare queste e altre tematiche del mondo degli adolescenti, attraverso scene più o meno esplicite: le serie tv britanniche Sex education e The end of the f *** ing world, ne sono un esempio, ma anche l'italiana Baby, ispirata allo scandalo delle giovani squillo dei Parioli, e almeno un paio di passaggi su alcool e droga della serie spagnola Elite. Un'altra serie tv che tratta il tema della droga, poi, è la tedesca Come vendere droga online (in fretta). Su Euphoria è intervenuta anche l'Aiart, ovvero l'Associazione italiana cittadini mediali, che ha segnalato i contenuti agli organi di vigilanza e ha chiesto di aprire un tavolo di confronto con Sky e con tutte le emittenti che mandano in onda serie problematiche rivolte a un pubblico giovane, per riflettere su una responsabilità condivisa nella comunicazione: «E un processo - interviene con una nota Giovanni Baggio, presidente nazionale Aiart - che incoraggia l'emulazione di comportamenti a rischio e autodistruttivi. L'Agcom approva? Noi fatichiamo ad accettare una narrazione che mette in scena contenuti a tal punto estremi da indurre la stessa emittente ad aprire una linea di supporto psicologico attiva nei giorni in cui vanno in onda le puntate. Sky - prosegue Baggio - dichiara di voler incoraggiare una discussione e sensibilizzare il pubblico su questi problemi, ma l'Aiart è convinta che proporre immagini crude e contenuti espliciti come quelli che la serie presenta, spenga sul nascere qualsiasi discussione e sia in grado di creare non già una conoscenza critica di fenomeni degenerativi, come si asserisce, ma soltanto un senso di pessimismo, sconfitta e rassegnazione a situazioni umanamente abiette. E discutibile che le aziende radiotelevisive pur di far cassa ospitino contenuti di qualunque tipo, giustificandoli, ma i motivi di questo degrado televisivo restano essenzialmente tre: una regolamentazione inefficace, la potenza del web e il conseguente accesso 24 ore su 24 da parte di chiunque e a qualunque contenuto, e infine il silenzio degli organi di vigilanza». Resta infine da capire se davvero lo spaccato raccontato in queste serie tv sia rappresentativo del vero mondo degli adolescenti: «In verità - conclude Sellini - non tutti gli adolescenti vivono le problematiche raccontate. Quello che vediamo è solo una parte», e in parte risponde alla domanda che si pone Sam Levinson, il creatore di Euphoria, sul sito dedicato alle richieste di aiuto e supporto: «Come ci si orienta in un mondo che cambia ogni giorno?».

mercoledì 30 gennaio 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

IL FOGLIO
Le occasioni mancate di "You"
"Libri? Addirittura una libreria, intesa come negozio con i clienti tra gli scaffali? Non sono luoghi frequentati dalle serie. E certo si notano di più dopo la sparata di Marie Kondo sui trenta e non più trenta. Sostiene la sacerdotessa dei calzini ("adagiateli mollemente nei cassetti, hanno faticato tanto, cosa sono quei grovigli per non farli scompagnare?") che in una casa ordinata trenta libri bastano, di più è vizio. Ecco, appunto: sappia la maniaca dell'ordine mondiale che il vizio è premio a se stesso molto più della virtù (trenta libri bastavano per un mese di vacanza, prima del Kindle). Non è solo la prima scena: la bella ragazza bionda entra in libreria, il commesso che ha qualcosa di Anthony Perkins in "Psycho" la adocchia e ne fa la sua ossessione. La pista dei libri, in "You" - con poco successo su Lifetime, poi rilanciata da Netflix che ora minaccia la seconda stagione-prosegue e si complica per tutti e dieci gli episodi. Senza lasciarsi tentare dal campionario di sciocchezze: "i libri rendono migliori, la lettura apre al dialogo, vicino alle biblioteche di quartiere la criminalità scende". La bionda Guinevere Beck (era tanto che i poemi cavallereschi non avevano il loro momento) curiosa tra gli scaffali, dalla lettera F alla K. Il commesso esclude William Faulkner (la ragazza non sembra voler fingere interesse per uno scrittore ostico) e pure Stephen King (la ragazza ha l'aria troppo sana e abbronzata). La bella chiede "Desperate Characters" di Paula Fox, scrittrice che ha avuto un suo momento di culto, non disgiunto dal fatto che risultò essere la nonna di Courtney Love. Chiacchiere, flirt, pedinamento. "La fantascienza sbaglia, la tecnologia è amica", dice il commesso che si chiama Joe. In un battibaleno sottrae lo smartphone, trova l'indirizzo di casa, scopre che le finestre sono senza tende, quindi può dedicarsi al voyeurismo. Troppo facile e troppo veloce, non sarà l'unico buco della trama. Beck è talmente tarda ad accorgersi dello stalker da far venire il sospetto che abbia capito, e prolunghi il gioco della seduzione. Joe da parte sua sembra stranamente distratto di fronte a un segnale: l'account Twitter di Beck ha un gioco di parole con il `Bechdel Test", inventato dalla fumettista lesbica Alison Bechdel per giudicare il femminismo nei film. Servono due donne parlanti, e le due non devono parlare di maschi - "You" non lo supera, le amiche di Beck classificano per categoria i selfie osceni che ricevono. Netflix ha dichiarato 80 milioni di spettatori per Sandra Bullock bendata in "Bird Box", 20 milioni per la serie "Elite", e 40 milioni per "You", che appartiene al filone "Gone Girl" ("spettatore" significa che ha guardato almeno il 70 per cento di un episodio). Viene da un romanzo di Caroline Kepnes (Mondadori) e sta pericolosamente in bilico tra la perfidia e l'idiozia. Magnifico il ritrattino del rivale, un hipster di ottima famiglia che ha deciso di produrre soft-drinks biologici ("rappresenta tutto quel che ha portato gli Stati Uniti alla rovina", dice Joe, cresciuto in famiglie affidatarie). Man mano che la trama avanza, sospendere l'incredulità diventa sempre più difficile. Resistendo, facciamo in tempo a goderci un festival "Charles Dickens", gente che si diverte indossando abiti e cappellini vittoriani. Guinevere Beck vuole scrivere (se no che ci farebbe in libreria?): al corso di scrittura, con esercizi svolti e corretti, gli showrunner Greg Berlanti e Sera Gamble - o forse solo lui, o forse solo lei - ritrovano il veleno". (Mariarosa Mancuso)

venerdì 23 novembre 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
"Elite", il "Gossip Girl" spagnolo della generazione Netflix
"Le serie tv spagnole stanno vivendo una sorta di età dell'oro. Dopo il successo e l'interesse destato da «La casa di carta», oggi c'è un nuovo titolo sotto i riflettori: si tratta di «Elite», disponibile su Netflix da qualche settimana (tra i protagonisti ci sono diversi attori già visti alle prese con la celebre rapina alla zecca di stato). «Elite» è l'ultima manifestazione di un genere reso classico dalla tv americana, il teen drama: racconta la storia di un gruppo di liceali, figli di famiglie molto ricche. Frequentano una costosa scuola che ha la missione di formare i leader del futuro, dove i genitori li mandano senza badare a spese per sentirsi a posto con la coscienza. Il loro piccolo mondo fatto di privilegi, rituali condivisi e parecchia «stronzaggine», viene scosso quando tre ragazzi di umili origini, provenienti da una scuola pubblica, vengono ammessi grazie a una borsa di studio. Sono il «tamarro» Christian, il docile Samuel, e Nadia, di origine araba, costretta ad abbandonare il velo per entrare a scuola. I due mondi collidono, dando vita a dinamiche inaspettate che indirizzano il racconto verso una svolta crime. «Elite» dimostra di aver assimilato la lezione di serie come «The OC», «Gossip Girl» ma anche «13» nel mettere in scena le classiche meccaniche del teen drama, cioè il rapporto tra il gruppo dei pari, le storie d'amore spesso tormentate, l'insicurezza di chi sta cercando il proprio posto nel mondo, gli adulti spettatori quasi sempre incapaci di dare risposte educative. E, al contempo, di aver aggiunto a questi ingredienti consolidati una buona dose di soap (troppa?) e lo spirito della piattaforma Netflix, che permette più libertà espressiva della tv classica: alla sublimazione scelta dalle serie destinate alla tv tradizionale, preferisce un crudo realismo, mostrando senza mezzi termini i temi che agitano l'adolescenza di oggi (vedi la sieropositività di una delle giovani protagoniste)". (Aldo Grasso)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

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