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mercoledì 14 ottobre 2020

GOSSIP - Creek out of L.A.! James Van Der Beek fugge da Los Angeles in Texas dopo una serie di sfighe che altro che il Covid!

James Van Der Beek and his family are enjoying their new life in Texas. At the end of September, the 43-year-old Dawson’s Creek actor revealed that he, wife Kimberly, and their five kids – Olivia, 10, Joshua, 8, Annabel, 6, Emilia, 4, and Gwendolyn, 2 – were moving out of Los Angeles for a new “big adventure” in Texas. In a new Instagram post, James is opening up about his family’s decision to move.

“And… we’ve landed. In the last ten months, we’ve had two late-term pregnancy losses, each of which put @vanderkimberly in the hospital, we spent Christmas break thinking she had a tumor (the doctor was wrong, thank god), I was prematurely booted off a reality dancing show I was favored to win in front of the whole world, and my mom died,” James wrote along with a few photos checking out the nature with his kids. “And a shut-down,” James continued. “All of that led to some drastic changes in our lives, and dreams, and priorities… and landed us here. Overflowing with profound gratitude today.”

lunedì 11 febbraio 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
"You" al confine tra amore e ossessione
"'You' (creata da Greg Berlanti, quello di «Dawson Creek», insieme, a Sera Gamble), racconta l'incubo perfetto di ogni appartenente alla Generazione Z: lo stalking sui social (Netflix). Come ha scritto Francesco Abazia, «cos'è la Generazione Z? La classificazione — originariamente nata a fini commerciali, come pure successo per la Gen X e i Millennial — deriva da un report di Sparks e Honey, che identificò i nati tra 111995 e il 2006 come appartenenti a questa categoria, che va ben oltre la semplice dipendenza da Facebook e Instagram. Ad esempio, la Z è stata la prima generazione che ha rivalutato il concetto di genere, ha reso la sessualità più fluida, salvo poi finire per fare meno sesso di tutte le altre». Joe Goldberg, giovane manager di una libreria, è ossessionato dalle vite delle persone che incontra. Un giorno, la sua strada incrocia quella di Beck, una giovane cliente del negozio, di cui si innamora. «You» è un classico teen drama: a interpretare Joe è Penn Badgley (il Dan di «Gossip Girl»), mentre da «Pretty Little Liars» viene Shay Mitchell, che qui interpreta il personaggio scomodo di Peach, un'amica intima di Beck (Elizabeth Lail). Al netto di alcune banalizzazioni, «You» rappresenta un tentativo tutto sommato riuscito di affrontare con occhi nuovi il confine antico che separa l'amore dall'ossessione, il sentimento dallo stalking; lo fa mettendoci in guardia dall'uso sconsiderato dei social, chiavi non sempre del tutto comprese nella loro potenza di scardinare la privacy e scandagliare i segreti di ciascuno di noi. La sceneggiatura insiste sulle personalità nascoste; Joe e i suoi monologhi (rivolti al pubblico, ma in realtà indirizzati alla giovane protagonista) ci rivelano una persona narcisista e deviata che si nasconde dietro i modi gentili; la stessa Beck, apparentemente sicura e solare, nasconde dietro la sua ordinarietà segreti e fragilità". (Aldo Grasso)

mercoledì 21 novembre 2018

GOSSIP - Joshua Jackson ha una nuova fiamma (telefilmica)! Così lei ora potrà permettersi jeans nuovi...
Joshua Jackson looks so happy while out for the afternoon with actress Jodie Turner-Smith on Sunday (November 18) in Los Angeles. The 40-year-old actor and the actress held hands as they stepped out to enjoy the day. Neither Joshua nor Jodie have confirmed if they’re in a relationship.
If you don’t know, Jodie is known for her work in the series Nightflyers, as well as her work on The Last Ship. She has also just been cast in the movie Queen & Slim opposite Daniel KaluuyaJoshua was last linked to Alyssa Julya Smith. He previously dated Diane Kruger and was in a long term relationship before their split.

domenica 29 aprile 2018

NEWS - Fenomeno "SKAM" anche in Italia (su TimVision): la serie "usa e getta" norvegese fa boom nella versione made in Italy "cercando di dare un'educazione sentimentale ai ragazzi di oggi senza volgarità"

Articolo tratto da "Il Messaggero"
In Norvegia, dove è nata, la chiamano "la Dawson's Creek dei millennials". Ma la definizione più calzante è un'altra, "il Fight Club delle serie tv": vietato parlarne, vietato dire che esiste, vietato rivelare dove trovarla. O almeno: vietato agli adulti. Perché non si può spiegare il successo di SKAM, serie rivelazione da poco adattata in Italia (prima produzione originale TimVision), senza prendere coscienza di due fatti: i ragazzi non guardano più la tv e la tv non guarda più i ragazzi. «In Norvegia hanno studiato il fenomeno - ha spiegato Ludovico Bessegato, regista di SKAM Italia, ospite al Napoli Comicon - Per un anno hanno intervistato i "giovani" e sono giunti a una conclusione: noi adulti non sappiamo più cosa vogliono e di cosa hanno paura. Eppure continuiamo a proporgli storie in tv seguendo modelli paternalisti. SKAM invece racconta quello che fanno e che dicono veramente. E se è qualcosa che va fuori dal canone, che sia bere, tradire i fidanzati e fare sesso a 16 anni, la serie ha il coraggio di dirlo senza censure». Già adattata in Francia, e presto anche negli Stati Uniti (dove a distribuirla sarà Facebook), in Italia SKAM è arrivata a marzo, in un silenzio mediatico imposto dal format di partenza: nessun lancio ufficiale, nessuna pubblicità. Come già accaduto in Norvegia, l'obiettivo era che gli adolescenti la scoprissero da soli, condividendone i contenuti senza che fosse il marketinga richiederlo. Anche perché l'altra novità di SKAM, oltre al linguaggio spregiudicato, è la modalità frammentata con cui la serie è distribuita: in clip "usa e getta" di pochi minuti, cancellate dopo 24 ore, sul sito della serie; in episodi, 13, di circa mezz'ora, diffusi su TimVision; e ancora sotto forma di storie Instagram, post su Facebook, chat di Whatsapp con cui il pubblico può interagire con i protagonisti. Ma di cosa parla, SKAM? La storia segue l'originale norvegese, concentrandosi nella prima stagione (in Nord Europa sono arrivati alla quarta, in Italia si starebbe lavorando alla seconda) sulla vita di Eva (Ludovica Martino), una sedicenne romana che ha da poco litigato con la sua migliore amica, è legata a un fidanzato ingombrante (Ludovico Tersigni) e non riesce a socializzare con le compagne di classe. «Ma la storia non è la ripetizione di SKAM Norvegia: la ragione del successo dell'originale derivava dallo studio sugli adolescenti, e cosi abbiamo fatto anche noi», ha detto Bessegato, che nei due mesi di preparazione ha condotto oltre 100 interviste con liceali italiani. «I problemi degli adolescenti sono gli stessi, ma cambiano i dettagli. Il liceo in Norvegia inizia a 16 anni, età in cui i ragazzi smettono di vivere con i genitori. La loro cultura scolastica è all'americana, la nostra è più fluida. E per loro bere una birra è già una trasgressione». Ed è proprio su questo fronte che SKAM Italia supera a destra qualsiasi tentativo della tv generalista: «Non è una serie diseducativa, blasfema o volgare. Anzi. Cerchiamo di dare un'educazione sentimentale ai ragazzi, di veicolare dei messaggi, ma non li caliamo dall'alto. Ovvio che rispetto agli standard della tv pubblica sui minorenni abbiamo fatto passi avanti: qui si parla di sesso orale, di consumo di alcolici e marijuana, di tradimenti disinvolti. E dalla prossima stagione di omosessualità». E per chi non ci credesse e avesse bisogno di un riscontro nella realtà, TimVision dal 5 maggio mostrerà ogni sabato ai suoi abbonati i "veri" giovani con la do- cuserie originale Dark Polo Gang. La Serie, 12 episodi sull'omonima band indie rap romana entrata di recente nel "giro" di Fedex e J-Ax. Raccontati per la prima volta nella loro quotidianità fatta di belle macchine, ragazze docili, "bombe" in studio e party mondani, i quattro ragazzi si mostrano senza filtri nel periodo che ha preceduto la realizzazione di British, il nuovo singolo in uscita I'll maggio. E la realtà supera la fantasia: i ragazzini di SKAM, in confronto a loro, sembrano I ragazzi del muretto.

giovedì 29 marzo 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

Guarda la gallery completa e il backstage esclusivo su

lunedì 12 marzo 2018

GOSSIP - Nel ventennale di "Dawson's Creek" Katie Holmes si sente libera! (Non dalla serie tv, ma da quel salta-divani di Tom Cruise e la sua setta...)

giovedì 23 novembre 2017

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
"Riverdale", bentornato teen-drama!
"Ben tornato teen drama! La serialità americana aveva costruito intorno al mondo dei teenager un vero e proprio genere narrativo: «Beverly Hills», «Dawson's creek», «The O.C.», «Buffy»... Il teen drama si configurava come un prodotto esplicitamente indirizzato a un pubblico giovanile (i millennials), con al centro della rappresentazione proprio quell'audience. Basato su alcuni personaggi della Archie Comics, arriva anche da noi «Riverdale», una serie che negli Stati Uniti sta avendo molto successo (Premiun Stories). L'inizio è una citazione di «Twin Peaks», con tanto di benvenuto stradale: «Welcome to Riverdale. The Town With Pep». Rispetto alla versione a fumetti, infatti, «Riverdale» ha un approccio più dark, proprio per mescolare diversi generi, dal crime al gossip. Nell'apparentemente tranquilla cittadina dell'America profonda, dopo una triste estate in cui Jason Blossom è rimasto ucciso in un incidente in barca, è tempo per i ragazzi di tornare a scuola. Il tormentato Archie (KJ Apa), deve scegliere tra la passione per la musica e i desideri del padre, che lo vuole nella sua impresa di costruzioni. ll ragazzo nasconde un segreto: il giorno della scomparsa di Jason, ha sentito un colpo d'arma da fuoco. Non ha detto niente a nessuno per non rendere pubblica la sua relazione con l'insegnante di musica, che era con lui... L'high school è lo scenario classico dei teen drama, il luogo dove s'intrecciano i primi amori, si sperimentano le difficoltà di rapporto con gli adulti, si scatenano le competizioni. Pep è un termine che si sua molto nei licei americani perché è associato allo school spirit, all'essere orgogliosi della propria scuola, della propria città che ha «una marcia in più) . «Riverdale» è prodotta da Cbs Television Studios e Warner Bros e realizzata da The CW. Le riprese sono state realizzate a Vancouver, nella Columbia Britannica". (Aldo Grasso)

venerdì 4 dicembre 2015

NEWS - Clamoroso al Cibali! "Nessuna reunion di 'Dawson's Creek'!", Katie Holmes dixit!
Katie Holmes poses for the cover of Ocean Drive‘s December 2015 issue.

Here is what the 36-year-old actress had to share with the mag:  
On her career: “I don’t shy away from risks. I’m just interested in a lot of different things. I don’t even think of it as a risk; I think of it as something exciting and new. As I’ve grown up, I think that the harder you work the more successful you are. From what I have seen, the people at the top, they’re just constantly working and constantly surrounding themselves with other suc­cessful, like-minded creative people.”  
On having no regrets in life: “I don’t really regret anything that I’ve done. I’ve learned from everything, and everything sort of leads you to the next place. I just keep going.” 
On the tabloids: “Since I started in the business, [tabloid journalism has] changed so much, and I feel that it’s very distracting from the work that people are put­ting in and are putting out. There is such talent out there, and sometimes it’s distracted by reports and tabloids and media and that’s unfortunate. I wish the spotlight could go back on celebrating the talent and leave it at that.” 
On a possible Dawson’s Creek reunion: “[Dawson’s Creek] was such a special time in all of our lives [but] some things are better when it stays the way it was. I would love to get together with everybody, [but] I’m not sure a reunion would be as fulfilling as what we all want it to be. I’m game for anything.”

mercoledì 11 novembre 2015

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Stalker", serie dura con intenti pedagogici
"Com’è noto, lo stalking (dal termine inglese «to stalk», fare la posta, braccare la preda) è ogni tipo di condotta persecutoria verso una persona: riguarda violenze private, comportamenti invadenti con pretesa di controllo, calunnie, minacce alla vittima con telefonate, messaggi, ossessivi pedinamenti... E a questo nuovo tipo di reato è stata dedicata una serie firmata da di Kevin Williamson (lo showrunner di «Dawson’s Creek», «The Vampire Diaries», «The Following»). I racconti di «Stalker» sono di una durezza impressionante (un persecutore terrorizza la sua vittima per raggiungere il piacere sessuale, un altro infila serpenti nel letto di una sua ex...), compensati da una buona scrittura e da una vocazione pedagogizzante: ogni caso viene spiegato con dovizia di particolari, ogni sindrome trova la sua decifrazione psicologica (Premium Crime, mercoledì, ore 21.10). Il tenente Beth Davis (Maggie Q) e il detective Jack Larsen (Dylan McDermott) indagano su vari casi di persecuzioni personali per la TAU (Threat Assessment Unit) del dipartimento di polizia di Los Angeles. Larsen, con un passato nella sezione omicidi del dipartimento di polizia di New York, si fa trasferire a Los Angeles per questioni personali e la cosa non piace ai suoi colleghi che lo trattano con molta freddezza. Anche il tenente Davis, una donna dal carattere forte, ha i suoi piccoli scheletri nell’armadio, giusto per alimentare un po’ di ambiguità e alcune sottotrame circa i rapporti personali fra i detective. Mira Sorvino compare in più di un episodio. La struttura di ogni puntata è facilmente individuabile: si rappresenta una storia esemplare di stalking (stalker risentiti, stalker sadici, stalker psicopatici...) il cui svelamento è dovuto più alla comprensione dei meccanismi mentali dei criminali che ai tradizionali metodi di indagine. È desiderio degli autori trattare anche esperienze di stalking al femminile: meno violenza fisica ma maggiore violenza psicologica". (Aldo Grasso, 07.11.2015)

venerdì 12 giugno 2015

martedì 15 luglio 2014

martedì 19 febbraio 2013

mercoledì 6 febbraio 2013

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"The Following" e l'eroe imperfetto
"Un professore di letteratura ossessionato da Edgar Allan Poe e un ex agente dell'Fbi con tutte le caratteristiche dell'eroe imperfetto. Da questo scontro di personalità nasce «The Following», un telefilm ideato e scritto da Kevin Williamson, già creatore di «Scream» e della serie di culto generazionale «Dawson's creek» (sabato on demand su Premium Play e dal 4 febbraio su Sky 1 e Premium Crime). Il telefilm racconta la storia di un serial killer, Joe Carroll, professore universitario che ha ucciso quattordici delle sue studentesse al college, ed è stato condannato alla pena di morte. Il merito della sua cattura è dell'agente dell'Fbi Ryan Hardy (interpretato da Kevin Bacon, al suo esordio nella serialità televisiva), che dalla resa dei conti con il killer è uscito ferito nel corpo e devastato nella psiche. Poco prima dell'esecuzione, Joe Carroll evade dal carcere lasciandosi alle spalle una scia di sangue e deciso a completare l'opera lasciata in sospeso. Così Hardy è richiamato in servizio e costretto a dargli la caccia di nuovo. Gli aspetti più interessanti della serie sono due. Primo, il continuo riferimento alla letteratura (le citazioni da Poe, il romanzo scritto dal serial killer, il libro di true-crime dell'agente Fbi), che diventa infine la vera matrice del piano criminale di Carroll. E poi l'evocazione dei fantasmi più cupi (e spesso stereotipati) dell'immaginario collettivo sui nuovi media: l'assassino trova complici alla sua follia su Internet, e grazie al web addestra i suoi seguaci, perversi followers che ne emulano le gesta. Al di là di questi riferimenti, «The Following» è un thriller convenzionale, a tratti quasi prevedibile. Sono l'interpretazione di Bacon e una certa atmosfera livida e tesa a dettare il tono del racconto, a catturare irrimediabilmente lo spettatore".
(Aldo Grasso, 05.02.2013)

lunedì 26 novembre 2012


Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl!

Quando lo scorso anno Apartment 23 debuttò sulla Abc con la prima (ahimè brevissima) stagione, bastò una manciata di episodi appena per definire la comedy di Nahnatchka Khan (American Dad, Malcom in the Middle) come uno stracult indiscusso.
A seconda stagione inoltrata, non posso che confermare il mio parere iniziale sullo show, che si contraddistingue nel panorama delle sitcom per l’umorismo politicamente scorretto, la sagacità e un’ironia fuori dall’ordinario. L’unico dettaglio su cui devo invece in parte ricredermi, riguarda la protagonista della serie. Mi spiego meglio: Krysten Ritter nei panni della “bitch” Chloe è a dir poco irresistibile, e come già affermato in passato, magnetica come poche altre attrici del piccolo schermo. La puntualizzazione riguarda semplicemente il suo ruolo all’interno di Apartment 23: se lo scorso anno infatti pensavo fosse lei il centro focale di tutto, dopo i primi quattro episodi della season 2, mi trovo “costretta” a sottolineare l’importanza dell’inimitabile James Van Der Beek, che grazie al ruolo (di sé stesso) interpretato nella comedy, è riuscito a mettere da parte i panni (noiosi e sfigati) del buon vecchio Dawson. Messo da parte lo sguardo stucchevole da teenager, James brilla finalmente in tutto il suo talento. È lui l’arma vincente di Apartment 23, con la sua ironia, il suo prendersi in giro con leggerezza, la sua capacità di capovolgere lo stereotipo del “divo della tv” per diventare macchietta di sé stesso e allo stesso tempo un uomo nuovo e irresistibile.


A Ryan Murphy piace distinguersi: lui ama il chiasso, le chiacchiere, i rumors, i pettegolezzi.
Gli piace che in giro si parli di lui, nel bene o nel male.
Lo ha dimostrato, seppur velatamente, anni fa con Popular, ne ha dato ulteriore riprova con Glee per poi sottolinearlo definitivamente con American Horror Story.
Ed eccolo qui anche quest’anno, con The New Normal, a turbare la “quiete altrui”, i benpensanti, i bacchettoni, i qualunquisti, gli stessi che a tempo debito non si risparmiarono dall’additare Modern Family e Fisica e Chimica quali serie “politicamente scorrette”.
E in un attimo, già prima del debutto, il suo The New Normal è stato censurato nello Utah, dall'emittente KSL-TV, ha suscitato lo scontento e l'indignazione delle One Million Mom, ha fatto esplodere un polverone e ancora prima che andasse in onda, ha fatto sì che si parlasse di Murphy e del suo voler sempre render solito l'insolito.
Partiamo dall’inizio: la nuova comedy del creatore di Glee, in onda dall’11 settembre sulla NBC, racconta le bizzarre vicissitudini di una coppia gay decisa a tutti i costi ad adottare un bebè e ad affittare così una madre surrogato.
Dopo un’accurata analisi, la scelta dei due ricade su una giovane disoccupata incasinata e alquanto bislacca già madre di una bambina, la fotocopia della piccola (e indimenticabile) protagonista di Little Miss Sunshine.
A completare il surreale quadretto familiare, la nonna delle due, la classica donna poco propensa a invecchiare, coi capelli ossigenati, le perle al collo e l’ironia di un serpente a sonagli.
Nel ruolo di David e Bryan, i futuri papà, rispettivamente Justin Bartha di Hangover e Andrew Rannells; in quello della madre surrogato Georgia King, mentre la sua tenera canaglia Shania, è interpretata dall’irresistibile Bebe Wood, e dulcis in fundo, nei panni della terribile granma, una strepitosa Ellen Barkin.
Il tono della sitcom è fresco, leggero e godibile e i personaggi deliziosi, ma il plot, nonostante l’iniziale polverone, non è per nulla originale: il tema della coppia gay, dell’adozione con tutti gli annessi e connessi, lo avevamo senza dubbio già visto in Modern Family, e anche la humour, diciamocelo, non è certo quella che lascia il segno. Troppi e a volte eccessivamente stucchevoli i cliché, che fan sì che The New Normal si conquisti il titolo di stracotto della settimana.

giovedì 5 luglio 2012

NEWS - Clamoroso al Cibali! Tom Cruise avrebbe impedito a Katie Holmes la reunion di "Dawson's Creek": per una volta, laudato sii il saltadivani!
According to unnamed sources in the new issue of Us WeeklyTom Cruise prevented his soon-to-be-ex-wife Katie Holmes from signing on to do a Dawson's Creek reunion movie because he felt "going backward would be bad." Producers were eager to reunite her with old co-stars James Van Der Beek and Joshua Jackson, and the actress was reportedly interested, wanting to "reconnect to her fans" and "have fun"—two things that marriage to her domineering Scientologist husband had prevented her from doing.The real question here: If Cruise thought Holmes returning to the most successful vehicle of her career would have been a bad move, what the hell was he thinking letting her be in Adam Sandler's godawful Jack and Jill? Step your controlling husband game up, Tom.

sabato 16 giugno 2012


Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl

“Nostalgia, nostalgia canaglia!” cantava un famoso duo “folckloristico” italiano nel 1987. La nostalgia, sentimento che facilmente assale ognuno di noi: nostalgia di una persona importante, un luogo speciale, un momento particolare della propria vita, un telefilm. Ops, mi è scappato, eppure è proprio così: noi appassionati di serie tv, siamo fondamentalmente dei nostalgici e tra la novità del momento, nuovi pilot o intricati finali di stagione, nonostante tutto, con la mente siamo sempre lì, ai telefilm legati alla nostra infanzia, adolescenza o crescita, quelli che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro cuore e che tutto sommato, nel bene o nel male non dimenticheremo mai.
L’estate è alle porte, le novità in tv scarseggiano, quale momento migliore per concedersi un vecchio telefilm del passato e approfittare delle numerose repliche programmate nei palinsesti? Per la nostra rubrica Stracult&Stracotti, oggi rispolveriamo proprio tre Stracult, da poco ripartiti in tv per allietare i primi giorni d’estate. Ecco a voi tre serie “vintage” (alcune più di altre, senza dubbio!) da non perdere assolutamente nei mesi a venire!

Chi di voi non ricorda per esempio Jeannie (Barbara Eden), protagonista di Strega per amore? Capelli biondi, tutina rosa e rossa e turbante di seta?
La serie, dal titolo originale I Dream of Jeannie, fu creata alla metà degli anni Sessanta da Sidney Sheldon (autore di Cuore e batticuore) per la NBC, in risposta al grande successo di Vita da Strega trasmesso invece dal network competitor Abc. I primi 30 episodi della serie sono andati in onda in bianco e nero, mentre gli altri 109 sono stati filmati a colori. Una sitcom deliziosamente retrò, leggera, delicata e godibile da un pubblico di tutte le età.
Il plot parte da un espediente semplice quanto surreale: su una piccola isola deserta del Pacifico, all’interno di una bottiglia rosa, l'astronauta Tony Nelson (Larry Hagman) trova un genio di nome Jeannie capace di avverare ogni desiderio con un battito di ciglia o un cenno del capo.
Jeannie che s’innamora sin dal primo istante del “Capitano”, decide di fare i bagagli e seguirlo, cercando in tutti i modi di conquistarlo e mettendolo spesso nei guai!
Per chi se la fosse persa o per chi ne sentisse nostalgia, l’appuntamento è su Fox Retrò, dal lunedì al venerdì alle ore 20:00.

Dal 4 giugno invece, LA5 ripropone, sempre dal lunedì al venerdì, alle 20.25, le favolose, uniche, inimitabili Gilmore Girls di Una mamma per amica, uno degli show più amati di tutti i tempi, concluso ormai 5 anni fa. Coppia indimenticabile, quella formata da Lorelai (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel), ci ha tenuto compagnia per sette lunghe stagioni, mantenendo il pregio che poche serie recenti anni, di non scadere cioè nella banalità e nelle ripetitività. Mai monotone né noiose, le Gilmore hanno lasciato un segno concretonel panorama telefilmico italiano e internazionale in questi anni e nessun family drama è mai riuscito a eguagliarle fino a oggi. Tornare a Stars Hollow fa sempre piacere ed è un vero e proprio toccasana per l’umore!
(Dono dal cielo per i fan, Parenthood, che vede la Graham in un ruolo molto  evicino a quello di Lorelai, a tratti però più maturo e sfaccettato.)

E per tutto coloro che la mattina hanno la fortuna di avere un po’ di tempo libero,
a tenergli compagnia, ci pensa il caro vecchio Dawson (James Van Der Beek), ogni mattina alle 10.30, dal lunedì al venerdì.
Certo, sembra passata una vita da allora, eppure, la serie si concluse nel non troppo lontano 2003: a quell’epoca Pacey (Joshua Jackson) non era ancora un Bishop, Joey (Katie Holmes) non era ancora la signora Cruise, e Jen (Michelle Williams), non aveva ancora prestato il volto alla meravigliosa Marilyn Monroe.
Molte cose sono cambiate, ma l’affetto per Dawson’s Creek, in fondo in fondo, non passerà mai: nonostante i dialoghi troppo contorti e impegnati per dei ragazzi di sedici anni appena, nonostante piccole pecche nella sceneggiatura, nonostante le insopportabili facce di Dawson.
Il teen drama che ha raccolto per alcuni le redini lasciate da Beverly Hills 90210, e che per altri (più giovani) ha invece segnato l’inizio di un’era, ci farà sempre sorridere, riflettere, commuovere. Volenti o nolenti, tutti ci sentiamo un po’ Dawson forse, no? 

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