Visualizzazione post con etichetta Flash Forward. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Flash Forward. Mostra tutti i post

sabato 27 ottobre 2012

Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl

Per inaugurare il ritorno della rubrica  Stracult & Stracotti, non ho avuto il minimo dubbio a eleggere The Walking Dead come la miglior serie della settimana. La premiere di stagione ha segnato un record incredibile per la AMC: oltre 10 milioni di spettatori con un rating nella fascia 18-49 del 5,8 e il secondo episodio non è stato certo da meno.
Non c’è più una democrazia, questo è poco ma sicuro. E ora più che mai, non sembra esserci scampo alla fine. Un Rick più agguerrito e deciso che mai ha preso in mano le redini della situazione, seppur con fatica, guidando i suoi, dopo la dipartita di Dale e Shane, in un labirinto di zombie e disperazione.
I protagonisti di The Walking Dead sono feriti, sfiniti, disperati: una prigione infestata dagli zombie è la loro unica salvezza, e sono disposti a dormire nelle celle, come animali in gabbia, tra schizzi di sangue e cadaveri, pur di trovare qualche ora di riposo.
Sono una squadra, un plotone, sono assassini efferati ed esseri umani così disperati da risultare credibili come non mai. Due episodi ricchi di azione, pathos e intensità hanno aperto la terza stagione che, se riuscirà a mantenere questi ritmi, non avrà precedenti.
Rick ora è il leader, nonostante mai avremmo immaginato che sarebbe riuscito a vestire così bene un ruolo simile, scendendo a compromessi, dimostrandosi disposto a tradire i suoi ideali e i suoi principi per il bene del gruppo.
Spietato, forse anche troppo. Staremo a vedere. Per ora, TWD è senza dubbio lo Stracult della settimana.


Nulla toglie a Revolution il titolo di Stracotto a tutti gli effetti, seppur dopo una manciata di episodi. La serie si J.J. Abrams e Erik Kipke è un miscuglio banale e noioso delle serie che l’hanno preceduta: da Flash Forward a Jericho, da Terra Nova a The Walking Dead, l’impressione generale è che gli autori abbiamo preso idee qua e là e le abbiano buttate dentro l’ennesimo telefilm scifi poco riuscito e per nulla convincente.
È un guazzabuglio d’idee caotico e confuso, infarcito di personaggi e situazioni prevedibili, caratterizzato da una trama esile e da dialoghi così superficiali da risultare incredibilmente prevedibili.
I personaggi, per nulla accattivanti, a tratti diventano addirittura irritanti, dalla protagonista Tracy Spiridakos (Charlie), espressiva quanto una statua di cera o se vogliamo quanto Kristen Stewart in Twilight, a Billy Burke (non per niente padre della Stewart nella saga) che dovrebbe in teoria interpretare il “duro” della serie, ma che in pratica è credibile quanto Paris Hilton nei panni di uno scienziato.
A poco serve la presenza di un attore fenomenale come Giancarlo Esposito (Gus in Breaking Bad) nel ruolo del capitano della milizia, che finisce ingabbiato dalla mediocrità e dall'inconsistenza nello script.
Abrams capitombola ancora una volta, e dopo Undercovers e Alcatraz, aggiunge ai suoi ultimi flop anche Revolution, restando lì, aggrappato a Fringe e Person of Interest, rischiando ahimè, di compromettere il prestigio di attori come Giancarlo Esposito e Elizabeth Mitchell (reduce da un altro flop, V), coinvolgendoli in progetti tanto ambiziosi quanto effimeri.

sabato 18 febbraio 2012

Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl!

Da quando è finito, Lost sembra aver lasciato un buco enorme non solo nei cuori degli spettatori, ma anche e soprattutto nei palinsesti televisivi, al punto che si è cercata e si cerca tutt’ oggi, una serie tv capace di raccoglierne l’eredità.
Partiamo da una considerazione che riprenderemo alla fine: l’ultima stagione si è conclusa il 23 maggio del 2010, appena un anno e mezzo fa e dunque perché ci sembra passato tanto tempo?
Guardando indietro, possiamo contare su una mano o poco più, le “involontarie” vittime scaturite dalla sua eredità.
In principio fu
Jericho, uscito nel 2006, che cercava di calcare l’onda di Lost con un prodotto discreto ma dallo scarso appeal. La produzione fu sospesa dopo la prima stagione e solo grazie a un massivo intervento dei fan che reclamavano un finale, venne prodotta una mini seconda stagione sul web.
Poi arrivò il turno di
Flash Forward, che esordì poco prima dell’ultima stagione della creatura di JJ Abrams, e malgrado un magnifico cast e l’ottimo potenziale fu “bruciata” da un eccessivo carico di aspettative da parte del network non ripagate a dovere in termini di ascolti e tantomeno in quelli economici.
Nel settembre 2010 toccò a The Event, supportato da un potente viral marketing già prima della messa in onda, che a conti fatti però, servì a poco. In questo caso, diversamente da FF, la trama non riuscì a decollare mai veramente: i personaggi erano totalmente privi di una qualsiasi forza emotiva capace di suscitare coinvolgimento nello spettatore, motivo che la condusse alla cancellazione.
Nell’ottobre 2011 a cercare fortuna tra gli “orfani” di Lost giunse anche Spielberg, nelle vesti di produttore in Terra Nova, una serie fantasy piuttosto banale, caratterizzata da un budget di altissimo livello ma dai contenuti troppo poveri per diventare un nuovo successo.
Lo scorso gennaio invece ha debuttato
Alcatraz, figlia dello stesso JJ Abrams, che, da abile venditore qual è, ha inserito nel cast come protagonista uno dei punti cardine di quel Lost tanto invocato dai fan di tutto il mondo, Jorge Garcia, meglio conosciuto come Hurley. E due settimane fa infine è uscito The River, serie che mescola fantascienza e horror dove troviamo ancora una volta Spielberg nelle vesti di produttore, affiancato da Oren Peli, regista della serie di film Paranormal Activity.

E allora concentriamoci proprio su queste due new entries per capire quale sia già uno Stracult, e quale uno Stracotto!

Di Alcatraz avevamo già parlato con entusiasmo qualche settimana fa, mettendo in luce pregi e difetti di uno show ambientato nel carcere più famoso e affascinante del mondo.
Con questa serie Abrams torna e riconquista punti dopo un paio di esperimenti piuttosto deludenti come Undercovers e Person of Interest. Sviluppata su due linee temporali (quella del ’63 e quella attuale) ogni episodio vede protagonista uno dei detenuti di Alcatraz tornati nel presente per i motivi più disparati, e con lo scorrere delle puntate, gli intrecci fra i personaggi sembrano essere ben più forti di quel che appaiono: tornano stilemi e tematiche care a J.J. che ancora una volta ha la straordinaria capacità di creare un hype notevole che incolla lo spettatore al divano. I segreti dell’isola (vi ricorda qualcosa, forse?) sono tanti e ben articolati in un gioco di specchi dove nulla è come sembra: difficile non premiare questo showcome lo stracult di inizio 2012.

Il titolo di Stracotto invece va senza troppi fronzoli a The River, la maxi produzione Spielberg-Peli (Paranormal Activity), girata da Jaume Collet-Serra (The Orphan). L’idea alla base potrebbe anche risultare intrigante, benché non propriamente originale: Emmet Cole, famoso presentatore di un adventure show, svanisce nel nulla durante una delle sue numerose spedizioni lungo il Rio delle Amazzoni. A sei mesi dalla sua scomparsa, la moglie Tess e il figlio Lincoln seguiti 24 ore su 24 dal cinico produttore Qiuetly e dai suoi collaboratori, partono alla ricerca del desaparecido. La principale “novità” della serie è lo stile di regia, un mockumentary girato per lo più in handy-cam per dare  l’idea, appunto, di assistere a una puntata del reality. Quello che appare però a prima vista come uno spunto interessante si trasforma da subito nel suo limite più grande: il finto documentario risulta posticcio e irreale, e telecamere piazzate convenientemente in punti strategici, non sono sempre credibili. A questo va ascritto poi il peggior difetto in cui un horror può incappare: la noia, che caratterizza i novanta minuti della season première. Pathos e tensione sono totalmente assenti, i personaggi sono macchiette da b-movies, la recitazione è troppo enfatizzata e marcata, la sceneggiatura scialba e insipida. Un flop fatto e finito.

E torniamo adesso a riflettere sulla domanda formulata poco fa. Se ci sembra passata una vita da Lost, è perché è stata l’unica serie capace di segnare davvero un’epoca (insieme ad altri telefilm) e la sua chiusura ha sancito la fine di una vera e propria Golden Age.
Inutile cercare oggi in altri show quello che ha rappresentato Lost, soprattutto per il tipo di legame che ha saputo instaurare col pubblico, un legame nato in fretta e che si è rafforzato nel tempo, anche in virtù di abili manovre “extra televisive” che hanno rinsaldato un amore durato anni.
Cercare ossessivamente un altro fenomeno simile è pura utopia, proprio perché nessuno di noi era realmente preparato: chi si sarebbe mai aspettato un tale livello di regia, storia, caratterizzazione dei personaggi da un prodotto televisivo?
Quella di Lost è un’isola dalla quale nessuno di noi sarebbe mai voluto ripartire.
È un’isola su cui, seppur virtualmente, abbiamo vissuto per sei lunghissimi anni.
L’abbiamo spostata temporalmente e fisicamente.
L’abbiamo esplorata, percorsa in lungo e in largo.
L’abbiamo amata, idolatrata, odiata, ogni tanto anche ripudiata.
Eppure, seppur masochisticamente, molti di noi vorrebbero che l’occhio di Jack non si fosse mai chiuso, e in fondo in fondo, vorrebbero il dottore ancora a lì, a battersi per il bene di tutti e per l’amore di Kate.
C’è chi ancora rimpiange quei tempi, quelli in cui ogni settimana ci lasciavamo catapultare in un mondo dove tutto poteva accadere, dove non avevamo bisogno di troppe giustificazioni per spiegare eventi soprannaturali, dove tutto era concesso.
E guai a chi dice che adesso certe “assurdità” non le accetteremo di buon grado: anche oggi a Jack, Sawyer e Locke, saremmo capaci di perdonare tutto, anche oggi accetteremmo situazioni di qualsiasi tipo.
Perché oggi più di ieri, seguiremo i naufraghi dell’Oceanic in capo al mondo, no matter what.
Penso sia sbagliato dire che se Lost andasse in onda nel 2012, saremmo più esigenti e severi, e non sarebbe la stessa cosa, perché in realtà lo sarebbe eccome.
Solo Lost è stato in grado di cambiare la tv, come nessuno aveva mai fatto prima, e come probabilmente, nessuno farà mai da oggi in poi.
La serie di Abrams ha segnato un traguardo importante, una vittoria senza precedenti, marcando un fuoco un universo dove non avrà mai rivali, checché se ne dica.

giovedì 9 giugno 2011

TELEFILM FESTIVAL 2011 - Tutti in costume! Al nono TF si celebra il filone da "spada nella roccia" con "Camelot" e "Game of Thrones"
I serial in costume sono tra i filoni più in auge della recente serialità americana. Esclusiva già confermata al nono Telefilm Festival spicca Camelot (in onda dal 15 settembre 2011 su Joi), tra i serial più attesi della prossima stagione, apripista della nuova ondata di fiction storiche da "spada nella Roccia". Tra i protagonisti, la splendida Eva Green (nei panni di Morgana), ex Bond girl scoperta da Bertolucci in The Dreamers, nonché l’affascinante Joseph Fiennes (Merlino), reduce dal recente FlashForward.
Vento freddo del nord, spade, cavalieri e intrighi sono al centro dell'epico Game of Thrones (in onda in autunno su Sky Cinema 1 HD), kolossal targato HBO dagli effetti molto speciali e dalla lunga e costosa gestazione che ne ha incrementato la mitologia, tratto dal primo omonimo romanzo del ciclo “Cronache del ghiaccio e del fuoco” di George R. R. Martin. Tra i volti noti emergono Lena Headey (Terminator: Sarah Connor Chronicles), Charles Dance (Alien3) e Sean Bean (Il Signore degli Anelli).

Due telefilm, Camelot e Game of Thrones, che sono il presente e il futuro del genere fantasy su piccolo schermo, due rivoluzionari esempi di come spesso i telefilm tentino con successo l’assalto ai temi cari del cinema, facendoli propri e addirittura rilanciandoli a più alti livelli.

lunedì 15 novembre 2010

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Le due televisioni sul nostro telecomando
Ormai esistono due televisioni, sempre più distinte e distanti. Quella di pancia e quella di testa. La prima va in onda sulla tv generalista: è quella delle risse nei talk-show, del voyeurismo da reality, dei bambini spacciati da cantanti adulti, delle fiction "santificate", dei funerali in diretta, dei pacchi scavicchiati con lacrimuccia, delle faccine da circostanza. Quella che fa spippettare Davide Maggio, tanto per intenderci. La seconda è quella che vola alta sul satellite e sul digitale terrestre: programmi tematici e, soprattutto, telefilm. La prima è da pugno nello stomaco, la seconda ti invita a riflettere. Le serie tv, in questo contesto, rimangono un'oasi felice e sempre più solitaria. L'Isola del tesoro. Viene da chiedersi retoricamente se chi guardi "Dexter" o "Mad Men" possa poi abbassarsi a guardare "Grande Fratello" o "Ti lascio una canzone". Se chi ormai guarda in contemporanea con l'America il finale di "Lost" o il lancio di "The Event" possa poi scanalare sulle Miss Italia di Milly Carlucci. In questo inizio di stagione, dati alla mano, sembra di no, guardando la significativa trasfusione di pubblico dalla generalista al satellite. Ancor più, i recenti flop di ascolti sulla generalista di "Lie to me", "The Mentalist", "FlashForward" e "The Big Bang Theory", la dicono lunga. Serie eccellenti rifiutate da un pubblico che si nutre di scazzi e schiamazzi fin dalle prime ore del mattino. E' come se la tv trash avesse generato i suoi anticorpi per rigettare il virus della qualità. Eppure sono i telefilm che tracciano la linea dell'originalità, che t'invitano a riflettere anche dopo il the end di puntata, con i suoi meravigliosi puntini di sospensione. La generalista, tanto per dire, ti incolla due puntate a botta, non lasciandoti il tempo. Il satellite ultimamente ci mette il suo, cambiando la "casa" di serial avviati su altri canali; Cielo, seppure in chiaro, ha scippato a Fox Retro parte dell'egemonia vintage; vengono lanciate in pompa magna anche serie chiuse dopo pochi episodi; è in atto una guerra a colpi di comunicati tra il satellite (Sky) e la generalista (Mediaset e Rai) sull'immobilità del sistema televisivo; la qualità d'Oltreoceano della nuova stagione telefilmica non pare sia eccelsa (a parte "The Boardwalk Empire" e "The Big C"). Nonostante le contingenze, il pueblo unido dei telefilm è più vivo che mai: è rincorso dai pubblicitari (i quali lo definiscono "attivo" rispetto al "passivo" che si nutre dei Pippi Baudi), è il core business delle promozioni dei "pacchetti", è quello che vede gruppi sempre più folti su facebook e twitter. E' quello ignorato dai giornali, che non hanno ancora compreso il suo valore di opinion leader: Natalia Aspesi su "La Repubblica" è arrivata solo oggi a segnalare il sorpasso della tv americana sul cinema - si veda L'Edicola di Lou - quando ormai si è a rischio di ri-sorpasso. Meglio piazzare in pagina le polemiche di Baudo che rifiuta Sanremo o le proteste sui bambini cantanti di Scotti e della Clerici. Nell'opinione pubblica italiana si ragiona ancora di pancia, con i numeri dell'Auditel (anche se non sono più quelli di una volta sulla generalista), con le polemiche create ad arte che si presume attirino lettori-spettatori, con gli orari sballati e i continui cambi di programmazione, con la proposta utopica di Antonio Marano - vicedirettore della Rai - di girare serie tv in inglese (quando la maggior parte degli attori del nostro paese dovrebbe imparare a parlare, perlopiù, in italiano...). Una rivoluzione sotterranea pronta ad esplodere, un bivio davanti al quale occorre prendere una decisione, fare una scelta, schierarsi. La tv di pancia o quella di testa: una scissione che al confronto la separazione di Fini e Berlusconi sembra un neo di Bruno Vespa.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Novembre)

lunedì 13 settembre 2010

NEWS - Eraserhead! I telefilm "di testa" non reggono sulle generaliste: vanno male "The Mentalist", "Lie to me" e "FlashForward". Che sia un rigetto delle serie che si basano sull'intuizione?
I telefilm mentali (o "di testa") non reggono sulle tv generaliste. Il primo dato di quest'autunno televisivo è piuttosto intrigante. Lasciando stare i classici e ritriti discorsi (legittimi) che ormai le serie tv si guardano "scaricate" o successivamente sul satellite/digitale, dal punto di vista dei contenuti emerge l'ipotesi che le serie che si basano sull'intuizione ("The Mentalist", "Lie to me", "FlashForward") e non sulla scienza ("CSI", "Criminal Minds", "Cold Case"...), abbiano meno appeal...Almeno sul pubblico generalista. O che forse il "nuovo corso" intuitivo - che in realtà è un corso "classico", da "Ellery Queen" a "Colombo" - non sia stato ancora metabolizzato...

Insomma, tante pippe, per dire che Italia 1 ha rivoluzionato il palinsesto dopo le prime 2 puntate della seconda stagione di "The Mentalist" e il debutto di "FlashForward". La prima, con un ascolto di 1.740.000 telespettatori nel primo episodio e di 1.977.000 nel secondo, non ha raggiunto i risultati sperati dalla rete, e per questo è stato spostato sia di giorno che di orario: dal 20 settembre, ogni lunedì alle 22.05, preceduto da un episodio di "CSI: Miami" (il meccanismo che la scientifica faccia da traino all'intuizione è seducente...!). Stesso destino (avverso, è il caso di dirlo: come nel telefilm!) per "FlashForward", anch'esso al lunedì dal 20 settembre, ma alle 23.55 con ben due puntate. Confermato - al momento - il doppio appuntamento di giovedì 16 settembre in prima e seconda serata.

Così come ad oggi è confermato per sabato prossimo su Retequattro "Lie to me" dopo il 5% dell'esordio...

Chi vivrà forward, vedrà...!

venerdì 14 maggio 2010

NEWS - "Chuck" e "V" vanno avanti (il Telefilm Festival porta fortuna!!!)! Stop clamoroso (ma atteso) per "Flash Forward". Fine anche per "Scrubs", "Better Off Ted", "Romantically Challenged". "Heroes" chiude con un film tv? In arrivo "Mr. Sunshine" con Matthew Perry e "Detroit 1-8-7" con Michael Imperioli
E' una strage di titoli su ABC. Sintomo della crisi creativa o meno (oltre che degli ascolti), spicca una doppia buona notizia: "Chuck" e "V" sono stati rinnovati per un'altra stagione. Che il Telefilm Festival, che ha ospitato i rispettivi protagonisti (Zachary Levi e Morena Baccarin), porti fortuna? O che i produttori abbiano visto su internet (e facebook) l'ovazione e le "grida" (checchè ne dica Davide Maggio) per entrambi? E per due serie che continuano, ben quattro ci lasciano le penne: "Flash Forward", tra le più pompate della stagione (ma che poi si era un pò accartocciata su sè stessa, spingendo i produttori ad una pausa riflessiva), chiude i battenti e ferma l'orologio. Chiusa anche l'insegna d'oro di "Scrubs", seguita a ruota da "Better Off Ted" (carino ma niente di che) e, dopo poche puntate, "Romantically Challenged" (serie "stregata" per Alyssa Milano!). Una chance in più dovrebbe essere data invece ad "Heroes" - nonostante il jump the shark del bacio lesbo - con un film tv conclusivo che chiuda le vicende super-eroiche.
In rampa di lancio, invece, una masnada di serie tv targate ABC: "Mr. Sunshine" con Matthew Perry (interprete e produttore) nei panni di un allenatore con una crisi di mezza età che lo tormenta; il poliziesco "Detroit 1-8-7" con Michael Imperioli de "I Soprano"; la coppia che si molla sull'altare al centro di "Happy Endings" (con Elisha Cuthbert di "24"); il super-eroico "No Ordinary Family" con Michael Chiklis ("The Shield") e Julie Benz ("Dexter"); "My Generation" (storia di un gruppo di liceali che si incontrano dopo 10 anni); la comedy "Better Together" (con Joanna Garcia di "Privileged"); la nuova serie-fotocopia di Jerry Bruckheimer (in questo caso di "Law&Order" et simila): "The Whole Truth", con Joely Richardson ("Nip/Tuck") e Rob Morrow ("Numb3rs"), indaga su fatti criminosi sia dal punto di vista della procura che della difesa.

lunedì 8 marzo 2010

NEWS - Il tempo si accorcia, l'attesa è finita! "Lost" e "Flash Forward" in onda dopo 24 ore dalla trasmissione USA
Continua l’impegno di Fox Channels Italy per garantire al pubblico le migliori serie tv internazionali in anteprima assoluta e a brevissima distanza dalla messa in onda negli Stati Uniti. "Lost" e "Flash Forward", due tra le serie di punta di FOX (Sky, canale 110), saranno trasmesse a 24 ore dalla messa in onda americana, in versione originale sottotitolata in italiano. Una novità di programmazione che va incontro ad un pubblico appassionato e sempre più esigente come quello di Sky. Questa offerta si aggiunge alla consueta programmazione degli episodi doppiati in italiano ad una settimana di distanza dagli USA. Il tutto con la spettacolarità delle immagini in alta definizione. Si comincia con la 6a ed ultima stagione di "Lost". Dal 17 marzo ogni mercoledì alle 22.00 verrà proposto in versione originale con sottotitoli in italiano l’episodio andato in onda 24 ore prima in USA. Le novità non riguardano solo "Lost". FOX infatti accorcia i tempi anche per quanto riguarda "Flash Forward", che riprende a marzo dopo la pausa invernale. La serie riparte su FOX venerdì 19 marzo alle 21.10 con ben due nuovi episodi appena trasmessi negli USA che verranno messi in onda in versione originale con sottotitoli in italiano, per continuare a ricostruire il mosaico sul misterioso black out planetario che ha bloccato per 2 minuti e 17 secondi l’intero pianeta proiettando nel futuro.

Questa la struttura della nuova programmazione per le due serie.

"Lost":
Dal 17 marzo, ogni mercoledì alle ore 21.10 episodio con doppiaggio italiano a una settimana dalla messa in onda USA (il 17 marzo andrà in onda il 7° episodio); alle ore 22.00 nuovo episodio in versione originale con sottotitoli italiani a 24 ore dalla messa in onda USA (il 17 marzo andrà in onda l’8° episodio).

"Flash Forward":
Venerdì 19 marzo ore 21.10 episodi 11 e 12 in versione originale con sottotitoli in italiano.
Venerdì 26 marzo ore 21.00 episodi 11 e 12 questa volta doppiati in italiano, e a seguire alle 23.00 il 13° episodio in prima visione assoluta per l’Italia a sole 24 ore dalla messa in onda Usa, in lingua originale e con i sottotitoli in italiano.
Dal 2 aprile ogni venerdì alle ore 21.10 episodio con doppiaggio italiano a una settimana dalla messa in onda USA (il 2 aprile andrà in onda il 13° episodio); alle 22.00 episodio in versione originale a 24 ore dalla messa in onda USA (il 2 aprile andrà in onda il 14° episodio).

lunedì 8 febbraio 2010

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Non basta un nome per fare primavera
I primi mesi del 2010 inducono già a qualche previsione per il futuro. L’anno precedente si è chiuso con un’unica scommessa, peraltro vinta alla grande: “Glee”. A fronte di network e major che, in tempi di crisi, hanno tirato i remi in barca, Fox è stata ripagata dall’investimento anche economico – si pensi solo ai diritti musicali delle cover utilizzate! – portando la serie ad essere la più seguita, tra le nuove, nel pubblico femminile tra i 18 e i 49 anni, senza contare il primato della colonna sonora nelle classifiche discografiche. Insomma: la qualità unita al rischio paga. Altra tendenza da tenere d’occhio: la programmazione americana. Se è vero che “The Big Bang Theory” sia un hit in ascesa – sit-com più vista nel pubblico 18-49 anni - è altrettanto vero che la sua collocazione dopo “Due Uomini e Mezzo” sulla CBS le ha fatto da trampolino da lancio che manco la Cagnotto si sognava. Ma non è il solo riflettore da accendere: in tempi di magra, i network tendono sempre più a giocarsi pochi episodi all’inizio di stagione per poi compiere un salto – sperando che non sia un jump the shark - di mezza stagione. Il caso di “Flash Forward” (nomen omen) è emblematico. Non è propriamente una novità, era già successo con “Lost” e “Prison Break”. Per questo major e network studiano strategie da marketing guerrilla, intasando siti, blog e community con stralci di notizie, dietro le quinte, gossip che possano in qualche modo destare l’attenzione nei mesi di pausa. Basterà? Se vogliamo è anch’essa una scommessa: il pubblico rimarrà inchiodato al teleschermo o comunque tornerà all’ovile? Se la possibilità poteva valere qualche anno fa, oggi le “distrazioni” sono sempre maggiori e il pubblico (americano in questo caso) non è più così fedele. La differenza tra il pubblico italiano e quello americano è che il nostro è schifato, il loro scafato. Riconosce una “bufala” al sol sentire “venghino, signori, venghino”. Segnale non incoraggiante per i volti famosi: non basta il nome altisonante per portare il telefilm al successo. Kelsey Grammer (mitico ex di “Frasier”) non ha sfavillato in “Hank”; se ha catalizzato l’attenzione dei gossip per le sue condizioni di salute, Mischa Barton non è riuscita a sollevare le sorti di “The Beautiful Life” (manco la firma di Ashton Kutcher è servita); nonostante la presenza di Christian Slater, “The Forgotten” era meglio che rimanesse “dimenticato” come suggeriva il titolo, nonostante, anche qui, la “benedizione” produttiva di un nome di grido qual è Jerry Bruckheimer; gli innesti vintage vanno bene alla Mostra del Castello Belgioioso alle porte di Pavia, non in una serie tv: Heather Locklear nel nuovo “Melrose Place” e l’ex coppia di rivali sul set Shannen Doherty e Jennie Garth a “90210” sembra che si impegnino più a fare una respirazione bocca-a-bocca ai rispettivi serial che a dimostrare il fascino intatto. Tendenza vampiri: l’anemia draculesca va forte, i ciuffi alla Pattinson di “Twilight” sono i più richiesti nei coiffeur alla moda e se “Vampire Diaries” è il titolo più visto di CW sotto i 35 anni ci sarà pure una ragione, nonostante una parte della critica americana gridi allo “sfruttamento” generazionale. Avranno i canini avvelenati. La primavera, oltre a “Glee”, “NCIS: Los Angeles” e “Modern Family” (quest’ultimo è il programma al debutto più visto in assoluto nel pubblico 18-49 anni), potrebbe consegnarci altre conferme con le riprese dei quasi-hit “V”, “Flash Forward”, “Cougar Town” e “The Middle”. Se son rose, soprattutto in primavera, fioriranno…
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Febbraio)

lunedì 14 dicembre 2009

NEWS - Per non Gleessare su quel sasso nello stagno dei serial-cloni...Replica alla alzata di scudi minzoliniani
Ha suscitato più di una reazione e qualche alzata di scudi il Post del 6 dicembre scorso, ovvero la ripresa della rubrica di dicembre di Telefilm Magazine, "La vita è una cosa serial", in cui provocatoriamente - ripeto: provocatoriamente, non "polemicamente" - lanciavo il sasso nello stagno di serie-cloni, più che altro mancanti di originalità, che hanno contraddistinto l'inizio di stagione a "stelle e strisce". E siccome non tiro indietro la mano, occorre specificare. Sebbene alcuni riferimenti fossero volutamente ridondanti ("Modern Family"=moderna, modernissima "Famiglia Bradford", o la faccia più ilare di "Brothers&Sisters"...o la rivisitazione di "Sposati con figli" del 1987, vista la presenza di Ed O'Neil), certi link non erano poi così estremi come potevano sembrare (il parallelo tra "MF" e "Sposati con figli", per esempio, è stato lanciato per primo dall'autorevole "Entertainment Weekly", la bibbia della tv americana). Quello che aggiungo è che non ho voluto mettere in discussione per forza la qualità, come qualcuno ha frainteso. Qualcun'altro ha giustamente detto che, essendo le note 7...basta saperle comporre sapientemente. Ma se il sondaggio lanciato da Tv Blog (vedi link a fine Post) afferma che per oltre il 50% dei votanti "i nuovi telefilm americani sono troppo simili ad altri già andati in onda" e solo il 20% sostiene che siano "una boccata di aria fresca" (mentre oltre il 20% non ha ancora avuto occasione di vederli), qualcosa vorrà pur dire. Personalmente considero egregi "Glee" (Telefilm Cult è stato tra i primi a scommettere sulla nuova opera di Ryan Murphy, già il 4 luglio scorso), "Modern Family" e "Cougar Town" (queste ultime due serie hanno contribuito al rilancio delle sit-com familiari, anche se sui generis, e saranno al centro della prossima rubrica di Telefilm Magazine). Così come la definizione di "Bones" e "Fringe" sulle orme di "X-Files" non è certo nuova e non mi appartiene (in realtà la citazione del fanta-cult di Chris Carter la fanno ironicamente proprio i due personaggi di "Bones"...!!!). Anche gli agenti Mulder e Scully, a loro tempo strizzavano l'occhio, nella loro relazione del "terzo tipo", a John Steed ed Emma Peel di "Agente Speciale", se vogliamo, ma poi la loro forza è stata quella di sapersi smarcare, com'è possibile che riescano nell'intento la serie di J.J. Abrams e quella con David Boreanaz. Quello che mi pare indubbio e oggettivo è che mai come in quest'autunno le idee veramente originali latitino: ottimi prodotti, ben confezionati anche ("Flash Forward" ne è l'esempio più lampante), ma senza quel quid per fare il botto, per rimanere nell'immaginario ("Glee" è l'eccezione che conferma l'ipotesi). Sembra quasi che gli sceneggiatori americani, che fino a poco tempo fa avevano spinto proprio "Entertainment Weekly" a intitolare in copertina "The New Golden Age" riferito alle brillanti penultime stagioni seriali, ora si siano trasformati in (ottimi, per carità) adattatori, declinatori. Alla faccia di quei Minzolini che vorrebbero che fosse tutto oro quel che luccica...

http://telefilmcult.blogspot.com/2009/12/la-vita-e-una-cosa-serial-allarme-usa-i.html#links
http://telefilmcult.blogspot.com/2009/07/news-i-titoli-su-cui-puntare-per-la.html#links
http://www.tvblog.it/post/17127/telefilm-200910-vere-novita-o-brutte-copie
http://tuttofamedia.splinder.com/post/21841100/TvBlog+rilancia+una+polemica+d
http://chiarapoli.blogspot.com/2009/12/crisi-creativa-in-tv.html#comment-form

giovedì 10 dicembre 2009

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm tratti dai giornali italiani e stranieri

TEMPI
Gossip mother

“Se fino a pochi anni fa le tempeste ormonali e spenderecce di adolescenti televisive piombavano dal sogno alla realtà solo guardando in faccia la propria mamma, come la mettiamo oggi se le madri sono in prima fila ad augurarsi un futuro fatto di sogni da gossip girl?”.
(Annalena Valenti, 28.10.2009)

BALLARO'
Obiezione, Vostro Onore!

“Ma Ghedini ha preso lezioni da Perry Mason?”.
(Maurizio Crozza, 06.10.2009)

IL FATTO QUOTIDIANO
Notizie da Roth...amare

"Non mi perdo una puntata del Tg1 di Minzolini: è meglio di 'Lie to me'".
(Daniele Luttazzi, 13.10.2009)

IL MESSAGGERO
Viva la Pa-Pa-Pa-Pavone...!

"Vorrei cantare con Rita Pavone, ha un carisma incredibile".
(Laura Esquivel, 25.10.2009)

THE OBSERVER
Tutti pazzi per “MM”
“’Mad Men’ è di gran lunga il miglior programma in onda non solo in Inghilterra, ma in tutti gli altri Paesi: siete pazzi se non lo guardate…!”.
(Kathryn Flett, 15.10.2009)

CORRIERE DELLA SERA
La magia del destino di "Flash Forward"

"Gli Stoici avevano risolto il problema con una certa rassegnazione: i fati guidano i volenti e trascinano i nolenti. Ma come si sarebbe comportato lo Stoico di fronte a un' incursione del destino nella quotidianità sotto forma di flash forward? Lacerato il manto mal rattoppato della Ragione, ci troviamo di fronte all' Inaccessibile? Il flash forward è una tecnica narrativa che consente di visualizzare un balzo nel futuro; l' esatto opposto dell' abusato flash back, il salto nel passato. «Flash forward» si ispira al romanzo Avanti nel tempo del canadese Robert J. Stayer e porta la firma dello sceneggiatore e regista David S. Goyer (visionario co-autore di Batman Begins e Il cavaliere oscuro, i due successi cinematografici di Christopher Nolan) e di Brannon Braga («24», «Star Trek: Enterprise»). La serie racconta le conseguenze di un improvviso e misterioso black out planetario che porta l' intera umanità a perdere coscienza nello stesso istante. Per 2 minuti e 17 secondi tutti gli abitanti della terra hanno una visione di cosa accadrà loro sei mesi più tardi e dovranno iniziare a fare i conti con il loro futuro. In realtà non è con il futuro che bisogna fare i conti ma con il nostro destino: impresa ardua anche per un agente FBI come Mark Benford (Joseph Fiennes) incaricato di raccogliere sul web tutte le testimonianze sul futuro in modo da comporre «Il Mosaico Collettivo», il domani sotto forma di puzzle. Ambientato nella Los Angeles di «Crash» di Paul Haggis, erede di molte tematiche di «Lost», «Flash forward» è una lunga interrogazione sul destino, cioè la domanda delle domande cui l' uomo tenta di dare una risposta da quando non subisce come le bestie; da quando Amleto si accorge che «The time is out of joint», è fuori dei cardini: lo dobbiamo accettare il nostro futuro o possiamo eluderlo? E vivere significa subire la magia del destino...".
(Aldo Grasso, 07.10.2009)

domenica 6 dicembre 2009

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Allarme Usa: i nuovi telefilm son foglie morte!
L’autunno telefilmico americano è drammatico. Non per creare allarmismo, non per struggerci nel pessimismo, ma l’onda lunga della crisi creativa a “stelle e strisce” continua e rischia di diventare tsunami. Ormai l’alibi dello sciopero degli sceneggiatori non regge più. A sfogliare i titoli della stagione, c’è da mettersi le mani nei capelli per l’invasione di serial-cloni e per le poche idee davvero originali. “Cougar Town” con Courteney Cox e “Accidentally on Purpose” con Jenna Elfman: tutto già visto in “A casa di Fran” (2005) con Fran Drescher. “The Good Wife” con Julianna Margulies fotocopia lo start-up di “In tribunale con Lynn” (1999), a sua volta già opera di un “taglia&incolla” nell’italiana “Cuore contro cuore” (2004). “The Forgotten” con Christian Slater rispolvera indagini poliziesche dimenticate come “Cold Case” (peraltro entrambe prodotte dalla stella in discesa Jerry Bruckheimer). “Trauma” non ha nulla di nuovo rispetto alle “Squadra Emergenza” (1972, 1999). "Mercy" è deja vu dopo l'avvento infermieristico al femminile del contemporaneo "Nurse Jackie". “The Beautiful Life” è crollata sotto gli scandali della vita poco beautiful di Mischa Barton – meglio un reality su di lei, forse – e gli echi di “Models Inc.” (1994). Ad un primo impatto “White Collar” sembra la versione tv del film “48 ore” (1982) di Walter Hill. “Flash Forward” – lanciata come la serie evento della stagione – declina ulteriormente il forward già visto in “Lost” (2004) e “Heroes” (2006). Quest’ultimo telefilm, a proposito, ha compiuto il suo jump the shark col bacio lesbo. I vari “CSI” sembrano mostrare la corda con i sempre più frequenti crossover vitalizzanti. “Lie to Me” e “The Mentalist” procedono di pari passo verso la ripetitività (già dopo una decina di puntate si è pervasi dalla sensazione di un “tutto qui?”). “Curb Your Enthusiasm” si riaccende con una puntata-reunion del cast di “Seinfeld”. “Castle” è un “Signore in Giallo” che intraprende una relazione alla “Moonlighting” (1985). “The Vampire Diaries” e “Three Rivers” succhiano sangue dal successo di “True Blood” (e prima di “Buffy”). I sequel di “Beverly Hills” e “Melrose Place” cercano il riadattamento ai giorni nostri, ma poi sono costretti a richiamare sul set i volti che avevano illuminato le serie originali. “Bones” e “Fringe” sopravvivono e cercano di scostarsi sempre più dal pesante ricordo del "terzo tipo" di “X-Files”. I figli di Abrams (J.J.), Roberto Orci e Alex Kurtzman, non hanno nulla di meglio da fare che metter mano ai remake di “Matt Helm” (1975) e “Squadra Hawaii Cinque Zero” (1968). “Eastwick” e il già avviato “Crash” dicono grazie al grande schermo. "Dollhouse" reca in sè il nocciolo di "Strange Days" (1998) di Kathryn Bigelow. "Dexter" e "Desperate Housewives" arruolano ottimi caratteristi per dare nuova linfa: il primo John Lithgow, il secondo Drea de Matteo. La quarta stagione di "Ugly Betty" promette - dalle parole del suo ideatore Silvio Horta - "una trasformazione", a cominciare dal look più sexy di Betty. L'episodio speciale di Halloween di "Medium" ingloba sequenze dal cult di George Romero "La notte dei morti viventi" (1968). Anche i più promettenti pagano pegno: "Glee" di Ryan Murphy è una pregevole "spugna-parodia" dei talent-show e dei musical; "Modern Family" è una "moderna" (modernissima) "Famiglia Bradford" (o la faccia ilare e più leggera di "Brothers&Sisters"...o la rivisitazione di "Sposati con figli", del 1987, vista la presenza di Ed O'Neill...). Impensabile fine a qualche mese fa che "Mad Men" potesse essere criticato, eppure "Variety" ci è andato giù duro con la seconda stagione ("s'illumina solo sporadicamente come la prima", ha scritto l'influente Brian Lowry). Insomma, un autunno di foglie morte che rischia di compromettere la rinascita (primaverile?) di un genere che fatica a riprendersi, a far crescere nuovi germogli da un humus piuttosto compromesso dalle inondazioni (di attualità, di crisi economiche e di contingenze scioperistiche) che ormai sono alle spalle. Con la speranza che qualcuno se ne sia accorto e non si crogioli nei fasti perduti. (Articolo di Leo Damerini su "Telefilm Magazine" di Dicembre)

venerdì 19 giugno 2009

NEWS - Avanti (e indietro), marsh! Da settembre al via "Flash Forward", il nuovo "Lost" (così è se vi pare)
(di Fracesca Scorcucchi) (ANSA) LOS ANGELES -- In molti l'hanno paragonata al nuovo 'Lost' per via del colpi di scena e dei salti temporali, e in molti scommettono sul suo successo: 'Flash Forward', la nuova serie televisiva prodotta da ABC, andra' in onda dal prossimo settembre negli Stati Uniti e in Italia da ottobre su Fox, canale 110 di SKY. Ieri e' stato presentato a Los Angeles il pilot. Volutamente mostrato sul grande schermo dal regista e produttore David Goyer ('The Dark Knight') e da Marc Guggenheim ('Eli Stone', 'Brothers and Sisters'), produttore esecutivo, il primo episodio della serie vede protagonista Joseph Fiennes ('Shakespeare in love') nei panni di un poliziotto coinvolto in uno spettacolare incidente stradale. Uscito indenne dalla macchina distrutta l'uomo si accorge che non si e' trattato di un incidente ma di una perdita di conoscenza, durata 2 minuti e 16 secondi, che non ha riguardato solo lui ma tutta la popolazione mondiale. Durante lo svenimento tutti hanno avuto visioni di cosa accadra' loro sei mesi dopo, il 29 aprile del 2010. La serie tv si sviluppera' fra i flash in avanti dei protagonisti (fra gli altri anche John Cho, Sonya Walzer, la Penelope di 'Lost', e il creatore del cartone animato 'Family Guy', Seth MacFarlane). Piacevoli o spiacevoli che siano, questi flash porteranno a una ricorrente domanda: e' possibile modificare il corso del futuro una volta che lo si conosce? ''La comparazione con Lost ci inorgoglisce, ma al contrario di cosa accade nel telefilm di JJ Abrams, - hanno spiegano David Goyer e Marc Guggenheim - non occorrera' attendere la fine della serie per avere le risposte alle domande che lo sviluppo della trama creera'. Al termine di ogni stagione tutti i flash in avanti del protagonisti verranno spiegati''. Il regista Goyer ha fatto sapere poi che sono state programmate almeno tre stagioni, che diventeranno sei se lo show avra' successo. Un'altra caratteristica che distingue "Flash Forward" da serie televisive del passato e' la globalita' dell'evento. ''Al contrario di cosa accade solitamente, dove a Wisteria Lane puoi fare abitare solo un numero limitato di persone - dice Guggenheim, riferendosi ad un altro successo televisivo, "Desperate Housewives" - noi abbiamo potenzialmente 6 miliardi e mezzo di personaggi che potrebbero essere pratagonisti, giacche' il fenomeno che raccontiamo e' globale. Alcuni episodi verranno ambientati in varie parti del mondo. Non siamo ancora sicuri di voler impiegare star locali quando succedera'. Il timore e' che distolgano l'attenzione dalla trama''. Difficile dare una definizione di genere a "Flash Forward": ''Non e' un poliziesco, non e' una serie medica, quello che promettiamo - conclude il regista - e' solo che la serie offrira' sorprese e sovvertira' le aspettative del telespettatore''.

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)
Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

Lick it or Leave it!

Lick it or Leave it!