
 LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Ottanta Revival: iniezione retrò in attesa del futuro
LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Ottanta Revival: iniezione retrò in attesa del futuroChissà se la riforma sanitaria fortemente voluta da 
Barack Obama entrerà presto nelle sceneggiature telefilmiche. Quale sarà la prima serie ad aggiudicarsela, a sventolarla nei credits, a inglobarla nei 
plot? Quale titolo si schiererà per primo, pro o contro? “
Grey’s Anatomy”, “
Dr. House”, “
Nurse Jackie”? In attesa di risposte, c’è una gran voglia di ritorno al passato. Non necessariamente con punte di nostalgia. E non solo telefilmicamente parlando. Nella musica son tornati prepotentemente i suoni anni ’80: è un tripudio di synth con 
La Roux, 
IAMX, 
Lady Tron, 
Little Boots, 
Junior Boys,
 Rubicks, 
Fisherspooner…Provate a mixare “
Poker Face” di 
Lady Gaga con “
Sweet Dreams” degli 
Eurythmics e ne avrete la prova. Tornano in scena pure gli 
Spandau Ballet, dopo le 
reunion già salutate da entusiasmo dei 
Duran Duran, 
Yazoo, 
Ultravox, 
DAF. Torna in auge la 
New-Wave, addirittura con un festival ad hoc (a Fano, a fine luglio scorso). Stili 
Eighties anche nella moda: bretelline sottili alla 
Kajagoogoo, trucchi marcati alla 
Human League, eyeliner e mega-orecchini alla 
Visage, t-shirt sotto la giacca con immancabili spalline alla 
Mazinga-Z. Su 
Facebook non si contano più i gruppi che rivorrebbero in commercio lo 
Slaim o la 
Micronite. Il 
Subbuteo è più vivo che mai e conta migliaia di praticanti – oltre che di irriducibili fedeli – in tutto il mondo, Italia 
in primis (si veda: 
http://oldsubbuteo.forumfree.net/). C’è in giro voglia di leggerezza tipica di quegli anni, ma anche di quella creatività che ha caratterizzato la decade dell’era 
Thatcher. Il vento mediatico di 
FoxRetro spira in questo senso. Non è stata tanto una geniale invenzione di marketing, quanto la capacità di intercettare la moda del momento. Voglia di fermarsi, più che di guardarci indietro con la lacrima pronta. E’ come se ci volessimo prendere una pausa in una piazza di sosta per uno spuntino, per poi ripartire più veloci di prima. E’ come quando da bambino non vedi l’ora di arrivare all’autogrill costruito come un ponte, per gustarti i maccheroni al sugo guardando le macchine che passano sotto: dopo l’iniziale stupore che ti distoglie dal piatto fumante, fissi nella memoria una macchina o un camion per vedere se dopo il pranzo ormai freddo li risorpasserai. Scorgi la Ford Torino di 
Starsky e Hutch o le Ferrari di 
Magnum P.I. e Sonny Crockett: non vedi l’ora di tornare in macchina e fiondarti nella loro scia. Telefilmicamente, siamo alla finestra, con la faccia incollata al vetro. La sensazione è che viviamo una versione anni ’80 di “
Life on Mars”. Le storie dei nuovi titoli d’Oltreoceano sembrano voler raccontare meno la realtà quotidiana, quella sociale e quella politica, per farle semmai emergere dai volti dei protagonisti, dalle loro vicende personali. A piccole dosi, di sguincio. In passato, nel recente passato, si è sfiorato l’eccesso. Poi il reflusso: l’inizio dell’uso (smodato) dei 
flashback, titoli “a ritroso” come, appunto, “
Life on Mars” (inglese non a caso: è in Europa che questa spinta al passato tipicamente Ottanta è risultata più propulsiva), “
The Class”, “
Everybody hates Chris”. Con il recente “
Dollhouse” è come se si volesse impedire che qualcuno ci cancelli tutta la memoria: abbiamo diritto al ricordo, seppure di “
strange days” ed emozioni non sempre piacevoli…E’ come se si volesse costruire un ponte (come quello dell’autogrill) per vedere passare sotto i personaggi: taluni decisi, altri disperati, altri ancora storditi. Non si sa in quale direzione s’incamminino: c’è la carreggiata che li teletrasporta al futuro e quella che li riporta al passato. Tu con loro. Dipende da dove ti siedi a gustarti i maccheroni. (Articolo di 
Leo Damerini pubblicato su "
Telefilm Magazine" di 
Ottobre)