Visualizzazione post con etichetta La vita è un telefilm. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta La vita è un telefilm. Mostra tutti i post
mercoledì 1 aprile 2015
GOSSIP - Il tuo "Empire" è metà mio! E' una serie? No, è il divorzio, bellezza! Terrence Howard rincorso dalla ex moglie per gli alimenti (dopo il successo). La vita è proprio un telefilm...
News tratta da "TMZ"
Terrence Howard owes his ex-wife $508,000 and counting ... so she claims, and she's gunning for a payday. Michelle Ghent claims Terrence has been hiding assets and grossly undervaluing what he makes a month to avoid his spousal support obligations.
TMZ broke the story ... Terrence is required to pay Michelle $5,800 a month in spousal support, but if he makes more than $62,500 a quarter, she gets 21% of the excess. According to her docs, Terrence made $125,000 an episode in Season 1 and he's sure to get a huge raise.
Michelle claims Terrence has not only failed to pay the 21%, but she says he's way behind in the $5,800 monthly obligation ... to the tune of more than $100k.
Also according to Michelle's docs, Terrence is using his first ex-wife's business to divert his earnings, making it appear he earns very little. In fact, Terrence claimed as recently as November all he was getting in the way of income was just shy of $6k a month ... money that was paid by the ex-wife's business.
"Empire" started shooting in September, so that's when the bucks started rolling in.
But all good things come to an end, and according to the divorce, Michelle's spousal support ends next year.
News tratta da "TMZ"
Terrence Howard owes his ex-wife $508,000 and counting ... so she claims, and she's gunning for a payday. Michelle Ghent claims Terrence has been hiding assets and grossly undervaluing what he makes a month to avoid his spousal support obligations.
TMZ broke the story ... Terrence is required to pay Michelle $5,800 a month in spousal support, but if he makes more than $62,500 a quarter, she gets 21% of the excess. According to her docs, Terrence made $125,000 an episode in Season 1 and he's sure to get a huge raise.
Michelle claims Terrence has not only failed to pay the 21%, but she says he's way behind in the $5,800 monthly obligation ... to the tune of more than $100k.
Also according to Michelle's docs, Terrence is using his first ex-wife's business to divert his earnings, making it appear he earns very little. In fact, Terrence claimed as recently as November all he was getting in the way of income was just shy of $6k a month ... money that was paid by the ex-wife's business.
"Empire" started shooting in September, so that's when the bucks started rolling in.
But all good things come to an end, and according to the divorce, Michelle's spousal support ends next year.
venerdì 15 giugno 2012
NEWS - Divino divano. L'identikit dell'anima dei "Maniaci seriali" nel nuovo libro di Chiara Poli
Dal 19 giugno 2012 l'ebook di
Chiara Poli per le Edizioni di
Cineforum, con Prefazione di Leo Damerini sarà disponibile su: cineforum.it,
Amazon Kindle Store, iBookstore, Ultimabooks.it, ibs.it, bol.it, lafeltrinelli.it, mediaworld.it, libreriauniversitaria.it, e in molti
altri store.
Chi sono i maniaci seriali? Come ci si “innamora”
di una serie tv? Quali meccanismi ci sono alla base dei processi
d’identificazione con storie e personaggi? Com’è cambiata la fruizione dei
telefilm in Italia?
Queste sono alcune delle domande alle quali
risponde Chiara
Poli, giornalista esperta di
serie tv da 5 anni al lavoro sui contenuti dei siti ufficiali delle reti FOX
italiane. “Maniaci
seriali” è disponibile
esclusivamente in ebook per ragioni che l’autrice spiega nel libro e
acquistabile presso numerosi store on line. Il volume contiene un’analisi della
“mania” per i telefilm, della passione che spinge al “consumo di massa” delle
serie tv tutti quei telespettatori che non si perdono una puntata della loro
serie preferita. O delle due, dieci, venti serie che preferiscono.
I maniaci seriali, come spiega nella
prefazione Leo Damerini
– fondatore dell’Accademia dei
Telefilm, ideatore del Telefilm Festival, autore del “Dizionario dei Telefilm” e
co-autore de “La vita è un telefilm” insieme alla Poli – sono quelli
che “vivono i telefilm sulla propria pelle, che ci
interagiscono manco fossero in Videodrome. Quelli che senza una serie tv a sera
(se possibile, anche di mattina e pomeriggio, tempo permettendo), non vanno a
nanna tranquilli. Quel folto pubblico, sempre di più, che dopo la fine di Dr.
House o delle Desperate Housewives sfoggia il lutto al braccio”.
Chiara Poli, conosciuta col soprannome de
“La maniaca seriale”
grazie al suo
canale YouTube e alla sua rubrica per Tiscali Spettacoli dedicata alle serie tv,
mette a frutto la sua esperienza decennale come giornalista e scrittrice
specializzata in telefilm per riflettere sul modo in cui i racconti seriali
influiscono sull’umore di chi li segue, su come la loro colonna sonora diventi
parte integrante della vita dei suoi fan, sugli interventi della censura che
colpisce le serie in Italia e sul modo in cui la pay tv ha rivoluzionato la
fruizione televisiva nel nostro Paese.
Con lo sguardo attento ed esperto di una
professionista del settore con un curriculum unico nel suo genere, Chiara Poli
ci accompagna attraverso un viaggio fatto di testa e di cuore, di conclusioni
maturate dall’esperienza lavorativa e dalla passione di quel cuore di fan che l’autrice mostra apertamente fin dagli esordi
della sua carriera.
A conclusione del percorso di riflessione sul
rapporto fra i telefilm e i loro
fan,
“Maniaci seriali” dedica un capitolo a Lost e uno a The Walking Dead: due serie che hanno coinvolto in modo diverso,
ma altrettanto importante, la platea mondiale delle serie tv. All’interno del
libro sono numerosi gli esempi che fanno riferimento anche ad altre serie, fra
le più amate e seguite di oggi e di ieri: Buffy (oggetto del primo libro di
Chiara Poli “Ammazzavampiri – il
primo libro italiano sul serial tv Buffy”, Edizione ETS – Edizioni di Cinefourm, 2003),
Angel, X-Files, Star Trek, True
Blood, Il trono di spade, Dexter, Scrubs, Medium, Grey’s Anatomy, Sex and the
City, C’era una volta, Desperate Housewives e tante altre.
“Maniaci seriali” è un’opera unica nel suo genere,
strettamente legata alle esperienze personali dell’autrice che si mette in gioco
in prima persona e ricca di momenti emozionanti.
“Con l'opera di Chiara la quadratura del cerchio
è compiuta” chiosa ancora
Damerini nella prefazione “Dopo una decade di sdoganamento del genere
seriale compiuto sui media, anche attraverso saggi e pubblicazioni
specializzate, ecco un mirabile ritratto a tutto campo - in più di un'occasione
toccante - dell'anima e del cuore che pulsano tra i seguaci delle serie tv.
Capire loro, attraverso gli occhi dell'autrice, è tanto emozionante quanto far
sedere sul nostro divano i protagonisti dei telefilm preferiti.”
“Maniaci seriali: le serie tv e i loro fan” di
Chiara Poli, Edizioni di Cineforum
Ebook disponibile on line dal 19 giugno 2012 al prezzo di € 6,90
Edizione: Edizioni di Cineforum
Autore: Chiara Poli
Collana: Cineforum ebook
Prezzo: € 6,90
Ebook disponibile on line dal 19 giugno 2012 al prezzo di € 6,90
Edizione: Edizioni di Cineforum
Autore: Chiara Poli
Collana: Cineforum ebook
Prezzo: € 6,90
INFO: CINEFORUM - Via Pignolo, 123 - 24121 Bergamo
Tel. +39.035.36.13.61 - Fax +39.035.34.12.55
e-mail: info@cineforum.it - http://www.cineforum.it
Tel. +39.035.36.13.61 - Fax +39.035.34.12.55
e-mail: info@cineforum.it - http://www.cineforum.it
Etichette:
Accademia dei Telefilm,
Angel,
Buffy,
Chiara Poli,
Dexter,
Dizionario dei Telefilm,
La vita è un telefilm,
Leo Damerini,
Libri,
Lost,
NEWS,
Scrubs,
Telefilm Festival,
The Walking Dead,
True Blood,
X-Files
venerdì 10 dicembre 2010
Oltre 2500. Oltre le 2500 copie vendute e oltre 2000 citazioni, tra frasi e battute, tratte da piccole e grandi serie tv di tutti i tempi. I pensieri, i motti, i tormentoni, le riflessioni, le massime e gli ipse dixit dei grandi protagonisti dei telefilm, sempre più specchio della società e di noi stessi. Ma anche le frasi dei personaggi secondari, se non addirittura solo di passaggio, perché se è vero che le serie tv sono sempre più simili alla realtà, allora anche le "comparse" a volte hanno la loro importanza.
"LA VITA È UN TELEFILM", edito da Garzanti, raccoglie le 2020 frasi che hanno fatto la storia delle serie tv dalle origini ad oggi nella più completa enciclopedia tematica del genere seriale. L'opera è scritta a quattro mani da Leopoldo Damerini, già co-autore del popolare "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti) - vera a e propria Bibbia delle serie tv definito da Aldo Grasso, sul "Corriere della Sera", "il Guru dei telefilm", nonchè fondatore dell'Accademia dei Telefilm e Direttore Artistico del Telefilm Festival e da Chiara Poli, tra le più apprezzate e competenti analiste del genere seriale, nonché autrice di "Ammazzavampiri – La prima guida italiana al serial TV Buffy" (Edizioni ETS – Edizioni di Cineforum).
Il volume, suddiviso in 300 categorie di facile consultazione dalla “A” di Amore alla “V” di Vita, non è una semplice enciclopedia. Come spiegano Damerini e Poli nell'Introduzione de "LA VITA È UN TELEFILM": «Il libro nasce con l'intento di raccontare come siano cambiati i telefilm e noi con loro, quanto ci abbiano appassionati, cresciuti, entusiasmati. Quanto abbiano colto nel segno, anticipato i tempi, specchiato la società, creato modelli e stili di vita. E come talvolta ci abbiano addirittura influenzati».
Frasi di culto e straculto, esistenziali, divertenti o profonde, provocatorie o assurde, ciniche o romantiche, da scrivere sul diario o sullo screensaver, da stampare sulle magliette, da inviare via sms, da usare come ispirazione per una dedica...
Da quelle del Dr.House, che per sua stessa ammissione è un fan sfegatato delle serie tv («Guardo un mucchio di telefilm»), a un Fonzie inaspettatamente filosofo in Happy Days («Nella vita devi fare quello che ti piace, non quello che la gente pensa che dovresti fare»); dalle riflessioni femminili delle protagoniste di Sex and the City e Ally McBeal a quelle "ai confini della realtà" di X-Files, Star Trek, Lost, Battlestar Galactica; dalle dichiarazioni d’amore (Buffy, O.C., Dawson's Creek…), a quelle in punto di morte all'ospedale (E.R., Scrubs, Grey's Anatomy...); dalle teorie sulle relazioni (Will & Grace, The L Word, Queer As Folk) a quelle sulla famiglia e l’amicizia (Una mamma per amica, Friends, Desperate Housewives); dal mobbing (The Office) all’indulto (Oz, Prison Break) fino… sottoterra (Six Feet Under).
Non mancano gli incipit più memorabili (i lanci con voce fuori campo che aprono le puntate delle serie tv), così come le gustose citazioni e i rimandi tra telefilm diversi, le metafore, le cosiddette "Perle di saggezza", le citazioni di persone famose, le leggende e i luoghi comuni. I grandi temi della vita come l'Amore, l'Amicizia, Dio, la Fede, la Famiglia, il Matrimonio, il Destino, la Felicità, il Sesso, la Morte, la Guerra, la Pace, la Verità; i temi sociali come la Pena di Morte, il Razzismo, l'Alcolismo, le Dipendenze, il Bullismo, la Mafia, ma anche temi più leggeri come lo Shopping, lo Sport, il Principe Azzurro, Babbo Natale, San Valentino, le Rughe, il Gossip, i Segreti, Internet, il Vintage, i Grandi Interrogativi, gli Ex...: lungo un viaggio suddiviso in oltre 300 Categorie e quasi altrettanti titoli di serie tv prese in esame, il lettore scopre che davvero, come recita il titolo del volume, "LA VITA È UN TELEFILM".
«In un processo di transfert degno di Freud - spiegano Damerini e Poli - ci identifichiamo in personaggi apparentemente surreali come Tony Soprano, i due chirurghi di Nip/Tuck, i becchini di Six Feet Under, il giovin Clark Kent di Smallville, Jack “nervi d’acciaio” Bauer, gli ammazzamostri come Buffy ed Angel o quel cinicone del Dr.House. O, addirittura, con il Presidente degli Stati Uniti di The West Wing e il suo alter ego femminile in Commander in Chief – Una donna alla Casa Bianca. Il motivo di questa sorta di immedesimazione è semplice: a modo loro, sono tutte persone comuni, che di punto in bianco possono diventare eroi. Anzi, Heroes».
«Anche se lo specchio davanti al quale vi esercitavate non rifletteva la stessa immagine degli originali» - chiosano gli autori de 'LA VITA E' UN TELEFILM' - «avete sognato ad occhi aperti. Giorno dopo giorno, puntata dopo puntata. Siete arrivati là, dove nessun telespettatore è mai giunto prima. Poi l'America si è risvegliata sotto le ceneri dell'11 settembre e gli Happy Days sono finiti. Una ventata di stringente realismo ha invaso le strade dei telefilm, gli incroci, gli uffici, le case. E i nostri salotti. Le nostre tv. È cambiato il linguaggio. Siamo cambiati noi. E con noi sono cambiati i personaggi da amare. Se un tempo avevamo adottato Arnold, di recente abbiamo cominciato a seguire i pompieri di Squadra Emergenza sotto le Torri Gemelle, le minacce del terrorismo di Sleeper Cell, le trincee in Iraq di Over There. Se un tempo bastava uno schioccar di dita di Fonzie per conquistare le ragazze in un drive-in, simbolo del divertimento, oggi ci si immedesima nei travagli d'amore dei dottori di Grey's Anatomy in ospedale, luogo dove si consumano la vita e la morte. Ci siamo ritrovati come al centro della stanza degli specchi ne La Signora di Shangai di Orson Welles: riflessi da ogni angolatura, dove è impossibile sfuggire al nostro stesso sguardo. I telefilm si sono trasformati sempre più in sentinelle delle nostre coscienze, in cartine da tornasole, in bandiere di quello che siamo. La vera "Second Life" si dispiega nelle serie tv. Bivi ed incroci al fianco dei nostri alter ego, dove scegliere insieme a loro come in un gioco virtuale, con i finali sospesi che ci lasciano immaginare (e aspettare, trepidanti) fino alla puntata successiva.
Con il passare del tempo, quelle creature che ci hanno accompagnati dagli albori della tv hanno travalicato il piccolo schermo, sedendosi di fianco a noi. Non più solo sul divano: in tram, in macchina, in ufficio, al bar, in palestra, a letto prima di prendere sonno. Addirittura, si sono permessi di entrare al cinema. Hanno cominciato a parlarci. Hanno scosso le coscienze, i sentimenti, le emozioni. E dai battibecchi fra George e Mildred siamo arrivati alle confessioni del serial killer Dexter, passando dal Pianeta delle scimmie e da Twin Peaks. Perché, in fondo, “Quando uno corre sull'autostrada della vita deve dimenticare i limiti di velocità e deve andare a tutto gas!”. Fonzie dixit».
"LA VITA È UN TELEFILM", edito da Garzanti, raccoglie le 2020 frasi che hanno fatto la storia delle serie tv dalle origini ad oggi nella più completa enciclopedia tematica del genere seriale. L'opera è scritta a quattro mani da Leopoldo Damerini, già co-autore del popolare "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti) - vera a e propria Bibbia delle serie tv definito da Aldo Grasso, sul "Corriere della Sera", "il Guru dei telefilm", nonchè fondatore dell'Accademia dei Telefilm e Direttore Artistico del Telefilm Festival e da Chiara Poli, tra le più apprezzate e competenti analiste del genere seriale, nonché autrice di "Ammazzavampiri – La prima guida italiana al serial TV Buffy" (Edizioni ETS – Edizioni di Cineforum).
Il volume, suddiviso in 300 categorie di facile consultazione dalla “A” di Amore alla “V” di Vita, non è una semplice enciclopedia. Come spiegano Damerini e Poli nell'Introduzione de "LA VITA È UN TELEFILM": «Il libro nasce con l'intento di raccontare come siano cambiati i telefilm e noi con loro, quanto ci abbiano appassionati, cresciuti, entusiasmati. Quanto abbiano colto nel segno, anticipato i tempi, specchiato la società, creato modelli e stili di vita. E come talvolta ci abbiano addirittura influenzati».
Frasi di culto e straculto, esistenziali, divertenti o profonde, provocatorie o assurde, ciniche o romantiche, da scrivere sul diario o sullo screensaver, da stampare sulle magliette, da inviare via sms, da usare come ispirazione per una dedica...
Da quelle del Dr.House, che per sua stessa ammissione è un fan sfegatato delle serie tv («Guardo un mucchio di telefilm»), a un Fonzie inaspettatamente filosofo in Happy Days («Nella vita devi fare quello che ti piace, non quello che la gente pensa che dovresti fare»); dalle riflessioni femminili delle protagoniste di Sex and the City e Ally McBeal a quelle "ai confini della realtà" di X-Files, Star Trek, Lost, Battlestar Galactica; dalle dichiarazioni d’amore (Buffy, O.C., Dawson's Creek…), a quelle in punto di morte all'ospedale (E.R., Scrubs, Grey's Anatomy...); dalle teorie sulle relazioni (Will & Grace, The L Word, Queer As Folk) a quelle sulla famiglia e l’amicizia (Una mamma per amica, Friends, Desperate Housewives); dal mobbing (The Office) all’indulto (Oz, Prison Break) fino… sottoterra (Six Feet Under).
Non mancano gli incipit più memorabili (i lanci con voce fuori campo che aprono le puntate delle serie tv), così come le gustose citazioni e i rimandi tra telefilm diversi, le metafore, le cosiddette "Perle di saggezza", le citazioni di persone famose, le leggende e i luoghi comuni. I grandi temi della vita come l'Amore, l'Amicizia, Dio, la Fede, la Famiglia, il Matrimonio, il Destino, la Felicità, il Sesso, la Morte, la Guerra, la Pace, la Verità; i temi sociali come la Pena di Morte, il Razzismo, l'Alcolismo, le Dipendenze, il Bullismo, la Mafia, ma anche temi più leggeri come lo Shopping, lo Sport, il Principe Azzurro, Babbo Natale, San Valentino, le Rughe, il Gossip, i Segreti, Internet, il Vintage, i Grandi Interrogativi, gli Ex...: lungo un viaggio suddiviso in oltre 300 Categorie e quasi altrettanti titoli di serie tv prese in esame, il lettore scopre che davvero, come recita il titolo del volume, "LA VITA È UN TELEFILM".
«In un processo di transfert degno di Freud - spiegano Damerini e Poli - ci identifichiamo in personaggi apparentemente surreali come Tony Soprano, i due chirurghi di Nip/Tuck, i becchini di Six Feet Under, il giovin Clark Kent di Smallville, Jack “nervi d’acciaio” Bauer, gli ammazzamostri come Buffy ed Angel o quel cinicone del Dr.House. O, addirittura, con il Presidente degli Stati Uniti di The West Wing e il suo alter ego femminile in Commander in Chief – Una donna alla Casa Bianca. Il motivo di questa sorta di immedesimazione è semplice: a modo loro, sono tutte persone comuni, che di punto in bianco possono diventare eroi. Anzi, Heroes».
«Anche se lo specchio davanti al quale vi esercitavate non rifletteva la stessa immagine degli originali» - chiosano gli autori de 'LA VITA E' UN TELEFILM' - «avete sognato ad occhi aperti. Giorno dopo giorno, puntata dopo puntata. Siete arrivati là, dove nessun telespettatore è mai giunto prima. Poi l'America si è risvegliata sotto le ceneri dell'11 settembre e gli Happy Days sono finiti. Una ventata di stringente realismo ha invaso le strade dei telefilm, gli incroci, gli uffici, le case. E i nostri salotti. Le nostre tv. È cambiato il linguaggio. Siamo cambiati noi. E con noi sono cambiati i personaggi da amare. Se un tempo avevamo adottato Arnold, di recente abbiamo cominciato a seguire i pompieri di Squadra Emergenza sotto le Torri Gemelle, le minacce del terrorismo di Sleeper Cell, le trincee in Iraq di Over There. Se un tempo bastava uno schioccar di dita di Fonzie per conquistare le ragazze in un drive-in, simbolo del divertimento, oggi ci si immedesima nei travagli d'amore dei dottori di Grey's Anatomy in ospedale, luogo dove si consumano la vita e la morte. Ci siamo ritrovati come al centro della stanza degli specchi ne La Signora di Shangai di Orson Welles: riflessi da ogni angolatura, dove è impossibile sfuggire al nostro stesso sguardo. I telefilm si sono trasformati sempre più in sentinelle delle nostre coscienze, in cartine da tornasole, in bandiere di quello che siamo. La vera "Second Life" si dispiega nelle serie tv. Bivi ed incroci al fianco dei nostri alter ego, dove scegliere insieme a loro come in un gioco virtuale, con i finali sospesi che ci lasciano immaginare (e aspettare, trepidanti) fino alla puntata successiva.
Con il passare del tempo, quelle creature che ci hanno accompagnati dagli albori della tv hanno travalicato il piccolo schermo, sedendosi di fianco a noi. Non più solo sul divano: in tram, in macchina, in ufficio, al bar, in palestra, a letto prima di prendere sonno. Addirittura, si sono permessi di entrare al cinema. Hanno cominciato a parlarci. Hanno scosso le coscienze, i sentimenti, le emozioni. E dai battibecchi fra George e Mildred siamo arrivati alle confessioni del serial killer Dexter, passando dal Pianeta delle scimmie e da Twin Peaks. Perché, in fondo, “Quando uno corre sull'autostrada della vita deve dimenticare i limiti di velocità e deve andare a tutto gas!”. Fonzie dixit».
venerdì 4 settembre 2009

Diciamocelo, quella che sta per concludersi è un’estate da dimenticare. Invasione delle zanzare a parte, telefilmicamente è stata la peggiore degli ultimi anni. La degna conclusione, del resto, di una stagione seriale ai minimi livelli. Con l’alibi trino dei riflessi dello sciopero degli sceneggiatori, della crisi economica e dell’attesa del post elezione di Obama, il mercato – soprattutto statunitense – non ha prodotto grandi titoli e idee folgoranti. “True Blood” e qualche altra insegna accesa mentre tutti erano in ferie sono l’eccezione che confermano la regola. Di solito un’annata particolarmente negativa nel raccolto, così come per le vendemmie, ne prefigura una seguente ai massimi livelli, anche nei telefilm. Lo si è visto nel 2001, con il Big Bang del genere seriale coincidente con l’11 settembre. E così il piccolo schermo generalista estivo ha vivacchiato di serie che se sono andate bene hanno galleggiato sulla media di rete (“Mystère”, “Ghost Whisperer”, “Criminal Intent”), contando più mezze delusioni (“Brothers&Sisters”, “Lost”, “Eli Stone”) e flop illustri (“90210” su tutti, ma anche “Alice Nevers”). Le attenuanti di un sistema Auditel che premia il pubblico più anziano – mentre i giovani erano in spiaggia a giocare a beach volley – nonché l’avvento obbligatorio del digitale terrestre in alcune regioni – secondo un’indagine ha abbassato gli ascolti di Raidue e Retequattro del 3% nel primo periodo di assestamento – non sono sufficienti per spiegare una debacle più morale che di…numbers. Un’estate tra l’altro funestata da tre perdite illustri per i fans dei telefilm della prima ora: David Carradine (“Kung Fu”), Farrah Fawcett (“Charlie’s Angels”) e Karl Malden (“Le strade di San Francisco”) ci hanno lasciato col primo caldo afoso, in un critico presente “a puntate” che ci ha fatto guardare indietro un po’ con nostalgia. Ammettiamolo. A girare il coltello ancor più nella piaga ci si è messa poi l’inaugurazione di Fox Retro, una rete-droga che dovrebbe essere somministrata a piccole dosi per non indurre alla totale dipendenza, con la controindicazione di occhi cerchiati alla mattina che nei colleghi suscitano ipotesi di autoerotismo selvaggio o sedute – o meglio, sdraiate – di sesso alla Rocco Siffredi/Jenna Jameson. C’è chi ha deciso di non partire per le vacanze e imbarcarsi, invece, sulla Pacific Princess di “Love Boat”. C’è chi tornava a casa dopo una giornata di lavoro e urlava come George Jefferson “Wizzieeeee” alla moglie prona sui fornelli (che in realtà si chiamava Gelsomina). O chi sgommava alla Starsky quando usciva dalla sauna del lavoro…Come già evidenziato ne “La vita è un telefilm” (Garzanti), gli antenati dei telefilm moderni potevano sembrare monodimensionali, al ricordo, ma rivedendoli e gustandoli come un ghiacciolo rinfrescante in riva al mare, eccoti Florence – la cameriera di casa Jefferson – che ti esclama profetica in finale di puntata: “se andiamo avanti di questo passo, avremo un Presidente negro”. “Negro” ai tempi non era così disdicevole come oggi: correva l’anno 1979 per lo spin-off del serial più simil-razzista della storia, quell’Arcibaldo (1971) dove il protagonista ce l’aveva con tutti i “diversi”, fossero essi gay, polacchi, neri o tedeschi d’origine come Kissinger. E a proposito di regionalismo, se non di razzismo, l’estate ci ha consegnato anche la succosa diatriba tra il Ministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli e il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il primo, all’apertura del Polo della Cinemotografia a Milano, ha lanciato strali sulle fiction nostrane, adducendo che “parlano tutti in romanesco, è una cosa insopportabile”; il secondo ha replicato che “Castelli deve farsene una ragione”. Ma ragione de che? A vedere quattro “Amiche mie” a Milano con accento romano? Distretti e ospedali con poliziotti, dottori e infermiere nati sotto il cupolone? Per una volta, non erano tanto Castelli…in aria. E alla fine dell’estate non ci resta che mettere Florence nei nostri cannoni e sperare che la vendemmia di quest’anno non ci porti solo il vino dei Cesaroni. Anche le viti sono una cosa serial…
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Settembre)
Etichette:
90210,
Brothers and Sisters,
David Carradine,
Eli Stone,
Farrah Fawcett,
Ghost Whisperer,
Karl Malden,
La vita è un telefilm,
LA VITA E' UNA COSA SERIAL,
Lost,
Mystère,
True Blood
martedì 4 agosto 2009

Articolo di Stefano Priarone su "La Stampa" di oggi
"Prendiamo l’ultimo grido del «gioco aperitivo», un classico del ceto medio in vacanza nei villaggi turistici. Scordatevi il karaoke, la musica è roba superata. Il massimo quest’anno è indovinare al primo colpo sigle e citazioni dei telefilm Anni 70-80, con medici affermati che si sgolano a cantare «nano nano» da Mork e Mindy, e cauti commercialisti che ribattono colpo su colpo con «Che cavolo stai dicendo Willis?» dal Mio amico Arnold. E’ un momento d’oro per le vecchie serie americane, con cui sono cresciute le generazioni dei quaranta cinquantenni: dal 1° agosto gli appassionati hanno addirittura un canale tutto per loro, Fox Retro, sul bouquet di Sky, dove possono vedersi a ripetizione Charlie's Angels, Baywatch, Miami Vice, I Jefferson, Love Boat. Serie magari stilisticamente un po’ così, ma che hanno indubbiamente influenzato l'immaginario collettivo, e di cui molti personaggi dello spettacolo non hanno mai fatto mistero di essere fan (dal dj Linus a Paola Cortellesi, da Gianni Boncompagni a Valerio Mastrandrea). Una passione che li accomuna a molti insospettabili: nella sua autobiografia I'm Not Serious l'ex campione di tennis americano John McEnroe racconta che quando nel 1984 ha iniziato a uscire con l'attrice Tatum O'Neal (che in seguito avrebbe sposato) era eccitatissimo dall'idea di fare sesso nella casa dove abitava la compagna del padre di Tatum, Farrah Fawcett (recentemente scomparsa per un tumore), sua fantasia erotica adolescenziale quando era una delle Charlie's Angels. D’altronde, come sostiene il saggio di Chiara Poli e Leopoldo Damerini (instancabile organizzatore del Telefilm Festival milanese) recentemente uscito per Garzanti, La vita è un telefilm. La saggezza del nuovo millennio nelle 2020 migliori battute delle grandi serie televisive, «da decenni il senso della vita - più che la famiglia, la scuola, le chiese o i partiti - ce lo insegnano i telefilm, attraverso le loro storie, i loro protagonisti, le loro battute memorabili». Così a guardare Fox Retro non sono solo gli inguaribili nostalgici che rivedendo vecchie serie cercano di ritornare all’età d’oro della loro infanzia e adolescenza. Gli stessi che leggono ristampe di vecchi fumetti (Tex, i supereroi della Marvel), che giocano ai primissimi videogame per Commodore 64 e sospirano davanti agli incontri di tennis di Bjorn Borg. Ci sono anche quelli chee, un po' traumatizzati da serie «per iniziati» come Lost e Heroes (spesso incomprensibili per lo spettatore casuale e anche piuttosto pessimiste), le vedranno per l'ironia, la solarità, la scrittura felice e le trame lineari, le apprezzeranno quindi più per il loro valore intrinseco che per «l'effetto nostalgia».Non pochi infine rivedranno le vecchie serie pur amando molto anche quelle attuali. Guardare Fox Retro è anche un modo per rendersi conto di come la serialità attuale sia «figlia» di quella degli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Le Charlie's Angels, così glamour e segretamente innamorate del capo (il ricco Charlie, che non appare mai) possono magari sembrare «sessiste» agli spettatori attuali, ma in realtà sono state un modello di donne vincenti per più generazioni di ragazzine (che spesso giocando si ribattezzavano con i nomi degli Angeli). Inoltre probabilmente non avremmo avuto eroine «al femminile» come Buffy l'ammazzavampiri interpretata da Sarah Michelle Gellar) o come le Streghe della serie omonima (le attrici Alyssa Milano, Holly Marie Combs, Shannen Doherty e Rose McGowan) senza gli Angeli di Charlie a fare da apripista. Lo stesso Lost, come ha dichiarato uno dei suoi creatori Damon Lindelof, è stato fortemente influenzato, nello stile narrativo (allusivo e contorto) e nei temi (fantastici) da serie Anni Novanta come Twin Peaks di David Lynch e X-Files di Chris Carter. Il Tony DiNozzo eroico agente e tombeur des femmes del serial NCIS è senz'altro «figlio» di Tom Selleck-Magnum P.I., il detective privato delle Hawaii (del resto le serie condividono lo stesso creatore, Donald P. Bellisario), anche se Di Nozzo è preso meno sul serio dalle donne (i tempi sono cambiati). Le bagnine di Baywatch (in testa un'icona sexy come Pamela Anderson) possono essere considerate delle «protoveline»: nella serie la trama contava poco, tutti volevano vedere i pezzi in stile video in cui le ragazze erano inquadrate mentre nuotavano o posavano per servizi di moda, erano un po' come gli «stacchetti» delle veline. Non dimentichiamo poi che molti divi di oggi si sono fatti le ossa con quei telefilm: in un episodio di Charlie’s Angels esordisce una giovanissima Kim Basinger, Michelle Pfeiffer recita nel ruolo di Jobina in Chips 3, mentre un Sylvester Stallone ragazzo indossa i panni del detective Rick Daley in Kojak 3. Per non parlare dell'effetto che questi telefilm hanno avuto sulla sfera sociale e politica. La sitcom degli Anni Settanta I Jefferson parlava della vita di due afroamericani arricchiti, testimoniava che l'America stava cambiando e che i neri non erano poi così diversi dai bianchi (il ricco George Jefferson era razzista nei confronti dei «visi pallidi» come e più di questi nei suoi confronti). E forse è anche grazie a questa serie se adesso il presidente degli States è Barack Obama".
Etichette:
Baywatch,
Charlie's Angels,
Chiara Poli,
Chips,
I Jefferson,
Kojak,
La vita è un telefilm,
Leo Damerini,
Lost,
Magnum PI,
Miami Vice,
Mork e Mindy,
NEWS,
Telefilm Festival,
Twin Peaks,
X-Files
sabato 4 luglio 2009


Intervista a Leo Damerini realizzata da Martina Pennisi per Quo Media
Che l’universo dei telefilm stia vivendo un periodo di transizione è stato detto e ridetto. Che l’immediatezza del web, lo sciopero degli sceneggiatori Usa lo scorso anno, le scelte più o meno errate di collocazione nei palinsesti generalisti e la pluralità dell’offerta data da digitale e satellite abbiano messo sotto pressione un genere, quello delle serie tv appunto, che è tradizionalmente specchio delle generazioni alle quali si rivolge e, in quanto tale, destinato ad accompagnarne l’evoluzione è stato lampante durante questa stagione. Per provare a dare una risposta ai numerosi interrogativi che circondano l’andamento altalenante del formato, in termini di ascolti e popolarità, abbiamo chiamato in causa l’esperto italiano per eccellenza in materia: Leopoldo Damerini, fondatore con Fabrizio Margaria dell’Accademia dei Telefilm, autore del Dizionario dei Telefilm, mente pensante e organizzatrice del Telefilm Festival meneghino e di recente sugli scaffali delle librerie con La vita è un telefilm con Chiara Poli (Garzanti editore). In merito alle scarse soddisfazioni della stagione televisiva che si sta per concludere Leopoldo Damerini ha affermato che “lo scorso anno si è raggiunto il climax della presenza dei telefilm nei palinsesti generalisti, 22%. Quest’anno il dato è sceso al 20%, facendo registrare una flessione prevedibile se si pensa allo sciopero degli sceneggiatori e al ritorno in auge dei reality. Quello che preoccupa è la crisi di idee. Ci sono state poche novità. Perciò sono alte le aspettative per il prossimo anno, si dovrebbero vedere importanti novità, grandi sceneggiature, forti, con personaggi strutturati”.A proposito del calo degli ascolti degli ultimi mesi, ha tenuto a specificare che “con la bella stagione è normale. Sarebbe meglio posticipare l’uscita di alcuni titoli”. L’atmosfera estiva e la scarsa presenza dei giovani davanti al piccolo schermo potrebbe essere uno dei problemi, ha ipotizzato Damerini, incontrati da 90210, spin-off del cult degli anni ‘90 trasmesso da Raidue: “90210 è un ibrido fra la serie originale e Gossip Girl (Italia 1), riadatta un raccolto cult e riprende qualcosa anche da The O.C. Purtroppo non riprende molto da Dawson’s Creek, miglior teen drama degli ultimi anni a mio parere. Ha smarrito qualche spettatore a causa del passaggio al digitale di Raidue, che ha comportato lo perdita del 3% di share, e probabilmente sarebbe stato meglio lanciarlo in autunno”, ha affermato e alla richiesta di lumi sul flop di Gossip Girl, ha risposto: “G.G. è arrivato in Italia già ‘vecchio’. Racconta storie precedenti alla crisi economica, adolescenti che spendono e fanno shopping sfrenato. E’ troppo edonistico e irreale. I telefilm sono ancorati alla realtà, basta poco perché diventino vecchi e falliscano nell’intento di rappresentare la realtà circostante”.
E’ anche vero che “l’iPhone generation sa perfettamente cos’è Gossip Girl anche se non è andato bene in termini di auditel”, ha proseguito, facendo notare che “l’auditel premia un pubblico anziano”, un pubblico che non rispecchia lo spettatore medio dei telefilm. A contribuire alla fama extra-televisiva di Gossip Girl è stata indubbiamente la rete internet che “è positiva per l’utenza ma toglie spettatori alla tv. La vittima reale del web è tuttavia il mercato dei dvd, molti titoli non vengono più prodotti ed è concreto il rischio di veder scomparire i cofanetti”. E se il satellite “è positivo per la diffusione dei telefilm, ma ultimamente è diventato troppo dispersivo e ha perso la sua inclinazione a fidelizzare gli spettatori verso un determinato canale”, il digitale terrestre “garantisce continuità e ha raccolto l’eredità del satellite entrando nel metabolismo di chi ama i telefilm”. Tornando alla tv generalista, Leo Damerini ha elogiato le serate a tema proposte dai palinsesti nostrani (serata Doc, serata Sci-fi, ecc.): “E’ una tecnica vincente. Fa gioco alle reti che preservano il prodotto per l’intera stagione ed è interessante per il pubblico perché garantisce la presenza di un contenitore sempre uguale all’interno del quale si possono addirittura mutare i titoli”. Un titolo per la prossima stagione? Glee di Ryan Murphy, che potrebbe rappresentare l’eccellenza dal punto di vista qualitativo, e The Mentalist, vero simbolo della nuova stagione in quanto segna il ritorno definitivo all’indagine basata sull’intuizione.
Chi rischia il flop? Fringe, che si perde un po’ fra una puntata e l’altra. Questo non esclude tuttavia la possibilità che incontri i favori del pubblico. Glee debutterà mercoledì 16 settembre su Fox.
The Mentalist inizierà a settembre 2009 su Italia 1 ed è in onda in prima visione dal 28 aprile su Joy di Premium Gallery. Fringe, ideato dal creatore di Lost, è andato in onda su Steel dal 31 gennaio 2009 e debutterà nei prossimi mesi su Italia 1.
E’ anche vero che “l’iPhone generation sa perfettamente cos’è Gossip Girl anche se non è andato bene in termini di auditel”, ha proseguito, facendo notare che “l’auditel premia un pubblico anziano”, un pubblico che non rispecchia lo spettatore medio dei telefilm. A contribuire alla fama extra-televisiva di Gossip Girl è stata indubbiamente la rete internet che “è positiva per l’utenza ma toglie spettatori alla tv. La vittima reale del web è tuttavia il mercato dei dvd, molti titoli non vengono più prodotti ed è concreto il rischio di veder scomparire i cofanetti”. E se il satellite “è positivo per la diffusione dei telefilm, ma ultimamente è diventato troppo dispersivo e ha perso la sua inclinazione a fidelizzare gli spettatori verso un determinato canale”, il digitale terrestre “garantisce continuità e ha raccolto l’eredità del satellite entrando nel metabolismo di chi ama i telefilm”. Tornando alla tv generalista, Leo Damerini ha elogiato le serate a tema proposte dai palinsesti nostrani (serata Doc, serata Sci-fi, ecc.): “E’ una tecnica vincente. Fa gioco alle reti che preservano il prodotto per l’intera stagione ed è interessante per il pubblico perché garantisce la presenza di un contenitore sempre uguale all’interno del quale si possono addirittura mutare i titoli”. Un titolo per la prossima stagione? Glee di Ryan Murphy, che potrebbe rappresentare l’eccellenza dal punto di vista qualitativo, e The Mentalist, vero simbolo della nuova stagione in quanto segna il ritorno definitivo all’indagine basata sull’intuizione.
Chi rischia il flop? Fringe, che si perde un po’ fra una puntata e l’altra. Questo non esclude tuttavia la possibilità che incontri i favori del pubblico. Glee debutterà mercoledì 16 settembre su Fox.
The Mentalist inizierà a settembre 2009 su Italia 1 ed è in onda in prima visione dal 28 aprile su Joy di Premium Gallery. Fringe, ideato dal creatore di Lost, è andato in onda su Steel dal 31 gennaio 2009 e debutterà nei prossimi mesi su Italia 1.
Vedi il promo di "Glee"
Etichette:
90210,
Accademia dei Telefilm,
Chiara Poli,
Dawson's Creek,
Dizionario dei Telefilm,
Fringe,
Glee,
Gossip Girl,
La vita è un telefilm,
Leo Damerini,
NEWS,
sciopero sceneggiatori,
The Mentalist,
The OC
venerdì 12 settembre 2008
"Gli autori partono da un presupposto, enunciato fin dal titolo: 'La vita e' un telefilm'. Basta accendere la tv a qualsiasi ora per accorgersene, anche nelle giornate ferragostane dedite alle repliche e alla sempre trionfante 'Signora in giallo'. Non c'e' reality che tenga: sono le storie inventate quelle che meglio descrivono la vita, nell'eterno corto circuito fra realta' e finzione. Chiara Poli e Leopoldo Damerini, (che ha fondato l'Accademia del telefilm e ne ha scritto un Dizionario) hanno selezionato per Garzanti «la saggezza del nuovo millennio nelle 2020 migliori battute delle grandi serie televisive». Hanno diviso le battute per temi che vanno da «abilita'» a «vivi e lascia vivere» passando per amore, bugie, denaro, guerra, matrimonio, politica, sesso. Di tutto un po'. Esempi. Da 'Scrubs', su Internet: «Sono quasi sicuro che se da internet togliessero i siti porno, resterebbe un solo sito chiamato ''Ridateci il porno'». Da 'Will & Grace', sull'omosessualita': «Quale mostro puo' regalare a un bambino di dieci anni un guantone da baseball, quando aveva chiesto una foto autografata di Elton John?». Da 'Ally McBeal', sulla depressione: «Ogni volta che sono depressa mi accorcio le gonne. E se le cose non cambiano, fra poco verro' arrestata». Da 'Tutti odiano Chris', sull'amore: «Amare significa non dover mai dire: impiccati». Le battute sono rappresentative di sceneggiature scintillanti: le immagini contano, ma sono poi le parole, quelle che reggono i telefilm".
(Alessandra Comazzi, "La Stampa")
(Alessandra Comazzi, "La Stampa")
Etichette:
Accademia dei Telefilm,
Alessandra Comazzi,
Chiara Poli,
Dizionario dei Telefilm,
La vita è un telefilm,
Leo Damerini,
Scrubs,
Tutti odiano Chris,
Will and Grace
lunedì 25 agosto 2008
"La citazione è un atto d' amore e una raccolta di citazioni è, prima di tutto, un libro devozionale. Così, d'acchito, si presenta 'La vita è un telefilm', la saggezza del nuovo millennio attraverso le battute delle serie tv. Scritto da Leopoldo Damerini e Chiara Poli, edito da Garzanti, il florilegio di battute memorabili si distende attraverso una serie di categorie utile a farci comprendere meglio i mondi in cui viviamo (quello reale e quello virtuale), a donarci una riserva di saggezza da usare al momento opportuno, a ostacolare il pensiero dominante. La prima voce consultata è necessariamente una metavoce, «Citazione». Ed è questa, del Dr. Gregory House: «Come diceva il filosofo Jaeger non si può avere tutto quello che si vuole». È una citazione curiosa sia perché è tratta da una canzone sia perché l' edizione italiana ha pasticciato non poco con la pronuncia del leader dei Rolling Stones, facendolo passare per un pensatore tedesco. La seconda voce è «Televisione» e appartiene ad Alfred Hitchcock ai tempi in cui appariva in video per presentare i suoi celebri telefilm. È di rara sottigliezza e autoironia: «Non so se avete la tv. Ve la consiglio in modo particolare. Ci sono anche delle cose noiose, è vero, una per esempio è costituita da questa parte del programma che, in genere, è del tutto superflua». La citazione possiede una forza fascinatrice: di suggestione in suggestione, fra lacerti lacerati, si parte dalla Bibbia e si può anche arrivare alla scuola dei Baci Perugina, ma chi non sa resistere alla tentazione di cogliere fior da fiore dall' albero del pensiero? La vita è un telefilm privilegia le citazioni della serialità di genere a scapito della serialità d' autore. Forse gli aforismi di 'Lost', di 'Sex and the City', di 'Desperate Housewives', dei Soprano meritavano maggior attenzione".
(Aldo Grasso, "Corriere della Sera")
(Aldo Grasso, "Corriere della Sera")
sabato 26 luglio 2008
(ANSA) - In un Paese in cui il mercato dell'editoria libraria cresce al ritmo dello 0,4% - passando dai 3,670 miliardi di euro del 2006 ai 3,685 miliardi di euro del 2007 - e il numero dei lettori di almeno un libro all'anno cala dell'1% tra il 2007 e il 2006, la scommessa da vincere e' quella sui giovani, linfa vitale per la rinascita culturale ed economica della Nazione. A puntare con forza sulla 'linea verde' e sulla necessita' di coinvolgere, in un processo di crescita, la parte piu' fresca della popolazione e' l'Associazione italiana degli editori, attesi a Roma, l'1 e 2 ottobre prossimi, dagli 'Stati Generali dell'Editoria 2008', occasione per un confronto serrato con altri spezzoni della societa' - politica compresa - sulla difficile realta' della lettura nel Belpaese. Se il giro d'affari dell'editoria libraria nel 2007, infatti, ha registrato un seppur lieve consolidamento, a preoccupare e' la flessione dei lettori calati di un punto percentuale nel corso di dodici mesi. Nel 2006 era stato il 44,1% degli italiani con piu' di sei anni a leggere un libro in un anno: nel 2007 la percentuale e' scesa al 43,1%, facendo registrare la prima frenata dal 1999. Pochi anche gli appassionati piu' assidui: a leggere un libro al mese sono stati solo 3,4 milioni di italiani - il 13,3% del totale - mentre il 46,2% dei lettori non supera i tre libri all'anno. Marcate le differenze geografiche: se al Nord il 51,4% della popolazione legge, al Sud la percentuale cala al 31,6%, facendo segnare un divario di 20 punti percentuali. Piu' in dettaglio, legge il 55% del Trentino Alto Adige o il 53,3% della Lombardia, contro il 30,1% della Sicilia, il 30,2% della Campania, il 29,1% della Calabria o il 28,9% della Puglia. Guardando alle singole fasce di lettori, quelle infantili e giovanili risultano composte da lettori complessivamente piu' forti rispetto alla media nazionale, malgrado la maggiore diffusione e utilizzo di Internet e telefonia mobile: leggono il 59,5% dei bambini tra gli 11 e i 14 anni; il 56,6% dei giovani tra i 15 e i 17 anni mentre il 54,1% dei ragazzi tra i 18 e i 19 si dichiara lettore di libri non scolastici. Nonostante questo, viene osservato dal presidente dell'Aie, Federico Motta alla presentazione degli Stati Generali 2008, ''le fasce giovanili della popolazione italiana leggono meno di quanto non facciano quelle di altri Paesi europei: al nostro 53,8%, corrisponde il 66% della Francia o il 72,3% della Spagna. Non ho ancora ben capito - ha puntualizzato - se il Pil spagnolo abbia superato o meno quello italiano. Quello che sappiamo come editori e' che la Spagna prima o poi ci superera': e lo sappiamo, perche' sappiamo che la lettura e' un fattore di sviluppo''. Per questo, secondo i vertici dell'Aie, occorre che anche la politica giochi la sua parte. Mettere al centro il tema della scommessa sui giovani, ha puntualizzato ancora Motta, ''significa anche arricchire l'azione del Governo e le prospettive sul futuro del Paese. Il Paese - ha chiosato rivolgendo il suo invito agli Stati Generali al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - non si puo' governare solo con l'economia. Esistono valori che sono superiori all'aspetto prettamente economico''.
sabato 12 luglio 2008

Su TeleSimo (http://www.telesimo.it/news/2008/la-vita-e-un-telefilm-intervista-a-leo-damerini-e-chiara-poli.html), l'intervista a due voci di Leopoldo Damerini e Chiara Poli, gli autori dell'enciclopedia "La vita è un telefilm" (Garzanti), un già must per tutti i fans di telefilm da sfogliare durante tutta l'estate con gli amici o da soli, sotto l'ombrellone o sotto il sole.
lunedì 30 giugno 2008


(Articolo di Renato Franco pubblicato sul "Corriere della Sera" del 29.06.2008)
L'uomo non era ancora andato sulla Luna, i Beatles pubblicavano il loro primo album («Please Please Me»), Kennedy veniva ucciso a Dallas e Leone era presidente del consiglio (a fine anno lo sostituirà Moro). Era il 1963. Ora qualcosa è cambiato, ma "Doctor Who" è sempre lì. Fanno oltre 760 episodi e 30 stagioni di messa in onda. Un record per una serie tv che ha avuto uno stop nel 1989 (anno epocale, è caduto anche il Muro di Berlino) per riprendere nel 2005 con lo stesso successo: 10 milioni di spettatori e uno share del 44% su Bbc1. E ora si rilancia anche in Italia. "Doctor Who" è il racconto di un viaggio nel tempo, ma a sua volta è un viaggio nel tempo perchè il mondo è cambiato insieme al telefilm di fantascienza che racconta del misterioso dottore (Who? Chi?) di origine extraterrestre che arriva dal pianeta Gallifrey ed è in grado di viaggiare nel tempo e nello spazio. A colpire, allora come ora, il mezzo che questo Time Lord, Signore del tempo, utilizza per i suoi spostamenti: il Tardis (Time and Relative Dimension In Space), una macchina del tempo di grandi dimensioni, che vista da fuori altro non è che una vecchia cabina telefonica blu della polizia britannica, usata dai Bobbies quando ancora non esistevano le comunicazioni via radio. Cacciato dal suo pianeta per aver interferito con le leggi del tempo, Who interviene ogni volta che il futuro della Terra è minacciato da mutanti-robot, cyborg, Master (un Time Lord traditore). Trasmessa in più di cento Paesi, la serie prodotta dalla Bbc è stata bistrattata in Italia dove la Rai mandò in onda solo alcuni episodi nel 1980. Eppure è diventato ugualmente un cult. «È diventato un fenomeno per sottrazione — spiega Leopoldo Damerini, autore del libro "La vita è un telefilm" —. Fu quasi invisibile, una meteora, ma colpì subito il telespettatore italiano. La cabina telefonica come macchina del tempo e le ragazze appariscenti che accompagnano Doctor Who rimangono subito impresse in uno spettatore abituato a trasmissioni molto classiche. Era una vera novità. Del resto c'era solo la Rai (Canale 5 iniziava a trasmettere proprio nel 1980) e quindi tutti lo hanno visto: o vedevi quello o non vedevi altro». In Inghilterra è diverso: «Lì è come Wimbledon. La puntata di Natale è sempre un evento. Chi passa da Doctor Who diventa una celebrità, come nella serie ripartita nel 2005 è successo per Billie Piper». Meno bistrattato che negli anni '80, ora "Doctor Who" viene trasmesso sul satellite da Jimmy (canale 140) che dal 6 luglio ogni domenica alle 20.10 manda in onda in esclusiva in versione doppio audio (italiano-inglese) la terza stagione del nuovo corso che avrà come guest star Kylie Minogue. Nei panni del dottore che ha due cuori, può sopportare temperature estreme, è in grado di «respirare» senza aria c'è lo scozzese David Tennant, 37 anni, la decima incarnazione del personaggio. Tanti volti diversi ma nessuna sorpresa per chi guarda: il dottore si rigenera in un nuovo corpo allo scadere del suo ciclo vitale o in caso di morte violenta. La Who-mania produce anche continue sorprese. Molti episodi della serie sono spariti dagli archivi della Bbc, cancellati o distrutti negli anni '70. Ma il fan di Who è speciale, e già allora registrava l'audio del telefilm, che è servito per ricostruire a cartone animato due episodi dell'«Invasione» (1968) che sono diventati tra i dvd di maggior successo della serie. E altri progetti di recupero — anche in 3D — sono in corso. Oltre ad aver viaggiato nell'epoca preistorica, incontrato Marco Polo e Charles Dickens, partecipato alla sfida dell'Ok Corral, visitato pianeti del futuro, con le sue storie Doctor Who ha affrontato anche temi meno fantascientifici e più sociali. C'è chi si è scandalizzato quando ha visto il bisessuale Capitano Jack Harkness baciare sia Doctor Who sia la sua assistente: «Sarebbe ridicolo se uno viaggiasse nel tempo e nello spazio e incontrasse solo eterosessuali », ha spiegato Jane Tranter della Bbc. Che sia nel passato o nel futuro, sempre al passo coi tempi.
L'uomo non era ancora andato sulla Luna, i Beatles pubblicavano il loro primo album («Please Please Me»), Kennedy veniva ucciso a Dallas e Leone era presidente del consiglio (a fine anno lo sostituirà Moro). Era il 1963. Ora qualcosa è cambiato, ma "Doctor Who" è sempre lì. Fanno oltre 760 episodi e 30 stagioni di messa in onda. Un record per una serie tv che ha avuto uno stop nel 1989 (anno epocale, è caduto anche il Muro di Berlino) per riprendere nel 2005 con lo stesso successo: 10 milioni di spettatori e uno share del 44% su Bbc1. E ora si rilancia anche in Italia. "Doctor Who" è il racconto di un viaggio nel tempo, ma a sua volta è un viaggio nel tempo perchè il mondo è cambiato insieme al telefilm di fantascienza che racconta del misterioso dottore (Who? Chi?) di origine extraterrestre che arriva dal pianeta Gallifrey ed è in grado di viaggiare nel tempo e nello spazio. A colpire, allora come ora, il mezzo che questo Time Lord, Signore del tempo, utilizza per i suoi spostamenti: il Tardis (Time and Relative Dimension In Space), una macchina del tempo di grandi dimensioni, che vista da fuori altro non è che una vecchia cabina telefonica blu della polizia britannica, usata dai Bobbies quando ancora non esistevano le comunicazioni via radio. Cacciato dal suo pianeta per aver interferito con le leggi del tempo, Who interviene ogni volta che il futuro della Terra è minacciato da mutanti-robot, cyborg, Master (un Time Lord traditore). Trasmessa in più di cento Paesi, la serie prodotta dalla Bbc è stata bistrattata in Italia dove la Rai mandò in onda solo alcuni episodi nel 1980. Eppure è diventato ugualmente un cult. «È diventato un fenomeno per sottrazione — spiega Leopoldo Damerini, autore del libro "La vita è un telefilm" —. Fu quasi invisibile, una meteora, ma colpì subito il telespettatore italiano. La cabina telefonica come macchina del tempo e le ragazze appariscenti che accompagnano Doctor Who rimangono subito impresse in uno spettatore abituato a trasmissioni molto classiche. Era una vera novità. Del resto c'era solo la Rai (Canale 5 iniziava a trasmettere proprio nel 1980) e quindi tutti lo hanno visto: o vedevi quello o non vedevi altro». In Inghilterra è diverso: «Lì è come Wimbledon. La puntata di Natale è sempre un evento. Chi passa da Doctor Who diventa una celebrità, come nella serie ripartita nel 2005 è successo per Billie Piper». Meno bistrattato che negli anni '80, ora "Doctor Who" viene trasmesso sul satellite da Jimmy (canale 140) che dal 6 luglio ogni domenica alle 20.10 manda in onda in esclusiva in versione doppio audio (italiano-inglese) la terza stagione del nuovo corso che avrà come guest star Kylie Minogue. Nei panni del dottore che ha due cuori, può sopportare temperature estreme, è in grado di «respirare» senza aria c'è lo scozzese David Tennant, 37 anni, la decima incarnazione del personaggio. Tanti volti diversi ma nessuna sorpresa per chi guarda: il dottore si rigenera in un nuovo corpo allo scadere del suo ciclo vitale o in caso di morte violenta. La Who-mania produce anche continue sorprese. Molti episodi della serie sono spariti dagli archivi della Bbc, cancellati o distrutti negli anni '70. Ma il fan di Who è speciale, e già allora registrava l'audio del telefilm, che è servito per ricostruire a cartone animato due episodi dell'«Invasione» (1968) che sono diventati tra i dvd di maggior successo della serie. E altri progetti di recupero — anche in 3D — sono in corso. Oltre ad aver viaggiato nell'epoca preistorica, incontrato Marco Polo e Charles Dickens, partecipato alla sfida dell'Ok Corral, visitato pianeti del futuro, con le sue storie Doctor Who ha affrontato anche temi meno fantascientifici e più sociali. C'è chi si è scandalizzato quando ha visto il bisessuale Capitano Jack Harkness baciare sia Doctor Who sia la sua assistente: «Sarebbe ridicolo se uno viaggiasse nel tempo e nello spazio e incontrasse solo eterosessuali », ha spiegato Jane Tranter della Bbc. Che sia nel passato o nel futuro, sempre al passo coi tempi.
lunedì 23 giugno 2008
http://www.tgcom.mediaset.it/interviste/intervista67.shtml
venerdì 30 maggio 2008
Oggi pomeriggio intorno alle 16.30 tutti sintonizzati su Radio Città Fujiko, la storica radio bolognese con cui la miticissima Chiara Poli farà due chiacchiere a proposito di "La vita è un telefilm", l'enciclopedia tematica delle citazioni tratte dai telefilm più amati, in libreria dallo scorso 30 aprile. Ascolta l'intervista qui: http://www.schermotv.com/content/view/1942/1/.
giovedì 29 maggio 2008
Cosa unisce Fonzie e Dr.House? Cosa hanno in comune Mork e Tony Soprano? C'è un fil rouge che ci "teletrasporta" da "Star Trek" a "Battlestar Galactica"? E soprattutto: "La vita è un telefilm o i telefilm aiutano a vivere meglio?".
Questi ed altri interrogativi saranno al centro di un appassionante appuntamento oggi, giovedì 29 maggio, al "SUD" di Via Solferino 33, alle ore 21.00. Il popolare scrittore Andrea G. Pinketts incontrerà sul tema Leopoldo Damerini, autore insieme a Chiara Poli di "La vita è un telefilm" (Garzanti), l'enciclopedia tematica delle oltre 2000 frasi e battute più memorabili tratte dalle serie tv di tutti i tempi. Dopo il fresco successo del VI Telefilm Festival - di cui Damerini è Direttore Artistico - un'ulteriore occasione per i milanesi per scoprire i motivi dell'entusiasmo sempre crescente del genere seriale.
"In realtà è un segreto di Pulcinella - spiega Damerini, che domani cercherà di tracciare un'evoluzione darwiniana dei serial - in quanto i telefilm hanno nel loro DNA i cromosomi per svettare sopra tutti gli altri generi televisivi. Maggior realismo, mirabili sceneggiature, più chiavi di lettura, personaggi più identificabili, degni di un transfert freudiano...: la vera Second Life sono le serie tv. E chi crede che l'Avatar motociclista Fonzie non abbia nulla da spartire con l'Avatar motociclista Dr. House, sbaglia".
“Quando uno corre sull'autostrada della vita deve dimenticare i limiti di velocità e deve andare a tutto gas!”: chi l'ha detto tra loro due? Al "SUD" di Milano si svelerà come i protagonisti dei telefilm siano diventati i nostri compagni di vita, sempre più distanti dalla finzione e sempre più vicini alla realtà. E di conseguenza, più vicini a tutti noi.
Questi ed altri interrogativi saranno al centro di un appassionante appuntamento oggi, giovedì 29 maggio, al "SUD" di Via Solferino 33, alle ore 21.00. Il popolare scrittore Andrea G. Pinketts incontrerà sul tema Leopoldo Damerini, autore insieme a Chiara Poli di "La vita è un telefilm" (Garzanti), l'enciclopedia tematica delle oltre 2000 frasi e battute più memorabili tratte dalle serie tv di tutti i tempi. Dopo il fresco successo del VI Telefilm Festival - di cui Damerini è Direttore Artistico - un'ulteriore occasione per i milanesi per scoprire i motivi dell'entusiasmo sempre crescente del genere seriale.
"In realtà è un segreto di Pulcinella - spiega Damerini, che domani cercherà di tracciare un'evoluzione darwiniana dei serial - in quanto i telefilm hanno nel loro DNA i cromosomi per svettare sopra tutti gli altri generi televisivi. Maggior realismo, mirabili sceneggiature, più chiavi di lettura, personaggi più identificabili, degni di un transfert freudiano...: la vera Second Life sono le serie tv. E chi crede che l'Avatar motociclista Fonzie non abbia nulla da spartire con l'Avatar motociclista Dr. House, sbaglia".
“Quando uno corre sull'autostrada della vita deve dimenticare i limiti di velocità e deve andare a tutto gas!”: chi l'ha detto tra loro due? Al "SUD" di Milano si svelerà come i protagonisti dei telefilm siano diventati i nostri compagni di vita, sempre più distanti dalla finzione e sempre più vicini alla realtà. E di conseguenza, più vicini a tutti noi.
lunedì 26 maggio 2008
La vita è un tour (de force)! I Telefilm-Fans di Milano e Modena (ma non solo loro) sono chiamati a raccolta per la doppia presentazione, questa settimana, di "La vita è un telefilm" (Garzanti) di Damerini-Poli, l'Enciclopedia delle oltre 2000 migliori frasi e battute tratte da 300 serie tv dalle orgini ad oggi.
Il primo appuntamento è a Milano per questo giovedì (22 maggio): alle ore 21.00, al "Sud" di Via Solferino 33, Damerini presenterà il volume in compagnia di Andrea G. Pinketts, titolare dei giovedì letterari del locale che vanta il cous-cous più buono della città.
Sabato 31 maggio Damerini sarà invece protagonista dell'Aperitivo letterario della rassegna "Un castello di Libri", al maniero dei Pico a Mirandola (Modena). Telefilm-fans della Lombardia e dell'Emilia Romagna e confinanti (Sicilia compresa!), siete tutti invitati!
giovedì 22 maggio 2008
Tutti lo cercano, tutti lo vogliono (il libro, mica Damerini!). Continua il Tour promozionale di "La vita è un telefilm" (Garzanti), l'enciclopedia di Damerini-Poli che raccoglie le oltre 2000 migliori frasi e battute tratte dalle serie tv. Oggi, giovedì 22 maggio, Damerini sarà ospite del programma radiofonico cult "Gli Spostati" su Radiodue, alle ore 15.00. Sabato 31 maggio sarà invece protagonista dell'Aperitivo letterario della rassegna "Un castello di Libri" a Mirandola (Modena). Telefilm-fans dell'Emilia Romagna e confinanti (Sicilia compresa!), siete tutti invitati!
Nel frattempo, ecco il video della presentazione di "La vita è un telefilm" svoltasi all'Università Cattolica di Milano con Aldo Grasso, Linus e Damerini:
http://www.pressfactory.it/video/tff08_presentazione_libro.wmv.
Leo Damerini è su MySpace: http://www.myspace.com/leodamerini.
Chiara Poli è su Schermo Tv: http://www.schermotv.com/
venerdì 16 maggio 2008
Tutti pazzi per "La vita è un telefilm" (Garzanti)! Per parlare dell'enciclopedia delle oltre 2000 frasi tratte dalle serie tv - e dei telefilm in generale - Leo Damerini sarà ospite stasera in diretta al TG di La7 delle ore 20.00, condotto da Antonello Piroso. A seguire, sempre stasera, il co-autore del libro scritto a quattro mani con Chiara Poli correrà più veloce di Flash negli studi del "Grande Talk", in onda alle ore 22.35 su Sat2000 e altre mille emittenti locali (vedi la programmazione del programma condotto da Alessandro Zaccuri qui: http://www.ilgrandetalk.it/programma/messa_in_onda/).
mercoledì 14 maggio 2008
ESCLUSIVA - Altro che nuovo Governo! Telefilm Cult lancia il vero Governo Ombra, quello dei Ministri Telefilmici: tanto, la vita è tutta un telefilm...
Il Berlusca ha snocciolato l'elenco dei suoi ministri e Telefilm Cult (ri)batte con la lista dei Ministri Telefilmici. Sì, perche se "La vita è un telefilm" - ogni riferimento all'Enciclopedia tematica di oltre 2000 frasi tratte dalle serie tv di Damerini-Poli per Garzanti è puramente voluta - anche al Governo sarebbe bello (talvolta) vedere qualche volto seriale conosciuto. Perchè a volte, a sentire i telegiornali, sono piuttosto le cronache politiche a sembrare delle fiction...Se non siete d'accordo sulle cariche, usate il Post come una sorta di referendum, consigliando eventuali alternative! Del resto viviamo in una democrazia telefilmica, no?
Ministro degli Esteri:
Fonzie ("Happy Days")
Ministro dei Beni Culturali:
Dana Scully ("X-Files")
Ministro degli Interni:
Vic Mackey ("The Shield")
Ministro della Difesa:
Jack Bauer ("24")
Ministro delle Infrastrutture:
Tony Soprano ("I Soprano")
Ministro dell'Economia e Finanze:
Richard Fish("Ally McBeal")
Ministro del Lavoro:
David Brent ("The Office")
Ministro dei Trasporti:
Scotty ("Star Trek")
Ministro delle Comunicazioni:
Gregory House ("Dr. House")
Ministro della Salute:
John JD Dorian ("Scrubs - Medici ai primi ferri")
Ministro dell'Istruzione:
Skyler Dayton ("Una pupa in libreria")
Ministro della Famiglia:
Marion Cunningham ("Happy Days")
Ministro dell'Università e Ricerca:
Rupert Giles ("Buffy")
Ministro della Solidarietà Sociale:
Bette Porter ("The L Word")
Ministro dell'Ambiente:
CJ Parker ("Baywatch")
Ministro Politiche Giovanili:
Buffy Summers ("Buffy")
Ministro delle Pari Opportunità:
Ally McBeal ("Ally McBeal")
Ministro della Giustizia:
Denny Crane! ("Boston Legal")
Ministro delle Riforme Federalistiche:
Arcibaldo ("Arcibaldo")
Ministro delle Attività Produttive:
J.R. ("Dallas")
Ministro del Welfare:
George Jefferson ("I Jefferson")
Ministro della Semplificazione:
John Locke ("Lost")
Il Berlusca ha snocciolato l'elenco dei suoi ministri e Telefilm Cult (ri)batte con la lista dei Ministri Telefilmici. Sì, perche se "La vita è un telefilm" - ogni riferimento all'Enciclopedia tematica di oltre 2000 frasi tratte dalle serie tv di Damerini-Poli per Garzanti è puramente voluta - anche al Governo sarebbe bello (talvolta) vedere qualche volto seriale conosciuto. Perchè a volte, a sentire i telegiornali, sono piuttosto le cronache politiche a sembrare delle fiction...Se non siete d'accordo sulle cariche, usate il Post come una sorta di referendum, consigliando eventuali alternative! Del resto viviamo in una democrazia telefilmica, no?
Ministro degli Esteri:
Fonzie ("Happy Days")
Ministro dei Beni Culturali:
Dana Scully ("X-Files")
Ministro degli Interni:
Vic Mackey ("The Shield")
Ministro della Difesa:
Jack Bauer ("24")
Ministro delle Infrastrutture:
Tony Soprano ("I Soprano")
Ministro dell'Economia e Finanze:
Richard Fish("Ally McBeal")
Ministro del Lavoro:
David Brent ("The Office")
Ministro dei Trasporti:
Scotty ("Star Trek")
Ministro delle Comunicazioni:
Gregory House ("Dr. House")
Ministro della Salute:
John JD Dorian ("Scrubs - Medici ai primi ferri")
Ministro dell'Istruzione:
Skyler Dayton ("Una pupa in libreria")
Ministro della Famiglia:
Marion Cunningham ("Happy Days")
Ministro dell'Università e Ricerca:
Rupert Giles ("Buffy")
Ministro della Solidarietà Sociale:
Bette Porter ("The L Word")
Ministro dell'Ambiente:
CJ Parker ("Baywatch")
Ministro Politiche Giovanili:
Buffy Summers ("Buffy")
Ministro delle Pari Opportunità:
Ally McBeal ("Ally McBeal")
Ministro della Giustizia:
Denny Crane! ("Boston Legal")
Ministro delle Riforme Federalistiche:
Arcibaldo ("Arcibaldo")
Ministro delle Attività Produttive:
J.R. ("Dallas")
Ministro del Welfare:
George Jefferson ("I Jefferson")
Ministro della Semplificazione:
John Locke ("Lost")
Ascolta l'arci-mitica Chiara Poli ai microfoni di RadioDeeJay, intervistata da Vic per "Vickypedia", in occasione dell'uscita dell'enciclopedia tematica "La vita è un telefilm" (Garzanti), raccolta delle 2020 frasi e battute tratte dalle serie tv. http://www.schermotv.com/audio/chiara_deejay.mp3
lunedì 12 maggio 2008
“I Cesaroni” Alessandra Mastronardi e Ludovico Fremont contro i divi a “stelle e strisce” di “Gossip Girl”. All’insegna del derby telefilmico Italia-Usa si chiude un’altra edizione da record del Telefilm Festival di Milano organizzato dall’Accademia dei Telefilm e da Tv Sorrisi e Canzoni. La kermesse, giunta alla sesta edizione, ha fornito nel corso di una settimana il polso della situazione nazionale ed internazionale dei telefilm, il genere televisivo più in ascesa degli ultimi anni (21.9% dell’intera programmazione generalista). Particolarmente apprezzate dal pubblico, a sorpresa, spiccano le anteprime esclusive di tre serie non americane: il serial erotico inglese “Secret Diary of a Call Girl”, l’israeliano politically uncorrect “Arab Labor” e lo spagnolo “Sin tetas no ay Paraiso”. Per gli Usa, tutto esaurito per la serie surreale alla Tim Burton “Pushing Daisies” (in onda su Joi) e per il già cult generazionale “Gossip Girl” (Mya). Proprio i divi di quest’ultima serie – Chace Crawford e Leighton Meester – hanno infiammato domenica la platea del festival, mentre il giorno precedente il bagno di folla era toccato ai “Cesaroni” Alessandra Mastronardi e Ludovico Fremont, a riprova che la serie di Canale 5 è il fenomeno seriale dell’anno anche all’ombra della Madonnina. Altro riconoscimento alla produzione italiana è stato quello nei confronti di “Boris” (Fox), presente con il cast al gran completo e scelta dagli organizzatori del Telefilm Festival quale unica serie italiana nel programma per via della sua originalità. Sempre seguitissimi gli incontri a tema, dal sesso sempre più esplicito nei telefilm moderni ai teen-cult da “Happy Days” ai giorni nostri, fino al connubio sempre più evidente tra musica e serie tv. E proprio la musica l’ha fatta da padrone nella centrale Piazzetta Liberty, presa d’assalto dai cittadini per le tre giornate nei concerti che hanno caratterizzato il centro di Milano: tra gli altri, quelli dei Baustelle, degli Statuto, della Rock Fm All Stars Band e della reunion dei Bee Hive. Ben 15 Università (5 in più dell’anno scorso) sono state accreditate al Workshop d’apertura che ha visto gli addetti ai lavori confrontarsi sul tema seriale nell’ottica della programmazione, della produzione e dei new media. Sala tutta esaurita anche alla Cattolica di Milano, dove Aldo Grasso ha presentato l’enciclopedia “La vita è un telefilm” (Garzanti) in compagnia di Linus. Molte conferme e qualche sorpresa emergono dai risultati del sondaggio lanciato da Tv Sorrisi e Canzoni in occasione del Telefilm Festival per decretare la serie più amata dell’anno: a trionfare ancora una volta è "Dr. House". Cosi come nel 2007, il burbero medico precede i sopravvissuti di "Lost" e i colleghi di "Grey’s Anatomy". "24", la serie più adrenalinica della tv sale rispetto allo scorso anno e raggiunge il 4 posto in classifica, mentre esce a sorpresa dalla top 20 "CSI - Scena del Crimine". Neanche il tempo di festeggiare la buona riuscita della sesta edizione del Telefilm Festival, che gli organizzatori stanno già pensando alla settima: in vista una celebrazione dei 20 anni del cult “Baywatch”, con l’idea di ricreare un’atmosfera balneare degna di Malibu a due passi dal Duomo. Magari con una Pamela Anderson a fare da madrina…
Iscriviti a:
Post (Atom)
"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm
Lick it or Leave it!
