venerdì 4 settembre 2009

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - La peggiore estate telefilmica della nostra vita
Diciamocelo, quella che sta per concludersi è un’estate da dimenticare. Invasione delle zanzare a parte, telefilmicamente è stata la peggiore degli ultimi anni. La degna conclusione, del resto, di una stagione seriale ai minimi livelli. Con l’alibi trino dei riflessi dello sciopero degli sceneggiatori, della crisi economica e dell’attesa del post elezione di Obama, il mercato – soprattutto statunitense – non ha prodotto grandi titoli e idee folgoranti. “True Blood” e qualche altra insegna accesa mentre tutti erano in ferie sono l’eccezione che confermano la regola. Di solito un’annata particolarmente negativa nel raccolto, così come per le vendemmie, ne prefigura una seguente ai massimi livelli, anche nei telefilm. Lo si è visto nel 2001, con il Big Bang del genere seriale coincidente con l’11 settembre. E così il piccolo schermo generalista estivo ha vivacchiato di serie che se sono andate bene hanno galleggiato sulla media di rete (“Mystère”, “Ghost Whisperer”, “Criminal Intent”), contando più mezze delusioni (“Brothers&Sisters”, “Lost”, “Eli Stone”) e flop illustri (“90210” su tutti, ma anche “Alice Nevers”). Le attenuanti di un sistema Auditel che premia il pubblico più anziano – mentre i giovani erano in spiaggia a giocare a beach volley – nonché l’avvento obbligatorio del digitale terrestre in alcune regioni – secondo un’indagine ha abbassato gli ascolti di Raidue e Retequattro del 3% nel primo periodo di assestamento – non sono sufficienti per spiegare una debacle più morale che di…numbers. Un’estate tra l’altro funestata da tre perdite illustri per i fans dei telefilm della prima ora: David Carradine (“Kung Fu”), Farrah Fawcett (“Charlie’s Angels”) e Karl Malden (“Le strade di San Francisco”) ci hanno lasciato col primo caldo afoso, in un critico presente “a puntate” che ci ha fatto guardare indietro un po’ con nostalgia. Ammettiamolo. A girare il coltello ancor più nella piaga ci si è messa poi l’inaugurazione di Fox Retro, una rete-droga che dovrebbe essere somministrata a piccole dosi per non indurre alla totale dipendenza, con la controindicazione di occhi cerchiati alla mattina che nei colleghi suscitano ipotesi di autoerotismo selvaggio o sedute – o meglio, sdraiate – di sesso alla Rocco Siffredi/Jenna Jameson. C’è chi ha deciso di non partire per le vacanze e imbarcarsi, invece, sulla Pacific Princess di “Love Boat”. C’è chi tornava a casa dopo una giornata di lavoro e urlava come George Jefferson “Wizzieeeee” alla moglie prona sui fornelli (che in realtà si chiamava Gelsomina). O chi sgommava alla Starsky quando usciva dalla sauna del lavoro…Come già evidenziato ne “La vita è un telefilm” (Garzanti), gli antenati dei telefilm moderni potevano sembrare monodimensionali, al ricordo, ma rivedendoli e gustandoli come un ghiacciolo rinfrescante in riva al mare, eccoti Florence – la cameriera di casa Jefferson – che ti esclama profetica in finale di puntata: “se andiamo avanti di questo passo, avremo un Presidente negro”. “Negro” ai tempi non era così disdicevole come oggi: correva l’anno 1979 per lo spin-off del serial più simil-razzista della storia, quell’Arcibaldo (1971) dove il protagonista ce l’aveva con tutti i “diversi”, fossero essi gay, polacchi, neri o tedeschi d’origine come Kissinger. E a proposito di regionalismo, se non di razzismo, l’estate ci ha consegnato anche la succosa diatriba tra il Ministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli e il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il primo, all’apertura del Polo della Cinemotografia a Milano, ha lanciato strali sulle fiction nostrane, adducendo che “parlano tutti in romanesco, è una cosa insopportabile”; il secondo ha replicato che “Castelli deve farsene una ragione”. Ma ragione de che? A vedere quattro “Amiche mie” a Milano con accento romano? Distretti e ospedali con poliziotti, dottori e infermiere nati sotto il cupolone? Per una volta, non erano tanto Castelli…in aria. E alla fine dell’estate non ci resta che mettere Florence nei nostri cannoni e sperare che la vendemmia di quest’anno non ci porti solo il vino dei Cesaroni. Anche le viti sono una cosa serial…
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Settembre)

3 commenti:

cri cri ha detto...

bel pezzo, complimenti

Unknown ha detto...

Non ho capito se ti riferisci ai telefilm in italiano... perchè in lingua originale mi sono gustato The Closer, Sons of Anarchy e Leverage, bellissimi.

Anonimo ha detto...

ma nessuno parla di Mental???!!! telfilm strafigooo!!!!

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