mercoledì 2 settembre 2009

NEWS - Al via da stasera il già cult "The Mentalist". Simon Baker: "il mio personaggio è come Charlot, un clown con le lacrime"
Articolo di Chiara Maffioletti per il "Corriere della Sera"
L' America ha un nuovo eroe. Controverso, fuori dagli schemi e smodatamente fascinoso. Professione: investigatore. Ufficialmente. In realtà, qualcosa di molto simile ad un sensitivo. Negli Usa, venti milioni di telespettatori sono già stati stregati da Patrick Jane, il detective protagonista di The Mentalist, programma in assoluto più visto nella scorsa stagione. In Italia, dopo un passaggio sul digitale terrestre, la serie partirà in chiaro su Italia 1, dal 2 settembre, in prima serata. Il volto dell' investigatore è di Simon Baker. A detta di molti, a lui e al suo charme la serie deve tanto successo. Australiano, ex muratore, occhi azzurri e penetranti e un sorriso sui cui è stato aperto più di un forum, in Internet. Per il New York Times «Baker fa bene agli occhi e alla mente» mentre Tv Guide l' ha incoronato l' uomo più sexy della tv, detronizzando dopo due anni Patrick Dempsey (Grey' s Anatomy). Bruno Heller, l' ideatore della serie, che al momento dei casting cercava «qualcuno come Cary Grant», ha ammesso: «Simon è perfetto». E non sono pochi quelli convinti che Baker sia il nuovo George Clooney. Ma nonostante tutto questo e nonostante le sempre più nutrite schiere di fan adoranti, lui (che è sposato da anni con Rebecca Rigg e che ha tre figli, l' ultimo dei quali ha avuto per madrina Nicole Kidman), da bravo sex symbol, si schermisce: «Ho appena compiuto 40 anni, non so che dire...». Diventa più loquace parlando della serie. Si aspettava un successo così clamoroso? «No, per niente. Uno lo spera sempre quando fa qualcosa che ama così tanto. Ma si può solo sperare e augurarsi che le persone apprezzino. Fortunatamente, hanno apprezzato. Ora sono davvero emozionato per la partenza della serie in Italia». The Mentalist e il personaggio di Baker in particolare, segnano in realtà una clamorosa inversione di tendenza nelle fiction investigative: dopo anni in cui i numeri, i calcoli, le analisi al microscopio portavano a risolvere i casi, con Patrick Jane la figura del detective dal famigerato «fiuto» torna prepotentemente al centro. I misteri vengono risolti grazie all' intuito, alla capacità di osservazione. È la rivincita dell' Uomo sulla Scienza, come si è scritto in America; dell' indagine deduttiva su quella scientifica. Non sembra dunque un caso che The Mentalist sia riuscito nell' impresa di spodestare, dopo anni, il primato di CSI. A differenza del matematico Grissom, Jane è un eroe umano, che basa il suo lavoro sulle sue impressionanti doti di osservazione, tali da proiettarlo nella mente degli altri. L' intuito che vince sul calcolo. «Per costruire il personaggio mi sono ispirato soprattutto a vecchi sceneggiati. A Colombo, in particolare. Ma Patrick Jane è una figura tragica, come un clown con le lacrime: una sorta di Charlot». Il dolore che il detective porta con se è da ricercare nel suo passato, quando si faceva credere un medium in tv: dopo avere sbeffeggiato nel suo show un serial killer, Red John, questi uccide sua moglie e sua figlia. Per reagire alla tragedia, Patrick sceglie di impiegare il suo talento per aiutare gli investigatori del California Bureau of Investigation. Come è comprensibile, i compagni di squadra lo guardano con circospezione dividendosi tra chi lo apprezza per le sue capacità e chi non riesce a tollerare il suo comportamento così poco ortodosso. Insomma, Patrick Jane è un Dr. House del poliziesco. «Credo che qualche similitudine tra i due personaggi ci sia. Sono entrambe due figure non convenzionali. Ma recitiamo in modo molto diverso...». E di più non aggiunge. Parlando del particolare talento del suo personaggio, della sua capacità di intercettare ogni sfuggevole dettaglio e di analizzarlo fino a comprendere il comportamento umano, Baker precisa: «Si tratta di abilità, non di poteri. Negli Usa spesso questo viene frainteso: la serie non ha nulla a che vedere con la magia». Come è cambiata la sua vita da quando è diventato Patrick Jane? «Sono molto più impegnato». Se a questo ruolo, Baker deve sicuramente la grande popolarità, nel suo curriculum però ci sono anche diversi film, tra cui L.A. Confidential e Il diavolo veste Prada. Come è ovvio, non crede alla distinzione (forse più propriamente italiana), tra attori di cinema e di tv. «Mi sembra che le cose stiano cambiando. Che non ci sia più una separazione così netta. Un attore dovrebbe essere capace di lavorare sia per il cinema che per la tv. Io non preferisco niente a priori: sono due mezzi per certi versi simili e per altri assolutamente diversi. La tv è più veloce, più immediata. Il cinema deve raccontare una storia e esaurirla tutta in una volta. Non saprei scegliere, davvero». Ama il cinema italiano? «Sì, ma non sono molto aggiornato su quello contemporaneo. Amo i classici. De Sica. Le mie due star preferite italiane sono Marcello Mastroianni e Sophia Loren. E in generale amo l' Italia». E c' è da credere che, a breve, diventerà un amore ricambiato.

1 commento:

cri cri ha detto...

lui, FIGO IMMENSO!

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