BOLLETTINO - Uglyssime come noi: Rebecca Romijn, a gambe levate (e che gambe!) da "Pepper Dennis"
Parola d'ordine per lei: dimenticare il fresco flop della serie "Pepper Dennis" che la vedeva protagonista a tutto campo. E così Rebecca Romijn deve averci pensato due volte ad intepretare il transessuale Alexis Meade di "Ugly Betty", che da fratello di Daniel si ripresenta in scena con le splendide fattezze della ex modella di "Sports Illustrated" e Victoria's Secret, più volte vincitrice del titolo di "donna più sexy del pianeta" secondo le riviste specializzate "Maxim" e "FHM". Un taglio, oltre che chirurgico, anche con il passato: dopo il matrimonio fallito con il collega John Stamos, l'attrice di origini tedesche si è fidanzata con Jerry O'Connell, il quale ha fatto capolino in un episodio di "Ugly Betty" posando per una volta il distintivo del detective Woody Hoyt in "Crossing Jordan" e "Las Vegas".
venerdì 13 luglio 2007
NEWS - Achtung, baby, l'interattività è sempre più closer! Dall'autunno i migliori telefilm Mediaset anche su Internet
R.T.I. Interactive Media è la chiave d’accesso di Mediaset al mondo della comunicazione multicanale e multipiattaforma. La sua missione è creare nuove sinergie come estensione della tv generalista. I suoi prodotti sono contenuti e servizi innovativi costruiti attorno al telespettatore. Mediaset.it è la porta d’ingresso a 3 aree tematiche: l’informazione con Tgcom, Tg5 e Studio Aperto, la tv con i più acclamati programmi televisivi, la community con forum, chat, email, personalizzazione cellulare, giochi online. Mediaset.it Video è il nuovo portale che permette ai telespettatori di rivedere il meglio dei programmi tv, spiare dietro le quinte e accedere ogni giorno a numerosi contenuti video realizzati in esclusiva per il web.I l nuovo servizio Video on Demand permetterà prossimamente - verosimilmente dall'autunno - di vedere alcune tra le migliori serie di Mediaset, tra le quali "The Closer", "The O.C.", "Smallville", "Nip/tuck", oltre alle italiane "Distretto di polizia" e "Carabinieri". Stay tuned!
giovedì 12 luglio 2007
NEWS - Donna? No, reverendo. La figlia di Aaron Spelling diventa ministro di Dio e sposa i gay
Ve la ricordate quando interpretava Donna nel telefilm "Beverly Hills 90210"? Oltre a essere una delle protagoniste del fortunato telefilm, la bionda Tori Spelling (figlia di Aaron) era - nella finzione - la fidanzata del bel David col quale voleva arrivare vergine al matrimonio. Oggi Tori sembra aver unito la realtà alla fiction ed è diventata nientepopodimenochè una Ministra di Dio. Proprio così. Con la carica di Reverendo è adesso legittimata a celebrare matrimoni. I primi che hanno avuto la fortuna di essere uniti finchè morte non li separi sono stati Tony e Dex, una coppia gay. Donna ha rivelato che, durante la cerimonia, era molto nervosa: non si è mai emozionata così tanto neanche quando ha presentato gli Emmy o si è esibita in teatro dal vivo. Tori non è comunque l'unica a poter vantarsi del santo ruolo di reverendo: anche Tom Cruise, ad esempio, può celebrare matrimoni grazie alla sua appartenenza alla setta di Scientology. È ormai molto tempo che i divi di Hollywood dicono di riscoprire la fede. L'ultima a farlo è stata Paris Hilton che appena uscita dalla prigione si è affrettata a dichiarare che la sua vita sarebbe stata, d'ora in avanti, permeata di religione. (Notizia tratta da Gay.it; nella foto, la Spelling poco prima della cerimonia)
NEWS - Giù il cappello (che sia Stetson, però)! All'asta il guardaroba di "Dallas"
Roma (Apcom) - Lo Stetson bianco indossato dal perfido Jr Ewing di "Dallas", interpretato da Larry Hagman, è stato venduto per 1.300 euro nel corso della mega-asta di memorabilia della serie tv americana più famosa degli anni '80, che ha racimolato più di 12,500 euro. Lo scrive oggi la Bbc nel suo sito web. Hagman era presente alla vendita, svoltasi presso la casa d'aste Artcurial a Parigi, assieme ad altri membri del cast, tra cui 'Sue Ellen'-Linda Gray, 'Bobby'-Patrick Duffy, 'Ray Krebbs'-Steve Kanaly e 'Lucy Ewing'-Charlene Tilton. Un paio di stivali indossati dal personaggio interpretato da Duffy, Bobby Ewing, sono stati venduti per 200 euro, un girocollo di Sue Ellen è stato battuto a 700 euro. All'asta hanno partecipato più di 300 persone, e i soldi della vendita andranno all'ospedale "Sourire".
Roma (Apcom) - Lo Stetson bianco indossato dal perfido Jr Ewing di "Dallas", interpretato da Larry Hagman, è stato venduto per 1.300 euro nel corso della mega-asta di memorabilia della serie tv americana più famosa degli anni '80, che ha racimolato più di 12,500 euro. Lo scrive oggi la Bbc nel suo sito web. Hagman era presente alla vendita, svoltasi presso la casa d'aste Artcurial a Parigi, assieme ad altri membri del cast, tra cui 'Sue Ellen'-Linda Gray, 'Bobby'-Patrick Duffy, 'Ray Krebbs'-Steve Kanaly e 'Lucy Ewing'-Charlene Tilton. Un paio di stivali indossati dal personaggio interpretato da Duffy, Bobby Ewing, sono stati venduti per 200 euro, un girocollo di Sue Ellen è stato battuto a 700 euro. All'asta hanno partecipato più di 300 persone, e i soldi della vendita andranno all'ospedale "Sourire".
BOLLETTINO - Uglyssime come noi: Vanessa Williams, il botox oltre lo scandalo
La rifattissima Vanessa Williams, la prima Miss America afro-americana della storia (correva l'anno 1983), si è scoperta dapprima cantante - con tanto di candidatura ai Grammy Awards - e poi attrice. In quest'ultima veste spopola in "Ugly Betty" nel botox di Wilhelmina Slater, sorta di Alexis Carrington dei giorni nostri. Sembra ormai acqua passata lo scandalo delle sue foto osè risalenti al 1982 in cui venne ritratta al centro di un triangolo lesbico con tanto di cunnilingus che le costò il titolo e, nel contempo, la più imponente pubblicità mai raccolta da una Miss a "stelle e strisce". Se al cinema non ha mai lasciato il segno, Vanessa è comparsa nel corso degli anni nelle serie "Willy, il Principe di Bel-Air", "TJ Hooker", "Melrose Place", "Ally McBeal", "Boomtown". Nonostante gli scandali alle spalle, Vanessa non ha perso la voglia di stupire: nel maggio 2007 è comparsa nuda sulle pagine del magazine "Allure".
La rifattissima Vanessa Williams, la prima Miss America afro-americana della storia (correva l'anno 1983), si è scoperta dapprima cantante - con tanto di candidatura ai Grammy Awards - e poi attrice. In quest'ultima veste spopola in "Ugly Betty" nel botox di Wilhelmina Slater, sorta di Alexis Carrington dei giorni nostri. Sembra ormai acqua passata lo scandalo delle sue foto osè risalenti al 1982 in cui venne ritratta al centro di un triangolo lesbico con tanto di cunnilingus che le costò il titolo e, nel contempo, la più imponente pubblicità mai raccolta da una Miss a "stelle e strisce". Se al cinema non ha mai lasciato il segno, Vanessa è comparsa nel corso degli anni nelle serie "Willy, il Principe di Bel-Air", "TJ Hooker", "Melrose Place", "Ally McBeal", "Boomtown". Nonostante gli scandali alle spalle, Vanessa non ha perso la voglia di stupire: nel maggio 2007 è comparsa nuda sulle pagine del magazine "Allure".
(Articolo di Leo Damerini pubblicato sul "Telefilm Magazine" di Luglio)
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mercoledì 11 luglio 2007
PICCOLO GRANDE SCHERMO - Aufwiedersehen! Tutto pronto a Berlino per le riprese di "Valkyrie": Tom Cruise protagonista del film diretto da Bryan Singer (produttore di "Dr.House") sul fallito attentato ad Hitler
(ANSA) - Berlino, 11 luglio - Tutto e' pronto a Berlino per le riprese di 'Valkyrie', il film sulla fallita congiura del 20 luglio 1944 contro Adolf Hitler, con Tom Cruise protagonista. Cruise ha ancora una settimana per visitare i luoghi dove l'eroe anti-nazista Claus Schenk Graf von Stauffenberg visse e pianifico' l'attentato: le riprese per ''Valkyrie'' inizieranno il 19 luglio e proseguiranno per 15 settimane negli studi di Babelsberg (quartiere di Potsdam, sobborgo di Berlino) e nella foresta di Koenigs-Wusterhausen, a sud della capitale tedesca, dove verra' ricostruita la 'Tana del Lupo' (Wolfsschanze), come era chiamato il quartiere generale di Hitler. Il film, finanziato con 4,8 milioni di euro anche dallo Stato tedesco, con una decisione che ha posto fine alle polemiche sull'appartenenza di Cruise a Scientology, costera' 80 milioni di dollari e sara' diretto da Bryan Singer (già dietro la cinepresa di`Superman Returns', nel 2006, ma anche produttore del cult tv medico "Dr.House"). Raccontera' la storia della fallita congiura per uccidere Hitler e far finire la seconda guerra mondiale. ''La Germania ha pochissimi eroi, uno di essi e' Stauffenberg, dovremmo essere contenti se Hollywood ha deciso di ricordarlo'' scrive oggi il quotidiano tedesco `Die Welt', per il quale ''e' strano che il governo non abbia autorizzato le riprese anche nel Bendlerblock (quartiere generale della Wehrmacht durante la guerra, a Berlino, dove Stauffenberg lavorava e dove fu messo a morte, ndr)''. La moglie di Stauffenberg sara' impersonata dall'olandese Carice van Houten; il britannico Kenneth Branagh, conosciuto soprattutto per aver portato Shakespeare al cinema, interpretera' Henning von Tresckow, generale dell'esercito ai tempi di Hitler (Wermacht) che partecipo' alla cospirazione.
(ANSA) - Berlino, 11 luglio - Tutto e' pronto a Berlino per le riprese di 'Valkyrie', il film sulla fallita congiura del 20 luglio 1944 contro Adolf Hitler, con Tom Cruise protagonista. Cruise ha ancora una settimana per visitare i luoghi dove l'eroe anti-nazista Claus Schenk Graf von Stauffenberg visse e pianifico' l'attentato: le riprese per ''Valkyrie'' inizieranno il 19 luglio e proseguiranno per 15 settimane negli studi di Babelsberg (quartiere di Potsdam, sobborgo di Berlino) e nella foresta di Koenigs-Wusterhausen, a sud della capitale tedesca, dove verra' ricostruita la 'Tana del Lupo' (Wolfsschanze), come era chiamato il quartiere generale di Hitler. Il film, finanziato con 4,8 milioni di euro anche dallo Stato tedesco, con una decisione che ha posto fine alle polemiche sull'appartenenza di Cruise a Scientology, costera' 80 milioni di dollari e sara' diretto da Bryan Singer (già dietro la cinepresa di`Superman Returns', nel 2006, ma anche produttore del cult tv medico "Dr.House"). Raccontera' la storia della fallita congiura per uccidere Hitler e far finire la seconda guerra mondiale. ''La Germania ha pochissimi eroi, uno di essi e' Stauffenberg, dovremmo essere contenti se Hollywood ha deciso di ricordarlo'' scrive oggi il quotidiano tedesco `Die Welt', per il quale ''e' strano che il governo non abbia autorizzato le riprese anche nel Bendlerblock (quartiere generale della Wehrmacht durante la guerra, a Berlino, dove Stauffenberg lavorava e dove fu messo a morte, ndr)''. La moglie di Stauffenberg sara' impersonata dall'olandese Carice van Houten; il britannico Kenneth Branagh, conosciuto soprattutto per aver portato Shakespeare al cinema, interpretera' Henning von Tresckow, generale dell'esercito ai tempi di Hitler (Wermacht) che partecipo' alla cospirazione.
BOLLETTINO - Uglyssime come noi: Ana Ortiz, la sorella sexy di Betty che rischiava di essere lei
Già solo per il fatto di aver frequentato la vera Scuola d'Arte al centro di "Saranno famosi" - LaGuardia High School of Music&Art and Performing Arts di New York - il suo destino era segnato. In "Ugly Betty" Ana Ortiz veste i panni di Hilda Suarez, la sorella maggiore della protagonista interpretata da America Ferrera, anche se in pochi sanno che Ortiz ha sostenuto il provino per recitare da protagonista, salvo poi essere giudicata troppo sexy dai produttori. Dopo il sogno di diventare ballerina e 8 anni di scuola di danza, dopo le classiche rappresentazioni di "Hair" in giro per l'Europa, l'attrice ha intrapreso la strada televisiva facendo manbassa di comparsate in "NYPD Blue", "Commander in Chief", "Boston Legal", "ER", "The New Adventures of Old Christine", "Over There" e "Kristin", la serie del 2001 che ha segnato il suo debutto in un ruolo ricorrente.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato sul "Telefilm Magazine" di Luglio)
NEWS - Jennifer Morrison di "Dr. House" sulle tracce di Lady Diana
L'attrice Jennifer Morrison, tra i protagonisti della serie "Dr. House" nei panni della dottoressa Cameron, è stata scelta come protagonista del film tv "The Murder of Princess Diana". Si tratta della trasposizione televisiva dell'omonimo libro scritto da Noel Botham che teorizza che l'incidente automobilistico avvenuto nel tunnel dell'Alma di Parigi che causò la morte della Principessa Diana, del suo compagno Dodi Fayed e del loro autista Henri Paul, fu frutto di una cospirazione. La Morrison impersonerà una giornalista americana testimone dell'incidente, la quale inizia ad indagare per conto proprio dopo la versione ufficiale dell'accaduto. Il film, destinato a far discutere, sarà girato tra Lussemburgo e Parigi per la regia di John Strickland e sarà trasmesso in America già il prossimo agosto sul canale Lifetime, in occasione del decimo anniversario della morte di Diana.
L'attrice Jennifer Morrison, tra i protagonisti della serie "Dr. House" nei panni della dottoressa Cameron, è stata scelta come protagonista del film tv "The Murder of Princess Diana". Si tratta della trasposizione televisiva dell'omonimo libro scritto da Noel Botham che teorizza che l'incidente automobilistico avvenuto nel tunnel dell'Alma di Parigi che causò la morte della Principessa Diana, del suo compagno Dodi Fayed e del loro autista Henri Paul, fu frutto di una cospirazione. La Morrison impersonerà una giornalista americana testimone dell'incidente, la quale inizia ad indagare per conto proprio dopo la versione ufficiale dell'accaduto. Il film, destinato a far discutere, sarà girato tra Lussemburgo e Parigi per la regia di John Strickland e sarà trasmesso in America già il prossimo agosto sul canale Lifetime, in occasione del decimo anniversario della morte di Diana.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "TU")
martedì 10 luglio 2007
NEWS - I critici americani inneggiano a "I Soprano" e bocciano "24"
Viva "I Soprano", abbasso "24". I critici americani si riuniscono da un paio d'anni per decretare i migliori e i peggiori serial della tv a "stelle e strisce" e quest'anno "Tv Week" (http://tvweek.com/) pubblica le nuove Top Ten, nel bene e nel male. Mentre "I Soprano" e "Lost" svettano nella classifica dei migliori, sorprende la discesa agli inferi di "24", seconda peggior serie della stagione dopo annate in cui la critica Usa ha lodato sperticatamente la serie con Kiefer Sutherland. Altra serie che non convince appieno i critici nonostante il primato di ascolti è "Grey's Anatomy"che finisce solo nona (l'anno scorso era quarta), superata da "Friday Night Lights" (terzo), "The Office" (quarto), "Ugly Betty" (quinto), "Heroes" (sesto), "30 Rock" (settimo), "The Shield" (ottavo). Decimo posto per "The Tudors". Per chi si chieda dove sia finito "Dr.House", i critici americani l'hanno piazzato al quindicesimo posto, mentre appare penalizzato "Brothers and sisters" solo 23esimo. Tra i "bocciati", al primo posto svetta "October Road" davanti a "24", mentre si segnala il difficile (ma valido) "The Black Donnellys" al quarto.
QUIZ - Chi è l'attore telefilmico che si dà al tennis?
Nuovo sensazionale Quiz telefilmico per scoprire chi sia l'attore che, con maglietta gialla slavata (o forse originariamente era verde o di altro colore?), stia per accingersi ad una partita di tennis con tanto di racchetta sotto braccio. In realtà il vero dubbio riguarda anche chi sia l'avversario dall'altra parte della rete e se abbia una maglietta altrettanto slavata...degno di una demi-slavè...
Nuovo sensazionale Quiz telefilmico per scoprire chi sia l'attore che, con maglietta gialla slavata (o forse originariamente era verde o di altro colore?), stia per accingersi ad una partita di tennis con tanto di racchetta sotto braccio. In realtà il vero dubbio riguarda anche chi sia l'avversario dall'altra parte della rete e se abbia una maglietta altrettanto slavata...degno di una demi-slavè...
L’EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
Pagina a cura di Leo “Grant” Damerini, tratta dal "Telefilm Magazine" di Luglio
CORRIERE DELLA SERA
"Ugly Betty", capolavoro d'arte moderna
"«Il diavolo veste Prada», certo; la favola del brutto anatroccolo, certo; la telenovela colombiana «Betty la cozza (Yo soy Betty la fea)», certo. Qualche altro riferimento colto? Non è difficile trovarlo. Sta di fatto che «Ugly Betty» la sitcom creata da Salma Hayek, incrocia alcune grandi questioni sociali del presente: il tema dell' integrazione e della diversità, il mobbing, la terribile vita d' ufficio, sempre così spasmodicamente alla ricerca della vittima sacrificale («la capra espiatoria» dice Betty); il duro confronto con la categoria metafisica delle «stronze». E le svolge con grande umorismo, persino con un vago senso del mistero (sullo sfondo c' è un terribile segreto che a poco a poco si svelerà). Nonostante il suo aspetto poco attraente (sancito dal più spietato dei finti complimenti, «bella dentro»), Betty (America Ferrera) riesce a farsi strada nel mondo della moda. [...] «Ugly Betty» ha la grazia del tragicomico, strappa risate puntando sull' effetto «fuori luogo» (la ragazza è il classico pesce fuor d' acqua: incapace di accostare i colori, veste in vistoso ritardo abiti da bancarella anni Settanta-Ottanta, e non si fa mancare gli occhiali spessi, l' apparecchio ai denti, qualche chilo in esubero), ma regala anche aiuti terapeutici a chi non ha risolto i suoi problemi con le cravatte sbagliate, con la stronzaggine dei compagni di lavoro, con l' inferno del cosiddetto look. Betty è talmente brutta da sembrare un capolavoro dell' arte moderna".
(Aldo Grasso, 20.05.2007)
IL DOMENICALE
Impara l'arte e mettila nei telefilm
"Oggi sembra che la funzione culturale sociale l’abbiano ereditata le fiction. Che sono un anello in più nella catena evolutiva della comunicazione che dall’affresco e tramite il libro ha portato fino alla Settima Arte. La fiction di cui parlo è quella televisiva, per qualità e budget non inferiore al cinema (e perciò quasi sempre americana), serializzata su lunghe o lunghissime scadenze: di 'Lost', per esempio, abbiamo saputo che terminerà nel 2010; 'E.R.' già tredici stagioni e non accenna a smettere. Se è concepita e realizzata al meglio, come spesso accade, la fiction possiede alcune caratteristiche che la portano oltre il cinema. Il succedersi degli episodi fa sì che i personaggi si approfondiscano e si precisino: impariamo ad amarli davvero perché lungo il tempo li vediamo con pregi e difetti, con vittorie e sconfitte. Sono come noi e con noi e assai più vicini a noi degli eroi cinematografici. Questi nostri eroi quotidiani – fittizi ma plausibili, costruiti con finissimo cesello di sceneggiatura – s’imbattono spesso in momenti assolutamente topici dell’esistenza, gli stessi che potrebbero accadere – accadono – a tutti: la nascita, la morte, il dolore, il piacere, l’innamoramento, il disonore, il tradimento. E in problemi umani e sociali altrettanto crudi: come – cito da episodi recenti di fiction famose – la morte violenta di un compagno di lavoro ('Ncis'), la scelta etica se far vivere o morire un malato ('Dr. House', 'E.R.', 'Lost'), l’arresto immotivato di un parente per motivi legati al terrorismo ('The Practice'), la tortura di un prigioniero ('Lost'), l’eutanasia attiva ('E.R.', 'House'), la pedofilia “motivata” e la clonazione ('The Practice'), le sevizie contro deboli e innocenti ('Senza traccia', 'CSI', 'Law & Order'), la pratica della medicina per scopi mercenari e illeciti ('Law & Order', 'Nip/Tuck'), la corruzione “a fin di bene” ('The Shield'), i rapporti occasionali, sadici, multisessuali ('Nip/ Tuck', 'Sex & The City', 'Desperate Housewives'), la vita e la morte e la guerra nelle zone indigenti del mondo ('E.R.'), gli scontri generazionali, sessuali, razziali ('House', 'Law & Order', 'The Practice'). Per rispondere a interrogativi più grandi di noi e di loro, molte di queste fiction scelgono, con tutta evidenza, la via pragmatica. Ovvero: proprio perché a dover fronteggiare quelle situazioni sono personaggi amati, alla fin fine qualsiasi decisione prenderanno, perfino la non decisione, potrà essere giustificata, se non condivisa, dagli spettatori. L’enorme forza di questa prospettiva di narrazione fa sì, tuttavia, che essa possa costituire un buon veicolo per suggerire scelte azzardate su tematiche scottanti. Su questa strada infatti alcune fiction si spingono abbastanza spesso. Ma sempre con cautela, com’è testimoniato dalla presenza, in episodi successivi, di scelte opposte davanti a situazioni analoghe: lo si nota per esempio in 'E.R.', che nel frenetico intrecciarsi di personaggi e situazioni riesce facilmente a mantenere un profilo variegato senza pagare pegno alle contraddizioni. E in 'Dr. House', dove le scelte problematiche possono esser fatte rientrare nella fisionomia problematica del protagonista. Qualche lettore starà chiedendosi se questo sia un problema culturale, etico. La mia risposta è ambivalente. Molte fiction sono politicamente e culturalmente “fredde”: si preoccupano soprattutto di non scontentare il loro pubblico. E, dunque, malgrado scelte formali magari clamorose, sostanzialmente rimangono ancorate a una idea di uomo il più possibile condivisa. Che mentre certe volte consente eccessi e prese di posizione ardite, al tempo stesso li attenua con la propria “umanità”. Può accadere, però, e accade, che certe fiction siano ideologicamente condizionate. Sì, esistono gruppi di pressione, politico-culturali (ma anche industriali), che sovvenzionano e pilotano narrazioni cinematografiche e televisive; sarebbe strano il contrario. Tuttavia è ancor più frequente e forte il condizionamento “ambientale”: com’è stato dimostrato anni fa (riprendo considerazioni argomentate negli Usa da Martha Nussbaum e in Italia da Armando Fumagalli), ha del clamoroso verificare quanto poco ciò che la maggior parte di produttori, registi, sceneggiatori e attori di Hollywood pensano sull’amore, sulla famiglia e su altre dimensioni del vivere comune coincida con ciò che su questi temi opina la maggior parte della popolazione americana. Alla fin fine lo sceneggiatore può piegare qualsiasi storia alle sue personali convinzioni. Esattamente come il pittore, il narratore, il romanziere. In questo c’è libertà e potenza creativa. Ma il giudizio dello spettatore, come sempre, verterà sulla qualità del “fattore umano”, oltre le incastellature tendenziose che non mancano. Come non mancano i vicoli ciechi, gli espedienti fumosi, le cadute di tono (dispiace addebitare proprio all’amato 'Lost' questi tre difetti). Se a tutti noi, da spiriti liberi, viene chiesto di contribuire a rendere il mondo più umano e migliore tramite le parole e l’esempio, c’è da augurarsi che sempre più fiction siano molto umane. E che non contrabbandino merce avariata mascherandola con belle forme. Giotto ed Esopo non l’hanno mai voluto fare".
(Giuseppe Romano, 19.05.2007)
EUROPA
W Betty, W la Tv!
"Ugly Betty è eccessiva, sfuggente, complessa come pochi telefilm sanno essere. Non ha confini, è straripante, non omologata. E' un patchwork di stili discordanti. E' alta tv che blobbizza tutta l'altra tv. Anzi, Betty è la tv: fuori luogo, brutta, intelligente, ingenua, trash, determinata, enorme, colorata, fastidiosa, dolce. Di tutto e di più, eppure irresistibile e affascinante. Mentre altre algide muse (pittura, cinema, letteratura...) cercano un equilibrio ormai impossibile, Betty (la Tv) si distingue per eccesso, e ci si rispecchia a suo modo. W Brutta Betty, W la Tv".
(Stefania Carini, 22.05.2007)
Pagina a cura di Leo “Grant” Damerini, tratta dal "Telefilm Magazine" di Luglio
CORRIERE DELLA SERA
"Ugly Betty", capolavoro d'arte moderna
"«Il diavolo veste Prada», certo; la favola del brutto anatroccolo, certo; la telenovela colombiana «Betty la cozza (Yo soy Betty la fea)», certo. Qualche altro riferimento colto? Non è difficile trovarlo. Sta di fatto che «Ugly Betty» la sitcom creata da Salma Hayek, incrocia alcune grandi questioni sociali del presente: il tema dell' integrazione e della diversità, il mobbing, la terribile vita d' ufficio, sempre così spasmodicamente alla ricerca della vittima sacrificale («la capra espiatoria» dice Betty); il duro confronto con la categoria metafisica delle «stronze». E le svolge con grande umorismo, persino con un vago senso del mistero (sullo sfondo c' è un terribile segreto che a poco a poco si svelerà). Nonostante il suo aspetto poco attraente (sancito dal più spietato dei finti complimenti, «bella dentro»), Betty (America Ferrera) riesce a farsi strada nel mondo della moda. [...] «Ugly Betty» ha la grazia del tragicomico, strappa risate puntando sull' effetto «fuori luogo» (la ragazza è il classico pesce fuor d' acqua: incapace di accostare i colori, veste in vistoso ritardo abiti da bancarella anni Settanta-Ottanta, e non si fa mancare gli occhiali spessi, l' apparecchio ai denti, qualche chilo in esubero), ma regala anche aiuti terapeutici a chi non ha risolto i suoi problemi con le cravatte sbagliate, con la stronzaggine dei compagni di lavoro, con l' inferno del cosiddetto look. Betty è talmente brutta da sembrare un capolavoro dell' arte moderna".
(Aldo Grasso, 20.05.2007)
IL DOMENICALE
Impara l'arte e mettila nei telefilm
"Oggi sembra che la funzione culturale sociale l’abbiano ereditata le fiction. Che sono un anello in più nella catena evolutiva della comunicazione che dall’affresco e tramite il libro ha portato fino alla Settima Arte. La fiction di cui parlo è quella televisiva, per qualità e budget non inferiore al cinema (e perciò quasi sempre americana), serializzata su lunghe o lunghissime scadenze: di 'Lost', per esempio, abbiamo saputo che terminerà nel 2010; 'E.R.' già tredici stagioni e non accenna a smettere. Se è concepita e realizzata al meglio, come spesso accade, la fiction possiede alcune caratteristiche che la portano oltre il cinema. Il succedersi degli episodi fa sì che i personaggi si approfondiscano e si precisino: impariamo ad amarli davvero perché lungo il tempo li vediamo con pregi e difetti, con vittorie e sconfitte. Sono come noi e con noi e assai più vicini a noi degli eroi cinematografici. Questi nostri eroi quotidiani – fittizi ma plausibili, costruiti con finissimo cesello di sceneggiatura – s’imbattono spesso in momenti assolutamente topici dell’esistenza, gli stessi che potrebbero accadere – accadono – a tutti: la nascita, la morte, il dolore, il piacere, l’innamoramento, il disonore, il tradimento. E in problemi umani e sociali altrettanto crudi: come – cito da episodi recenti di fiction famose – la morte violenta di un compagno di lavoro ('Ncis'), la scelta etica se far vivere o morire un malato ('Dr. House', 'E.R.', 'Lost'), l’arresto immotivato di un parente per motivi legati al terrorismo ('The Practice'), la tortura di un prigioniero ('Lost'), l’eutanasia attiva ('E.R.', 'House'), la pedofilia “motivata” e la clonazione ('The Practice'), le sevizie contro deboli e innocenti ('Senza traccia', 'CSI', 'Law & Order'), la pratica della medicina per scopi mercenari e illeciti ('Law & Order', 'Nip/Tuck'), la corruzione “a fin di bene” ('The Shield'), i rapporti occasionali, sadici, multisessuali ('Nip/ Tuck', 'Sex & The City', 'Desperate Housewives'), la vita e la morte e la guerra nelle zone indigenti del mondo ('E.R.'), gli scontri generazionali, sessuali, razziali ('House', 'Law & Order', 'The Practice'). Per rispondere a interrogativi più grandi di noi e di loro, molte di queste fiction scelgono, con tutta evidenza, la via pragmatica. Ovvero: proprio perché a dover fronteggiare quelle situazioni sono personaggi amati, alla fin fine qualsiasi decisione prenderanno, perfino la non decisione, potrà essere giustificata, se non condivisa, dagli spettatori. L’enorme forza di questa prospettiva di narrazione fa sì, tuttavia, che essa possa costituire un buon veicolo per suggerire scelte azzardate su tematiche scottanti. Su questa strada infatti alcune fiction si spingono abbastanza spesso. Ma sempre con cautela, com’è testimoniato dalla presenza, in episodi successivi, di scelte opposte davanti a situazioni analoghe: lo si nota per esempio in 'E.R.', che nel frenetico intrecciarsi di personaggi e situazioni riesce facilmente a mantenere un profilo variegato senza pagare pegno alle contraddizioni. E in 'Dr. House', dove le scelte problematiche possono esser fatte rientrare nella fisionomia problematica del protagonista. Qualche lettore starà chiedendosi se questo sia un problema culturale, etico. La mia risposta è ambivalente. Molte fiction sono politicamente e culturalmente “fredde”: si preoccupano soprattutto di non scontentare il loro pubblico. E, dunque, malgrado scelte formali magari clamorose, sostanzialmente rimangono ancorate a una idea di uomo il più possibile condivisa. Che mentre certe volte consente eccessi e prese di posizione ardite, al tempo stesso li attenua con la propria “umanità”. Può accadere, però, e accade, che certe fiction siano ideologicamente condizionate. Sì, esistono gruppi di pressione, politico-culturali (ma anche industriali), che sovvenzionano e pilotano narrazioni cinematografiche e televisive; sarebbe strano il contrario. Tuttavia è ancor più frequente e forte il condizionamento “ambientale”: com’è stato dimostrato anni fa (riprendo considerazioni argomentate negli Usa da Martha Nussbaum e in Italia da Armando Fumagalli), ha del clamoroso verificare quanto poco ciò che la maggior parte di produttori, registi, sceneggiatori e attori di Hollywood pensano sull’amore, sulla famiglia e su altre dimensioni del vivere comune coincida con ciò che su questi temi opina la maggior parte della popolazione americana. Alla fin fine lo sceneggiatore può piegare qualsiasi storia alle sue personali convinzioni. Esattamente come il pittore, il narratore, il romanziere. In questo c’è libertà e potenza creativa. Ma il giudizio dello spettatore, come sempre, verterà sulla qualità del “fattore umano”, oltre le incastellature tendenziose che non mancano. Come non mancano i vicoli ciechi, gli espedienti fumosi, le cadute di tono (dispiace addebitare proprio all’amato 'Lost' questi tre difetti). Se a tutti noi, da spiriti liberi, viene chiesto di contribuire a rendere il mondo più umano e migliore tramite le parole e l’esempio, c’è da augurarsi che sempre più fiction siano molto umane. E che non contrabbandino merce avariata mascherandola con belle forme. Giotto ed Esopo non l’hanno mai voluto fare".
(Giuseppe Romano, 19.05.2007)
EUROPA
W Betty, W la Tv!
"Ugly Betty è eccessiva, sfuggente, complessa come pochi telefilm sanno essere. Non ha confini, è straripante, non omologata. E' un patchwork di stili discordanti. E' alta tv che blobbizza tutta l'altra tv. Anzi, Betty è la tv: fuori luogo, brutta, intelligente, ingenua, trash, determinata, enorme, colorata, fastidiosa, dolce. Di tutto e di più, eppure irresistibile e affascinante. Mentre altre algide muse (pittura, cinema, letteratura...) cercano un equilibrio ormai impossibile, Betty (la Tv) si distingue per eccesso, e ci si rispecchia a suo modo. W Brutta Betty, W la Tv".
(Stefania Carini, 22.05.2007)
lunedì 9 luglio 2007
GOSSIP - Nonostante la dichiarazione di eterosessualità, per Jessica Biel le foto cantano...
Nonostante abbia smentito fermamente le voci su una sua presunta omosessualità (vedi Post del 6 luglio scorso), per Jessica Biel si addensano le nubi lesbo dopo alcune foto che riemergono dal cassetto. Come quelle che vedete - gentilmente fatte arrivare a "Telefilm Cult" dalla miticissima Lexi Amberson da Los Angeles: "Una è quella in cui la si vede toccare il sedere a Maria Menounos. La seconda è un momento privato. Lei è la ragazza di spalle, appena uscita da un bagno nell’oceano, e un’altra ragazza le mette le mani sui fianchi con molta naturalezza". Chiosa Lexi (http://lexiamberson.blogspot.com/), che sul suo strepitoso blog ha redatto anche la prima e unica Lesbipedia: "Jessica Biel è un caso interessante. La California non è un luogo dove si nasconda la propria inclinazione lesbica o un’eventuale bisessualità. E anche nell’ambiente del cinema non è più un danno dichiararsi tali. Anzi, in molti casi può diventare persino un “valore aggiunto". Però, nonostante questo, il cinema resta un ambiente dove non devi sbagliare una mossa se vuoi sperare di entrare nei canali giusti e farcela. Da quello che so Jessica Biel non è considerata granché nei piani alti degli studios o comunque desta perplessità. E, come gradimento, piace quasi esclusivamente al pubblico maschile. Voglio dire che un suo ipotetico coming out non farebbe di lei un’icona presso i circoli lesbo, dal momento che alle donne non piace molto, e nello stesso tempo rischierebbe di raffreddare il consenso maschile. Francamente quella sua specificazione, quasi rabbiosa, che ha dato a 'People' suona strana. E’ chiaro che è impossibile entrare nella mente delle persone e quindi non so dire se lei sia lesbica oppure no. Che sia perlomeno bisessuale ho pochi dubbi. Non è tanto il fatto che baci sulla bocca altre donne. E’ lo sguardo, i suoi atteggiamenti, la sicurezza e la disinvoltura che dimostra quando è a contatto con altre donne che suggeriscono una consuetudine a questo tipo di intimità. Alcuni mesi fa, quando c’è stato il Golden Globe, tutti hanno parlato del gesto più evidente commesso da Jessica Biel, cioé quello di palpeggiare e tastare con insistenza il sedere di Maria Menounos. Ma la cosa importante, la chiave da leggere, era il suo sguardo. E quello era lo sguardo di una donna che desidera un’altra donna. Se comunque lei, abbastanza nervosamente, ci tiene a specificare di non essere lesbica avrà i suoi motivi".
(Sulle voci sull'omosessualità di Jessica Biel, vedi anche Post 15, 21 e 25 giugno 2006; 5 e 9 ottobre 2006)
BOLLETTINO - Uglyssime come noi: Gina Gershon, un'attrice dall'anima rock
Il suo cameo nei panni della stilista Fabia in "Ugly Betty", sotto un casco di extension bionde che la rendevano irriconoscibile, è da incorniciare. Sintomo di un rilancio d'immagine per la sexyssima Gina Gershon, la quale si vedrà al cinema in "PS: I love you" con l'ex "Friend" Lisa Kudrow e James Marsters (l'ex Spike di "Buffy" e "Angel"), per poi affiancare Leslie Nielsen nella commedia "Christmas in Wonderland". In pochi sanno che Gina vanta un animo da rocker a cinque stelle: oltre all'amicizia dai tempi del liceo con Lenny Kravitz, per il quale ha girato il video della canzone "Again", ha suonato con gli ex Guns N' Roses al Sundance Festival nel 2003 e ha composto con l'ultramitica Linda Perry alcune canzoni del cult-movie "Prey for Rock&Roll", pellicola del 2003 in cui divideva set e palco con Drea de Matteo, la compianta Adriana de "I Soprano".
(Articolo di Leo Damerini pubblicato sul "Telefilm Magazine" di Luglio/Agosto)
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