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martedì 9 gennaio 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
Con "Black Mirror" su Netflix meno ideologia e più buonismo
"La chiusura di un anno dove molte distopie si sono avverate non poteva che essere segnata dal ritorno di «Black Mirror»: Netflix ha rilasciato a fine dicembre una nuova stagione di sei episodi, la seconda da quando la celebre serie si è trasferita dal canale inglese Channel 4 alla piattaforma americana. Iniziamo col dire che gli episodi sono molto diversi l'uno dall'altro nella durata, nello stile, nell'intento e negli esiti: ciascuno meriterebbe una recensione a sé. Alcuni sono più riusciti e convincenti di altri ed è difficile dare un giudizio univoco sull'intera stagione. Una caratteristica che li accomuna tutti è che gli alti budget permessi da Netflix hanno alzato gli standard produttivi e le ambizioni del loro autore, Charlie Brooker, rendendo gli episodi sempre più simili a dei minifilm, disseminati di citazioni a generi e mondi cinematografici (il bianco e nero, l'omaggio a Star Trek, la regia di Jodie Foster). Pur nella difformità di stile, questa stagione ha un forte filo conduttore tematico: la riflessione sul controllo, attraverso scienza e tecnologia, di alcuni aspetti che definiscono nel profondo l'essere umano, come il ricordo e la coscienza. Quanto di più vicino ci sia al concetto di anima. Sarebbe un errore considerare la serie come una profezia di un futuro inevitabile, ma è vero che gli episodi più inquietanti e d'impatto non sono quelli che disegnano scenari lontani (come «Crocodile» o «Black Museum») ma quelli che portano alle estreme conseguenze alcuni fenomeni che già stiamo sperimentando: l'ipercontrollo dell'infanzia (con i baby monitor di «Ar(Angel»), le app di appuntamenti («Hang the DJ»). La stagione è già stata accusata di buonismo, ma l'impressione è che, rispetto agli esordi, questi episodi di «Black Mirror» siano solo meno ideologici, meno avviluppati intorno alla vecchia teoria degli «effetti dei media» sulle persone, un rischio più pericoloso delle degenerazioni dei media". (Aldo Grasso)

venerdì 17 ottobre 2014

NEWS - Clamoroso al CEbola! Ridley Scott al lavoro per la serie tv sul virus che sta allarmando il mondo. Sarà tratta dal libro "The Hot Zone" (secondo Stephen King, "una delle cose più terrificanti che abbia mai letto in vita mia")

News tratta da "Uproxx"
With the way that Ebola is dominating headlines right now – despite Shep Smith’s best and most rational efforts – it would have been more surprising if nobody tried to fictionalize it. It is instead Fox TV Studios that will be developing a series based on the work of author Richard Preston with producers Ridley Scott and Lynda Obst. The duo originally wanted to turn Preston’s bestselling book, “The Hot Zone,” into a feature film starring Jodie Foster 20 years ago, but the project obviously didn’t pan out.
The resurgence of Ebola, and especially the reported cases in the United States, has made the topic more relevant than ever, which is why Scott and Obst are back at work.

“I think it’s the speed with which it kills that makes the disease so frightening,” Obst tells The Hollywood Reporter. “People hoped it would stay in some remote part of the world. But that’s a fantasy in the modern world. The modern world makes us one big connected family.”
In regard to just the first chapter of “The Hot Zone,” Stephen King called it “one of the most horrifying things I’ve read in my whole lifeand then it gets worse. That’s what I keep marveling over: it keeps getting worse. What a remarkable piece of work.” Keep in mind that it is a non-fiction thriller. Preston’s work in writing about Ebola isn’t limited to “The Hot Zone,” which examined the origins of this disease and similar viruses. In an article in the New Yorker last month, Preston recapped the “explosive” emergence of Ebola in West Africa, and that information will be included in the series, as will a piece that he has written for next week’s New Yorker that will cover the latest cases in the U.S.
Preston also conducted an AMA on Reddit for his August article in the New Yorker, and he answered a number of questions regarding everything from the experimental serum ZMAPP…
The antibody serum ZMAPP seems to be amazingly effective but we don’t know because it’s only been tried on the two patients. As for aftereffects, i interviewed Dr. Shem Musoke who nearly died of Marburg (close cousin of Ebola) and he told me it took him about a year to recover fully but now he was fine. It’s a crushing disease but if you survive you do recover.
… to how medical workers can avoid being infected while treating the disease.
They haven’t been able to fully protect themselves, doctors and nurses are dying. They’re wearing full protection biohazard suits, but the Ebola wards are just horrifying, 30 Ebola patients with one doctor and one nurse, both in space suits. Conditions are awful in those wards, we need more doctors and nurses – not even a space suit can totally protect you if the ward is really a mess.
According to The Hollywood Reporter, Preston has been working with Scott and Obst in the development of this limited series.

venerdì 25 aprile 2014

NEWS - "OITNB" su Mya (Mediaset Premium) da giugno: dopo "House of Cards" su Sky (Atlantic), Netflix semina i suoi gioielli sulle reti (ipoteticamente) concorrenti in vista del suo (lontano?) approdo 
La serie-fenomeno “Orange Is The New Black” di Netflix, ambientata all’interno di un carcere femminile, andrà in onda in anteprima assoluta su  Mya dal 12 giugno, ogni giovedì in prima serata. Si tratta di uno dei titoli seriali di cui la stampa americana si è occupata maggiormente nell’ultima stagione – sia per i temi affrontati che per l’alta qualità di messa in scena – non da ultima l’ultima copertina del prestigioso “Entertainment Weekly” in edicola che lo definisce letteralmente “strangest, kinkiest and most surprising hit on tv”. La serie racconta le vicende di Piper Chapman, una donna del Connecticut che viene condannata a scontare 15 mesi nel carcere federale di Litchfield per aver trasportato una valigia piena di soldi per conto di una trafficante di droga internazionale un tempo sua amante. Guarda caso quest’ultima finisce nello stesso carcere di Piper…Girata col taglio dramedy (a metà strada tra la black comedy e il drama), tratta dal libro di memorie omonimo di Piper Kerman, “OITNB” è stata ideata da Jenji Kohan, già ideatrice della serie cult – assai chiaccherata anch’essa – “Weeds”, su una vedova che alla morte del marito si mette a spacciare cannabis per mantenere i due figli. “La serie indaga sull’auto-distruzione e sulla brutalità che si annida anche nell’animo femminile – ha dichiarato l’ideatrice Kohan – la prigione è solo un megafono di questo aspetto”. In America, il debutto del serial è stato più visto di un altro titolo Netflix come “House of Cards”. Tra i riconoscimenti si contano un People’s Choice Award e un Peabody Award. Jodie Foster dirige il terzo episodio della serie che è già stata rinnovata per la seconda stagione. Le due interpreti principali, la bionda Taylor Schilling e la bruna Laura Prepon, sono diventate in patria icone di stile e idoli della comunità lesbo. La serie vanta per la prima volta un transgender negli interpreti principali. Il tema musicale, “You’ve got Time”, è eseguito da Regina Spektor.

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