mercoledì 11 novembre 2020


L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

Occhio e mani negli slip con "Love&Anarchy", la prima serie di Netflix che prende in giro Netflix

IL FOGLIO

"Non si capisce da quale impiccio dell'algoritmo Netflix sia uscito l'accoppiamento. I surrealisti (ben prima di Franco Battiato e Manlio Sgalambro) avevano celebrato "l'incontro casuale di un ombrello e di una macchina da cucire sul tavolo operatorio". Avendo peraltro a loro volta rubacchiato la frase. Nei libri funziona così ma non provateci a casa, per rimpolpare il manoscritto rimasto a metà e ora ritirato fuori: a seconda ondata, secondo capitolo. Qui siamo oltre. Moriamo dalla voglia di sapere quale incrocio di categorie non ancora battuto, o quale insoddisfatto e capriccioso abbonato, abbiano spinto Netflix a produrre la serie "Love e Anarchy". Svedese, creata da Lisa Langseth che l'ha diretta assieme a Alex Haridi. Da una parte una bella bionda, specializzata nel rinnovamento di aziende decotte, che ogni momento avvia un porno sullo smartphone, e si sbottona i pantaloni, neanche fosse la versione 2.0 di Alexander Portnoy (scusa, Philiph Roth, era per capirci). Dall'altra una piccola casa editrice che tiene ancora i contratti in polverosi classificatori, guai a mandarli per email. Dacci dentro oggi e dacci dentro domani, Sofia la consulente aziendale si fa beccare con le mani nelle mutande in ufficio, e prontamente il tecnico informatico registra l'accaduto. Lei si era lamentata per il rumore del trapano, ora lui ha l'occasione per rendere la pariglia. Vendicarsi, ricattare, chiedere prestazioni sessuali? No, siamo in Svezia, e del sesso facile devono averne abbastanza (lui peraltro non si risparmia, facendogli occhi dolci a tutte le fanciulle che incontra, e prontamente lo seguono nello sgabuzzino, nel sottoscala, nel primo angolo buio). Vuole un invito al ristorante, e promette che cancellerà il video. Gli sviluppi non vanno svelati, sappiate però che le otto puntate hanno uno deciso piglio femminista (con un marito e due figli a casa) e un debole per i film di Ruben Östlund: il regista di "The Square", Palma d'oro a Cannes qualche anno fa. Era una satira non sull'arte contemporanea, ma sul nostro atteggiamento davanti all'arte contemporanea: se c'è un ricattino, volentieri cediamo. Aveva diretto anche "Forza maggiore", un maschio che alla vista di una valanga afferra il cellulare e abbandona moglie e figli sulla terrazza al sole. E qui siamo già più in tema, il marito pubblicitario ha il fascino di una saponetta. L'altra metà — casa editrice che vuole stare al passo con i tempi -è molto più divertente e crudele (resta sempre il mistero sull'unico spettatore interessato a entrambi gli elementi della storia). Nei corridoi, arriva il Venerato Maestro che spedisce autoscatti osceni alla giovane scrittrice femminista (e chissà chi, subito dopo, risponde facendo circolare uno scatto che somiglia a "L'origine del mondo"). L'attrice Lena Endre — quella vera, l'abbiamo vista in "Millennium" — scrive un libro su Ingmar Bergman, e non lo vogliono pubblicare in mancanza di particolari piccanti (niente è peggio dei raffinati editori d'arte e cultura che all'improvviso decidono di buttarsi sul commerciale). Sempre per salvare i bilanci, cedono i diritti cinematografici del gioiello di famiglia — un serissimo romanzo sulla Seconda Guerra Mondiale intitolato "Il treno" — a una piattaforma streaming che si chiama Stream Us. E che ne ricaverà un film d'azione, con esplosione finale. Bisogna dirlo alla scrittrice prima dell'anteprima, è vecchia e lo choc potrebbe ucciderla. "Love e Anarchy" — il titolo del romanzo tentato in gioventù dalla bionda consulente, si parla di editori e subito spuntano i mano- scritti — ha almeno un record. E' la prima serie Netflix che prende in giro Netflix". (Mariarosa Mancuso)

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