martedì 4 luglio 2006

EVENTO - Giovedì 6 luglio a Milano gli attori di "Grey's Anatomy" scendono in campo per la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori partecipando ad una proiezione per beneficenza del telefilm all'Apollo SpazioCinema di Milano. Flashback: quando i telefilm sono scesi in campo per il sociale
All'inizio è stato "Il mio amico Arnold" (1978). Quando Nancy Reagan bussò a casa Drummond per promuovere la sua campagna contro la droga, ci si chiese dove finivano i telefilm e iniziava l'impegno sociale. In questo caso anche fin dove poteva spingersi una campagna politica. Sempre il piccolo Arnold affrontò per primo in America lo scottante - e ai tempi solo sussurrato - tema della pedofilia. La buonanima di Aaron Spelling, che aveva l'occhio più lungo del portafoglio, capì al volo che l'idea di inserire al termine degli episodi del teen-cult "Beverly Hills" (1990) i numeri verdi di assistenza per i ragazzi che avevano assistito a storie di droga, alcolismo, violenza tra le mura domestiche e violenze sessuali, avrebbe fatto il botto. Nel 1974 Spelling aveva fatto le prove tecniche di buonismo e solidarietà con "La casa nella prateria": handicap, razzismo e diversità in genere bussavano quasi in ogni puntata a casa degli Ingalls, i quali oltre che sulla fede potevano contare su un fortissimo amore verso il prossimo. Anche quando la cecità colpì una delle loro figlie. Michael Landon, colui che interpretava papà Ingalls ne "La casa nella prateria" e, non contento, la firmava pure da ideatore-produttore-sceneggiatore, continuò il suo "percorso" votato ai buoni sentimenti anche con il successivo "Autostop per il paradiso" (1984), in cui interpretava un giramondo che aiutava le persone più bisognose. Forse nessuna serie dei caldi anni '70 ha combattuto il razzismo come la serie satirica "Arcibaldo" (1971): il protagonista del titolo è diventato popolare per il titolo - ancora imbattuto - di "uomo più razzista della tv americana"; odiava tutti i "diversi", polacchi, gay e handicappati in special modo; lui che quando è venuto a trovarlo a casa Sammy Davis Jr. lo ha fatto accomadare sulla sua poltrona preferita ma poi, una volta andato via, si è premurato di disinfettare tutto il salotto..."Brothers" è stata la prima serie tv ad infrangere il taboo dell'omosessualità prevedendo tra i protagonisti un personaggio gay. Per la cronaca, in America correva l'anno 1984. "The Practice - Professione avvocati" (1997) si è scagliato apertamente in un episodio contro la pena di morte. Tutti gli avvocati protagonisti si prodigavano a difendere un uomo di colore dalla fine sulla sedia elettrica. Gli sforzi risultavano inutili, ma prima che avvenisse l'esecuzione, tutti gli interpreti - al di fuori dei loro personaggi - si rivolgevano in camera contro la pena di morte; la puntata si chiudeva con uno di loro che dopo la propria testimonianza piangeva da solo in una camera d'albergo. I reietti della società e le vittime dei torti subiti hanno trovato una seconda chance e un messaggio di speranza nelle serie "Gli sbandati" (1978), "Neon Rider" (1990) e "Horizon" (2000).
Informazioni tratte dalla terza edizione del "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ben fatto!
Licia

Anonimo ha detto...

La Pompeo assomiglia a Fergie dei Black Eyed Peas

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