News tratta da "Il Fatto Quotidiano"
L'attesa spasmodica con cui il mondo della televisione tutte le mattine alle dieci attende col fiato sospeso i dati Auditel dei programmi del giorno prima raddoppierà: si aspetteranno anche le percentuali delle 5 di pomeriggio. Sarà all'ora del the, infatti, che saranno resi noti i dati di ascolto sugli strumenti extra televisivi: pc, tablet, smartphone e smart tv. E' questa la rivoluzione dell'Auditel in arrivo tra pochi mesi (n.d.r.: annunciata dal 2017 e mai messa in atto! Vedi QUI), forse già prima dell'estate o, al più tardi, in autunno. Monitorare il pubblico tv non solo sull'apparecchio tradizionale, ma pure sugli altri device di casa in modo da intercettare una platea televisiva ora assolutamente sfuggente formata soprattutto da giovanissimi. Così da raggiungere quella che gli addetti ai lavori chiamano "total audience" che, secondo gli esperti, farà aumentare del 3-4% il pubblico televisivo: un pubblico che già esiste, ma non viene monitorato. Una vera e propria rivoluzione, che questa mattina sarà illustrata a Montecitorio dal presidente Auditel, Andrea Imperiali, durante la relazione annuale. Dopo l'allargamento del panel nel 2017 (il cosiddetto super panel, il più ampio d'Europa), sono 16.100 le famiglie italiane che hanno in casa il rilevatore Auditel, per un totale di 41 mila persone. Di queste, 10 mila saranno le case in cui verranno monitorati - tramite l'indirizzo Ip - anche gli altri strumenti tecnologici con cui si possono vedere programmi tv sulle varie piattaforme. Se dunque una persona guarda un evento sportivo in streaming oppure un film su Raiplay, Sky o Netflix, sarà intercettato e andrà a completare l'audience totale. Ma anche guardare un video su Youtube, Facebook o Google, per esempio una canzone di Sanremo targata Rai, avrà valore. L'operazione di monitoraggio è più complessa, per questo ci vorrà qualche ora in più e i dati usciranno alle 5 di pomeriggio. Per quanto riguarda i festivi, invece, i dati saranno diffusi il primo giorno lavorativo utile. "Tutto ciò permetterà il monitoraggio di un pubblico televisivo che ora sfugge completamente, come i giovanissimi, così da avere una mappatura il più completa possibile di chi guarda la tv e in che modo", spiegano dall'Auditel, società partecipata da Rai, Mediaset e Unione pubblicitari. E di "total audience" ha parlato qualche giorno fa anche l'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini. "Si deve passare a un sistema di valutazione del prodotto più completo, che coinvolga piattaforme diverse. Bisogna arrivare alla cosiddetta total audience", ha sottolineato il numero uno di Viale Mazzini in un convegno a Montecitorio.
La novità, però, qualche apprensione la crea, perché è proprio sui dati di audience e di share, diversificati per età e tipologia sociale, che viene stabilito il mercato pubblicitario, con i piani tariffari che i canali sottopongono agli inserzionisti. La rivoluzione dell'audience potrebbe avere come prima conseguenza proprio il cambiamento dell'offerta pubblicitaria. Se il valore del mercato degli spot in tv vale circa 10 miliardi l'anno, l'ampliamento del pubblico determinerà lo spostamento di 300-400 milioni di euro. Non proprio bruscolini. E a vincere la sfida saranno quei canali già pronti alla sfida digitale. Per esempio, chi dai propri programmi già estrae pillole da 2 a 4 minuti da mettere, per esempio, sul proprio sito o su Youtube. "Il pubblico televisivo non è in calo, malatvè fruitaattraverso altri strumenti. Ed è anche a questo pubblico che noi dobbiamo parlare", spiegano da Viale Mazzini. Dove, come a Mediaset e in tutti gli altri canali nazionali, ci si prepara alla rivoluzione, che gioco forza inciderà anche sull'offerta televisiva, con cambi su contenuti e palinsesti.
La novità, però, qualche apprensione la crea, perché è proprio sui dati di audience e di share, diversificati per età e tipologia sociale, che viene stabilito il mercato pubblicitario, con i piani tariffari che i canali sottopongono agli inserzionisti. La rivoluzione dell'audience potrebbe avere come prima conseguenza proprio il cambiamento dell'offerta pubblicitaria. Se il valore del mercato degli spot in tv vale circa 10 miliardi l'anno, l'ampliamento del pubblico determinerà lo spostamento di 300-400 milioni di euro. Non proprio bruscolini. E a vincere la sfida saranno quei canali già pronti alla sfida digitale. Per esempio, chi dai propri programmi già estrae pillole da 2 a 4 minuti da mettere, per esempio, sul proprio sito o su Youtube. "Il pubblico televisivo non è in calo, malatvè fruitaattraverso altri strumenti. Ed è anche a questo pubblico che noi dobbiamo parlare", spiegano da Viale Mazzini. Dove, come a Mediaset e in tutti gli altri canali nazionali, ci si prepara alla rivoluzione, che gioco forza inciderà anche sull'offerta televisiva, con cambi su contenuti e palinsesti.
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