lunedì 6 novembre 2006

L’EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
A cura di Leo "Grant" Damerini (Rubrica apparsa sul "Telefilm Magazine di Novembre)

CORRIERE DELLA SERA
"Dr.House", squilla la rivincita dei telefilm
"La vittoria di 'Dr. House' è bella e importante come una rivincita, la meravigliosa rivincita di chi non hai mai smesso di credere nella buona tv. Se Gregory House è «l' unico medico che lavora contro la sua volontà» (come ama dire di sé) anche i telefilm americani si stanno affermando quasi contro la volontà dei direttori di rete. L' aspetto più interessante della sua vittoria, infatti, è che le reti generaliste (principalmente Italia 1 e Raidue) stanno smettendo di trattare il telefilm come un riempitivo. Finora ne avevano fatto carne da macello, usandolo come tappabuchi, alterandone la programmazione e la fisiologia (tre puntate per sera), sostenendolo quasi controvoglia. Adesso sembrano aver capito la lezione che viene dalle reti satellitari: regolarità, cadenza, rispetto per il testo e per il pubblico. La sensazione è che nei telefilm si lavori, appunto, per un pubblico che sta diventando sempre più decisivo nella spartizione dell' audience, per un linguaggio sciolto da ogni vincolo di obbedienza ideologica o sociale. Mai come ora la tv sembra una mela (quella del peccato originale) spaccata in due. Da una parte, con il sostegno della pay tv, si afferma il telefilm come oggetto di consumo culturale (la serialità diventa lo specifico di questa metà «nobile» del mezzo), come capacità di cogliere e rappresentare l' aspetto contraddittorio della realtà, come se la tv fosse ancora uno specchio «magico», «letterario». Dall' altra, si assiste alla crescita del reality come strumento privilegiato (e a basso costo) per dare un senso spettacolare alla vita, per colorare il grigiore quotidiano e per «mostrare» la realtà, entrando in corto circuito con la medesima. Sfortunatamente, di reality, cominciano a essercene troppi, il genere si sta inflazionando, il carattere «feriale» della proposta toglie il respiro e la gioia alla «festività» dei primi, tipo Grande Fratello".
(Aldo Grasso, 19.09.2006)

IL MESSAGGERO
In fuga dal piattume verso i telefilm
"Ecco la fuga del pubblico contro la piattezza generale, con il telecomando che si ferma sui nuovi telefilm, girati benissimo".
(Marco Molendini, 20.09.2006)

TV SORRISI E CANZONI
Brian dietro la lavagna con i programmatori

"4 a 'A proposito di Brian', ennesimo telefilm stupidino con un gruppo di adulti che giocano a fare gli adolescenti e un single infantile che cerca l'anima gemella. Raoul Bova in trasferta americana fa il figurante e appare sprecato in un ruolo che gli impedisce di recitare davvero. 4 alle brusche e non previste sparizioni dei telefilm sulle varie reti: una mancanza di rispetto che fa giustamente infuriare chi si è affezionato ai personaggi e alle storie e vorrebbe seguirle in santa pace. Anche se sono comodi e poco impegnativi per i curatori dei palinsesti, i telefilm sono ormai la spina dorsale delle trasmissioni tv, con buona pace dell'intrattenimento basato sui format".
(Mirella Poggialini, 23.09.2006)

CORRIERE DELLA SERA
"I telefilm sono gli unici che hanno un senso"
"La vittoria di 'Dr. House' è un segno preciso, una deriva: i telefilm sono sono le uniche cose che hanno una costruzione, un percorso, un senso. La gente è stufa di cose vuote".
(Antonio Ricci, 23.09.2006)

NEW YORK TIMES
Mischa Barton sulle tracce di Meryl Streep

"Mischa Barton ha sempre voluto assomigliare a Meryl Streep. E ciò, si presume, spiega come mai è parsa essere ovunque, sempre, durante tutta la Settimana della Moda, onnipresente ed etereamente bella come lo Spirito santo, anche se più facile da riprendere su pellicola".
(Guy Trebay, 25.09.2006)

ELLE FRANCE
Tris di icone sull'Enterprise

"Il Capitano Kirk ha navigato per l'universo in pigiama. Il Capitano Picard è stata la prima icona gay della televisione. Il Capitano Archer ha fatto diventare l'Enterprise un ritrovo porno-chic".
(P.W., 18.09.2006)

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