martedì 24 novembre 2020

NEWS - Clamoroso al Cibali! Mamma Rai si concede l'incesto...In "Pure" su RaiPlay la protagonista sogna rapporti con la madre e il padre

Articolo tratto da "Libero"

Nel nobile tentativo di tenere il passo con il mercato, la Rai ha di nuovo fatto il passo più lungo della gamba. Perché scriviamo "di nuovo"? Perché quello che vi stiamo per raccontare ricorda una faccenda avvenuta anni fa, che aveva visto Libero e Carlo Freccero protagonisti di uri infuocata polemica. All'epoca si trattava di Rai 4e della serie tv Fisica o chimica. Stavolta in gioco ci sono Rai Play (che, proprio come a suo tempo fece Rai4, sta cercando di innovare l'offerta pubblica) e la nuova serie tv che la piattaforma ha comprato in esclusiva e in prima tv per l'Italia: Pure. Questa serie tv inglese, da non confondere con l'omonimo giallo americano, ha per protagonista Marnie: una 24enne che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo, chiamato Pure O. Praticamente, la poveretta rivede involontariamente in chiave hot, nella sua mente, tutto quello che le succede. E noi insieme a lei. La serie ci mostra infatti i flash che si susseguono nella sua mente (donne che si trastullano i capezzoli, orge, corpi nudi) e, giusto per fugare ogni dubbio, correda il tutto con svariati discorsi tipo: «Un giorno ho visto una donna con i tacchi alti, ho passato tutto il tempo a chiedermi dove potessi infilare quel tacco e poi ho conduso che il posto migliore fosse la vagina». E fin qui è tutto "solo" morboso e spinto. Il problema inizia a nascere quando le fantasie hard di Marnie coinvolgono lei e... i suoi genitori. Vi risparmiamo i dettagli e ci limitiamo a dire che nei flash assistiamo a un bacio saffico tra mamma e figlia e a un rapporto orale. Capite bene che tutto ciò è molto disturbante ma soprattutto fatica a trovare un posto all'interno della linea editoriale di pubblica utilità Rai. Anticipiamo subito le possibili obiezioni: si, il disturbo di cui si parla è, seppur raro, esistente. La stessa protagonista ne è disgustata e sconvolta. E, si, la serie tv si ispira a una storia vera, a sua volta o?;etto di un libro. Quindi Pure non sarebbe una storia gratuita e dovrebbe avere (non ce ne vogliate per il condizionale...) uno scopo divulgativo e pedagogico. Chissà, forse è lo stesso valore educativo che Freccero invocava per Fisica o chimica e noi di Libero, oggi come allora, non cogliamo. D'altronde qui si entra nel campo delle opinioni, ma lasciateci dire un paio di cose. Primo. Non tutte le storie devono essere necessariamente raccontate. Secondo. Se si decide di affrontare temi così delicati, bisogna usare il giusto tono. Servono tatto, discrezione, intelligenza soprattutto se si parla a una platea teen. In Pure non c'è poesia e men che meno la tanto invocata ironia: è tutto sopra le righe. Non a caso la produzione, pur coinvolgendo la Bbc, è andata in onda su Channel 4, uno dei canali british più estremi, per poi planare sulla piattaforma americana on demand di Hbo. Il problema non è dunque il tema di per sé: esistono flor fior di serie che esplorano le menti psicopatiche, da Dexter a Criminal minds. In questi titoli lo spettatore empatizza con il protagonista, comprende la sua psicosi, ne intuisce le ragioni alla base. Qui no. I morbosi flash rubano la scena a Marnie che si ostina a fare cose senza senso, come provare a vedere se è lesbica per poi flirtare, 30" dopo, con un uomo. Più che entrare nel suo mondo si ha la sensazione di spiare, dalla serratura, le incestuose fantasie della ragazzina. Certo, c'è il cartello «Visione consigliata a un solo pubblico adulto» ma ha lo stesso valore del bollino rosso di Rai4...

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