Lettera di Arnaud de Puyfontaine pubblicata da "La Repubblica"
Caro Direttore, In questi ultimi mesi sono state scritte molte cose sul gruppo Vivendi. Alcune esatte altre meno, ma tutte hanno contribuito ad alimentare un acceso dibattito in Italia. In qualità di Ceo di Vivendi, ho deciso di intervenire in prima persona per ristabilire qualche verità sull'azione positiva svolta da Vivendi in Italia. Azione che in alcuni casi è stata fraintesa o male interpretata. Tanto che alcuni hanno sintetizzato i nostri sforzi come opachi, speculativi o dettati da sete di conquista, suscitando in questo modo ostilità o sfiducia. E' esattamente il contrario. Siamo in Italia per realizzare un progetto ambizioso, di lungo termine, costruito su ciò che l'Italia e la Francia hanno in comune: la vicinanza della loro tradizione latina. L'Italia, poi, ha molto da offrire cultura, storia, esperienza, talento, professionalità, creatività, bellezza. In altre parole, voglio sottolineare che è proprio l'italianità al centro del nostro progetto. In particolare, pensiamo che essa sia una risorsa formidabile per generare crescita sia in Italia, sia in Francia. Ecco perché vogliamo dare più importanza e valore all'italianità delle aziende di cui siamo azionisti, consolidando le loro radici. Un modo per farlo è quello di dare un contesto europeo alla loro azione. Raggiungere una dimensione europea è un'opportunità unica per cogliere al meglio le sfide che offre un mondo ormai globalizzato.
Una delle caratteristiche riconosciute all'Italia in tutto il mondo è la sua elevata capacità imprenditoriale. Proprio per questo vogliamo fare leva su questo atout per rafforzare gli scambi tra i nostri due Paesi, la cui vicinanza è una realtà e rappresenta un significativo potenziale da valorizzare.
Il nostro approccio non è per nulla opportunistico ma finalizzato a rafforzare l'unicità, l'eccellenza e la competenza delle aziende italiane, combinandole con le peculiarità di altri Paesi europei, come la Francia o la Spagna. Si tratta di un progetto ambizioso ed equilibrato, che però ha bisogno di adesione e sostegno. I miei recenti contatti con il governo italiano, le istituzioni, le autorità di mercato, gli azionisti, i dipendenti, hanno un unico obiettivo: creare quella fiducia indispensabile, per portare avanti con successo un tale progetto. Spesso il confronto è stato acceso, ma io sono sempre stato attento affinché avvenisse in modo trasparente e nel rigoroso rispetto delle leggi e delle regole del mercato. A questo proposito, mi fa piacere evidenziare e riconoscere le qualità di accoglienza e di ascolto delle istituzioni italiane. È importante sdrammatizzare i toni del dibattito ed evitare inutili caricature. Nel 2015, la Francia ha investito in Italia 46 miliardi di euro. A sua volta, la Francia è stata il principale destinatario degli investimenti italiani. Un trend positivo, che dovrebbe essere valutato come un arricchimento e un'opportunità di crescita per tutti. Vivendi ha dichiarato fin dall'inizio qual è il suo progetto: costruire e dar vita a un grande polo dell'Europa meridionale, che prevede di creare una ampia convergenza tra contenuti e telecomunicazioni. Francia, Italia e Spagna sono i tre principali Paesi da cui partire. Rafforzandosi in Sud Europa, Vivendi sta scommettendo sulla cultura europea per far fronte alla concorrenza sempre più agguerrita dei colossi anglosassoni, americani e cinesi.
È in questa logica e per centrare questi obiettivi che Vivendi ha investito negli ultimi due anni in Italia, prima in Telecom Italia e successivamente in Mediaset. Non è stato un percorso facile. Tutt'altro. Ma fino ad ora la nostra strategia, la nostra esperienza, le sinergie e le energie profuse hanno pagato, con risultati positivi per il mercato italiano delle Tic e per i suoi utenti. In effetti, dopo una fase difficile, oggi Telecom Italia è sulla buona strada. Merito del suo presidente Giuseppe Recchi e del nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo che hanno saputo voltare pagina dotando l'azienda di una nuova struttura organizzativa e mettendo a punto una missione al passo coi tempi e con le sfide che si profilano all'orizzonte. Si tratta di una strategia che è stata messa in campo di recente, ma che già in questi mesi, e ancor più nei prossimi darà degli ottimi frutti. Con beneficio di tutti i cittadini italiani che potranno usufruire di una infrastruttura sempre più moderna ed efficiente, in particolare attraverso gli investimenti dedicati alla banda larga. Vivendi ha scelto di puntare sui contenuti e sulla convergenza con gli operatori di telecomunicazioni per creare valore. Il nostro gruppo è uno dei leader mondiali nei contenuti e continua a rafforzarsi con investimenti mirati in aziende di punta del settore. Si tratta di un gruppo diversificato-pay tv con Canal Plus, musica con Universal Music Group, film e serie con StudioCanal, videogames con Gameloft -presente in tutto il mondo e con un giro d'affari di circa 11 miliardi euro. E' per questo che siamo interessati a un'alleanza con Mediaset, un'azienda con una forte notorietà, ricca di professionalità e di potenziali sinergie con Vivendi. Basti pensare quali risultati si potrebbero raggiungere se Francia e Italia collaborassero nel campo del cinema e delle serie televisive. Nonostante le difficoltà per trovare un terreno comune con Mediaset, non abbiamo abbandonato il nostro progetto iniziale finalizzato alla creazione di un grande gruppo dell'Europa meridionale in cui convergano contenuti e tic, di cui Mediaset rimane, secondo noi, uno dei pilastri. È per questo, chenel novembre 2016, abbiamo deciso di investire direttamente in Mediaset, diventandone il secondo azionista.
Noi siamo, ci tengo a ribadirlo, soci industriali che desiderano apportare il loro contributo al progetto paneuropeo che abbiamo deciso di sviluppare. La nostra azione è di lungo termine ed è trasparente. Questo, il senso delle mie dichiarazioni al Governo italiano e alla Consob. Non voglio qui entrare nel merito delle voci e delle indiscrezioni di mercato che circolano in continuazione. Desidero però ribadire il mio totale impegno nel difendere la validità del nostro progetto e nel ristabilire fiducia e serenità. Sono convinto che tutte le parti interessate ne trarranno dei benefici, l'Italia in primis. Questi sono i fatti e questi sono i nostri progetti.
Una delle caratteristiche riconosciute all'Italia in tutto il mondo è la sua elevata capacità imprenditoriale. Proprio per questo vogliamo fare leva su questo atout per rafforzare gli scambi tra i nostri due Paesi, la cui vicinanza è una realtà e rappresenta un significativo potenziale da valorizzare.
Il nostro approccio non è per nulla opportunistico ma finalizzato a rafforzare l'unicità, l'eccellenza e la competenza delle aziende italiane, combinandole con le peculiarità di altri Paesi europei, come la Francia o la Spagna. Si tratta di un progetto ambizioso ed equilibrato, che però ha bisogno di adesione e sostegno. I miei recenti contatti con il governo italiano, le istituzioni, le autorità di mercato, gli azionisti, i dipendenti, hanno un unico obiettivo: creare quella fiducia indispensabile, per portare avanti con successo un tale progetto. Spesso il confronto è stato acceso, ma io sono sempre stato attento affinché avvenisse in modo trasparente e nel rigoroso rispetto delle leggi e delle regole del mercato. A questo proposito, mi fa piacere evidenziare e riconoscere le qualità di accoglienza e di ascolto delle istituzioni italiane. È importante sdrammatizzare i toni del dibattito ed evitare inutili caricature. Nel 2015, la Francia ha investito in Italia 46 miliardi di euro. A sua volta, la Francia è stata il principale destinatario degli investimenti italiani. Un trend positivo, che dovrebbe essere valutato come un arricchimento e un'opportunità di crescita per tutti. Vivendi ha dichiarato fin dall'inizio qual è il suo progetto: costruire e dar vita a un grande polo dell'Europa meridionale, che prevede di creare una ampia convergenza tra contenuti e telecomunicazioni. Francia, Italia e Spagna sono i tre principali Paesi da cui partire. Rafforzandosi in Sud Europa, Vivendi sta scommettendo sulla cultura europea per far fronte alla concorrenza sempre più agguerrita dei colossi anglosassoni, americani e cinesi.
È in questa logica e per centrare questi obiettivi che Vivendi ha investito negli ultimi due anni in Italia, prima in Telecom Italia e successivamente in Mediaset. Non è stato un percorso facile. Tutt'altro. Ma fino ad ora la nostra strategia, la nostra esperienza, le sinergie e le energie profuse hanno pagato, con risultati positivi per il mercato italiano delle Tic e per i suoi utenti. In effetti, dopo una fase difficile, oggi Telecom Italia è sulla buona strada. Merito del suo presidente Giuseppe Recchi e del nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo che hanno saputo voltare pagina dotando l'azienda di una nuova struttura organizzativa e mettendo a punto una missione al passo coi tempi e con le sfide che si profilano all'orizzonte. Si tratta di una strategia che è stata messa in campo di recente, ma che già in questi mesi, e ancor più nei prossimi darà degli ottimi frutti. Con beneficio di tutti i cittadini italiani che potranno usufruire di una infrastruttura sempre più moderna ed efficiente, in particolare attraverso gli investimenti dedicati alla banda larga. Vivendi ha scelto di puntare sui contenuti e sulla convergenza con gli operatori di telecomunicazioni per creare valore. Il nostro gruppo è uno dei leader mondiali nei contenuti e continua a rafforzarsi con investimenti mirati in aziende di punta del settore. Si tratta di un gruppo diversificato-pay tv con Canal Plus, musica con Universal Music Group, film e serie con StudioCanal, videogames con Gameloft -presente in tutto il mondo e con un giro d'affari di circa 11 miliardi euro. E' per questo che siamo interessati a un'alleanza con Mediaset, un'azienda con una forte notorietà, ricca di professionalità e di potenziali sinergie con Vivendi. Basti pensare quali risultati si potrebbero raggiungere se Francia e Italia collaborassero nel campo del cinema e delle serie televisive. Nonostante le difficoltà per trovare un terreno comune con Mediaset, non abbiamo abbandonato il nostro progetto iniziale finalizzato alla creazione di un grande gruppo dell'Europa meridionale in cui convergano contenuti e tic, di cui Mediaset rimane, secondo noi, uno dei pilastri. È per questo, chenel novembre 2016, abbiamo deciso di investire direttamente in Mediaset, diventandone il secondo azionista.
Noi siamo, ci tengo a ribadirlo, soci industriali che desiderano apportare il loro contributo al progetto paneuropeo che abbiamo deciso di sviluppare. La nostra azione è di lungo termine ed è trasparente. Questo, il senso delle mie dichiarazioni al Governo italiano e alla Consob. Non voglio qui entrare nel merito delle voci e delle indiscrezioni di mercato che circolano in continuazione. Desidero però ribadire il mio totale impegno nel difendere la validità del nostro progetto e nel ristabilire fiducia e serenità. Sono convinto che tutte le parti interessate ne trarranno dei benefici, l'Italia in primis. Questi sono i fatti e questi sono i nostri progetti.
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