giovedì 30 novembre 2017
CORRIERE DELLA SERA
Con "Mindhunter" il binge-watching è d'obbligo
"«Mindhunter» è ambientata negli anni Settanta ed è tratta da un libro del 1996, pubblicato anche in Italia dello scrittore Mark Olshaker e dell'ex agente dell'Fbi John Douglas, uno dei primi esperti americani di profilazione criminale dei serial killer (visibile su Netflix). In parte thriller e in parte procedurale, «Mindhunter» ricostruisce la dinamica di omicidi efferati e apparentemente inspiegabili di donne grazie all'acume di Holden Ford (Jonathan Groff). Il carattere empatico del racconto ci costringe a ripensare i modelli di scrittura delle serie. Nell'epoca della peak tv (nella storia della tv non c'è mai stato un momento di eccesso di offerta come il nostro), della parcellizzazione dei consumi, dello streaming e del binge watching (tutto e subito), i modelli tradizionali di scrittura sono saltati. Tutti gli espedienti retorici del passato (a cominciare dal classico cliffhanger) non hanno più senso, o quasi, dal momento in cui lo streaming sta cambiando le modalità di percezione. «Mindhunter» è immersivo, non tollera interruzioni, va visto tutto d'un fiato. Negli studi sulla tv, ormai fa testo l'esperimento fatto su «Breaking Bad». Il tempo della storia è di circa due anni. La messa in onda di tutti gli episodi sul canale tradizionale è durata più di cinque anni. Seguita in binge watching, la visione porta via in media da una a tre settimane. Lo spettatore televisivo ha visto il cambiamento di Walt in forma dilatata, al ralenti. Poco per volta, è diventato sempre più cattivo, in un modo che ha enfatizzato il suo graduale cedimento al compromesso morale. Il binge-watcher, invece, l'ha visto cambiare in time lapse, velocemente, in un modo che ha suggerito come tendenza all'arroganza e la cattiveria fossero presenti in lui da sempre. Nessuna delle due percezioni è sbagliata. Ma è il come si guarda che influenza la storia che vediamo. Per questo c'è chi sostiene che lo streaming sta creando un nuovo genere". (Aldo Grasso)
mercoledì 29 novembre 2017
martedì 28 novembre 2017
CORRIERE DELLA SERA
Con "The Good Fight" la nostalgia dell'era Obama
"Per tutti i nostalgici di «The Good Wife», la piattaforma Tim Vision offre in questi giorni un rimedio, portando per la prima volta in Italia il suo spin-off, la serie «The Good Fight» creata da Robert e Michelle King, con protagonista l'avvocatessa Diane Lockhart (Christine Baranski) uno dei personaggi più amati e riusciti della serie originale. Tra gli aspetti più affascinanti di «The Good Wife» c'era il continuo intreccio tra il racconto dei casi legali, le vicende personali della «brava moglie» Alicia Florrick Julianna Margulies), finita a suo malgrado al centro di uno scandalo provocato dal marito e costretta a ricostruirsi una vita da zero, e i riferimenti stringenti ai temi più caldi dell'attualità degli Stati Uniti, soprattutto politica. Molti personaggi, tra cui la stessa Diane, erano di solidi ideali democratici, vicini al partito dell'asinello. Replicare quelle atmosfere era una sfida non da poco e l'impressione è che da «Good Fight» (la giusta battaglia) emerga una forte nostalgia non solo per le vicende dello studio legale di Alicia ma anche per l'America dell'era Obama, come se il presente trumpiano fosse solo il realizzarsi di una distopia. «The Good Fight» riparte da Diane: come Alicia, anche lei è costretta a reagire in un momento di grande difficoltà quando tutti i suoi risparmi finiscono vittima di un truffatore che applica uno schema alla Madoff, la sua pensione dorata sfuma e deve ricominciare a lavorare in uno studio di avvocati di colore che a Chicago (la città degli Obama) si occupa in particolare di difendere persone afroamericane vittime di pestaggi e abusi da parte della polizia e delle autorità. Caso vuole che la figlia del truffatore sia una giovane e talentuosa avvocatessa che inizierà a lavorare con lei. Si sente la mancanza di Alicia, ma la serie (nata comunque con ambizioni e budget minori rispetto a quella originale) resta davvero godibile". (Aldo Grasso)
lunedì 27 novembre 2017
"Criminal Minds" and "S.W.A.T." star Shemar Moore is showing off his hot, shirtless beach body on the cover of one of CBS’ Watch! magazines new issues. The 47-year-old actor did his shirtless beach shoot at the Wailea Beach Resort in Maui, Hawaii. During his interview, he spoke about career, spirituality, food splurges, travel, and more. Be sure to catch Shemar on S.W.A.T., airing on Thursdays on CBS. Also seen on separate covers are CBS Sunday Morning anchor Jane Pauley and actor Michael Weatherly. For more from the CBS stars, visit Watch!magazine‘s website.
domenica 26 novembre 2017
KJ Apa takes a bite out of his necklace while gracing the cover of the first The HERO Winter Annual magazine. The 20-year-old Riverdale actor went shirtless for most of his cover shoot. “I’m on the cover of the launch issue of The HERO Winter Annual 2017!. The HERO Winter Annual full mag will be released on Tuesday (November 21) and features a few of our other favorites too! 13 Reasons Why‘s Brandon Flynn and Alisha Boe, as well as Karen Gillan will also be in the magazine. Stay tuned for the rest!
Guarda la gallery completa su
www.telefilmcult.tumblr.com
sabato 25 novembre 2017
SONDAGGIO - QUAL E' LA MIGLIOR RETE/PIATTAFORMA DI SERIE TV DEL 2017? - GIRONE 2
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 20 novembre 2017
Vota anche qui: https://t.co/VLVA8UR4xj@topcrime #Giallo @foxcrimeit @PremiumCrime
venerdì 24 novembre 2017
Maggie Q is starring in a new campaign for PETA in order to urge holiday shoppers to avoid buying fur products during the busy shopping season. The 38-year-old actress, who stars on the ABC series Designated Survivor, is pictured holding a bloodied and skinned “rabbit” for the anti-fur ad.“Here’s the Rest of Your Fur Trim,” the ad proclaims. “Eyewitness exposés of fur farms in China, the world’s largest exporter of fur, have revealed that animals are confined to barren wire cages—exposed to all weather extremes—and that many go insane from the constant confinement and frantically pace and circle [in] their cages,” Maggie said in a statement. “I want people to make the connection that the choice to wear fur is directly contributing to mass suffering.” Maggie joins a list of celebs, including Taraji P. Henson, Olivia Munn, who have starred in ads for PETA.
giovedì 23 novembre 2017
CORRIERE DELLA SERA
"Riverdale", bentornato teen-drama!
"Ben tornato teen drama! La serialità americana aveva costruito intorno al mondo dei teenager un vero e proprio genere narrativo: «Beverly Hills», «Dawson's creek», «The O.C.», «Buffy»... Il teen drama si configurava come un prodotto esplicitamente indirizzato a un pubblico giovanile (i millennials), con al centro della rappresentazione proprio quell'audience. Basato su alcuni personaggi della Archie Comics, arriva anche da noi «Riverdale», una serie che negli Stati Uniti sta avendo molto successo (Premiun Stories). L'inizio è una citazione di «Twin Peaks», con tanto di benvenuto stradale: «Welcome to Riverdale. The Town With Pep». Rispetto alla versione a fumetti, infatti, «Riverdale» ha un approccio più dark, proprio per mescolare diversi generi, dal crime al gossip. Nell'apparentemente tranquilla cittadina dell'America profonda, dopo una triste estate in cui Jason Blossom è rimasto ucciso in un incidente in barca, è tempo per i ragazzi di tornare a scuola. Il tormentato Archie (KJ Apa), deve scegliere tra la passione per la musica e i desideri del padre, che lo vuole nella sua impresa di costruzioni. ll ragazzo nasconde un segreto: il giorno della scomparsa di Jason, ha sentito un colpo d'arma da fuoco. Non ha detto niente a nessuno per non rendere pubblica la sua relazione con l'insegnante di musica, che era con lui... L'high school è lo scenario classico dei teen drama, il luogo dove s'intrecciano i primi amori, si sperimentano le difficoltà di rapporto con gli adulti, si scatenano le competizioni. Pep è un termine che si sua molto nei licei americani perché è associato allo school spirit, all'essere orgogliosi della propria scuola, della propria città che ha «una marcia in più) . «Riverdale» è prodotta da Cbs Television Studios e Warner Bros e realizzata da The CW. Le riprese sono state realizzate a Vancouver, nella Columbia Britannica". (Aldo Grasso)
mercoledì 22 novembre 2017
Articolo tratto da "Avvenire"
"Sono i protagonisti del successo degli altri, la loro presenza è essenziale perché noi possiamo vedere, e soprattutto capire, le serie tv e i film prodotti all'estero ma da qualche tempo a questa parte il loro lavoro sta attraversando un momento difficile. Per questo ora hanno deciso di far sentire la loro voce e mai frase è stata più adatta visto che stiamo parlando dei doppiatori. Giovedì prossimo all'Auditorium Parco della Musica di Roma, si terrà il Gran Premio del Doppiaggio, la manifestazione che, da nove anni, riconosce le migliori voci del cinema e delle serie tv, gli adattatori dei dialoghi, i direttori del doppiaggio e i tecnici in sala. A condurre la serata saranno Pino Insegno e Monica Marangoni, la giuria sarà presieduta da Paolo Genovese. A precedere l'evento, nei giorni scorsi, sono state diverse iniziative tra cui il convegno intitolato "Il doppiaggio, un'eccellenza italiana" che si è svolto martedì scorso all'Università Luiss e nel quale sono stati snocciolati i dati che dimostrano non solo l'importanza del doppiaggio italiano ma anche i suoi importanti risvolti economici. Alcune cifre: sono 570.000 i minuti doppiati ogni anno, 2.100 i professionisti coinvolti, 90 i milioni di fatturato, 60 i milioni di utenti in Italia e 20 in tutto il mondo. Nonostante la mole di lavoro e il fatturato che, in controtendenza con le condizioni generali del mondo del lavoro, aumenta, come dicevamo i problemi non mancano. Anzi, nascono proprio da questo e dalla mancanza di regole che stabiliscano i requisiti minimi al di sotto dei quali non si deve mai scendere per mantenere lo standard italiano che ne fa una delle eccellenze del mondo. A scompaginare le carte è stato l'arrivo di piattaforme come Netflix o Amazon che, avendo continuo bisogno di contenuti, hanno cominciato ad imporre tempi a volte troppo veloci. Lo spiega Rodolfo Bianchi, doppiatore che ha prestato e presta la voce ad attori del calibro di Al Pacino, Jeremy Irons, Jeff Bridges, Mickey Rourke e, persino, a Dio nel film d'animazione L'arca di Noè: «Le urgenze, insieme alla necessità di abbassare i costi, provocano un aumento continuo di produttività nei turni di doppiaggio. Il problema è che più si va di fretta e meno si può tenere conto della qualità recitativa e della qualità linguistica. Ci stiamo specializzando nella velocità ma tempi più umani ci farebbero riconquistare un po' della qualità che stiamo perdendo». Non dimentichiamo, infatti, che i doppiatori sono attori e, dunque, non si limitano a leggere la traduzione in italiano dei dialoghi dei protagonisti ma le recitano e le interpretano: «Quando il doppiatore arriva in studio non ha visto il film che deve doppiare — aggiunge Bianchi —. Lo vede lì, gli viene spiegato il personaggio perché, insieme alla voce, possa restituire anche le atmosfere e le emozioni. Se andiamo di fretta, rischiamo di avere sempre la stessa voce senza sfumature». Antonio Visca, direttore di Sky Atlantic, canale tematico interamente dedicato alle serie e ai film per la tv, ammette: «Quando ho iniziato questo lavoro potevo decidere autonomamente se mandare in onda una serie o aspettare l'anno successivo per avere il doppio delle puntate. Ora purtroppo trasmettere, e dunque doppiare, in tempo reale rispetto agli Stati Uniti le serie americane è l'unico modo per dare allo spettatore il servizio migliore ed evitare che si diffondano mezzi non legali per vedere le puntate. Mi rendo conto che la fretta crea difficoltà ma la nostra fretta è data dalla voglia di soddisfare le esigenze dei telespettatori». La fretta, riprende Bianchi, «impedisce anche un ricambio generazionale. Io sono entrato per la prima volta in sala di doppiaggio da bambino, mi portarono Rina Morelli e Paolo Stoppa. Allora i giovani potevano assistere, guardare i doppiatori che spiegavano loro il lavoro. Così si formavano le nuove leve. Oggi invece, per andare veloci, non ci si può permettere di perdere tempo e si finisce per affidarsi a chi già conosce il mestiere e non ha bisogno di spiegazioni. In questo modo, pert), non si ha mai il tempo di sperimentare nuove voci».
martedì 21 novembre 2017
CORRIERE DELLA SERA
E "Gomorra" diventa un'imperdibile resa dei conti delle insicurezze
"A volte anche il Male soffre di una sorta di disperazione, di tristezza diurna, ancora più vile e abietta perché incapace di misurarsi con la potenza delle tenebre. Don Pietro Savastano è morto e attorno al suo cadavere si consuma la cerimonia della spartizione delle spoglie. Il figlio putativo Ciro (Marco D'Amore) è costretto a fuggire, trascinandosi dietro il fantasma della figlia assassinata, il figlio vero, Genny (Salvatore Esposito) è più Caino di Caino, ma dovrà vedersela con il suocero, tornato dal carcere. Dopo anni di guerre, le piazze di spaccio sono ora presidiate dalle forze dell'ordine e non rendono più come un tempo: i boss di Secondigliano devono cercare nuovi sbocchi. Non è più la droga il mercato principale, ma quello disumano dei posti di lavoro o quello degli appalti. La terza stagione di «Gomorra» è un formidabile affresco di cupezza, di orfanità, di resa dei conti (Sky Atlantic, venerdì, 21.15). Se nelle prime due stagioni, la malavita era in fase espansiva (l'odio sognante: si uccideva per allargare il mercato), qui la morte è figlia di trappole, di doppi giochi, di ricatti. I personaggi sono rischiarati dalla luce del crepuscolo e, paradossalmente, diventano più riflessivi, più insicuri: «Se ho imparato una cosa — dice Genny — è che della famiglia non mi posso più fidare». Il pregio maggiore di «Gomorra 3», la serie diretta da Claudio Cupellini e Francesca Comencini, scritta da Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Ludovica Rampoldi, è il sapersi offrire come autopsia di una criminalità organizzata ripiegata su se stessa. Per questo la scrittura (la fotografia è di altissima qualità) si esalta nel raccontare il disastro incombente, ma più ancora nel pedinare i protagonisti che corrono verso il disastro. Bisogna essere molto bravi a descrivere la lebbra della società. Intanto le donne, Scianel (Cristina Donadio) e Patrizia (Cristiana Dell'Anna), diventano spietatezza fatale... (Aldo Grasso)
lunedì 20 novembre 2017
News: Jeffrey Tambor Leaves #Transparent Following Sexual Harassment Claims. https://t.co/zH0YDyMSX3 via @vulture
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 20 novembre 2017
domenica 19 novembre 2017
sabato 18 novembre 2017
Col debutto di oltre 1 milione di spettatori di #Gomorra3 su #Sky viene battuta mezza tv generalista (@RaiTre, @La7tv, @RaiQuattro , @TV8it, @nove...).@SkyAtlanticHD @SkyCinemaIT @andreascrosati @damore_marco @SalvioEspo @antonio_visca
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 18 novembre 2017
AL VIA SONDAGGIO: QUAL E' LA MIGLIOR RETE/PIATTAFORMA DI SERIE TV DEL 2017?
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 14 novembre 2017
Al via un Sondaggio dell'Accademia dei Telefilm per eleggere la miglior rete/piattaforma che propone serie tv. Seguite i link e i nostri tweet e buona votazione!https://t.co/VLVA8UR4xj
SONDAGGIO - QUAL E' LA MIGLIOR RETE/PIATTAFORMA DI SERIE TV DEL 2017? - GIRONE 1
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 14 novembre 2017
Vota anche qui: https://t.co/VLVA8UR4xj@QuiMediaset_it @RaiDue @RaiQuattro @laeffetv
venerdì 17 novembre 2017
James Franco of "The Deuce" is on the cover of Variety‘s latest issue. Here’s what the 39-year-old actor had to share with the mag:
giovedì 16 novembre 2017
News tratta da "Il Manifesto"
Dopo «Suburra - La serie» Netflix ha annunciato ieri il progetto di una serie tv - che si chiamerà «Baby» e sarà prodotta da Fabula Pictures- incentrata sulla vicenda delle prostitute minorenni del quartiere romano dei Parioli emersa nel 2014. A scrivere «Baby» (le riprese inizieranno nel 2018) sarà il neonato collettivo GRAMS , composto da cinque giovani autori - Giacomo Mazzariol, Romulo Emmanuel Salvador, Antonio Le Fosse, Marco Raspanti e Eleonora Trucchi - che verranno affiancati da Isabella Aguilar (che ha recentemente lavorato anche a «The Place» di Paolo Genovese) e Giacomo Durzi (sceneggiatore e anche autore del documentario «Ferrante Fever»).
mercoledì 15 novembre 2017
martedì 14 novembre 2017
CORRIERE DELLA SERA
"False Flag", nuovo lampo della creatività israeliana
"Non so se siamo davvero di fronte a un nuovo «Homeland», so con certezza che «False Flag» è uno di quei racconti che ti afferrano per la gola, tirandoti fatalmente dentro al thriller (Fox, canale di Sky). Sulla mappa dell'industria tv mondiale, accanto ai soliti mercati, occupano uno spazio sempre più importante alcuni distretti produttivi emergenti. Fra i più dinamici c'è certamente Israele, basti pensare a titoli come «Hatufim» («Homeland» in versione Usa), «Be Tipul» («In Treatment» nelle varie versioni) e ora «False Flag», la serie creata da Amit Cohen e distribuita in molti paesi nella sua forma originale. La creatività israeliana è figlia di una società dinamica, che ama le novità e rifugge l'inerzia in tutti i campi, non solo in quello tecnologico. Come afferma Hagal Levi, creatore di «In Treatment»: «Israele è una nazione senza tradizioni, un paese giovane, non come l'Europa e persino l'America. La tradizione spesso comporta l'esistenza di regole, ma se vuoi emergere l'assenza di regole è un vantaggio» (Link. Idee per la tv, n . 21, giugno 2017). «False Flag» s'ispira a un fatto di cronaca, la vicenda di Mahmoud Al-Mabhouh, colonnello di Hamas che nel 2010 venne ucciso a Dubai da un gruppo di agenti del Mossad che viaggiavano con identità rubate a cittadini israeliani con doppia nazionalità. La tensione non è solo di tipo narrativo: siamo nel pieno della crisi mediorientale, in mezzo al conflitto tra Israele e Palestina. Una mattina, radio e televisioni annunciano, mostrando le loro foto, che cinque cittadini israeliani sono sospettati di aver progettato e orchestrato un rapimento, ovvero il sequestro del Ministro iraniano della difesa avvenuto a Mosca il 15 aprile 2005. Sia il Mossad che lo Shin Bet (il servizio di intelligence per gli affari interni) cominciano a torchiare i protagonisti per scoprire quanto queste persone, apparentemente ignare, siano vittime o colpevoli. Niente spoiler, grazie". (Aldo Grasso)
lunedì 13 novembre 2017
domenica 12 novembre 2017
News: @GeorgeTakei of #StarTrek Denies Sexual Assault Allegations, Doesn’t Remember His Accuser. https://t.co/Y4424Uc2Z7 via @JustJared
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 12 novembre 2017
News: #Supergirl, #Arrow Producer Suspended Amid Sexual Harassment Allegations by Warner Bros. https://t.co/L9JhYS42WH via @variety
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 11 novembre 2017
sabato 11 novembre 2017
Sam Heughan and Caitriona Balfe are on the covers of these Outlander covers for Entertainment Weekly in character as Jamie and Claire. The season three finale of the show will set up book four’s story line for the show.
“It’s definitely picked up steam,” Sam said of the popularity of the Starz series. “This is everyone’s favorite book [in the series.] I know it’s mine.”
“The hard work in any relationship is getting beyond the fantasy,” Caitriona said. “That’s when all the truth comes out and Claire learns everything. You want it all to go smooth sailing. But reality is never like that. It’s not the Disney dream.”
“They never plant their feet. Now they’re getting to that place that they can call home. But the meaning of home is different for people. That’s what we will dig into in season four,” executive producer Matthew B. Roberts said.
For more from the cast, visit EW.com.
venerdì 10 novembre 2017
News tratta da Slashfilm.com
If you enjoy watching Marvel shows on Netflix, you might want to sit down for this: in the future, new Marvel shows will air on Disney’s in-development streaming service, leaving Netflix in the dust. This is all part of a larger plan Disney has to compete with Netflix, which included their as-of-now dead deal to purchase a large chunk of 21st Century Fox. The bottom line: the era of Marvel Netflix shows is nearing an end. When Disney revealed they were planning on creating a new streaming service of their own, it seemed almost a given that they would start producing their own original content for it – which they later confirmed they would indeed be doing. But what about Disney produced content that already exists on other streaming services? Namely, the Marvel shows that are so popular on Netflix? It looks like Marvel’s Netflix days are numbered. A report in the Wall Street Journal confirms that future Marvel shows will play exclusively on Disney’s streaming service. There’s no word yet if the current Marvel Netflix shows – Daredevil, Luke Cage, Iron Fist, Jessica Jones, The Defenders and the upcoming The Punisher – would make the jump from Netflix to Disney’s service, but at this point I wouldn’t be surprised if that happened.
News: Live Action #StarWars TV Show Confirmed By #Disney.https://t.co/kuLqQ240DC
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 10 novembre 2017
giovedì 9 novembre 2017
News tratta da "Variety"
Apple has lifted the veil on its first scripted series efforts: a drama set in the world of a network morning show and a revival of anthology “Amazing Stories” shepherded by Steven Spielberg and Bryan Fuller. The straight-to-series orders for both projects are the first fruits of the effort to rev up Apple Video’s entry into the premium TV arena. The tech giant recruited former Sony Pictures TV presidents Jamie Erlicht and Zack Van Amburg in June to head the production push, which aims to target a global audience. One big question surrounding Apple’s video effort is the distribution plan. It’s unclear if Apple will make the shows available by iTunes or another platform, and whether access will be based on a subscription or advertising-based model.
Kristina Cohen has accused Ed Westwick of rape amid ongoing revelations of sexual assault in the entertainment industry. The 27-year-old Ladies Like Us actress posted a Facebook status on Monday (November 6) alleging that the 30-year-old Gossip Girl star forced her to engage in sex three years ago at his house.

Aurélie explained that she was invited over to the Glendower Estates where he was renting, and that her alleged assault was similar to Kristina‘s: “I said no and he pushed me face down and was powerless under his weight. I was wearing a one piece bathing suit that he ripped, I was in complete shock, I am also very tiny. When it was over I got my cellphone and found that the girl that had invited me had left or got kicked out.” She also alleges that her then-boyfriend, Glee‘s Mark Salling, broke up with her after she told him.
mercoledì 8 novembre 2017
News tratta da "Variety"
The second season of Netflix hit “Stranger Things” gathered strong momentum in the first full week of its release — making it the No. 1 most in-demand show among U.S. viewers, according to third-party data. The ’80s-set supernatural thriller from Matt and Ross Duffer registered 69.9 million average “demand expressions” (indicating intent to view or actual viewing) for the week of Oct. 29-Nov. 4, according to media-analytics firm Parrot Analytics. Season 2 of the show bowed Oct. 27 on Netflix. The score for “Stranger Things” was up 60% from the week prior, and pushed the Netflix original series above every other TV show on Parrot Analytics’ rankings. In second place for the week was HBO’s “Game of Thrones” (54 million demand expressions), followed by AMC’s “The Walking Dead” (53.5 million), CBS’s “Star Trek: Discovery” (52.4 million), AMC’s “Preacher” (40.6 million), Netflix’s “Mindhunter” (26.1 million) and Adult Swim’s “Rick and Morty” (23.3 million). Netflix doesn’t release viewing data, and routinely dismisses third-party attempts to measure its service as inaccurate. According to Nielsen data released last week, “Stranger Things” season 2 episodes each drew more than 4 million viewers in first three days of the show’s premiere (Oct. 27-29) — with the first episode averaging an impressive 15.8 million viewers. Netflix has called Nielsen’s figures well off the mark, pointing out that its audio-based content recognition methodology for TV households doesn’t measure viewing on mobile devices. Meanwhile, Parrot Analytics’ data doesn’t represent a measure of actual viewing. The company bases its rankings on more than 1 billion daily data points to gauge overall demand for a title, from sources including YouTube, Facebook, Twitter, Instagram and piracy services. Parrot Analytics weights different data sources based on relevance.
Perché scarichi illegalmente #serietv?https://t.co/USvDMMaiS0
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 7 novembre 2017
martedì 7 novembre 2017
lunedì 6 novembre 2017
Tra il 2016 e il 2022, la pirateria Internet di film e serie avrà fatto perdere 51,6 miliardi di dollari al circuito legale della comunicazione di questi contenuti. A rivelarlo è Digital Tv Research nel suo rapporto "Online Tv Piracy Forecasts", relativo a 138 Paesi. E alla fine quello che emerge è un business sempre più florido. Secondo il rapporto infatti i ricavi che deriveranno dalla pirateria, stimati in 26,7 miliardi nel 2016, raddoppieranno nel 2022. A rendere poi particolarmente allarmanti questi dati è il fatto che queste cifre si riferiscono esclusivamente agli episodi e ai film televisivi e non includono lo sport, il genere piratato per eccellenza, soprattutto in Medio Oriente e Asia Pacifico. Un tema, quello della pirateria, che ormai rappresenta una vera e propria piaga per l'industria audiovisiva mondiale, aumentata dalla velocità e dall'espansione delle tecnologie digitali e del web. Il problema è evidente dappertutto e anche, ovviamente in Italia dove, secondo i dati dell'ultimo Rapporto Fapav, ogni anno è come se andassero persi più di 6.500 posti di lavoro. Come se chiudessero più di 1.500 aziende. Questo insomma un conto che la pirateria audiovisiva presenta all'economia e che è da far tremare i polsi, stando all'indagine Ipsos commissionata da Fapav, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali. È la terza indagine in ordine di tempo, dopo quelle del 2009 e del 2011. E il conto individuato è salato: il danno finanziario per l'industria audiovisivaviene indicato in 686 milioni di euro all'anno. Ma considerando tutti i settori economici italiani, a causa della pirateria audiovisiva vanno persi 1,2 miliardi di euro. Tornando al rapporto "Online Tv Piracy Forecasts" di Digital Tv Research. I risultati evidenziano come alla fine siano gli Stati Uniti a essere il Paese più colpito dalla pirateria di film e serie su Internet, mentre il continente più colpito è l'Africa, soprattutto nei paesi del Maghreb. Ma nel 2018, a fare registrare un'impennata della pirateria online saranno i paesi asiatici che si affacciano sul Pacifico. Considerando la top five dei Paesi, le previsioni delle perdite Usa nel 2022 indicano n,6 miliardi, la Cina 9,8 miliardi, l'India 3,1 miliardi, il Brasile 1,1 miliardi, il Messico 1,58 miliardi. Saranno poi otto i Paesi a registrare perdite di entrate di oltre 1 miliardo di dollari nel 2022: un numero di Paesi doppio rispetto a quella del del 2016 «La pirateria non verrà mai sradicata del tutto, ma le notizie non sono del tutto negative», ha commentato Simon Murray, analista di Digital Tv Research. Le buone indicazioni per Murray arrivano dall'incremento delle azioni legali di contrasto che stanno diventando sempre più efficaci.
domenica 5 novembre 2017
News: #HouseOfCards Producers Consider Killing Off #KevinSpacey’s Frank Underwood (EXCLUSIVE). https://t.co/7fzHO22wiR via @variety
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 4 novembre 2017
"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm
Lick it or Leave it!
