GOSSIP - La "resurrezione" di Natasha Lyonne di "OITNB", dal carcere vero a quello seriale
Natasha Lyonne, volto-rivelazione di “Orange Is The New Black” (in prima tv
su Mya dal 23 settembre), è
sopravvissuta più volte. Letteralmente. I nonni ebrei sono scampati
all’Olocausto. Lei stessa, di madre francese, se l’è cavata dopo un’operazione
a cuore aperto nel 2012 ed è uscita
dalla riabilitazione per dipendenza da droga e alcol nel 2006. “Quando cammino per strada – racconta
Lyonne sull’ultimo numero di “Diva
Magazine”, mensile di cultura gay e bisex che le dedica la copertina – capita ancora oggi che qualcuno mi dica ‘ah,
ma sei viva, credevo fossi morta!’”. Sì, perché lei in prigione c’è stata davvero, come il suo personaggio Nicky
Nichols: per guida in stato di ebrezza (nel 2001), per aver creato zizzanie non
meglio precisate nell’appartamento dell’attore Michael Rappaport presso il
quale era in affitto (2003) e per aver assalito verbalmente e fisicamente una
vicina (nel 2004), con tanto di specchio rotto. Non è un caso che,
nell’ambiente, Natasha sia etichettata come una “raising underdog”. Eppure
grazie a “OITNB”, Lyonne è tra
quelle del cast che svetta, perché a volte, sue parole, “essere passata nei traumi dei personaggi che interpreti ti rende più
onesta davanti alla telecamera. E poi non ho dovuto fare alcuna ricerca per
interpretare la parte!”. Il suo
motto è tratto da Albert Camus: “L’unico
modo di vivere in un mondo senza libertà è di essere così liberi che la tua
esistenza risulti un atto di ribellione”. Perché lei ribelle lo è sempre stata e non rinnega “le cose brutali” che ha vissuto.
Nessun imbarazzo a recitare in un
carcere con detenute lesbiche: “sono
esseri umani, ognuna è libera di essere gay! Quante volte ancora dobbiamo dirci
che nella scala Kinsey la sessualità è fluida? Non riesco a concepire come l’America sia ancora così rigida. E’ un
privilegio lavorare con menti aperte. Non penso mai al mio personaggio come
omosessuale, ma come a una donna che ha avuto problemi di droga e che cerca di
gestire la situazione al meglio”. Sul successo della serie individua il quid: “è divertente e assurda, anche se esistono circostanze drammatiche. E’ una sorta di ‘MASH’ ambientato in prigione:
nella serie di Robert Altman si rideva nonostante la Guerra di Corea. In
‘OITNB’ si ride nonostante le sbarre”.
Nessun commento:
Posta un commento