NEWS - Achtung, compagni! Arriva il Natale e "le vie del Signore sono infinite"...occhio alla serie danese "Herrens Vejie" che mette in discussione la religione e ogni puntata è incentrata su un comandamento
Articolo tratto da "Avvenire"
"Il Cristianesimo qui non esiste più, ma perché si possa parlare di riaverlo bisogna spezzare il cuore di un poeta, e quel poeta sono io», scrive Seren Kierkegaard nel suo diario nel 1850. Nel qui dell'ora attuale, nella sua «piccola e irreligiosa Danimarca» che celebra il cinquecentenario luterano, da fine settembre una nuova serie televisiva dai temi squisitamente kierkegaardiani ha tenuto migliaia di spettatori incollati allo schermo per dieci domeniche: il suo creatore è lo stesso Adam Price, ateo regista di Borgen - Il potere (trasmessa in Italia da LaEffe tra 2013 e 2014), che dagli intrighi di palazzo stavolta si confronta con i grandi interrogativi dell'esistenza. La seconda stagione, già girata, verrà trasmessa il prossimo autunno, mentre in Francia saranno entrambe distribuite nel corso del 2018 con il titolo non pienamente indovinato di Ride upon the Storm. Herrens Veje - in italiano "Le vie del Signore" - ha per protagonista la famiglia Krogh, protestante da 250 anni: Johannes, pastore in lizza per diventare vescovo di Copenaghen, in tormentato dialogo con il crocifisso; la moglie Elisabeth, insegnante di letteratura alle prese con varie prove di coraggio; il figlio maggiore Christian, interessante Caino che alla teologia ha preferito studi di economia per rivalsa; e il figlio minore August, Abele in balia del dissidio tra colpa e innocenza, anch'egli pastore come il padre, ma via via senza una chiesa, non facendo lui parte di quella che Kierkegaard avrebbe definito «la cristianità stabilita». Il primo episodio si apre con un filmato amatoriale datato giugno 1995: August riprende con una telecamera un finto funerale officiato da Christian. 11 bambino sale di corsa le scale e trova il nonno, anch'egli pastore, che prega un qualcuno che non si vede di donargli una lingua tramite cui raggiungerlo, una via da percorrere affinché lo si trovi. Di quel delirio che ha visto - gli intima Johannes trovandolo spaventatissimo - non dovrà parlare con nessuno, perché non c'è niente di cui avere paura. Sono le stesse parole, e la stessa scena, con cui la decima puntata si chiude: una spirale che ruota attorno ad avvenimenti che accadono e su cui, spesso, si preferisce tacere. «L'uomo moderno ha bisogno di pensare o di sentire qualcosa che non si può misurare. La musica del caso. La poesia dell'istante. Il desiderio di chi si ama. L'affetto per un figlio. O l'aiuto che ricevi, all'improvviso, quando perdi qualsiasi certezza. In tutto questo io credo, e secondo questo credo io vivo la mia vita», recita Johannes a un dibattito a cui partecipa come candidato vescovo. A elezione avvenuta, lo si ritrova ad ubriacarsi pregando il Padre Nostro, attaccato alla bottiglia e alla perpetua. Una riflessione ponderata investe tutto, dalla Chiesa luteranapresentata a mo' di azienda che chiama i suoi fedeli ignari «consumatori» - ai concetti di segreto, colpa, silenzio demoniaco, rabbia, angoscia, disperazione, responsabilità, compassione, scelta, volontà. Parolechiave tutte kierkegaardiane, così come le vie del Signore percorribili, stadi sul cammino di una vita al cospetto e all'altezza di se stessa. Ogni episodio è lo svolgimento di un comandamento. Di sapore nietzschiano un commento pungente avanzato a Johannes dalla moglie, che quel cuore lo spezza dicendo: «Quando tu parli delle "tue" chiese, sono ancora le case di Dio?»".
martedì 19 dicembre 2017
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