L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
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Serie tv e Religione: un rapporto controverso che non fa fede
"Del controverso rapporto tra serie tv e religione c'è da qualche
settimana stampata nella mente di molti telespettatori un'immagine
simbolo. È nella parte conclusiva di Gomorra 2, quando Malammore, sicario
di fiducia del boss Pietro Savastano, bacia il Crocifisso che porta al
collo e poi spara a sangue freddo alla piccola figlia di Ciro Di Marzio.
Terrorizzata, la bambina si rannicchia nel sedile posteriore dell'auto.
È un'esecuzione spietata nel nome, o quantomeno nella "giustificazione ,
per assurdo, di Colui che ha dato la vita per la salvezza degli altri.
La serie ispirata ai romanzi di Roberto Saviano è piena di simboli
religiosi. Lo stesso finale, dopo l'uccisione della ragazzina, avviene
con la vendetta di Ciro all'interno del cimitero dove Pietro si è recato
per parlare (letteralmente) alla moglie morta. In questi uomini
spietati c'è dunque il culto e il ri-spetto dei morti. Pietro, infatti, è
andato nella cappella di famiglia per spiegare alla consorte defunta
che non ce la fa più a vivere da solo e quindi chiede una sorta di
permesso al riaccompagnarsi con un'altra donna. Poco dopo, invece, è
costretto ad accettare la morte. Lo farà con dignità, togliendosi gli
occhiali e pronunciando la frase: «A' finè ro' juomo sta tutta ca'».
Criminalità e quotidianità, anche religiosa, vanno di pari passa I
camorristi hanno le case piene di immagini sacre di fronte alle quali si
fanno il segno della croce. A tavola non si fuma e si dice la preghiera
prima di iniziare a mangiare. In questo senso Gomorra, più che
strumentalizzare la religione, cerca di rappresentare un ambiente reale
le cui caratteristiche si capiscono bene da quanto narrato dal gesuita
padre FabrizioValletti, superiore della comunità di Scampia e
responsabile dell'omonimo progetto. «Percorrendo le strade del quartiere
si potrebbe pensare - racconta Valletti - che la popolazione viva una
diffusa religiosità. In ogni raggruppamento di palazzi si incontrano
edicole sacre o sculture con tanto di tempietto sovrastante. Anche nei
cortili, negli androni, nei pianerottoli è un susseguirsi di immagini,
di altarini, illuminati e sempre decorati con fiori. Se si considera che
la maggior parte di queste immagini sacre è stata posta per iniziati-va
delle famiglie che controllano le piazze dello spaccio, viene da
pensare che ci sia un legame fra la cultura della camorra e questa
ostentazione di pietà religiosa». Padre Valletti la individua
nell'ipotesi di una «conti-nuità simbolica fra l'affermazione del
"pro-tettore" malavitoso e la richiesta di protezione divina». Fatto sta
che «la religione impre-gna la camorra»: «Gli uomini d'onore dei clan
reinterpretano il messaggio cristiano a loro modo, così che questo,
nella loro personalissima concezione, non possa essere considerato in
contraddizione con l'attività camorrista». In poche parole «il clan che
finalizza le proprie azioni al vantaggio di tutti gli affiliati
considera il bene cristiano rispettato e perseguito
dall'organizzazione». Rapporto controverso evidente, che la serie
televisiva di Gomorra ripropone più che interpretare.
Non è così per
altre serie, soprattutto per quelle straniere. Ma anche per altre
italiane. Un piccolo, ma significativo esempio, ci viene
dal recente Dov'èMario? con Corrado Guzzanti. In questo caso la religione è
irrisa con lo sketch volgare sulla suora protagonista della pubblicità
dell'ipotetico medicinale Scurè o con la badante di Mario che tira fuori
dalla borsa la statuina di una Madonna e la moglie di Mario che spiega
come in quella casa non siano molto religiosi, ma se alla donna avesse
fatto piacere avrebbero messo un Crocifisso nella sua camera. «Solo Lei -
replica la badante
riferendosi alla statua della Madonna-, Lui non lo
reggo!». Battuta vicina al blasfemo come peraltro accade, dall'altra
parte dell'Oceano, con Jane the virgin dove, fatta salva tutta l'ironia
che si vuole, la statua della Madonna canta in chiesa insieme al coro
invitando la giovane protagonista a tenere le gambe chiuse e dove la
madre di Jane, quando scopre che la figlia è incinta pur essendo
vergine, si inginocchia e recita una sorta di Ave Maria con sinonimi più
che discutibili. Restando sulle serie americane, ci imbattiamo spesso
in quelle che hanno in sé elementi religiosi o pseudo tali come II trono
di spade e Dominion. Quest'ultima con tanto di guerra tra due schiere
di angeli e l'attesa di un nuovo messia. In entrambi i casi siamo di
fronte a uno sorta di fantascienza più portata all'agnosticismo e
all'ateismo. Le religioni del futuro sono generalmente
appannaggio di un gruppo dominante che le
sfrutta per mantenere il potere. Discorso diverso invece per serie come
l'apocalittica (ma non in senso biblico) The walking dead, che è seguita
a Lost, o più ancora Outcast con i suoi indemoniati e i conseguenti
esorcismi. Anche se qui non c'è il prete cattolico de L'esorcista, bensì
un pastore evangelista del West Virginia, fermamente convinto che
occorra combattere la dura battaglia contro le forze demoniache
nonostante lui non sia proprio un esempio positivo. Indemoniati a sfare
an-che nel sanguinolento Penny dreadful, che però è più una generica
storia dell'orrore ambientata nella Londra Vittoriana.
Da noi deve ancora arrivare The Path, serie televisiva statunitense
incentrata sugli appartenenti a un presunto movimento religioso
chiamato Meyerismo. Ma anche in questo caso dietro a riti, regole e
preghiere si nascondono oscuri segreti. Ed è appunto uno degli elementi
che caratterizza molte serie tv: la religione intesa come mistero con la
"m" minuscola, come occasione per mettere in scena soprattutto il male.
A volte, invece, la fede è un'opzione tra le altre. In ogni caso, la
rappresentazione della religione nelle serie televisive (e non solo) è
quasi sempre parziale. Se ne coglie, nel bene e nel male, un aspetto. Gli
approcci sono diversificati e spesso la cultura religiosa degli autori è
scarsa". (Andrea Fagioli, 13.07.2016)
lunedì 8 agosto 2016
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