NEWS - Netflix? NIETflix! L'Antitrust mette i bastoni tra le ruote all'egemonia di Telecom: "per la banda larga non un solo soggetto, meglio una joint venture"
Articolo tratto da "La Repubblica"
Meglio saperlo prima. Anche per evitare di incorre poi in una
controversia con l'Unione Europea, perdendo così ulteriore tempoe
aumentando lo svantaggio competitivo nei confronti degli altri paesi.
Nella realizzazione di una nuova rete per la banda larga sarebbe
preferibile che la società di gestione dell'infrastruttura non fosse
collegata ad aziende che forniscono servizi alla clientela finale. Ma se
proprio non si riuscisse ad affidarsi a «un operatore puro» e si
arrivasse a una joint venture tra più soggetti, la cosa importante è che
nessuno possa vantare «posizioni di controllo». In estrema sintesi, è
quanto afferma l'Antitrust in un parere al Governo che lo ha chiesto
proprio per evitare di incorrere nelle sanzioni di Bruxelles. E che, di
fatto, conferma, quanto già scritto in un breve passaggio della
Strategia per la banda larga, approvato da Palazzo Chigi il 3 marzo
scorso: non ci dovrà essere un operatore dominante nella realizzazione
della nuova rete.
"Posizione di controllo": si giocherà attorno a
quest'ultima definizione la partita per dotare anche il nostro paese di
una rete di telecomunicazione ultra-veloce, nel tentativo di mettere
d'accordo i vari attori in campo. A cominciare dal Governo, disponibile a
investire fino a 6 miliardi (con la speranza che altrettanti arrivino
dagli operatori privati) per arrivare all'Unione Europea che spinge
perché ci sia separazione tra chi gestisce i servizi e chi vende accesso
sulla rete (così come è avvenuto anche per il gas e l'elettricità). Ma,
soprattutto, per trovare la mediazione tra Telecom,
che chiede un ruolo "privilegiato" e gli altri operatori, da Vodafone a
Wind al fondo F2i (partecipato da Cassa Depositi Prestiti) i quali
vorrebbero una società in cui nessuno abbia poteri di veto o superiori
agli altri e che potrebbe ruotare attornoa Metroweb, la società che ha
cablato MIlano.
Il parere dell'Antitrust, reso noto ieri, sembra
andare proprio in questa direzione. Per realizzare gli investimenti in
banda larga quello preferibile è «il modello di un operatore di rete
wholesale puro, non integrato verticalmente nella fornitura di servizi
alla clientela finale che cede agli operatori di telecomunicazione
servizi di accesso all'ingrosso in modo neutrale». Ma visto che non sarà
facile arrivare al cosiddetto unbundling, la separazione netta tra rete
e fornitori di servizi, l'Antitrust suggerisce anche una seconda
soluzione: «I limiti previsti nella richiesta di parere appaiono
compatibili anche con l'ipotesi di una società assegnataria dei
contributi alla quale partecipino, in posizioni non di controllo, una
pluralità di operatori attivi nella fornitura di servizi agli utenti
finali». Non solo. L'assegnazione dei contributi «a società separate da
quelle che erogano servizi di connettività agli utenti finali, dunque,
consentirebbe di migliorare l'efficienza dell'attività di monitoraggio
dell'uso dei contributi pubblici e delle agevolazioni fiscali previsti
dalla Strategia», si legge nel parere dell'Antitrust. Nella sua indagine
conoscitiva l'Autorità aveva già indicato «il modello di un operatore
di rete wholesale puro, non integrato verticalmente nella fornitura di
servizi alla clientela finale» come la soluzione miglioree «la
separazione proprietaria tra rete essenziale e servizi presenta evidenti
pregi sotto il profilo concorrenziale».
L'Antitrust non si esprime,
invece, su un ultimo punto: «Valuti il Governo, infine, se le
limitazioni previste debbano riguardare le sole procedure competitive
per l'assegnazione di risorse pubbliche per la realizzazione delle reti a
banda ultralargao debbano riguardare anche la concessione di
agevolazioni fiscali» conclude nel suo parere l'Authority.
martedì 31 marzo 2015
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