lunedì 21 marzo 2011

NEWS - Telefilm Festival dixit. Successo per la serie araba lanciata in anteprima al TF08 (più attuale oggi che mai)
(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - FIRENZE, 18 MAR - Nel salotto israeliano si ascolta il dialetto arabo. Miracolo della televisione o, semplicemente, un modo intelligente per fare conoscere agli israeliani vizi e virtu' dei loro concittadini di origini palestinesi. O viceversa, un modo per fare capire ai palestinesi che vivono in Israele, che gli israeliani ''non sono poi cosi' cattivi''. Il tutto in chiave comica. Si chiama 'Arab Labor' (2010) la sit-com, scritta da Sayed Kashua, piu' popolare del momento su la tv israeliana. Protagonista e' Amjad - interpretato da Norman Issa - un giornalista di origine araba, che con la famiglia cerca di integrarsi nella comunita' ebraica borghese di Gerusalemme Ovest. ''A prevalere in Arab Labor - racconta ad ANSAmed Issa - e' il rapporto paradossale di amore-odio che Amjad - che scrive per un quotidiano israeliano - ha con la sua identita' araba, e il suo desiderio di integrarsi al meglio nella societa' israeliana''. Un'integrazione spesso non semplice. ''Difficile cancellare dalla propria mente i pregiudizi. Da un lato, come dall'altro'', rimarca. Non soltanto nella fiction, ma anche nella vita reale, sottolinea Issa, per un arabo israeliano e' complicato inserirsi, essere accettato e sfondare sul piano lavorativo. ''Bisogna lavorare il doppio'', sostiene. ''Ho iniziato a recitare per caso'', ricorda l'attore. ''Avevo 19 anni e avevo bisogno di soldi. Non sapevo nulla della recitazione''. Oggi, invece, Issa lavora nei migliori teatri di Israele, al Beer Shiva Theater e al Haifa Theater, recitando in ebraico e in arabo. La recitazione, prosegue, e' un modo per esorcizzare la propria sofferenza. ''Per me e' terapeutico, e' un modo per tirare fuori quello che
hai dentro. L'essere rifugiati non e' una passeggiata''. Nelle sue parole, pero', c'e' molta fierezza. ''Gli arabi israeliani sono una cosa a parte'', dice. Malvisti dagli 'altri arabi', vengono definiti '48 arabs', ''gli arabi del 1948'', sospira. Una scelta coraggiosa da parte dell'emittente che ha deciso di mandare in prima serata una serie tv in cui gran parte dei dialoghi sono in arabo dialettale. ''Il primo anno di programmazione - spiega Issa - il 30 per cento dei dialoghi era in arabo e il restante in ebraico''. Nella seconda edizione, invece, la percentuale era invertita''. Segno che le cose possono cambiare. ''Ora stiamo girando la terza serie. E non ci sono piu' problemi di lingua'', afferma sorridendo. Ma da una sit-com che tocca tutti i tasti dolenti del rapporto tra arabi ed ebrei, ci si poteva aspettare tanto successo? Paradossalmente, replica Issa, i piu' grandi detrattori di questo programma, il primo anno, furono proprio gli arabi israeliani. ''Per loro rasentava l'insulto. E mi hanno dato del traditore''. La piu' grande soddisfazione di questo attore 43enne ''che ama la sua terra'', Israele, e' quella che gli israeliani di destra e molti coloni lo hanno chiamato o fermato per strada per ringraziarlo ''di avere fatto loro cambiare idea''. Segno che anche grazie a una risata i contrasti possono appianarsi.

2 commenti:

jo ha detto...

e pensare che a Firenze hanno avuto il coraggio di presentarlo come una LORO anteprima 2 anni dopo!!! scandalosi!
http://www.firenzetoday.it/eventi/middle-east-now-festival-firenze-18-22-marzo-2011.html

sante ha detto...

W il Telefilm Festival, che ha l'occhio lungo...
Oltre a Arab Labor ricordo che ha lanciato, tra le altre serie, SECRET DIARY OF A CALL GIRL prima di tutti...
compliments!!!

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