ADN KRONOS
“Lost”, il successo dell’aggregazione via internet
“Certi fenomeni di consacrazione come ‘Lost’ nascono da una forte partecipazione, intesa non come quantita' di persone ma aggregazione di 'tutti quelli che’...Successo dovuto all'aggregazione di tutti quelli che lo seguono, alla coralita' di persone che si incontrano in rete. Perche' e' la rete che contribuisce al 'culto', nel senso che internet consente una forte relazione tra i fan, permettendo loro una costante conversazione e uno scambio di idee. Anni fa la serialita' era gia' da se' un elemento di affezione, assieme alla durata e ai personaggi, con un pubblico affettivamente presente e desideroso di rinnovare il piacere della visione, ma oggi si e' moltiplicato l'effetto per la crossmedialita' di un prodotto che ha altre diramazioni: dalla tv al web fino ai telefonini”.
(Alberto Abruzzese, docente di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi allo Iulm di Milano, 24.05.2010)
ADN KRONOS
“Lost” e la voglia di conoscere il destino
"L'interesse suscitato dall'ultima puntata di ‘Lost’ e' un interesse che governa gli essere umani dalla notte dei tempi; ovvero cercare disperatamente di conoscere il futuro, il destino. Sapere come le vicende degli altri finiscono e' il bisogno di sapere come finiranno le proprie. Da una puntata conclusiva ci si aspetta di chiarire il futuro in fondo, cercare di capire cosa accade e' un'esigenza degli esseri umani che gia' in passato si affidavano agli auruspici (sacerdoti che interpretavano il destino attraverso la lettura delle viscere, ndr) ai vaticini e agli oroscopi, nonche' alla metafisica. Tutto per placare le angoscie dovute all'indeterminatezza e al rischio affidati al destino. Questa ricerca di conferme e' alla base della diffusione di maghi, fattucchiere e ciarlatani che si possono trovare sul web e nelle televisioni private della provincia italiana, che si approfittano delle persone e del loro bisogno di controllare il futuro. Un bisogno che fa dimenticare di controllare la realta'. Ci si concentra sul futuro pero' si perde di vista la realta"'.
(Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria all'Universita' Gabriele D'Annunzio di Chieti, 24.05.2010)
ANSA
“Lost” e il finale spirituale
“Il finale spirituale di 'Lost' e' in linea con la filosofia di una serie che per 121 ore ha esplorato i confini tra fede e scienza, tra speranza e disperazione. Molti dei misteri dell'isola sono rimasti senza risposta. Gli autori hanno preferito concentrarsi sul messaggio spirituale: la morte e' solo l'inizio di una nuova avventura. La serie, aperta sei anni fa con l'immagine dell'occhio di Jack che si apriva, si e' chiusa con perfetta simmetria con la immagine dell'occhio di Jack che si chiude nella sua morte eroica per salvare l'isola dall'oblio eterno”.
(Cristiano Del Riccio, 24.05.2010)
PARLA CON ME
“Lost”: non per tutti
“’Lost’? Non l’ho mai visto…”.
(Angelo Guglielmi, 21.05.2010)
CORRIERE DELLA SERA
“Lost” e il finale cristologico
“Come sarà la vita dopo Lost? In un inedito rituale collettivo di visione globale si è conclusa la serie culto, che ha cambiato per sempre i canoni del racconto tv. Nessun altro telefilm avrebbe potuto generare un fenomeno simile: nessun altro telefilm ha saputo intrecciare altrettanto bene complessità delle trame e fascino universale dei personaggi e delle loro storie. In occasione dell'episodio conclusivo, i fan aspettavano al varco gli sceneggiatori della serie: tutti i quesiti aperti avrebbero davvero trovato risposta? Nel corso della sesta stagione, molti dei misteri dei naufraghi sono stati effettivamente svelati: in un vago clima «new age» si è scoperto che l'isola ha bisogno di essere protetta perché racchiude un cuore potente e incontrollabile, capace di originare il bene e il male. L'episodio finale ha incorniciato e consacrato per sempre la figura di Jack Shephard, il medico, il personaggio che ha attraversato il più complesso processo di maturazione. Nel sacrificio finale, per il bene dell'isola, per il bene dei suoi compagni, c'è un che di cristologico, c'è l'immagine di un agnello sacrificale che si fa «pastore» della sua comunità («È meglio che un uomo solo muoia per il popolo», Giovanni 18,14). Partito come emblema della ragione, ecco che Jack si fa espressione più compiuta della necessità di avere fede, di assecondare il proprio destino. Ma la cosa più interessante è che la narrazione ha continuato a giocare con il tempo: dopo le parentesi sul passato e quelle sul futuro delle prime stagioni, l' ultimo atto del telefilm ha scelto di dar spazio ai «what if», al racconto di una realtà parallela e alternativa alla vita sull'isola. Ma se i protagonisti fossero morti al momento dell' impatto e il naufragio fosse solo il loro limbo? Ancora una volta, la concretezza del presente è un'astrazione mascherata, è l'indicibile”.
(Aldo Grasso, 26.05.2010)
ENTERTAINMENT WEEKLY
“Lost” e il finale alla “Star Trek”
“Il sacrificio di Jack di fianco al motore radioattivo dell’Isola non vi ricorda la morte di Spock nel secondo capitolo cinematografico di ‘Star Trek’, “L’ira di Khan’? Se John Locke avesse fatto un’elegia ‘Shatneresque’ per ricordare l’amico, avrebbe concluso così: ‘di tutti gli uomini di scienza che ho incontrato nel mio cammino, Jack è stato quello con più…fede’”.
(Jeff Jensen, 25.05.2010)
FACEBOOK
“Lost” e la deludente incoerenza
“Eh no...se mi dicevano alla prima stagione che il serial parlava di un gruppo di persone su un isola deserta con un mostro di fumo, che hanno mille tribolazioni, ma si risolve tutto con l'amore, avrei preferito gli orsetti del cuore. Giuro. Quelli erano coerenti. Non i viaggi nel tempo, i colpi di coda della scienza pazza, le coincidenze assurde... i colpi di scena mozzafiato per poi finirla con lo spiegone nella caverna di luce e l'amore e il volemoce bbene. Per come la vedo io, è meglio considerare Lost finito alla 5° stagione. E che gli sceneggiatori avevano in mente questo finale fin dall'inizio, non ci voglio credere. Ho amato troppo Lost per pensare che il messaggio di fondo sia sempre stato questo. Troppo. E vi giuro che mi scoccia dirlo, parecchio”.
(Francesco Brunella, 24.05.2010)
FACEBOOK
“Lost”, il ragionamento dopo l’ultimo frame
“Piatto e scontato?!?!?! Forse io ho visto un LOST diverso...Non pensi che i personaggi, per tutte le stagioni, ti abbiamo portato, anzi accompagnato, fino alla fine? A dir la verità...anch'io appena scomparso l'ultimo frame mi son sentita delusa...mi aspettavo il "botto"...ma poi ho iniziato a ragionare...ho ripensato a tutto quello che mi aveva più colpito delle serie precedenti..e mi sono resa conto che era qui che volevo arrivare, alla fine "scontata e piatta" di cui tu parli..Ognuno di noi vedrà questo telefilm in maniera diversa ed è giusto così... Non a tutti può sembrare un capolavoro e ci sta. Ma sentir definire questa serie "un classico telefilm: piatto e scontato" mi fa stringere un pò il cuore...sono un'appassionata di cinema e di serie televisive e ne ho viste molte...e mai, mai mi ha sfiorato l'idea che LOST sia un classico telefilm...
(Eva Sampietro, 24.05.2010)
“Lost”, il successo dell’aggregazione via internet
“Certi fenomeni di consacrazione come ‘Lost’ nascono da una forte partecipazione, intesa non come quantita' di persone ma aggregazione di 'tutti quelli che’...Successo dovuto all'aggregazione di tutti quelli che lo seguono, alla coralita' di persone che si incontrano in rete. Perche' e' la rete che contribuisce al 'culto', nel senso che internet consente una forte relazione tra i fan, permettendo loro una costante conversazione e uno scambio di idee. Anni fa la serialita' era gia' da se' un elemento di affezione, assieme alla durata e ai personaggi, con un pubblico affettivamente presente e desideroso di rinnovare il piacere della visione, ma oggi si e' moltiplicato l'effetto per la crossmedialita' di un prodotto che ha altre diramazioni: dalla tv al web fino ai telefonini”.
(Alberto Abruzzese, docente di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi allo Iulm di Milano, 24.05.2010)
ADN KRONOS
“Lost” e la voglia di conoscere il destino
"L'interesse suscitato dall'ultima puntata di ‘Lost’ e' un interesse che governa gli essere umani dalla notte dei tempi; ovvero cercare disperatamente di conoscere il futuro, il destino. Sapere come le vicende degli altri finiscono e' il bisogno di sapere come finiranno le proprie. Da una puntata conclusiva ci si aspetta di chiarire il futuro in fondo, cercare di capire cosa accade e' un'esigenza degli esseri umani che gia' in passato si affidavano agli auruspici (sacerdoti che interpretavano il destino attraverso la lettura delle viscere, ndr) ai vaticini e agli oroscopi, nonche' alla metafisica. Tutto per placare le angoscie dovute all'indeterminatezza e al rischio affidati al destino. Questa ricerca di conferme e' alla base della diffusione di maghi, fattucchiere e ciarlatani che si possono trovare sul web e nelle televisioni private della provincia italiana, che si approfittano delle persone e del loro bisogno di controllare il futuro. Un bisogno che fa dimenticare di controllare la realta'. Ci si concentra sul futuro pero' si perde di vista la realta"'.
(Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria all'Universita' Gabriele D'Annunzio di Chieti, 24.05.2010)
ANSA
“Lost” e il finale spirituale
“Il finale spirituale di 'Lost' e' in linea con la filosofia di una serie che per 121 ore ha esplorato i confini tra fede e scienza, tra speranza e disperazione. Molti dei misteri dell'isola sono rimasti senza risposta. Gli autori hanno preferito concentrarsi sul messaggio spirituale: la morte e' solo l'inizio di una nuova avventura. La serie, aperta sei anni fa con l'immagine dell'occhio di Jack che si apriva, si e' chiusa con perfetta simmetria con la immagine dell'occhio di Jack che si chiude nella sua morte eroica per salvare l'isola dall'oblio eterno”.
(Cristiano Del Riccio, 24.05.2010)
PARLA CON ME
“Lost”: non per tutti
“’Lost’? Non l’ho mai visto…”.
(Angelo Guglielmi, 21.05.2010)
CORRIERE DELLA SERA
“Lost” e il finale cristologico
“Come sarà la vita dopo Lost? In un inedito rituale collettivo di visione globale si è conclusa la serie culto, che ha cambiato per sempre i canoni del racconto tv. Nessun altro telefilm avrebbe potuto generare un fenomeno simile: nessun altro telefilm ha saputo intrecciare altrettanto bene complessità delle trame e fascino universale dei personaggi e delle loro storie. In occasione dell'episodio conclusivo, i fan aspettavano al varco gli sceneggiatori della serie: tutti i quesiti aperti avrebbero davvero trovato risposta? Nel corso della sesta stagione, molti dei misteri dei naufraghi sono stati effettivamente svelati: in un vago clima «new age» si è scoperto che l'isola ha bisogno di essere protetta perché racchiude un cuore potente e incontrollabile, capace di originare il bene e il male. L'episodio finale ha incorniciato e consacrato per sempre la figura di Jack Shephard, il medico, il personaggio che ha attraversato il più complesso processo di maturazione. Nel sacrificio finale, per il bene dell'isola, per il bene dei suoi compagni, c'è un che di cristologico, c'è l'immagine di un agnello sacrificale che si fa «pastore» della sua comunità («È meglio che un uomo solo muoia per il popolo», Giovanni 18,14). Partito come emblema della ragione, ecco che Jack si fa espressione più compiuta della necessità di avere fede, di assecondare il proprio destino. Ma la cosa più interessante è che la narrazione ha continuato a giocare con il tempo: dopo le parentesi sul passato e quelle sul futuro delle prime stagioni, l' ultimo atto del telefilm ha scelto di dar spazio ai «what if», al racconto di una realtà parallela e alternativa alla vita sull'isola. Ma se i protagonisti fossero morti al momento dell' impatto e il naufragio fosse solo il loro limbo? Ancora una volta, la concretezza del presente è un'astrazione mascherata, è l'indicibile”.
(Aldo Grasso, 26.05.2010)
ENTERTAINMENT WEEKLY
“Lost” e il finale alla “Star Trek”
“Il sacrificio di Jack di fianco al motore radioattivo dell’Isola non vi ricorda la morte di Spock nel secondo capitolo cinematografico di ‘Star Trek’, “L’ira di Khan’? Se John Locke avesse fatto un’elegia ‘Shatneresque’ per ricordare l’amico, avrebbe concluso così: ‘di tutti gli uomini di scienza che ho incontrato nel mio cammino, Jack è stato quello con più…fede’”.
(Jeff Jensen, 25.05.2010)
“Lost” e la deludente incoerenza
“Eh no...se mi dicevano alla prima stagione che il serial parlava di un gruppo di persone su un isola deserta con un mostro di fumo, che hanno mille tribolazioni, ma si risolve tutto con l'amore, avrei preferito gli orsetti del cuore. Giuro. Quelli erano coerenti. Non i viaggi nel tempo, i colpi di coda della scienza pazza, le coincidenze assurde... i colpi di scena mozzafiato per poi finirla con lo spiegone nella caverna di luce e l'amore e il volemoce bbene. Per come la vedo io, è meglio considerare Lost finito alla 5° stagione. E che gli sceneggiatori avevano in mente questo finale fin dall'inizio, non ci voglio credere. Ho amato troppo Lost per pensare che il messaggio di fondo sia sempre stato questo. Troppo. E vi giuro che mi scoccia dirlo, parecchio”.
(Francesco Brunella, 24.05.2010)
“Lost”, il ragionamento dopo l’ultimo frame
“Piatto e scontato?!?!?! Forse io ho visto un LOST diverso...Non pensi che i personaggi, per tutte le stagioni, ti abbiamo portato, anzi accompagnato, fino alla fine? A dir la verità...anch'io appena scomparso l'ultimo frame mi son sentita delusa...mi aspettavo il "botto"...ma poi ho iniziato a ragionare...ho ripensato a tutto quello che mi aveva più colpito delle serie precedenti..e mi sono resa conto che era qui che volevo arrivare, alla fine "scontata e piatta" di cui tu parli..Ognuno di noi vedrà questo telefilm in maniera diversa ed è giusto così... Non a tutti può sembrare un capolavoro e ci sta. Ma sentir definire questa serie "un classico telefilm: piatto e scontato" mi fa stringere un pò il cuore...sono un'appassionata di cinema e di serie televisive e ne ho viste molte...e mai, mai mi ha sfiorato l'idea che LOST sia un classico telefilm...
(Eva Sampietro, 24.05.2010)
Nessun commento:
Posta un commento