venerdì 5 marzo 2010

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Ecco perché “Lost” non finirà…
Il 23 maggio non è una data, è LA data. Ma per coloro che stanno già preparando i fazzoletti per la fine di “Lost” affiora una luce in fondo al tunnel della depressione: il fanta-cult di J.J. Abrams potrebbe non finire con l’ultima puntata della sesta stagione. I capoccioni della Disney e del marketing di ABC – il network che trasmette il serial in America – stanno discutendo da mesi sulla possibilità di declinare il titolo all’infinito, un po’ sul modello di “Star Trek” e meno sul più sfortunato revival della prima vera serie sci-fi multimediale della storia del piccolo schermo, ovvero “X-Files”. Addirittura si parla di un sequel (più che di uno spin-off), una sorta di “Lost: The Next Generation”, mentre tra le altre idee in ballo c’è un parco di attrazioni di tutto l’universo “Lost” (“venghino, signori, venghino, fatevi calare nella botola: a soli 5 dollari!”; “colpite l’Orso Polare con le freccette e vincete la canottiera sudata di Kate!”), Dvd con le scene mai viste/tagliate dalla versione televisiva, oltre alla pubblicazione a getto continuo dei romanzi-novelizations, fumetti, videogame e action-figures già in commercio. Insomma, un mercato parallelo che però si scontra con la volontà dei produttori esecutivi della serie – Damon Lindelof e Carlton Cuse – i quali si sarebbero già tirati fuori dallo sfruttamento della gallina dalle uova d’oro, esprimendo il desiderio che tutto finisca con l’ultima puntata del 23 maggio. Poco importa che i due si siano prestati di recente a firmare i mobisodes (“Lost: Missing Pieces”) in parallelo alla trasmissione televisiva. “Il pubblico vuole una fine certa – ha commentato Lindelof – se ci fosse un proseguimento sarebbe come tradire la fiducia della gente che ti ha seguito per anni”. Mike Benson, vice-presidente del marketing dell’ABC ha invece le idee chiare e mette le mani avanti: “vogliamo far continuare il mito della serie ma nello stesso tempo preservare l’integrità del format”. Secondo alcune voci, l’operazione “Lost 2” potrebbe avviarsi senza la collaborazione dei firmatari dell’originale, così come è avvenuto con i sequel di “V” e “90210”. Nel caso vincesse la corrente ABC/Disney ci sarebbe da trovare un tutor che presieda il post-“Lost” (“l’eventuale futuro dopo l’ultima puntata della serie – chiosa Benson – dipende anche da chi sarà scelto per far sopravvivere il culto”). Non è del tutto escluso, tuttavia, che il “traghettatore” dell’operazione possa essere nientemeno che il deus ex machina J.J.Abrams – tra l’altro artefice della “rinfrescata” di “Star Trek” al cinema – la cui ultima parola rappresenta un po’ l’ago della bilancia: nel caso accettasse, potrebbe aprirsi la chance di vedere “Lost” sul grande schermo. Dati alla mano, nonostante il serial sui sopravvissuti del volo Oceanic abbia perso stagione dopo stagione quell’aurea di straculto iniziale, tra enigmi mai spiegati e situazioni troppo “ai confini della realtà”, l’attesa per l’ultimo ciclo ha ridato smalto al mito (ottavo titolo più visto di quest’anno televisivo tra i 18 e 49 anni), piazzandolo tra l’altro al secondo posto tra i programmi americani più video-registrati della stagione. Il marketing, del resto, ha già fatto le prove tecniche lo scorso 2 febbraio, quando alla “prima” della sesta stagione 815 fortunati che avevano risposto esattamente a un quiz su internet sul telefilm hanno ricevuto una bottiglia con dentro una chiavetta USB contenente le immagini in anteprima della puntata. Tra i giornalisti, è già caccia all’accredito per l’anteprima che la Disney ha programmato per la stampa sulla spiaggia delle Hawaii dell’ultima puntata, pochi istanti prima la messa in onda del 23 maggio. “Vogliamo farlo diventare il finale più chiaccherato della storia della televisione – conclude Benson – proprio come è successo con ‘Seinfeld’ o ‘MASH’, quando la gente avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere come andava a finire”. Chissà che in quell’occasione non giunga a riva un messaggio in bottiglia che riveli il futuro di “Lost”. Un futuro certo, per una volta. Anche se in una dimensione parallela.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Marzo)

3 commenti:

GERMANA ha detto...

OTTIMO ARTICOLO COME SEMPRE, RICCO DI NOTIZIE

thor ha detto...

complimenti, scritto bene e ricco di notizie

bea ha detto...

Gran pezzo, ho visto che oggi l'ha ripreso LIBERO!

Complimenti

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