venerdì 23 marzo 2007

L’EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
A cura di Leo “Grant” Damerini

TG5
Il Cavaliere come il Colonnello Austin
"Mi sento come 'L'uomo da sei milioni di dollari'!"
(Silvio Berlusconi dopo l'applicazione del pacemaker a Cleveland, 21.12.2006)

CORRIERE DELLA SERA
Non chiamatela fiction

"Non amo la parola fiction. Si porta dietro un'idea di finto. Quando io penso a fiction penso a prodotti come 'Lost' o 'Dr. House', per il linguaggio e per gli argomenti trattati".
(Gabriele Salvatores, 21.12.2006)

SATELLITE
I telefilm, un forziere di cult
"I telefilm, soprattutto quelli di ideazione e produzione d'oltreoceano, non sono più la 'Cenerentola' del palinsesto, ma un vero e proprio forziere di programmi cult. La tv, si dice, è una finestra aperta sul mondo. Se questo è vero per i documentari e le news, allora possiamo dire che le serie di fiction aprono, o perlomeno socchiudono, una finestra che dà sui pensieri e sulle emozioni dell'uomo".
(Lucia Pappalardo, Gennaio 2007)

FREEK
Le serie tv, eldorado creativo più del cinema
"Brillanti, audaci, violente, le serie tv si sono trasformate nel nuovo eldorado creativo fino ad ora esclusivo campo d'azione del cinema. Sono loro, adesso, ad attirare i migliori attori, registi ed autori. La televisione non è mai stata meglio: levendite dei DVD dedicati alle serie tv hanno sorpassato quelle dei film ed i record di audience farebbero impallidire qualsiasi major. La serie tv ha risposto più velocemente alle attese del pubblico, con una capacità di adattamento quasi illimitata, offrendo uno sguardo sulla società quasi imbattibile. E' questo privilegiato rapporto di fusione con il mondo contemporaneo che, secondo gli esperti, mancherebbe ad Hollywood, che segna il passo anche dal punto di vista estetico e narrativo. Gran parte dei lirismi visivi che si ammirano oggi al cinema provengono dal piccolo schermo che li ha ideati per una ragione molto semplice: in tv è necessario convincere il telespettatore a tornare ogni settimana davanti alla sua serie preferita".
(Fausto Furio Colombo, Gennaio 2007)

VANITY FAIR
Six feet...sopra il cinema
"E' una teoria personale, ma il cinema è rimasto alcune spinte dietro le migliori serie tv americane. Accattatevi il cubo con tutti i dvd di 'Six feet under'. Nella famiglia di impresari di pompe funebri è impossibile non riconoscersi. Siamo tutti qualcuno di loro".
(Gabriele Romagnoli, 21.12.2006)

CORRIERE DELLA SERA
"ER" in crisi per via del "Dr. House"
"«ER» va avanti, i medici del County General Hospital di Chicago sono sempre in prima linea, nonostante la concorrenza di altri nosocomi come quelli del «Dr. House» o di «Grey' s Anatomy». Come succede nei grandi ospedali, c'è ricambio. Lontani i tempi in cui operava George Clooney; ma se n' è andato anche il dr. Carter (Noah Wyle) e adesso le sorti del pronto soccorso sono affidate al dr. Kovac, interpretato dall' attore croato Goran Visnjic. Quello che rimane immutato è lo spirito del luogo: ogni malato è insieme portatore di un evento traumatico e di un discorso. Mettendo in scena i tormenti che li affliggono, i pazienti diventano casi esemplari, ricordi incancellabili. Ma anche la vita privata del personale sanitario si estende oltre i limiti fisici del ricovero: il confine fra mondo privato e impegni professionali costituisce così uno dei temi ricorrenti della serie. In questo senso l' ospedale può essere considerato uno spazio simbolico: oltre ad essere l' elemento unificante della serie, diventa una seconda casa, che allo stesso tempo preme sulle biografie dei medici e dei loro familiari anche quando questi si trovano nelle loro abitazioni private. Nei primi anni di vita, nel medical drama (uno dei generi più fortunati della fiction americana) c' era spazio per un solo medico, un solo eroe infaticabile e idealista, come il mitico Dr. Kildare. «ER», invece, ha imposto la coralità: tanti medici, tanti infermieri, tanti casi, tanti problemi e, ovviamente, tante storie da raccontare. Non solo, il Pronto soccorso stesso è costituito da una molteplicità di zone articolate fra loro e gli spazi diventano palcoscenici diversi, grandiosa partizione della recita: l' accettazione, i corridoi, la sala operatoria, le rest room, le stanze della pausa e della riflessione. «ER» è stato messo in crisi soprattutto da Dr. House, cioè dal ritorno del medico «maledetto» e solitario, un medico che però ci costringe a pensare alla malattia. Chi pensa opera, agisce, non stramazza prigioniero di analisi, di raggi x, di elettrocardiogrammi. Chi pensa chiede anche alla fiction di saperne di più sul mistero della malattia".
(Aldo Grasso, 03.01.2007)

ANSA
Bau...Baudo
"A Baudo prefersico 'Il Commissario Rex'".
(Margherita Hack, 08.01.2007)

1 commento:

Anonimo ha detto...

La Hack ha ragione

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