giovedì 30 gennaio 2014

NEWS - Guai a chi scarica (e a chi viene scaricato)! La pirateria mette a rischio 20 mila posti di lavoro (e non si contano i tagli del settore dei dvd...). Italia leader d'Europa dei pirati tv
(ANSA) - ROMA, 29 GEN - Un danno per tre miliardi di euro e 20mila posti a rischio in tre anni. Sono solo proiezioni quelle rese note da Confindustria Radio Tv sulla base di dati Siae, ma danno la misura dell'impatto sul mondo del lavoro di comportamenti che spesso vengono considerati leciti o tutt'al piu' peccati veniali. Invece le conseguenze sull'industria dell'audiovisivo sono notevoli, al punto che il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, non usa mezzi termini: "Se non si rispetta il copyright saltiamo tutti. Senza tutela rischiamo di chiudere". Al primo convegno organizzato dalla giovane associazione degli operatori radio televisivi, anche il viceministro Antonio Catricala' che ha approfittato dell'occasione per annunciare per la prossima settimana la pubblicazione del bando per l'asta per le frequenze tv, in dirittura d'arrivo dopo alcune modifiche
chieste dall'Ue. E' la fase finale di un lungo iter, passato attraverso l'abolizione del contestatissimo beauty contest e il varo delle regole Agcom che hanno escluso "big" come Rai, Mediaset e Telecom. Esclusione che e' alla base dei dubbi dello stesso Catricala' sulla riuscita dell'asta: "L'ideale sarebbe
avere molta partecipazione, anche se la situazione del mercato attualmente non e' favorevole". I grandi broadcaster, piu' che all'acquisto di nuovi spazi trasmissivi, sembrano concentrati sulla difesa dei propri contenuti. Servono nuove regole - e' il messaggio che lanciano -, sulla linea di quelle recentemente varate dall'Agcom con il regolamento sul copyright, serve promuovere l'educazione degli utenti e serve che l'industria faccia la sua parte. Per dirla con il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani, occorre favorire un'offerta legale a basso prezzo, come quella che con Spotify e simili ha consentito alla musica di registrare nel 2013 dati positivi dopo molti anni. Occorre ad esempio ridurre le finestre per la distribuzione dei film, togliendo una delle giustificazioni che usa chi scarica illegalmente i contenuti. E ben un terzo degli studenti italiani pensa che la pirateria
non provochi alcun danno. "In Italia - ha spiegato il presidente di Confindustria Radio Tv, Rodolfo De Laurentiis - il tasso di pirateria e' del 48% contro una media europea del 33% ed una mondiale del 45%". Nel mirino finiscono i motori di ricerca e Google in particolare, che veicolano buona parte di quei contenuti illegali e - ha aggiunto De Laurentiis - "non hanno fatto abbastanza per eliminare i file pirata dalle indicizzazioni". "Io - gli ha fatto eco Confalonieri - rimpiango la pirateria dei guappi napoletani, perche' ora abbiamo signori che non pagano nulla, impiegano pochissima gente e ci prendono in giro. Noi abbiamo una marea di regole e di la', su Internet, non c'e' nulla".
Anche il presidente Rai, Anna Maria Tarantola, ha chiesto interventi a tutela del copyright, sottolineando che "sarebbe necessario un quadro organico di regole piu' ampio". Una linea
condivisa da Cardani che, pur difendendo il regolamento sul copyright come "una sintesi equilibrata degli interessi in gioco", ha precisato che il provvedimento, a dispetto delle accuse di parlamentari e non solo, "non ha compromesso la possibilita' del Parlamento di svolgere la sua azione
legislativa". Anche per il presidente Antitrust, Giovanni Pitruzzella, il regolamento "rappresenta un sicuro passo avanti", pur nascondendo rischi per la concorrenza nelle possibili intese tra gli operatori chiamati a far parte del Comitato per la tutela delle opere digitali previsto dal testo. "La marginalita' decrescente del mercato tv negli ultimi anni - ha sostenuto Eric Gerritsen di Sky Italia - dimostra che bisogna guardare sempre piu' ad un mercato unico dove competono tutti gli operatori, incluso il mondo Ott. Ben venga quindi la regolamentazione del copyright, perche' tutela del contenuto e
centralita' del cliente sono i due pilastri su cui costruire crescita e valore".

5 commenti:

balbo ha detto...

per come programmano male le reti tv si meritano altro che pirati...

Leo Damerini ha detto...

anche se in certi casi hai ragione, è anche vero che è un serprente che si mangia la coda. Se una rete acquista una serie (pagando i diritti), vende gli spazi pubblicitari all'interno di essa garantendo al cliente un ascoltoo X. se poi l'ascolto fa X-10 perchè il pubblico se l'è già vista scaricata, ci rimettono sia il network che il pubblicitario/cliente. La domanda è: perchè la prossima volta il network dovrebbe programmare una serie tv (che molti hanno già visto/scaricato)? Perchè il pubblicitario dovrebbe investirci ancora?

makintosh ha detto...

è vero che gli ascolti in tv delle serie risentono per forza degli scaricamenti, ma è anche vero che per come vengono programmate non si possono seguire sulle tv generaliste (a meno che non ci si abboni a fior di euro alle pay o al digitale). Forse la verità sta nel mezzo.

Unknown ha detto...

A parte la programmazione che è fatta male, bisogna anche vedere dove spendono i soldi...le serie prodotto da rai e mediset non si possono proprio vedere(sia per quanto riguarda la qualità della sceneggiatura sia per quanto riguarda la qualità della recitazione), e quelle che comprano dagli stati uniti le mandano in onda anche un anno dopo la messa in onda originale(se va bene). Nel 2014 questa cosa non ha senso...prima di lamentarsi dell'aumento della pirateria farebbero bene a farsi un bell'esame di coscienza.

Anonimo ha detto...

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