martedì 28 aprile 2020

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"I Diavoli", la forza delle storie dei singoli senza sorrisi
«Il più grande inganno del diavolo è farci credere che non esista. Invece è reale, come l’acqua in cui nuotano i pesci. Reale come la finanza che scorre in questa banca». Il punto di partenza de I Diavoli, la nuova serie in onda su Sky Atlantic, è tagliente e lascia immaginare il disfacimento etico che ne seguirà. Prodotta da Lux Vide (la tradizione che sposa la serialità pay!) in collaborazione con i francesi di Ocs, la serie è un viaggio negli abissi della finanza, in un mondo fatto di numeri e spregiudicatezze che soffocano ogni possibile umana comprensione, un mostro che «non si vede, non ha odore e per molte persone è impercettibile»; a rendere verosimile l’impianto è il romanzo omonimo da cui è tratta, scritto da Guido Maria Brera, una vita tra trading e fondi finanziari. Le vicende della banca d’investimenti Nyl ruotano intorno alle figure di Dominic Morgan (Patrick Dempsey), ceo dell’azienda, e l’italiano Massimo Ruggero (Alessandro Borghi), rampante «head of trading» in procinto di una scalata ai vertici, che per la carriera ha rinunciato a tutto, compresa una moglie che ora ritorna, fragile e problematica. All’inizio della serie, un altro manager della banca muore cadendo da una finestra del palazzo, aprendo le danze di intrighi di potere, affari oscuri, inframmezzati dalle immagini reali delle crisi del 2011 che hanno incendiato e impoverito non poche nazioni. La forza de I Diavoli sta nei profili delle singole storie, in una fotografia che insiste su colori freddi e asettici, in un cast di livello (ci sono anche Kasia Smutniak e Lars Mikkelsen) che riesce a raddrizzare anche i passaggi più tecnici e meno fluidi. Nei tic, nei volti tirati dei protagonisti non c’è quasi mai l’ombra di un sorriso, a conferma di quanto confessa Massimo Ruggero: «Il più grande inganno del diavolo non è farci credere che non esista, ma lusingarci per non farci vedere che il diavolo siamo noi». (Aldo Grasso)

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