lunedì 13 gennaio 2020

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

LIBERO
"Messiah", l'avvincente avvento del profeta di Netflix
"Di 'sti tempi i profeti - o pseudo tali- che frequentano il Medioriente sono diventati una moda. Prendete questo tale, Al Massih, un piccoletto segaligno e logorroico un po' Fabio Rovazzi con i capelli lunghi, un po' Gesù di Zeffirelli e un po' Prince con la sacca dei pani e dei pesci a tracolla al posto della chitarra elettrica. Al è un signore che si erge dalle sabbie e dalla guerra siriane; invoca il Dio della Bibbia come fosse una rockstar; sparisce dalle prigioni israeliane per poi riapparire in Messico e, successivamente, in una chiesa miracolosamente salvata da un tomado in Texas; poi, di prigione in prigione, di seguace in seguace, di predica in predica, trascina centinaia di profughi ai confini delle terra promessa e resuscita ragazzini crivellati da proiettili davanti al tempio di Gerusalemme. Il giovane è il protagonista di Messiah (Netflix) ossia di una serie che narra le avventure di un "misterioso e carismatico uomo che è riuscito a radunare attorno a sé una folta schiera di seguaci", e senza aver promesso il taglio delle aliquote o aver partecipato al Grande Fratello. Al-Massih, naturalmente, come tutti i profeti che si rispettino, ha i suoi avversari. Come Eva Geller un'analista della C.I.A., malata e funestata dal lutto del marito, che vede in lui non un messia, ma un potenziale nuovo Bin Laden; o Aviram, un funzionario del Mossad talmente incarognito da non riuscire ad interrogare un passante palestinese senza spezzargli un braccio; o vari agenti dell'Fbi che non hanno la minima idea di chi sia il nostro ma siccome «è un arabo di merda» sempre meglio arrestarlo, si sa mai. Svettano tra i comprimari un predicatore che voleva incendiare la propria chiesa per ottenere il premio dell'assicurazione, una direttrice della Cia, un presidente Usa distratto, un giudice conservatore dall'improvvida onestà intellettuale.Mandato in onda in Francia, il serial viene accusato di "propaganda malefica e anti islamica" e diventa oggetto di boicottaggio; da noi, conquista una silenziosa platea. In realtà Messiah è un prodottino abbastanza avvincente: per le prime cinque puntate ti viene da chiederti se il Messiah sia o no un impostore. Nelle seconde cinque successive ti viene da chiedere perché non sia stato ancora eletto presidente degli Stati Uniti...". (Francesco Specchia)

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