News tratta dal "Corriere della Sera"
I presupposti perché si aprisse un fronte polemico c'erano tutti: Beppe Grillo venerdìi scorso aveva lanciato la sua proposta — due reti Rai da mettere sul mercato e una senza pubblicità — e la replica di Luigi Di Maio — ministro dello Sviluppo con delega alla telecomunicazioni — aveva in parte frenato il caso: «Nel programma c'è solo la fine della lottizzazione». Ieri però il vicepremier ha rilanciato sul tema delle tivù e delle aziende di comunicazione, mettendo in agitazione soprattutto Forza Italia. Perché stavolta nel discorso di Di Maio entra anche Mediaset: «Per Rai e Mediaset — è il suo monito — sarà fondamentale riuscire a rinnovarsi con nuove persone e nuove idee, e inserendosi in una logica completamente diversa da quella seguita fino ad oggi, perché le televisioni tradizionali hanno i giorni contati». In Rai in particolare «deve entrare il merito», ma in genere quello che serve è «una Netflix italiana», il gigante delle produzioni video — cinema, serie, informazione — che sta sfondando nel mondo. Discorso simile anche quello di Davide Casaleggio: «Se aspettiamo di vedere il futuro arrivare, arriverà dall'estero. Dobbiamo iniziare a costruirlo noi». E anche il figlio dell'ideologo del M5S, citando Netflix, insiste sulla necessità di «pensare all'innovazione subito». Parole che mettono in allarme soprattutto gli azzurri, già molto sospettosi per la decisione di Di Maio, molto contestata da Silvio Berlusconi, di tenere per sé la strategica delega per le telecomunicazioni. Il portavoce dei gruppi di FI Giorgio Mule attacca: «Di Maio della Casaleggio associati colpisce ancora. Sul futuro delle televisioni il vicepremier eccetera eccetera gioca a fare il dirigista con il portafogli degli altri, dimentica e mortifica le eccellenti produzioni televisive italiane, prefigura scenari tetri in favore ovviamente di Internet. A correre a supporto svelandosi come mandante della fesseria della domenica giunge lesto Davide Casaleggio, al quale Di Maio versa ogni mese denaro come tutti i parlamentari dei 5 Stelle. E tutto molto, molto penoso. Ed è tutto molto, molto pericoloso per il futuro dell'Italia». A sorpresa, è l'azzurro ed ex ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri a riportare il dibattito sul terreno «della realtà: quello che dice Di Maio è piuttosto ovvio, è vero che i colossi dei media —non solo Netflix ma anche Amazon Tv e altri — in regime di sostanziale esenzione fiscale planetaria godono di grandi vantaggi», ed è vero che «c'è un percorso di modernità da affrontare, riqualificando il servizio pubblico». Ma ciò deve avvenire «consentendo alle imprese private di esistere e crescere». Insomma, si eviti di «danneggiare chi c'è, anzi lo si difenda», e poi si lasci alle aziende la libertà di muoversi «secondo le dinamiche di mercato».
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