CORRIERE DELLA SERA
"The OA", serie che non decolla e non arriva
"Nelle ultime settimane si è molto parlato di una serie originale di Netflix intitolata «The OA», creata da Zal Batmanglij e Brit Marling, che ne sono anche rispettivamente regista e attrice protagonista. Prairie Johnson (Marling) è scomparsa da sette anni quando riappare in circostanze poco chiare e riabbraccia finalmente i suoi genitori adottivi: la sorpresa è grande perché prima di sparire era cieca mentre dopo il ritrovamento vede perfettamente. Dove ha passato tutto quel tempo? Chi o cosa le ha procurato le inquietanti cicatrici che ha su tutto il corpo? Perché insiste a farsi chiamare OA? Le stranezze aumentano quando Praire si decide a svelare la sua storia a un gruppo di quattro liceali, ciascuno con un alto livello di problematicità: il suo racconto parte da lontano ed è una storia difficile da credere, che riporta a un'infanzia vissuta in Russia, a incidenti brutali, a fatti paranormali ed esperimenti scientifici estremi. L'episodio pilota dura settanta minuti e lascia lo spettatore con una strana sensazione spiazzante data da continui cambi di piano e di promessa narrativa: quello che inizialmente sembra partire come un crime si trasforma presto in un racconto vicino al filone del paranormale (che Netflix ha già coltivato con produzioni come «Sense 8» e l'acclamata «Stranger Things»), per poi assumere anche i tratti del dramma tipico del cinema indipendente, mondo da cui provengono i creatori della serie. Sicuramente la fiction si presenta con molte pretese e difficilmente potrebbe funzionare fuori dall'ambiente protetto di Netflix, perché la complessità della trama e la sua struttura richiedono necessariamente una visione «a maratona». Il personaggio di Praire è intrigante e i misteri che la circondano tengono alta l'attenzione nell'aspettativa di una spiegazione convincente, che però tra svolte mistiche e altri artifici narrativi (come quello del narratore inaffidabile), purtroppo non arriva". (Aldo Grasso)
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