L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
LA STAMPA
"Taboo", cinismo estremo déjà vu
"Nella televisione inglese ci sono alcune storie, alcune idee, che ritornano sempre: l'800 pre-vittoriano, per esempio, oppure un protagonista geniale à la Sherlock Holmes; o anche il tema sempreverde della vendetta. In Taboo, la serie tv creata da Tom Hardy e Steven Knight (Peaky Blinders, Locke), questi elementi ci sono tutti. Il protagonista, James Keziah Delaney, è un ex-caporale della Compagnia delle Indie, figliol prodigo e straordinario avventuriero, interpretato da un Tom Hardy massiccio e tenebroso, i capelli rasati, la barba rada e il viso sfregiato. James torna a casa dopo aver saputo che suo padre sta male. Il viaggio dall'Africa - dove si trovava - al Regno Unito, pero, è più lungo del previsto, e James non riesce a incontrare il genitore prima che sia troppo tardi. Incontra, invece, la sorellastra Zilpha Geary, interpretata da Oona Chaplin, e Stuart Strange, il nuovo comandante della Compagnia delle Indie, faccia e voce di Jonathan Pryce. Di Zilpha, James è chiaramente infatuato: il primo momento in cui sono soli tornano a galla ricordi e antiche passioni. Con Stuart, invece, James ha un altro tipo di rapporto: quando era giovane ed era arruolato nella marina, era il suo comandante. E i colpi di scena non finiscono qui. Alla linearità di una narrazione prevedibile, infatti, in Taboo è stato preferito un racconto più sincopato, con i suoi alti e i suoi bassi, che trova i suoi punti di forza nei lunghi primi piani di Tom Hardy, o nelle inquadrature quasi statiche dei due registi, Kristoffer Nyholm e Anders Engstrom. La sceneggiatura è costruita rigidamente, lasciando poco spazio all'improvvisazione ambientale e alle parole. La recitazione dello stesso Tom Hardy soffre di troppa fisicità: il suo James, benché uomo geniale e molto simile al succitato Sherlock Holmes, o all'Heathcliff di Cime Tempestose, spesso si limita a grugnire, o a irrigidirsi o a minacciare il suo interlocutore. Ecco, se Taboo ha un problema è proprio questo: l'eccessiva arroganza del protagonista, che ricorda troppo, e troppo da vicino, quella di altri personaggi televisivi che in questi anni hanno fatto fortuna con il loro cinismo estremo. Il reparto tecnico, e quindi la messa in scena, la fotografia, le scelte di scenografia e quelle, pure apprezzabilissime, dei costumi (per una volta, è un Ottocento vero, sporco e infangato), è - insieme ad Hardy, protagonista dell'intero show - l'aspetto decisamente più interessante di Taboo". (Gianmaria Tammaro)
martedì 31 gennaio 2017
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1 commento:
più che discreta
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