NEWS - Netflix si getta nella (m)Ischia! Lo sbarco in Italia parte dall'isola partenopea: "le nostre prime due serie saranno una messicana e una brasiliana. House of Cards e Orange? Puntiamo a riprendercele!"
(ANSA) - ISCHIA (NA) - Cominciare
con un dvd in una busta rossa da recapitare porta a porta agli
abbonati americani, era il 1999, e arrivare oggi a coprire con un
servizio di streaming di serie e documentari 60 paesi nel
mondo con investimenti produttivi in 17 paesi, avendo
quasi 66 milioni di utenti e 5 miliardi di dollari di budget per
il 2016 con un 20% da investire nelle produzioni locali: una
parabola velocissima e gia' premiata, come testimonia l'ultim'ora
delle 34 nomination agli Emmy. A raccontare questo nuovo che
avanza e' Mr. Netflix, Ted Sarandos che ha scelto Ischia Global Fest
per la prima uscita pubblica in Italia, particolarmente
importante poiche' il 16 ottobre il servizio arrivera' anche nel
nostro paese. Alla villa La Colombaia, che fu
di Luchino Visconti, ad ascoltarlo sono arrivati in tanti, il
presidente dei produttori Apt Marco Follini, Stefano Balassone
dell'Anica, il dg cinema del Mibact Nicola Borrelli e altri produttori
come Matilde Bernabei della Lux Vide, Marco Chimenz di
Cattleya e soprattutto Iginio Straffi della Rainbow, unico italiano
ad avere da tempo un rapporto consolidato con Netflix per le
sue Winx ed altro. Quanto costera' abbonarsi?
"L'equivalente in euro di 7-9 dollari - sotto i 7 euro - come accade in
tutti gli altri paesi in cui siamo presenti", risponde
all'ANSA il capo di un'impresa che sta rivoluzionando il sistema. C'e' attesa, curiosita' e anche
qualche apprensione, cosa risponde a chi teme l'invasione? "La
domanda e' ricorrente in ogni paese in cui attiviamo il servizio, la
prima reazione e' di terrore o meglio di confusione. Netflix e'
un'opportunita', siamo qui non per distruggere il sistema italiano
ma per partecipare facendolo crescere e contribuendo alla
produzione, il che significa lavoro per gli italiani. Questi i
numeri: gli abbonati guardano Netflix in media due ore al giorno
per 10 miliardi di ore prodotte guardate nel mondo. All'inizio
si pensa che il pubblico abbandoni la tv ma non accade
questo, Netflix e' altro. A cambiare e' solo la quantita' e varieta'
dell'offerta", spiega. Qual e' il modello Netflix?
"Prevede l'acquisizione di diritti di trasmissione di contenuti audiovisivi di
produzione locale e avere e proprie co-produzioni. Percentuali e
tempi variano e dipendono dalla risposta di ciascun paese. In
Francia dopo due mesi abbiamo subito attivato una
co-produzione, Marsiglia, ad alto budget e con Depardieu nel cast, in
altri paesi invece solo dopo 3 anni e' capitato di attivare le
coproduzioni. Ad agosto debuttiamo con due serie nuove: la prima
serie in lingua spagnola, la messicana Club de Cuervos sul
calcio, e la brasiliana Narcos su Pablo Escobar. In Italia
abbiamo l'accordo con Rainbow e vorremmo avere ulteriori
licenze prima del debutto di ottobre", ha risposto senza dare
titoli (la serie Cattleya su Mafia Capitale e' una proposta di cui si
parla). In Italia si attendeva Netflix
da tempo, ma l'infrastruttura e' la nota dolente, cos'e' cambiato ora?
"Diciamo che e' un atto di fiducia. L'Italia ha un potenziale narrativo
enorme e pensiamo che il problema della banda larga si possa
risolvere in tempi brevi", dice all'ANSA Sarandos, senza
accennare all'eventuale accordo con Telecom che pure potrebbe essere
imminente. Due delle serie che hanno fatto
la fortuna di Netflix nel mondo, House of Cards e Orange is the new black, sono trasmesse con successo, la prima su Sky la seconda su
Mediaset Premium. Si vedranno sulla nuova piattaforma on demand?
"In 2-3 settimane contiamo di fare il punto. E' chiaro che
puntiamo a riprenderci i nostri prodotti come e' ovvio una volta
arrivati in Italia". Quali generi e quali formati per
il mercato italiano? "A noi interessano i contenuti e la massima qualita'
senza rigidita' di generi e formati. Abbiamo documentari, come
Chef Table che va in onda in tutto il mondo ed e' il programma di
cucina a piu' alto budget mai prodotto, e poi commedie, dramma,
animazione". Il local con Netflix diventa
global e magari va in onda in contemporanea mondiale, con quali regole?
"A noi interessano proposte che raccontino i territori superando
le barriere linguistiche. Siamo diffidenti rispetto alle
produzioni cosiddette internazionali girate magari in
lingua inglese per accontentare il mercato estero. E' la potenza
della narrazione che deve fare la differenza e diventare
brand. Prendiamo Gomorra, italiano anzi napoletano, brand
affermatissimo anche all'estero grazie a qualita' eccellente
e alto livello narrativo. Ma ci sono anche eccezioni: Marco
Polo, di cui stiamo cominciando la seconda stagione, una
produzione da 800 persone, girata tra Venezia, Malesia, Kazakistan in 27
lingue". Aprirete societa' in Italia?
"Netflix e' una societa' americana. In Europa con sede ad Amsterdam c'e' una
nostra entita' europea. Localmente invece usiamo piccoli uffici per
marketing e pubbliche relazioni. I nostri contatti sono
solo con i produttori indipendenti locali, non
chiederemo ad esempio accesso agli incentivi ministeriali. Quanto
agli investimenti non c'e' una cifra precisa destinata
all'Italia: dipendera' dal numero degli abbonati che faremo qui e
dall'audience globale che i contenuti italiani riusciranno a fare".
lunedì 20 luglio 2015
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