martedì 10 febbraio 2015

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Con "The Night Shift" il dolore diventa narrazione da trincea 
“Lo confesso, letta la trama, pensavo che «The Night Shift» fosse solo la brutta copia di «E.R.»: il pronto soccorso, i casi disperati, i vissuti personali di medici e infermieri, dolori, speranze, una miniera inesauribile di racconti. E in parte è così: «The Night Shift» è il classico medical drama ambientato nel Pronto Soccorso del San Antonio Medical Center di Albuquerque in New Mexico. La sanità è in crisi, la riforma sanitaria prevista dall'ObamaCare pesa anche sugli ospedali, bisogna procedere a tagli... Non tutti i medici sono disposti a trasferirsi nel New Mexico (Mya, Mediaset Premium, mercoledì, ore 21.10). Il turno di notte del San Antonio è una sorta di avamposto militare: molti dei medici hanno operato in trincea, nei campi di guerra come in operazioni militari ad alto rischio. Hanno combattuto in Afghanistan, hanno visto morire i loro compagni, si portano dietro i traumi di quelle esperienze. Il medico più bravo, TC Callahan (Eoin Macken), non disdegna di ubriacarsi. La serie ideata da Gabe Sachs e Jeff Judah (già rinnovata per la seconda stagione) è per stomaci buoni: delle operazioni più drammatiche non ci viene risparmiato nulla, con quella secchezza narrativa che la nostra fiction non conosce. Poi, come prevede il genere, alle storie del pronto soccorso si mescolano quelle più private (ma anche qui si tratta di pronto soccorso: meno lettighe, più letti). Gli altri personaggi più importanti sono: la bella Jordan Alexander (Jill Flint), a capo dell'emergency room; Michael Ragosa (Freddy Rodriguez), l'amministratore dell'ospedale che ha messo da parte le velleità mediche; Topher Zia (Ken Leung) e Drew Alister (Brendan Fehr), entrambi con esperienza negli ospedali da campo in prima linea dell'esercito. Ancora una volta, il medical drama (insieme con il poliziesco è il genere più serializzato della tv americana) trasforma il dolore in narrazione, nel dolore cerca la sua popolarità”. (Aldo Grasso, 07.02.2015)

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