NEWS - Tutti vogliono Netflix ma l'Italia è taboo (per ora)! Troppe serie tv free e a basso prezzo per imporre la sua library. In futuro la richiesta di contenuti pay a +16% ma ricavi -6% (Netflix o meno). In Francia anche Carrefour lancia video on demand: siamo alla frutta (da grande distribuzione)?
Articolo tratto da "Affari&Finanza" ("La Repubblica")
"Tutto sta accadendo molto rapidamente. Lunedì scorso
Carrefour, il numero uno europeo della grande distribuzione, ha
lanciato un suo servizio di video on demand chiamato Nolim Film,
realizzato grazie ad un accordo con le major Usa. E' la risposta allo
sbarco di Netflix in Francia, si è detto. Ma solo un paio di settimane
prima la notizia era di segno opposto: in Gran Bretagna Tesco, altro
gigante della gdo, tra i primi ad entrare nel mercato dei film e serie tv
online, ha alzato bandiera bianca e ha ceduto il suo servizio Blinkbox,
che non è mai riuscito a portare in utile: è la conseguenza
dell'incapacità di stare dietro a Netflix. Intanto in Italia, dove
Netflix è sempre dato in arrivo ma la data viene sempre spostata più in
avanti, si riaffaccia sul mercato dei video online Telecom Italia con l'offerta Tim Vision rivista e rinnovata. E cresce Chili Tv di Stefano Parisi, che ha chiuso il 2014 con 450 mila utenti ed è sbarcata da un paio di settimane in Austria e Polonia. Sky tra poco arriverà nelle case degli italiani con la fibra ottica di Telecom
Italia e nuovi pacchetti di offerte legate alle p o t e n z i a l i t à
d e l l a banda ultralarga. Il ciclone Netflix ha rivoluzionato
completamente il mercato. L'aver raggiunto i 57 milioni di clienti, 16
milioni dei quali fuori dagli Usa, ha fatto salire la febbre. E le
conseguenze si vedono: il mercato pay sembra abbia raggiunto un picco,
almeno nella forma finora conosciuta. Il dato più fresco è tratto da un
report di Analysys Mason citato anche da Daniela Biscarini, responsabile
Multimedia Entertainment di Telecom
Italia alla presentazione di Tim Vision: in Italia nei prossimi anni il
mercato dei contenuti video a pagamento crescerà del 17% ma i ricavi dei
servizi di pay tv tradizionale caleranno
del 6%. E l'Italia in questo caso non è diversa dagli altri mercati. Ma
se Netflix ha scompaginato gli assetti tradizionali della pay tv,
ha aperto anche la concorrenza tra modelli di business diversi. «Dentro
questo mercato ci sono tanti segmenti che non si sono sviluppati finora
qui in Europa. Non c'è solo il modello Netflix - spiega Augusto Preta,
direttore di ItMedia Consulting - Non è possibile dire ora quale sarà il
modello prevalente. L'unica cosa certa è che si sta passando da un
sistema con al centro il broadcast, le tv
tradizionali, ad uno con al centro il broadband, la banda larga».
Secondo l'ultima rilevazione tv, dell'European Audiovisual Observatory, sono
attivi nei diversi mercati nazionali Ue ben 3.088 servizi Vod: 1.104
sono servizi di catch up, ossia offerta on demand di contenuti già passati sui palinsesti tv
in chiaro; 711 canali "branded" di broadcaster su piattaforme Web
(tipicamente YouTube); 409 piattaforme di offerta di film on demand; il
resto sono tipologie diverse. Geograficamente, ce ne sono 682 in Gran
Bretagna, 434 in Francia, 330 in Germania, 223 sono operatori Usa che
hanno stabilito filiali in uno o più mercati europei. Come si vede un
mercato iperframmentato in cui l'arrivo di operatori di grandi
dimensioni, strutturati e con marchi forti potrà fare facilmente la
differenza. In Italia, secondo le stime di ItMedia Consulting, che ha di
recente rilasciato il report "Video Killed the Tv
Star - le stime sui ricavi sono impossibili per
mancanza di dati. Apple non dà i valori dei singoli paesi. E nemmeno
Netflix, per cui i dati che girano tra gli addetti ai lavori, di 250
mila utenti abbonati in Francia tra l'avvio del servizio lo scorso
settembre e fine 2014, sono solo ipotesi.
Il test francese sarà però
importante per capire come Netflix si muoverà nei mercati dell'Europa
continentale. In Gran Bretagna è andata bene ed è accreditata di una
quota di mercato del 14% ma è un mercato anglosassone, dove la lingua
gioca una parte rilevante e con una buona penetrazione della banda
larga. Buone infrastrutture ha trovato il gruppo guidato da Reed
Hastings sui tre mercati scandinavi. In Germania, dove le strategie
commerciali decise al tempo del dollaro debole hanno fatto sì che
l'offerta sia stata lanciata a 7 euro al mese, però potrebbe incontrare
già delle difficoltà: quello tedesco è un mercato anomalo per una forte
reinventare l'industria audiovisiva" il mercato vale tra i 35 e i 40
milioni, ripartibile per il 60% all'offerta transattiva, il Tvod, e per
il restante 40 a quella per abbonamento (Svod) mentre la pubblicità
gioca per ora un ruolo molto marginapresenza di pay-per-view via cavo e
utenti abituati a pagare ogni singolo prodotto. Con in più il vantaggio
che questa tipologia di offerta permette di vendere online i film nella
finestra subito successiva all'uscita nelle sale, mentre lo Svod è nella
stessa finestra delle pay-tv, ossia
intorno ai 20 mesi dopo (varia nei diversi mercati). Il tema dei
contenuti è importante ma può non essere decisivo. In Francia, il
confronto tra Netflix e Canal Plus ha rilevato come l'offerta della pay
francese includa più titoli e più nuovi. E per quanto riguarda l'Italia,
diversi analisti sottolineano che siamo il mercato occidentale con la
più ampia offerta di film e serie tv in chiaro e con il costo medio più basso di abbonamento alla pay-tv,
intorno ai 25 euro, mentre negli Usa i costi delle pay sono molto più
alti, sui 70 dollari e questo ha pesato non poco sul boom del modello
Netflix: costi bassi e contenuti. Ma non tutti sono d'accordo che la
qualità dei contenuti sia il fattore rilevante. Non lo è stato per
esempio in Danimarca e Norvegia, dove il catalogo Netflix ha sbaragliato
quelli qualitativamente superiori dei concorrenti locali. Per gli
analisti la vera competitività di Netflix è infatti nel suo motore di
ricerca e di "raccomandazione". Nessun utente passerà mai più di cinque
minuti a scorrere interminabili elenchi di titoli quindi è strategico un
efficiente motore di ricerca (nomi, titoli, genere) e ancora di più
quel sistema che propone agli utenti i titoli in catalogo più vicini ai
suoi gusti. Qui è il vero valore aggiunto. Che spiega tra l'altro come
l'ingresso degli operatori online, da Netflix stessa ad Amazon, nella
produzione diretta di contenuti sia una strategia complementare e non
direttamente "core": fa molta immagine, consolida il valore del marchio
ma da sola non basta. Un successo come House of Cards non può ripetersi
all'infinito, da solo comunque non basta e inoltre innesca dinamiche di
costi crescenti. I veri margini qui si fanno ottimizzando al massimo la
coda lunga delle library. Ed è proprio sul software che profila gli
utenti che si giocherà la concorrenza tra le piattaforme: ci sta
lavorando anche Telecom Italia. Sarà pronto tra pochi mesi e in Telecom
sperano che possa essere la killer application per far breccia sul
mercato italiano: sia tra gli utenti che tra i broadcaster da portare
sulla piattaforma Tim Vision. Per ora c'è solo La7 e alcune serie Rai di successo, come Che Dio ci aiuti. Non dovrebbero restare soli a lungo".
mercoledì 11 febbraio 2015
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1 commento:
in Italia non c'è spazio: è nel patto del Nazareno!
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