CORRIERE DELLA SERA
La sfida impegnativa di "Homeland"
"È una sfida
impegnativa quella che affronta la quarta stagione di «Homeland», una
delle serie più importanti degli ultimi anni (Fox, venerdì, ore 21). Si
può dirlo senza rischiare di cadere nello spoiler, visto che «Homeland» è
stata integralmente trasmessa anche in Italia: il personaggio di Brody
(Damian Lewis) è uscito di scena sul finale della terza stagione,
lasciando Carrie (Claire Danes) sola a combattere con i suoi fantasmi
(una sindrome bipolare che sfocia nella mania), ad affrontare la
minaccia terrorista e gli intrighi interni della Cia. Di fronte alla necessità di dare un passo nuovo alla serie,
privata di uno dei suoi protagonisti (è quello che in gergo tecnico si
chiama reboot, una sorta di «ristrutturazione» del mondo narrativo), gli
autori hanno spostato la scena in Pakistan, dove Carrie ha preso il
comando dell’agenzia locale della Cia. Tutto sa di fuga da un lutto non
superato, dalle responsabilità inaffrontabili legate al fatto di aver
dato alla luce la figlia di Brody. Sin dalle prime, esaltanti puntate, è stato chiaro che la serie giocava il suo fascino sulla tragica forza di
attrazione che spingeva i personaggi di Carrie e Brody l’uno verso
l’altro. Il bilanciamento tra il racconto di questa passione e delle
vicende di spionaggio internazionale, con tutto un carico di verità
opache che spesso ha anticipato la cronaca, ha segnato le sorti di
«Homeland» lungo il corso delle stagioni: prossima alla perfezione la
prima, altalenanti le successive. Privata di questa dinamica, la serie
sembra ora tutta concentrata su trame spionistiche, credibili e
avvincenti. Resta forte in «Homeland» il senso di angoscia di un
Occidente che si scopre fatalmente vulnerabile". (Aldo Grasso, 03.11.2014)
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