lunedì 29 settembre 2014

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Orange Is The New Black", il carcere delle donne tra dramma e scienza
Orange is The New Black», la serie targata Netflix e firmata da Jenji Kohan, racconta la storia vera di Piper Chapman, una ragazza wasp della buona borghesia costretta a scontare 15 mesi nel carcere femminile di Litchfield per aver aiutato la sua ex amante a trasportare in territorio americano una valigia zeppa di narco-dollari (Premium Mya, martedì, ore 21). Difficile ormai far quadrare i conti (in tutti i sensi) con le serie americane: la nicchia dei fan le ha già scaricate, in contemporanea con l'uscita negli Usa, e ne ha già discusso in rete; resta la nicchia degli spettatori della pay cui però va sottratta la nicchia dei precorritori. «Orange is The New Black» è una storia al femminile, molto ben recitata, dove le scene crude, che non mancano, vengono stemperate dall'ironia quasi involontaria della protagonista (Taylor Schilling). Piper è finita nei guai perché, almeno in apparenza, si fa dominare dagli altri e dalle sue convinzioni cool: guardaroba JCrew, inevitabile esperienza lesbica dopo il college, fidanzamento con ragazzo ebreo, ideologia da km zero, dipendenza dall'iPhone (la battuta più bella della prima puntata è questa: «Quando sarò uscita da qui saranno già passate tre generazioni di iPhone»), mobilità in Fiat 500 (forse è la prima volta che la 500 entra in una serie), passione per «Mad Men». Le prigioniere si muovono sul doppio registro del dramma e della commedia, in un avvincente gioco di attrazioni, respingimenti, sotterfugi e arte della sopravvivenza. E l'aspetto più sorprendente della serie è proprio questa coralità, questo aver messo insieme un cast di grande livello.In molte prigioni degli Usa i detenuti indossano uniforme color arancione per essere meglio identificati in caso di fuga". (Aldo Grasso, 25.09.2014)

1 commento:

Anonimo ha detto...

serie magnifica

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