NEWS - Sei personaggi in cerca di zombie! Lo spin-off di "The Walking Dead" accende i riflettori su un sestetto da...fine del mondo. Prequel o contemporary, un personaggio si chiama Andrea...
News tratta da Tv Line
As The Walking Dead shuffles toward its
Season 5 premiere, AMC is readying some fresh meat feed the zombies.
Details have just been revealed on the Walking Dead spinoff,
which AMC says will explore “what is going on in the zombie apocalypse
in other parts of the world.” Hit the jump to get the dirt.
Here’s TVLine‘s rundown of the new Walking Dead spinoff characters.
SEAN CABRERA | A Latino male in his early 40s, Sean is a good man trying to do right by everyone in his life.
CODY CABRERA | Sean’s whip-smart and rebellious teenage son. Known as the angriest kid in town.
NANCY TOMPKINS | A thirtysomething single mom to two kids, Nancy looks like the girl next door, but there’s an edge to her.
NICK TOMPKINS | Nancy’s screwed up teenage son. He’s too old to stay home, too scared to flee.
ASHLEY TOMPKINS | Nancy’s mostly level-headed
teenage daughter. Her ambition is in direct proportion to her older
brother’s failures. She loves her mom but it’s time to get out of Dodge.
ANDREA CHAPMAN | A somewhat wilted flower child,
fortysomething Andrea — yep, another Andrea! — has retreated to the
outskirts of the city to recover after a horrible marriage.
As previously reported, rumor has it
that the new series will be a prequel of sorts set in the early days of
the zombie pandemic, when the living still outnumbered the dead. For
its part, AMC has stated only that the show would follow “an entirely new story and cast of characters” not tethered to Robert Kirkman‘s original comic book series.
Kirkman and Dave Erickson are writing the new show,
with the latter serving as showrunner. For now, AMC has only ordered a
pilot. The episode will shoot this fall and things will proceed from
there. Assuming all goes well, we can probably look forward to meeting
Sean, Cody, Nancy, and the rest of the gang next year.
In the meantime, The Walking Dead returns to AMC October 12.
martedì 30 settembre 2014
NEWS - Altro che fuga dai talk-show, è fuga dalla tv (tradizionale)! Il "binge-watching" sta seppellendo i palinsesti a colpi di "mò mi vedo quello che voglio, quando e quanto voglio io"! Il caso Netflix docet (e forse fa un pò paura...)
Articolo di Lorenzo Soria per "La Stampa"
La seconda stagione di House of Cards ha avuto il suo debutto
italiano martedì. E per i fan della serie è stato un episodio
scioccante, che li ha lasciati col desiderio di arrivare al più presto a
martedì prossimo e poi a quello dopo ancora, di sapere in quali perfide
trame ci trasporterà Kevin Spacey nella sua interpretazione del cinico e
perfido Frank Underwood, diventato ora vice presidente. Negli
Usa, la seconda stagione della serie è andata in onda invece alla
mezzanotte del 14 febbraio, giorno di San Valentino. Una strana scelta
di palinsesto per celebrare la festa degli innamorati. Ma oltre che il
potere, Underwood ama a suo modo anche la moglie Claire, manipolatrice
quanto lui e interpretata da Robin Wright. E poi Netflix, che ha
prodotto la serie ed è uno dei protagonisti più interessanti della nuova
televisione con 50 milioni di abbonati in oltre 50 paesi, quella notte
non ha messo a disposizione solo il primo episodio. Ha reso possibile scaricare via streaming tutti e 13 gli episodi
della seconda stagione e gran parte dei fan lo show se lo è visto così,
divorandolo tutto in una volta. «Binge-watching», chiamano la nuova
tendenza. O «Binge-viewing», una scorpacciata di tv da cui c’è chi ne
esce ipnotizzato, chi stravolto e chi totalmente assuefatto e chiedendo
di più. Adattamento americano di una popolare serie
della Bbc degli Anni ’90 ispirata all’omonimo best seller di un ex
consigliere di Margaret Thatcher, Michael Dobbs, House of Cards ha tra i
suoi produttori David Fincher, il regista di Seven e di The Social
Network, che ha anche diretto alcuni episodi. Ed ha al suo centro
Spacey, due Oscar (I soliti sospetti, American Beauty), che interpreta
con gusto la parte del machiavellico personaggio di Underwood.
«Netflix non ha inventato il binge-watching, il tutto è iniziato con i
cofanetti di Dvd - precisa l’attore -. Ma siamo la prima serie che ha
usato questo tipo di distribuzione. E Netflix è stato molto coraggioso
nel fare questa scelta, che significa prestare attenzione a ciò che
chiede il pubblico. La gente non vuole sintonizzarsi ogni martedì a una
certa ora prestabilita, ma guardare gli show più amati come dove e
quando gli fa comodo. Vuole avere controllo».
Come con House of Cards, Netflix ha seguito lo stesso modello di distribuzione dei suoi altri show: ci sono state scorpacciate di Orange Is the New Black, di Hemlock Grove e lo stesso accadrà quando saranno pronte le nuove serie tv originali nate da un accordo con la Marvel: Daredevil, Jessica Jones, Iron Fist e Luke Cage.
Ma con cofanetti di Dvd, scaricando via streaming o col video on demand così ormai fanno tutti. Tra gli show più popolari per chi si dà alle scorpacciate tv, ci sono Breaking Bad, Scandal, Game of Thrones, Downton Abbey. Ma c’è anche chi preferisce andare indietro nel tempo e qui spiccano I Soprano, Sex and the City, Six Feet Under, Veronica Mars e Friends. Ma perché show televisivi e non film? C’e chi fa anche le scorpacciate di cinema, ma a meno che non si tratti di saghe come Il padrino o Il Signore degli anelli, in due ore un film è finito. La televisione offre invece un universo nel quale ci si può immergere totalmente, con personaggi che restano lì, fedeli, ora dopo ora e dopo altre ore ancora. Un fenomeno che ha implicazioni anche sanitarie, con chi si occupa di salute pubblica che lancia l’allarme che rischiamo di diventare ancora più sedentari. Ma il «Binge-watching» continua inarrestabile, con studi che indicano che sta colpendo anche quelli che normalmente non seguono la televisione o non ne hanno il tempo.
Come Barack Obama, che fa un mestiere che la notte di San Valentino gli ha impedito di passare un’intera nottata davanti a un laptop a godersi con Michelle la nuova stagione di House of Cards. E che via Twitter ha implorato di non rivelargli la trama. «Non rovinatemelo», ha scritto.
Articolo di Lorenzo Soria per "La Stampa"
La seconda stagione di House of Cards ha avuto il suo debutto
italiano martedì. E per i fan della serie è stato un episodio
scioccante, che li ha lasciati col desiderio di arrivare al più presto a
martedì prossimo e poi a quello dopo ancora, di sapere in quali perfide
trame ci trasporterà Kevin Spacey nella sua interpretazione del cinico e
perfido Frank Underwood, diventato ora vice presidente. Negli
Usa, la seconda stagione della serie è andata in onda invece alla
mezzanotte del 14 febbraio, giorno di San Valentino. Una strana scelta
di palinsesto per celebrare la festa degli innamorati. Ma oltre che il
potere, Underwood ama a suo modo anche la moglie Claire, manipolatrice
quanto lui e interpretata da Robin Wright. E poi Netflix, che ha
prodotto la serie ed è uno dei protagonisti più interessanti della nuova
televisione con 50 milioni di abbonati in oltre 50 paesi, quella notte
non ha messo a disposizione solo il primo episodio. Ha reso possibile scaricare via streaming tutti e 13 gli episodi
della seconda stagione e gran parte dei fan lo show se lo è visto così,
divorandolo tutto in una volta. «Binge-watching», chiamano la nuova
tendenza. O «Binge-viewing», una scorpacciata di tv da cui c’è chi ne
esce ipnotizzato, chi stravolto e chi totalmente assuefatto e chiedendo
di più. Adattamento americano di una popolare serie
della Bbc degli Anni ’90 ispirata all’omonimo best seller di un ex
consigliere di Margaret Thatcher, Michael Dobbs, House of Cards ha tra i
suoi produttori David Fincher, il regista di Seven e di The Social
Network, che ha anche diretto alcuni episodi. Ed ha al suo centro
Spacey, due Oscar (I soliti sospetti, American Beauty), che interpreta
con gusto la parte del machiavellico personaggio di Underwood.
«Netflix non ha inventato il binge-watching, il tutto è iniziato con i
cofanetti di Dvd - precisa l’attore -. Ma siamo la prima serie che ha
usato questo tipo di distribuzione. E Netflix è stato molto coraggioso
nel fare questa scelta, che significa prestare attenzione a ciò che
chiede il pubblico. La gente non vuole sintonizzarsi ogni martedì a una
certa ora prestabilita, ma guardare gli show più amati come dove e
quando gli fa comodo. Vuole avere controllo». Come con House of Cards, Netflix ha seguito lo stesso modello di distribuzione dei suoi altri show: ci sono state scorpacciate di Orange Is the New Black, di Hemlock Grove e lo stesso accadrà quando saranno pronte le nuove serie tv originali nate da un accordo con la Marvel: Daredevil, Jessica Jones, Iron Fist e Luke Cage.
Ma con cofanetti di Dvd, scaricando via streaming o col video on demand così ormai fanno tutti. Tra gli show più popolari per chi si dà alle scorpacciate tv, ci sono Breaking Bad, Scandal, Game of Thrones, Downton Abbey. Ma c’è anche chi preferisce andare indietro nel tempo e qui spiccano I Soprano, Sex and the City, Six Feet Under, Veronica Mars e Friends. Ma perché show televisivi e non film? C’e chi fa anche le scorpacciate di cinema, ma a meno che non si tratti di saghe come Il padrino o Il Signore degli anelli, in due ore un film è finito. La televisione offre invece un universo nel quale ci si può immergere totalmente, con personaggi che restano lì, fedeli, ora dopo ora e dopo altre ore ancora. Un fenomeno che ha implicazioni anche sanitarie, con chi si occupa di salute pubblica che lancia l’allarme che rischiamo di diventare ancora più sedentari. Ma il «Binge-watching» continua inarrestabile, con studi che indicano che sta colpendo anche quelli che normalmente non seguono la televisione o non ne hanno il tempo.
Come Barack Obama, che fa un mestiere che la notte di San Valentino gli ha impedito di passare un’intera nottata davanti a un laptop a godersi con Michelle la nuova stagione di House of Cards. E che via Twitter ha implorato di non rivelargli la trama. «Non rovinatemelo», ha scritto.
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lunedì 29 settembre 2014
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
"Orange Is The New Black", il carcere delle donne tra dramma e scienza
"«Orange is The New Black», la serie targata Netflix e firmata da Jenji
Kohan, racconta la storia vera di Piper Chapman, una ragazza wasp della
buona borghesia costretta a scontare 15 mesi nel carcere femminile di
Litchfield per aver aiutato la sua ex amante a trasportare in territorio
americano una valigia zeppa di narco-dollari (Premium Mya, martedì, ore
21). Difficile ormai far quadrare i conti (in tutti i sensi) con le
serie americane: la nicchia dei fan le ha già scaricate, in
contemporanea con l'uscita negli Usa, e ne ha già discusso in rete;
resta la nicchia degli spettatori della pay cui però va sottratta la
nicchia dei precorritori. «Orange is The New Black» è una storia al
femminile, molto ben recitata, dove le scene crude, che non mancano,
vengono stemperate dall'ironia quasi involontaria della protagonista
(Taylor Schilling). Piper è finita nei guai perché, almeno in apparenza,
si fa dominare dagli altri e dalle sue convinzioni cool: guardaroba
JCrew, inevitabile esperienza lesbica dopo il college, fidanzamento con
ragazzo ebreo, ideologia da km zero, dipendenza dall'iPhone (la battuta
più bella della prima puntata è questa: «Quando sarò uscita da qui
saranno già passate tre generazioni di iPhone»), mobilità in Fiat 500
(forse è la prima volta che la 500 entra in una serie), passione per
«Mad Men». Le prigioniere si muovono sul doppio registro del dramma e
della commedia, in un avvincente gioco di attrazioni, respingimenti,
sotterfugi e arte della sopravvivenza. E l'aspetto più sorprendente
della serie è proprio questa coralità, questo aver messo insieme un cast
di grande livello.In molte prigioni degli Usa i detenuti indossano
uniforme color arancione per essere meglio identificati in caso di fuga". (Aldo Grasso, 25.09.2014)
CORRIERE DELLA SERA
"Orange Is The New Black", il carcere delle donne tra dramma e scienza
"«Orange is The New Black», la serie targata Netflix e firmata da Jenji
Kohan, racconta la storia vera di Piper Chapman, una ragazza wasp della
buona borghesia costretta a scontare 15 mesi nel carcere femminile di
Litchfield per aver aiutato la sua ex amante a trasportare in territorio
americano una valigia zeppa di narco-dollari (Premium Mya, martedì, ore
21). Difficile ormai far quadrare i conti (in tutti i sensi) con le
serie americane: la nicchia dei fan le ha già scaricate, in
contemporanea con l'uscita negli Usa, e ne ha già discusso in rete;
resta la nicchia degli spettatori della pay cui però va sottratta la
nicchia dei precorritori. «Orange is The New Black» è una storia al
femminile, molto ben recitata, dove le scene crude, che non mancano,
vengono stemperate dall'ironia quasi involontaria della protagonista
(Taylor Schilling). Piper è finita nei guai perché, almeno in apparenza,
si fa dominare dagli altri e dalle sue convinzioni cool: guardaroba
JCrew, inevitabile esperienza lesbica dopo il college, fidanzamento con
ragazzo ebreo, ideologia da km zero, dipendenza dall'iPhone (la battuta
più bella della prima puntata è questa: «Quando sarò uscita da qui
saranno già passate tre generazioni di iPhone»), mobilità in Fiat 500
(forse è la prima volta che la 500 entra in una serie), passione per
«Mad Men». Le prigioniere si muovono sul doppio registro del dramma e
della commedia, in un avvincente gioco di attrazioni, respingimenti,
sotterfugi e arte della sopravvivenza. E l'aspetto più sorprendente
della serie è proprio questa coralità, questo aver messo insieme un cast
di grande livello.In molte prigioni degli Usa i detenuti indossano
uniforme color arancione per essere meglio identificati in caso di fuga". (Aldo Grasso, 25.09.2014)sabato 27 settembre 2014
venerdì 26 settembre 2014
GOSSIP - Norman Reedus, The Walking Dandy sulla cover di "GQ"!
Norman Reedus shows off his sleek style on the cover of GQ‘s first ever age issue for October 2014, on newsstands September 23.
Here’s what the 45-year-old The Walking Dead star had to share with the mag:
On being offered a role in Heartbreakers alongside Jennifer Love Hewitt: “When that came around at the time, my agents at the time were, “They like you for this part, and it’s a Jennifer Love Hewitt movie.” And I’m like, “Well, what do I do?” And they’re, “You’re her boyfriend,” And I go, “Well, do I rape her? Do I kill her? What do I do?” And they go, “You’re her sweet boyfriend.” And I was like, “No! Absolutely not!” But yeah, I just assumed I had to rape and kill her.”
On rooting for the bad guy: “I mean, even today, if I watch Spider-man or something, I root for the bad guy. I like the Joker better than I like Batman, you know what I mean? I’m still like that.”
On not fitting in: “I like feeling like I don’t fit in, and I’ve always liked feeling like I don’t fit in, and I’m perfectly cool with it.”
On dating models: “I’ve been with several. Not any to the extent that… Helena [Christensen] and I were pretty serious.”
For more from Norman, visit GQ.com.
Norman Reedus shows off his sleek style on the cover of GQ‘s first ever age issue for October 2014, on newsstands September 23.Here’s what the 45-year-old The Walking Dead star had to share with the mag:
On being offered a role in Heartbreakers alongside Jennifer Love Hewitt: “When that came around at the time, my agents at the time were, “They like you for this part, and it’s a Jennifer Love Hewitt movie.” And I’m like, “Well, what do I do?” And they’re, “You’re her boyfriend,” And I go, “Well, do I rape her? Do I kill her? What do I do?” And they go, “You’re her sweet boyfriend.” And I was like, “No! Absolutely not!” But yeah, I just assumed I had to rape and kill her.”
On rooting for the bad guy: “I mean, even today, if I watch Spider-man or something, I root for the bad guy. I like the Joker better than I like Batman, you know what I mean? I’m still like that.”
On not fitting in: “I like feeling like I don’t fit in, and I’ve always liked feeling like I don’t fit in, and I’m perfectly cool with it.”
On dating models: “I’ve been with several. Not any to the extent that… Helena [Christensen] and I were pretty serious.”
For more from Norman, visit GQ.com.
NEWS - Achtung, compagni! Anche Tumblr inizia a produrre contenuti tv...
News tratta da "Entertainment Weekly"
Tumblr is reblogging its way to television.
truTV is working with Tumblr on Hack My Life, a series that will focus on life hacks that will show viewers how to make life easier through various shortcuts and tricks. Hosts Kevin Pereira and Brooke Van Poppelen will test the efficiency of various life hacks on the weekly series, judging them on whether they save or waste time. In an interactive component to the show, viewers are invited to share their own hacks on the show’s Tumblr, hackmylifetrutv.tumblr.com, where the best hack of each week is featured on the show. The website also boasts a Hack My Life hub, where viewers can post a variety of life hacks for the Tumblr’s community. “We’re turning truTV into a place where creative people come to play, and the Hack My Life Tumblr hub and weekly challenges are a perfect way to reach one of the world’s largest creative communities,” said Puja Vohra, senior vice president of marketing and digital for truTV in a statement. “By integrating Tumblr users into this series, we’re turning Hack My Life into a truly multi-platform experience that’s not only practical in terms of the many great things you can learn, but also incredibly engaging and sharable.”
Hack My Life is set to premiere in January 2015.
News tratta da "Entertainment Weekly"Tumblr is reblogging its way to television.
truTV is working with Tumblr on Hack My Life, a series that will focus on life hacks that will show viewers how to make life easier through various shortcuts and tricks. Hosts Kevin Pereira and Brooke Van Poppelen will test the efficiency of various life hacks on the weekly series, judging them on whether they save or waste time. In an interactive component to the show, viewers are invited to share their own hacks on the show’s Tumblr, hackmylifetrutv.tumblr.com, where the best hack of each week is featured on the show. The website also boasts a Hack My Life hub, where viewers can post a variety of life hacks for the Tumblr’s community. “We’re turning truTV into a place where creative people come to play, and the Hack My Life Tumblr hub and weekly challenges are a perfect way to reach one of the world’s largest creative communities,” said Puja Vohra, senior vice president of marketing and digital for truTV in a statement. “By integrating Tumblr users into this series, we’re turning Hack My Life into a truly multi-platform experience that’s not only practical in terms of the many great things you can learn, but also incredibly engaging and sharable.”
Hack My Life is set to premiere in January 2015.
giovedì 25 settembre 2014
NEWS -Bat-tete le mani, arriva "Gotham" sulle origini di Batman (e soprattutto di Joker, si spera)! Bat-Tage a tutto campo: Italia1+Premium Action+Lucca Comics
(ANSA) - MILANO - Com'era Gotham City prima che Batman, Catwoman e il Pinguino indossassero i loro costumi? Questo lo spunto che ispira 'Gotham', nuova serie in arrivo in prima serata su Italia 1 il 12 ottobre con i primi due episodi, prima di passare a Mediaset Premium Action dal 20 ottobre con una puntata ogni lunedi'. Creata da Bruno Heller ('The Mentalist'), 'Gotham' e' uno degli eventi piu' attesi della stagione tv americana e non solo: al centro del racconto e' Gotham stessa, vista con gli occhi di un giovane detective James Gordon (Ben McKenzie, gia' Ryan di 'The O.C.') che si scontra con gli ingranaggi di una citta' corrotta e in guerra con il crimine. Il primo episodio, mostrato ieri in anteprima alla stampa, parte senza preamboli dall'evento che mettera' in moto non solo le vicende della serie ma tutto l'universo immaginario di Gotham, l'omicidio dei coniugi Wayne di fronte al piccolo Bruce (David Mazouz). 'Gotham' e' una 'origins story' particolare, anche grazie all'inserimento di nuovi personaggi come la boss Fish Mooney (Jada Pinkett Smith): lo spettatore vedra' nascere non tanto Batman, ma il mito della citta' oscura di cui egli e' eroe. Mettendo al centro le indagini di Gordon, 'Gotham' e' piu' un poliziesco che non una serie supereroistica: un richiamo alle origini del fumetto, dove Batman era un detective in costume, ma anche al canone cinematografico di Christopher Nolan. Gotham e' infatti una citta' 'reale' simile alla New York degli anni '80, ma non per questo e' meno oscura: non a caso il debutto di 'Gotham' su Italia 1 sara' anticipato dalla trilogia 'Batman Begins', 'Il cavaliere oscuro' e 'Il cavaliere oscuro - Il ritorno'. Dentro questo universo prenderanno forma i personaggi della serie, dal Pinguino Oswald Cobblepot (Robin Lord Taylor) alla Catwoman Selina Kyle (Camren Bicondova), e anche Joker, nemesi di Batman sulla cui identita' c'e' massimo riserbo. Con 'Gotham' Mediaset Premium Action si appresta a diventare la casa dell'universo DC: dal 20 ottobre con la terza stagione di 'Arrow' (versione originale in contemporanea con gli USA, poi anche su Italia 1), quindi da marzo con la nuova 'The Flash'. Frutto di un accordo fra Mediaset e Warner Bros Television, spiega il direttore contenuti di Premium Giovanni Modina: "la TV americana e' in piena ripresa, con budget mai visti prima: in questo senso 'Gotham' e' il nuovo prodotto di punta". E Geraldina Neri, channel manager di Mediaset Premium Action, annuncia la partecipazione del canale digitale pay a Lucca Comics (30/10-2/11) con una maratona dei primi 4 episodi e l'anteprima del quinto episodio di 'Gotham'.
(ANSA) - MILANO - Com'era Gotham City prima che Batman, Catwoman e il Pinguino indossassero i loro costumi? Questo lo spunto che ispira 'Gotham', nuova serie in arrivo in prima serata su Italia 1 il 12 ottobre con i primi due episodi, prima di passare a Mediaset Premium Action dal 20 ottobre con una puntata ogni lunedi'. Creata da Bruno Heller ('The Mentalist'), 'Gotham' e' uno degli eventi piu' attesi della stagione tv americana e non solo: al centro del racconto e' Gotham stessa, vista con gli occhi di un giovane detective James Gordon (Ben McKenzie, gia' Ryan di 'The O.C.') che si scontra con gli ingranaggi di una citta' corrotta e in guerra con il crimine. Il primo episodio, mostrato ieri in anteprima alla stampa, parte senza preamboli dall'evento che mettera' in moto non solo le vicende della serie ma tutto l'universo immaginario di Gotham, l'omicidio dei coniugi Wayne di fronte al piccolo Bruce (David Mazouz). 'Gotham' e' una 'origins story' particolare, anche grazie all'inserimento di nuovi personaggi come la boss Fish Mooney (Jada Pinkett Smith): lo spettatore vedra' nascere non tanto Batman, ma il mito della citta' oscura di cui egli e' eroe. Mettendo al centro le indagini di Gordon, 'Gotham' e' piu' un poliziesco che non una serie supereroistica: un richiamo alle origini del fumetto, dove Batman era un detective in costume, ma anche al canone cinematografico di Christopher Nolan. Gotham e' infatti una citta' 'reale' simile alla New York degli anni '80, ma non per questo e' meno oscura: non a caso il debutto di 'Gotham' su Italia 1 sara' anticipato dalla trilogia 'Batman Begins', 'Il cavaliere oscuro' e 'Il cavaliere oscuro - Il ritorno'. Dentro questo universo prenderanno forma i personaggi della serie, dal Pinguino Oswald Cobblepot (Robin Lord Taylor) alla Catwoman Selina Kyle (Camren Bicondova), e anche Joker, nemesi di Batman sulla cui identita' c'e' massimo riserbo. Con 'Gotham' Mediaset Premium Action si appresta a diventare la casa dell'universo DC: dal 20 ottobre con la terza stagione di 'Arrow' (versione originale in contemporanea con gli USA, poi anche su Italia 1), quindi da marzo con la nuova 'The Flash'. Frutto di un accordo fra Mediaset e Warner Bros Television, spiega il direttore contenuti di Premium Giovanni Modina: "la TV americana e' in piena ripresa, con budget mai visti prima: in questo senso 'Gotham' e' il nuovo prodotto di punta". E Geraldina Neri, channel manager di Mediaset Premium Action, annuncia la partecipazione del canale digitale pay a Lucca Comics (30/10-2/11) con una maratona dei primi 4 episodi e l'anteprima del quinto episodio di 'Gotham'.
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mercoledì 24 settembre 2014
Anteprima #Gotham.
Chi Ben (McKenzie) comincia è a metà dell'opera...
Ma #Joker addaveni'.
— Leo Damerini (@LeoDamerini) 24 Settembre 2014
martedì 23 settembre 2014
NEWS - Orange Is The New BANG! Da stasera "OITNB" (Mya) sfida "House of Cards" 2 (Sky Atlantic) in un derby all'insegna di Netflix...
Sono in carcere. Ognuna per un motivo diverso. Ognuna con la propria storia alle spalle. Ognuna con i propri scheletri nell’armadio. Forse, però, non sono mai state così libere. Di guardarsi dentro, di essere se stesse per sopravvivere, di avere relazioni con gli altri. Soprattutto, le altre.
La serie-fenomeno della nuova stagione tv, “Orange Is The New Black”, parte da stasera, 23 settembre, su Mya, ogni martedì in prima serata, sfidando la 2° stagione inedita di "House of Cards" (su Sky Atlantic).
Per quanto riguarda "OITNB", si tratta di uno dei titoli seriali di cui la stampa americana si è occupata maggiormente nell’ultima stagione – sia per i temi affrontati che per l’alta qualità di messa in scena – non da ultima la recente copertina del prestigioso “Entertainment Weekly” che lo ha definito letteralmente “strangest, kinkiest and most surprising hit on tv”.
La serie, ambientata
all’interno di un carcere femminile, racconta le vicende di Piper Chapman (Taylor Schilling), una donna del
Connecticut che viene condannata a scontare 15 mesi nella prigione federale di
Litchfield per aver trasportato una valigia piena di soldi per conto di Alex Vause
(Laura Prepon), una trafficante di droga internazionale un
tempo sua amante. Guarda caso quest’ultima finisce nello stesso carcere di
Piper… Oltre a Piper e Alex,
dietro le sbarre si muovono: Galina “Red” Reznikov (Kate Mulgrew), figura materna addetta alla cucina con un passato legato
alla mafia russa; Miss Claudette Pelage (Michelle
Hurst), la compagna di stanza di Piper finita dentro per aver ucciso l’uomo
che molestava una delle ragazzine dell’impresa di pulizie che gestiva col fine
di importare clandestini minorenni negli Stati Uniti; la violenta Suzanne “Occhi
Pazzi” Warren (Uzo Aduba), la quale
sviluppa una sorta di ossessione per Piper tra una lettura di poesie e l’altra;
la ninfomane Nicky Nichols (Natasha
Lyonne), ex tossicodipendente e braccio destro di Red; la religiosa Tiffany
“Pennsatucky” Doggett (Taryn Manning),
la quale ha sparato a un dipendente di una clinica specializzata per averla
derisa per i suoi 5 aborti (in prigione ha intrattenuto una relazione controversa
con Alex); Tasha “Taystee” Jefferson (Danielle
Brooks), incapace di vivere fuori di prigione dopo essere stata rilasciata
sulla parola; Sophia Burset (Laverne Cox),
transgender divenuta tale con l’appoggio della moglie (è finita in cella per
truffa fraudolenta di carte di credito per ottenere i soldi da destinare alla
cura degli ormoni); Dayanara “Daya” Diaz (Dascha
Polanco), la quale instaura una relazione con la guardia carceraria John
Bennett (MattMcGorry); l’italo-americana misteriosa Lorna Morello
(Yael Stone), dapprima legata a
Nicky; Poussey Washington (Samira Wiley),
invaghita di Taystee con ancora 4 anni di detenzione da scontare; Carrie “Big
Boo” Black (Lea DeLaria), colei che
detiene il record di “mogli” in carcere (spesso in competizione con Nicky); la
manipolatrice e pericolosa Yvonne “Vee” Parker (Lorraine Toussaint).
Le figure maschili di
contorno sono: Larry Bloom (Jason Biggs),
il fidanzato scrittore di Piper che cerca di mantenere il legame affettivo dopo
la condanna (ha chiesto all’amata di sposarlo alla vigilia del di lei ingresso
in carcere); Sam Healy (Michael J.
Harney), la guida carceraria di riferimento per Piper, apertamente
contrario alle lesbiche; il sorvegliante psicotico George “Pornobaffo” Mendez (Pablo Schreiber), il quale abusa della
propria autorità con le detenute (favori sessuali e contrabbando sono
all’ordine del giorno); Joe Caputo (Nick
Sandow), l’addetto all’amministrazione del carcere che si masturba dopo che
le detenute sono uscite dal suo ufficio.Girata col taglio
dramedy (a metà strada tra la black comedy e il drama), tratta dal libro di
memorie omonimo di Piper Kerman, “OITNB” è stata firmata da Jenji Kohan, già creatrice della serie
cult – assai chiaccherata anch’essa – “Weeds”, su una vedova che alla morte del
marito si mette a spacciare cannabis per mantenere i due figli.
Il prestigioso “TIME” a maggio 2014 ha dedicato la copertina all’interprete Laverne Cox: prima transgender (vera) ad interpretare una trans ricorrente in una serie tv. "Un anno dopo la sentenza della Corte Suprema che ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, un altro movimento sociale sfida gli stereotipi radicati nella società": così il magazine americano ha presentato, sul suo sito, il servizio sulla Cox. Attrice, produttrice televisiva, sostenitrice (e icona) del movimento LGBT, Cox, originaria dell’Alabama, ha confidato a “TIME”: "Mi sono sentita una donna per la prima volta in terza elementare. La maestra all'epoca disse a mia madre: 'Signora suo figlio finirà a New Orleans vestito da donna'. I tempi sono cambiati. Oggi rispetto a quando sono cresciuta io puoi sentirti meno solo grazie a Internet. E penso che anche sui media le giovani trans possano trovare più modelli a cui accostarsi rispetto al passato". Nel corso della sua carriera, Cox ha interpretato ben 7 “operatrici del sesso”: l’ultima, una prostituta, nel 2011; Sophia Burset è il suo primo personaggio non propriamente legato ad attività sessuali renumerative.
Sono in carcere. Ognuna per un motivo diverso. Ognuna con la propria storia alle spalle. Ognuna con i propri scheletri nell’armadio. Forse, però, non sono mai state così libere. Di guardarsi dentro, di essere se stesse per sopravvivere, di avere relazioni con gli altri. Soprattutto, le altre.
La serie-fenomeno della nuova stagione tv, “Orange Is The New Black”, parte da stasera, 23 settembre, su Mya, ogni martedì in prima serata, sfidando la 2° stagione inedita di "House of Cards" (su Sky Atlantic).
Per quanto riguarda "OITNB", si tratta di uno dei titoli seriali di cui la stampa americana si è occupata maggiormente nell’ultima stagione – sia per i temi affrontati che per l’alta qualità di messa in scena – non da ultima la recente copertina del prestigioso “Entertainment Weekly” che lo ha definito letteralmente “strangest, kinkiest and most surprising hit on tv”.
In America, il
debutto del serial è stato più visto di
un altro titolo Netflix come “House of Cards”, quest’ultimo battuto anche
in termini di popolarità. In una ricerca pubblicata dal prestigioso “Variety”
che ha preso in considerazione i dati di Twitter, Facebook e Wikipedia, i followers di “OITNB”” sono risultati
1.400.000 (più del doppio di quelli di “House of Cards”), mentre gli
hashtag riguardo le prigioniere in tuta arancione sono arrivati, nei primi tre
giorni della 2° stagione, alla cifra di 124.000, 3.5 volte di più rispetto alla
serie che ruota attorno alla Casa Bianca (33.000). “Orange” ha battuto “House” anche su Facebook, nettamente in testa
sia per numero di “mi piace” che di PTA
(People Talking About). I suddetti dati di supremazia popolare della serie in
arrivo su Mya con la 1° e 2° stagione una dopo l’altra ha convinto i vertici di Netflix a spostare le fiches della promozione e
del marketing su “Orange” rispetto a “House of Cards”, fino a qualche tempo
fa immagine-simbolo del popolare servizio streaming americano.
Geraldina Neri, channel manager di Mya, spiega: “Il debutto di ‘Orange Is The New Black’ su Mya avviene a settembre poiché, vista
l’alta qualità di questa serie, abbiamo deciso di puntare su di essa come opening title della stagione autunnale del
canale. Crediamo che il nostro pubblico apprezzerà la scelta poiché proporremo consecutivamente alla prima
stagione la seconda a partire dai primi di novembre per una full immersion
in quello che è sicuramente uno dei prodotti seriali più interessanti,
intelligenti e divertenti della stagione americana che si sta chiudendo
in questi giorni”.
La serie, ambientata
all’interno di un carcere femminile, racconta le vicende di Piper Chapman (Taylor Schilling), una donna del
Connecticut che viene condannata a scontare 15 mesi nella prigione federale di
Litchfield per aver trasportato una valigia piena di soldi per conto di Alex Vause
(Laura Prepon), una trafficante di droga internazionale un
tempo sua amante. Guarda caso quest’ultima finisce nello stesso carcere di
Piper… Oltre a Piper e Alex,
dietro le sbarre si muovono: Galina “Red” Reznikov (Kate Mulgrew), figura materna addetta alla cucina con un passato legato
alla mafia russa; Miss Claudette Pelage (Michelle
Hurst), la compagna di stanza di Piper finita dentro per aver ucciso l’uomo
che molestava una delle ragazzine dell’impresa di pulizie che gestiva col fine
di importare clandestini minorenni negli Stati Uniti; la violenta Suzanne “Occhi
Pazzi” Warren (Uzo Aduba), la quale
sviluppa una sorta di ossessione per Piper tra una lettura di poesie e l’altra;
la ninfomane Nicky Nichols (Natasha
Lyonne), ex tossicodipendente e braccio destro di Red; la religiosa Tiffany
“Pennsatucky” Doggett (Taryn Manning),
la quale ha sparato a un dipendente di una clinica specializzata per averla
derisa per i suoi 5 aborti (in prigione ha intrattenuto una relazione controversa
con Alex); Tasha “Taystee” Jefferson (Danielle
Brooks), incapace di vivere fuori di prigione dopo essere stata rilasciata
sulla parola; Sophia Burset (Laverne Cox),
transgender divenuta tale con l’appoggio della moglie (è finita in cella per
truffa fraudolenta di carte di credito per ottenere i soldi da destinare alla
cura degli ormoni); Dayanara “Daya” Diaz (Dascha
Polanco), la quale instaura una relazione con la guardia carceraria John
Bennett (MattMcGorry); l’italo-americana misteriosa Lorna Morello
(Yael Stone), dapprima legata a
Nicky; Poussey Washington (Samira Wiley),
invaghita di Taystee con ancora 4 anni di detenzione da scontare; Carrie “Big
Boo” Black (Lea DeLaria), colei che
detiene il record di “mogli” in carcere (spesso in competizione con Nicky); la
manipolatrice e pericolosa Yvonne “Vee” Parker (Lorraine Toussaint).
Le figure maschili di
contorno sono: Larry Bloom (Jason Biggs),
il fidanzato scrittore di Piper che cerca di mantenere il legame affettivo dopo
la condanna (ha chiesto all’amata di sposarlo alla vigilia del di lei ingresso
in carcere); Sam Healy (Michael J.
Harney), la guida carceraria di riferimento per Piper, apertamente
contrario alle lesbiche; il sorvegliante psicotico George “Pornobaffo” Mendez (Pablo Schreiber), il quale abusa della
propria autorità con le detenute (favori sessuali e contrabbando sono
all’ordine del giorno); Joe Caputo (Nick
Sandow), l’addetto all’amministrazione del carcere che si masturba dopo che
le detenute sono uscite dal suo ufficio.Girata col taglio
dramedy (a metà strada tra la black comedy e il drama), tratta dal libro di
memorie omonimo di Piper Kerman, “OITNB” è stata firmata da Jenji Kohan, già creatrice della serie
cult – assai chiaccherata anch’essa – “Weeds”, su una vedova che alla morte del
marito si mette a spacciare cannabis per mantenere i due figli.
“La serie indaga
sull’auto-distruzione e sulla brutalità che si annida anche nell’animo femminile – ha
dichiarato l’ideatrice Kohan – la
prigione è solo un megafono di questo aspetto”.
Tra i premi si
contano i 4 recenti Emmy Awards (tra
cui uno a Uzo Aduba), il Television Critic Awards (“miglior nuova serie della
stagione”), 3 Critics Choice Awards (“miglior comedy dell’anno”, premiate Kate
Mulgrew e Uzo Aduba), un People’s Choice Award, un Peabody Award e il GLAAD
Award, il riconoscimento più ambito assegnato dalla comunità gay.
Jodie Foster dirige il terzo episodio della prima
stagione (intitolato “Lesbian request denied”, in corsa agli ultimi Emmy Awards
per la “miglior regia” in una comedy) e il primo della seconda. Le due
interpreti principali, la bionda Taylor
Schilling e la bruna Laura Prepon,
sono diventate in patria icone di stile e idoli della comunità lesbo. Originariamente
Prepon ha intrapreso il provino per la
parte di Piper (ma è stata giudicata “troppo forte e sexy” da Jenji Kohan).
Il tema musicale, “You’ve got Time”, è eseguito da Regina Spektor. Yael Stone è l’unica attrice del cast a
indossare biancheria intima sotto la tuta arancione delle carcerate (“so che non è attraente, ma non posso farne a
meno!”). Il personaggio di Crazy
Eyes è basato su una giovane donna di colore conosciuta da Jenji Kohan in
gioventù finita adottata da una famiglia “molto
bianca, molto accademica e molto della East Coast”. Quando a Danielle Brooks una fan le ha chiesto
di autografarle le mutandine l’attrice ha risposto: “è ancor meglio del giorno che ho conosciuto Dave Matthews!”. La
miope Natasha Lyonne ha rinunciato
sul set a occhiali e lenti a contatto (“spesso
non vedo cosa succede, da lontano sembra una scena fantastica ma poi
avvicinandomi noto che è successo qualcosa di tremendo”). Taylor Schilling ha confessato di non aver
mai visto una puntata di “OITNB”. Samira
Wiley ha studiato per la parte di Poussey con l’amica collega di set
Danielle Brooks, sua conoscente dai tempi del liceo. La sceneggiatrice Lauren Morelli, sposatasi prima delle
riprese col fidanzato, si è scoperta
omosessuale scrivendo i copioni della serie e ha pubblicato un toccante
“coming out” su internet. Il fratello gemello di Laverne Cox interpreta Sophia
prima dell’operazione nei flashback.
Il prestigioso “TIME” a maggio 2014 ha dedicato la copertina all’interprete Laverne Cox: prima transgender (vera) ad interpretare una trans ricorrente in una serie tv. "Un anno dopo la sentenza della Corte Suprema che ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, un altro movimento sociale sfida gli stereotipi radicati nella società": così il magazine americano ha presentato, sul suo sito, il servizio sulla Cox. Attrice, produttrice televisiva, sostenitrice (e icona) del movimento LGBT, Cox, originaria dell’Alabama, ha confidato a “TIME”: "Mi sono sentita una donna per la prima volta in terza elementare. La maestra all'epoca disse a mia madre: 'Signora suo figlio finirà a New Orleans vestito da donna'. I tempi sono cambiati. Oggi rispetto a quando sono cresciuta io puoi sentirti meno solo grazie a Internet. E penso che anche sui media le giovani trans possano trovare più modelli a cui accostarsi rispetto al passato". Nel corso della sua carriera, Cox ha interpretato ben 7 “operatrici del sesso”: l’ultima, una prostituta, nel 2011; Sophia Burset è il suo primo personaggio non propriamente legato ad attività sessuali renumerative.
Natasha Lyonne, altro
volto-rivelazione di “OITNB”, in prigione c’è stata davvero, come
il suo personaggio Nicky Nichols: per guida in stato di ebrezza (nel 2001), per
aver creato zizzanie non meglio precisate nell’appartamento dell’attore Michael
Rappaport presso il quale era in affitto (2003) e per aver assalito verbalmente
e fisicamente una vicina (nel 2004), con tanto di specchio rotto. Non è un caso
che, nell’ambiente, Natasha sia etichettata come una “raising underdog”.
Eppure grazie a “OITNB”, Lyonne è tra quelle del cast che svetta, perché
a volte, sue parole, “essere passata nei traumi dei personaggi che
interpreti ti rende più onesta davanti alla telecamera. E poi non ho dovuto
fare alcuna ricerca per interpretare la parte!”. Il suo motto è tratto
da Albert Camus: “L’unico modo di vivere in un mondo senza libertà è di
essere così liberi che la tua esistenza risulti un atto di ribellione”.
Perché lei ribelle lo è sempre stata e non rinnega “le cose brutali” che
ha vissuto.
Nessun imbarazzo a recitare in un carcere con detenute lesbiche: “sono esseri umani, ognuna è libera di essere gay! Quante volte ancora dobbiamo dirci che nella scala Kinsey la sessualità è fluida? Non riesco a concepire come l’America sia ancora così rigida. E’ un privilegio lavorare con menti aperte. Non penso mai al mio personaggio come omosessuale, ma come a una donna che ha avuto problemi di droga e che cerca di gestire la situazione al meglio”. Sul successo della serie individua il quid: “è divertente e assurda, anche se esistono circostanze drammatiche. E’ una sorta di ‘MASH’ ambientato in prigione: nella serie di Robert Altman si rideva nonostante la Guerra di Corea. In ‘OITNB’ si ride nonostante le sbarre”.a targata
I segnali di culto per “OITNB”,
meglio noti come “OITNF” (Orange Is The New Fetishism), prolificano: le
illustrazioni ad inchiostro dell’artista Stevie
Borbolla ritraenti le protagoniste del serial, in vendita tra i 15 e gli 85
dollari su internet, stanno sbancando: http://society6.com/qeti/oitnb#1=45
il sito di riferimento con le raffigurazioni.
Nessun imbarazzo a recitare in un carcere con detenute lesbiche: “sono esseri umani, ognuna è libera di essere gay! Quante volte ancora dobbiamo dirci che nella scala Kinsey la sessualità è fluida? Non riesco a concepire come l’America sia ancora così rigida. E’ un privilegio lavorare con menti aperte. Non penso mai al mio personaggio come omosessuale, ma come a una donna che ha avuto problemi di droga e che cerca di gestire la situazione al meglio”. Sul successo della serie individua il quid: “è divertente e assurda, anche se esistono circostanze drammatiche. E’ una sorta di ‘MASH’ ambientato in prigione: nella serie di Robert Altman si rideva nonostante la Guerra di Corea. In ‘OITNB’ si ride nonostante le sbarre”.a targata
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NEWS - Clamorissimo al Cibalissimo! L'assassinio di Kennedy diventa un serial firmato da Stephen King (che adatta il suo best-seller) e J.J. Abrams (stica!). E così Hulu lancia la sfida a Netflix e Amazon...
News tratta da "Entertainment Weekly"
One of Stephen King’s most acclaimed novels in recent years is coming to Hulu as a limited series thanks to super-producer J.J. Abrams.
Hulu has greenlit an adaptation of King’s bestseller 11/22/63 from Warner Bros. TV and Abrams’ Bad Robot productions. The 2011 novel follows a high school English teacher who travels back in time to prevent the assassination of President John F. Kennedy and discovers the past can become very tricky to change. Abrams, King, writer Bridget Carpenter (The Red Road, Friday Night Lights) and Bryan Burk are all executive producers.
“If I ever wrote a book that cries out for long-form, event TV programming, 11/22/63 is it,” King said in a statement.
The project will be designed as a stand-alone story based on King’s novel. But if the show is successful, we’re told the opportunity exists to do additional seasons based on the same format.
Abrams released this note: “I’ve been a fan of Stephen King since I
was in junior high school. The chance to work with him at all, let alone
on a story so compelling, emotional and imaginative, is a dream.”
From Carpenter: “Stephen King is one of my literary heroes. Creating this miniseries from his extraordinary book is a dream come true. My dad, a lifelong Stephen King fanatic, still cannot believe it.”
For Hulu, the order marks the streaming service’s most significant original series order yet as the company looks to compete with streaming kingpin Netflix along with Amazon. No release date has been determined.
News tratta da "Entertainment Weekly"
One of Stephen King’s most acclaimed novels in recent years is coming to Hulu as a limited series thanks to super-producer J.J. Abrams.
Hulu has greenlit an adaptation of King’s bestseller 11/22/63 from Warner Bros. TV and Abrams’ Bad Robot productions. The 2011 novel follows a high school English teacher who travels back in time to prevent the assassination of President John F. Kennedy and discovers the past can become very tricky to change. Abrams, King, writer Bridget Carpenter (The Red Road, Friday Night Lights) and Bryan Burk are all executive producers.
“If I ever wrote a book that cries out for long-form, event TV programming, 11/22/63 is it,” King said in a statement.
The project will be designed as a stand-alone story based on King’s novel. But if the show is successful, we’re told the opportunity exists to do additional seasons based on the same format.
From Carpenter: “Stephen King is one of my literary heroes. Creating this miniseries from his extraordinary book is a dream come true. My dad, a lifelong Stephen King fanatic, still cannot believe it.”
For Hulu, the order marks the streaming service’s most significant original series order yet as the company looks to compete with streaming kingpin Netflix along with Amazon. No release date has been determined.
lunedì 22 settembre 2014
NEWS - Oui, Je suis Netflix! Ancora sullo sbarco di Netflix in Francia e in Italia no (si parla del 2015 per grazia ricevuta di Telecom)
Articolo tratto da "la Repubblica"
«Che il massacro abbia inizio», dice Kevin Spacey nel trailer della prima stagione di “House of Cards”. Il cinismo del personaggio della serie culto sulla politica americana potrebbe applicarsi anche a quello che rischia di succedere nel mondo televisivo francese. Netflix, gigante del Vod, Video on demand, e produttore della serie tv, sbarca nel protetto e finora molto chiuso mercato transalpino. I francesi da novembre potranno accedere con un clic all’immenso catalogo della società californiana, migliaia di film e serie tv, con un abbonamento di soli 8 euro al mese. La tv in streaming, l’equivalente di Spotify o Deezer per la musica, rappresenta un’offerta stracciata rispetto alle normali emittenti. Negli Usa, Netflix ha già superato Hbo, con 36 milioni di abbonati. La società è già presente in Europa, con 14 milioni di abbonati, tra paesi scandinavi, Gran Bretagna e Olanda. Ma lo sbarco di Netflix nella patria della cosiddetta “eccezione culturale”, con un settore audiovisivo fortemente regolamentato, è simbolico. Il sistema francese si regge su una serie di norme che vincolano produzione e diffusioni dei film, garantendo così il finanziamento degli autori nazionali.
L’arrivo del gigante statunitense rischia di sconvolgere l’intero sistema. Non a caso, gli operatori francesi hanno fatto resistenza all’arrivo di Netflix, che già tre anni fa aveva provato senza successo a sbarcare Oltralpe. A sorpresa, ieri, Bouygues Telecom, terzo operatore francese, ha annunciato invece che consentirà ai propri clienti di usufruire dei servizi di Netflix. Reed Hastings, l’inventore della piattaforma, ha fatto sapere che non intende pagare alcun gruppo di telecomunicazioni. L’accordo con Bouygues potrà spianare la strada ad accordi simili con altri operatori: Orange ha detto di non essere del tutto contraria. Diverso l’approccio di Numericable Group, che si fonderà con Sfr e che lancerà un servizio concorrente a quello di Netflix. Ma intanto arrivano altre offerte di tv in streaming come il giapponese Wuaki oppure Nolim di Carrefour. Una rivoluzione in corso per un mercato come quello transalpino, dove lo Stato è riuscito a proteggere finora tv e cinema di qualità, tra cui Canal+, del gruppo Vivendi, che ha pure aperto una piattaforma in concorrenza con Netflix, CanalPlay. Nei prossimi giorni Netflix arriverà anche in Germania, Austria, Svizzera, Belgio e Lussemburgo, dove è anche il quartier generale europeo. Per l’Italia invece bisognerà ancora attendere visto il ritardo sulla banda larga anche se Telecom Italia starebbe già trattando con gli americani per uno sbarco dal 2015 sulle nostre tv. Tra i motivi di polemica con il governo di Parigi, c’è il fatto che Netflix non pagherà le tasse in Francia, come altri giganti della Silicon Valley. Ma dopo un lungo braccio di ferro, Hastings ha promesso che verserà l’Iva sulle vendite e devolverà il 2% del fatturato al Centre National de Cinématographie, la cassaforte che finanzia il cinema francese. Il catalogo presentato da Netflix ieri per gli utenti francesi ha deluso alcuni. “House of Cards” non è per esempio presente, perché era già comprato da Canal+, mentre c’è la popolare commedia “Orange is the new black”. L’obiettivo, dice Hastings, è di arrivare fino a 5 milioni di abbonati entro il 2019.
Articolo tratto da "la Repubblica"
«Che il massacro abbia inizio», dice Kevin Spacey nel trailer della prima stagione di “House of Cards”. Il cinismo del personaggio della serie culto sulla politica americana potrebbe applicarsi anche a quello che rischia di succedere nel mondo televisivo francese. Netflix, gigante del Vod, Video on demand, e produttore della serie tv, sbarca nel protetto e finora molto chiuso mercato transalpino. I francesi da novembre potranno accedere con un clic all’immenso catalogo della società californiana, migliaia di film e serie tv, con un abbonamento di soli 8 euro al mese. La tv in streaming, l’equivalente di Spotify o Deezer per la musica, rappresenta un’offerta stracciata rispetto alle normali emittenti. Negli Usa, Netflix ha già superato Hbo, con 36 milioni di abbonati. La società è già presente in Europa, con 14 milioni di abbonati, tra paesi scandinavi, Gran Bretagna e Olanda. Ma lo sbarco di Netflix nella patria della cosiddetta “eccezione culturale”, con un settore audiovisivo fortemente regolamentato, è simbolico. Il sistema francese si regge su una serie di norme che vincolano produzione e diffusioni dei film, garantendo così il finanziamento degli autori nazionali.
L’arrivo del gigante statunitense rischia di sconvolgere l’intero sistema. Non a caso, gli operatori francesi hanno fatto resistenza all’arrivo di Netflix, che già tre anni fa aveva provato senza successo a sbarcare Oltralpe. A sorpresa, ieri, Bouygues Telecom, terzo operatore francese, ha annunciato invece che consentirà ai propri clienti di usufruire dei servizi di Netflix. Reed Hastings, l’inventore della piattaforma, ha fatto sapere che non intende pagare alcun gruppo di telecomunicazioni. L’accordo con Bouygues potrà spianare la strada ad accordi simili con altri operatori: Orange ha detto di non essere del tutto contraria. Diverso l’approccio di Numericable Group, che si fonderà con Sfr e che lancerà un servizio concorrente a quello di Netflix. Ma intanto arrivano altre offerte di tv in streaming come il giapponese Wuaki oppure Nolim di Carrefour. Una rivoluzione in corso per un mercato come quello transalpino, dove lo Stato è riuscito a proteggere finora tv e cinema di qualità, tra cui Canal+, del gruppo Vivendi, che ha pure aperto una piattaforma in concorrenza con Netflix, CanalPlay. Nei prossimi giorni Netflix arriverà anche in Germania, Austria, Svizzera, Belgio e Lussemburgo, dove è anche il quartier generale europeo. Per l’Italia invece bisognerà ancora attendere visto il ritardo sulla banda larga anche se Telecom Italia starebbe già trattando con gli americani per uno sbarco dal 2015 sulle nostre tv. Tra i motivi di polemica con il governo di Parigi, c’è il fatto che Netflix non pagherà le tasse in Francia, come altri giganti della Silicon Valley. Ma dopo un lungo braccio di ferro, Hastings ha promesso che verserà l’Iva sulle vendite e devolverà il 2% del fatturato al Centre National de Cinématographie, la cassaforte che finanzia il cinema francese. Il catalogo presentato da Netflix ieri per gli utenti francesi ha deluso alcuni. “House of Cards” non è per esempio presente, perché era già comprato da Canal+, mentre c’è la popolare commedia “Orange is the new black”. L’obiettivo, dice Hastings, è di arrivare fino a 5 milioni di abbonati entro il 2019.
Uuuuh! #HouseOfCards in chiaro su @CieloTV:
302.000 spettatori - 1.27% di share (nonostante battage).
Ne vogliamo parlare?
#Auditel
— Leo Damerini (@LeoDamerini) 22 Settembre 2014
domenica 21 settembre 2014
NEWS - Cinquant'anni in uno schiocco (di dita)! La famiglia Addams compie mezzo secolo e sbarca in teatro
(ANSA) - A colpi di dita schioccate a ritmo di Na-na-na-na', di torture piu' o meno mostruose e di lampadine accese con la bocca sono gia' passati 50 anni. Ma la Famiglia Addams, nonostante il bianco e nero delle origini, non perdecolpi e festeggia con disinvoltura le cinque decadi: la serie tv, ispirata all'omonima striscia a fumetti creata da Charles Addams e apparsa sul New Yorker negli anni Trenta, debutto' infatti il 18 settembre del 1964. Un successo che ha superato gli anni e le generazioni, nonostante sia stata trasmessa solo per un anno e mezzo dalla rete americana Abc. In Italia e' stata replicata piu' volte, accompagnando l'infanzia di molti tra gli anni Settanta e Ottanta. Negli anni Novanta, poi, nuova vita grazie a film e nuove serie per il piccolo schermo. Humour nero, paradossi e satira di costume sulla cultura americana dell'epoca sono le componenti che hanno reso immortali i passionali coniugi Gomez e Morticia (ormai il suo nome e' entrato nell'immaginario comune quando si parla di persone cupe), con i figli Mercoledi' e Pugsley. A completare la stravagante ed eccentrica famiglia di "mostri" il pelato zio Fester dai poteri elettromagnetici a cui fa da contraltare il pelosissimo cugino It che parla un idioma incomprensibile agli spettatori ma capito perfettamente dal resto dei parenti, la nonna strega sempre impegnata a preparare pozioni magiche a base di zampe di ragno e ali di pipistrello. Non manca un agghiacciante personale di servizio: il frankensteiniano maggiordomo Lurch che risponde sempre con un lugubre "Chiamatoo?!?" alle richieste dei suoi datori di lavoro e la tuttofare Mano, che vive in una scatola e si muove su mobili e suppellettili sulla punta delle dita. Non meno lugubre e' la residenza di famiglia:
una
villa con cimitero annesso. Eppure, nonostante le stranezze, nonostante
gli hobby stravaganti e fuori dal comune praticati dagli Addams come
terrorizzare gli sventurati ospiti, ghigliottinare bambole o coltivare
rose per mettere nei vasi solo i gambi appassiti, la Famiglia sbeffeggia
le idiosincrasie e i comportamenti borghesi dell'America di quei tempi,
incarnati dalla reazione dei malcapitati di passaggio nella
casa-cimitero a contatto con la follia dei personaggi che, malgrado
tutto, incarnavano modelli positivi e di salda moralita'. In coincidenza con l'anniversario, l'Italia vede il debutto a teatro,
il 17 ottobre a Milano e poi in tour tra gennaio e marzo, della commedia
musicale "La Famiglia Addams", con Elio e Geppi Cucciari nei ruoli di Gomez e Morticia.
(ANSA) - A colpi di dita schioccate a ritmo di Na-na-na-na', di torture piu' o meno mostruose e di lampadine accese con la bocca sono gia' passati 50 anni. Ma la Famiglia Addams, nonostante il bianco e nero delle origini, non perdecolpi e festeggia con disinvoltura le cinque decadi: la serie tv, ispirata all'omonima striscia a fumetti creata da Charles Addams e apparsa sul New Yorker negli anni Trenta, debutto' infatti il 18 settembre del 1964. Un successo che ha superato gli anni e le generazioni, nonostante sia stata trasmessa solo per un anno e mezzo dalla rete americana Abc. In Italia e' stata replicata piu' volte, accompagnando l'infanzia di molti tra gli anni Settanta e Ottanta. Negli anni Novanta, poi, nuova vita grazie a film e nuove serie per il piccolo schermo. Humour nero, paradossi e satira di costume sulla cultura americana dell'epoca sono le componenti che hanno reso immortali i passionali coniugi Gomez e Morticia (ormai il suo nome e' entrato nell'immaginario comune quando si parla di persone cupe), con i figli Mercoledi' e Pugsley. A completare la stravagante ed eccentrica famiglia di "mostri" il pelato zio Fester dai poteri elettromagnetici a cui fa da contraltare il pelosissimo cugino It che parla un idioma incomprensibile agli spettatori ma capito perfettamente dal resto dei parenti, la nonna strega sempre impegnata a preparare pozioni magiche a base di zampe di ragno e ali di pipistrello. Non manca un agghiacciante personale di servizio: il frankensteiniano maggiordomo Lurch che risponde sempre con un lugubre "Chiamatoo?!?" alle richieste dei suoi datori di lavoro e la tuttofare Mano, che vive in una scatola e si muove su mobili e suppellettili sulla punta delle dita. Non meno lugubre e' la residenza di famiglia:
una
villa con cimitero annesso. Eppure, nonostante le stranezze, nonostante
gli hobby stravaganti e fuori dal comune praticati dagli Addams come
terrorizzare gli sventurati ospiti, ghigliottinare bambole o coltivare
rose per mettere nei vasi solo i gambi appassiti, la Famiglia sbeffeggia
le idiosincrasie e i comportamenti borghesi dell'America di quei tempi,
incarnati dalla reazione dei malcapitati di passaggio nella
casa-cimitero a contatto con la follia dei personaggi che, malgrado
tutto, incarnavano modelli positivi e di salda moralita'. In coincidenza con l'anniversario, l'Italia vede il debutto a teatro,
il 17 ottobre a Milano e poi in tour tra gennaio e marzo, della commedia
musicale "La Famiglia Addams", con Elio e Geppi Cucciari nei ruoli di Gomez e Morticia.
venerdì 19 settembre 2014
NEWS - Dacci oggi il nostro Netflix quotidiano! Anche la sciovinista Francia apre allo streaming. Italia ormai fanalino di coda, manco Renzi Underwood si dà una mossa...(ma negli altri Paesi non c'è l'impreciso Auditel...)
Articolo di Alberto Brambilla su "Il Foglio"
"Le serie televisive sono una mercanzia preziosa, dal valore immenso, Netflix l’ha capito da anni e ora le usa come “leva” per conquistare nuovi mercati. In queste settimane il colosso americano della televisione via internet procederà con l’operazione di espansione internazionale più grande mai tentata da una singola compagnia di streaming video, con l’ambizione di raggiungere più di 180 milioni di famiglie europee. Netflix, già presente in nord Europa, vuole offrire agli utenti di Germania, Austria, Svizzera, Belgio e Lussemburgo l’osannata “House of Cards” e la nuova serie carceraria tutta femminile “Orange is the new Black” che ha co-prodotto. Oltre a altre fiction molto amate negli Stati Uniti di cui possiede i diritti – dai nerd di “The big bang theory” ai mostri di “Penny Dreadful” – più la cineteca virtuale di film e documentari (da vedere su tv, computer, tablet, smartphone e console per videogiochi).
Nata nel 1997 in California come start up di servizi di dvd a noleggio, Netflix dal 2008 s’è tuffata nello streaming sul web. Ora conta oltre 50 milioni di utenti globali e macina 71 milioni di dollari di profitti, in crescita del 141 per cento rispetto al 2013.
L’offerta di fiction è la sua forza. Le serie sono i programmi più visti e grazie alla possibilità di godersele quando si vuole (on demand), gli appassionati – spesso divoratori bulimici di puntate – possono fare grosse scorpacciate anziché aspettare settimane per gustare un nuovo episodio, come ha scritto Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, attribuendo a Netflix la forza dirompente di “terremoto” nel mercato televisivo europeo.
Paragone azzeccato a giudicare dal fragore prodotto dall’annuncio, arrivato lunedì, dello sbarco di Netflix in Francia (grazie all’alleanza con la compagnia telefonica Bouygues Telecom). Mugugna Vivendi, concorrente con la pay tv Canal plus. Ma si lagnano anche alcuni esponenti governativi che già preventivano danni per l’industria cinematografica nazionale. Protezionismo culturale – già visto con la minaccia francese di porre il veto al trattato di libero scambio tra Europa e Stati Uniti – che Netflix promette di superare.
Come? Con la produzione della fiction “Marsiglia”, un intrigo politico stile “House of Cards” in salsa francese, e un cartoon ideato da uno studio locale. Il pensiero del presidente Reed Hastings è lineare: cari francesi vogliamo conquistare un terzo delle vostre famiglie ma prima ci costruiamo una reputazione. Netflix non è l’unico operatore della rete che produce anche contenuti, lo fanno ad esempio Time Warner, Tivo, Google e Amazon.
Avere un “filo diretto” con il cliente-abbonato e conoscere i suoi gusti è un vantaggio decisivo rispetto ai broadcaster tradizionali che producono fiction, dice Francesco Sacco, esperto di innovazione e docente dell’Università Bocconi. “La differenza rispetto ai broadcaster tv, come Mediaset e Rai in Italia, è la conoscenza pressoché assoluta dei gusti del pubblico cui è possibile associare il profiling sociodemografico dell’utente (luogo, componenti famigliari, reddito) sul quale poi tarare non soltanto l’offerta ma soprattutto i contenuti da produrre”.
Sapere cosa piace con certezza (quasi) matematica in base alle “visioni” effettuate – mica imprecisi e tardivi dati Auditel – permette di studiare trame azzeccate o aggiustare in corsa serie già lanciate, e soprattutto decidere quanto investire su un soggetto (quasi) a colpo sicuro. Prima i network televisivi facevano un lavoro artigianale, di cesello, producendo le cosidette “puntate pilota” (dei test per saggiare l’accoglienza del pubblico) e il costo levitava facilmente visto lo stile hollywoodiano di una serie con decine di puntate.
L’episodio pilota di “Lost” – l’inizio dell’avventura dei naufraghi – è costato più di 10 milioni di dollari nel 2004, un record. “Lost” è stata un successo planetario per la gioia della Abc (un Golden Globe e tre Emmy). Ma non è sempre così: i flop di serie minori, passati in sordina, abbondano. E’ un gioco in cui chi prende meglio la mira vince. E chi vince può prendersi il meglio, magari assumendo un cast stellare. E’ comune vedere star hollywoodiane cimentarsi nelle lunghe storie offerte dalle fiction convinte dalla sfida artistica e dal richiamo dei soldi.
Dai premi Oscar Kevin Spacey (machiavellico dominus di “House of Cards”, ora pagato 500 mila dollari a episodio) e Jeremy Irons (Papa Alessandro IV ne “I Borgia” nonché l’attore più danaroso di Hollywood, secondo la rivista “People With Money’s”) fino alla star dello spionistico “Homeland”, Claire Danes, che ha raddoppiato il suo cachet dopo la prima stagione. Anche questo fa delle serie tv una “merce” ambita da molti.
Articolo di Alberto Brambilla su "Il Foglio"
"Le serie televisive sono una mercanzia preziosa, dal valore immenso, Netflix l’ha capito da anni e ora le usa come “leva” per conquistare nuovi mercati. In queste settimane il colosso americano della televisione via internet procederà con l’operazione di espansione internazionale più grande mai tentata da una singola compagnia di streaming video, con l’ambizione di raggiungere più di 180 milioni di famiglie europee. Netflix, già presente in nord Europa, vuole offrire agli utenti di Germania, Austria, Svizzera, Belgio e Lussemburgo l’osannata “House of Cards” e la nuova serie carceraria tutta femminile “Orange is the new Black” che ha co-prodotto. Oltre a altre fiction molto amate negli Stati Uniti di cui possiede i diritti – dai nerd di “The big bang theory” ai mostri di “Penny Dreadful” – più la cineteca virtuale di film e documentari (da vedere su tv, computer, tablet, smartphone e console per videogiochi).
Nata nel 1997 in California come start up di servizi di dvd a noleggio, Netflix dal 2008 s’è tuffata nello streaming sul web. Ora conta oltre 50 milioni di utenti globali e macina 71 milioni di dollari di profitti, in crescita del 141 per cento rispetto al 2013.
L’offerta di fiction è la sua forza. Le serie sono i programmi più visti e grazie alla possibilità di godersele quando si vuole (on demand), gli appassionati – spesso divoratori bulimici di puntate – possono fare grosse scorpacciate anziché aspettare settimane per gustare un nuovo episodio, come ha scritto Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, attribuendo a Netflix la forza dirompente di “terremoto” nel mercato televisivo europeo.
Paragone azzeccato a giudicare dal fragore prodotto dall’annuncio, arrivato lunedì, dello sbarco di Netflix in Francia (grazie all’alleanza con la compagnia telefonica Bouygues Telecom). Mugugna Vivendi, concorrente con la pay tv Canal plus. Ma si lagnano anche alcuni esponenti governativi che già preventivano danni per l’industria cinematografica nazionale. Protezionismo culturale – già visto con la minaccia francese di porre il veto al trattato di libero scambio tra Europa e Stati Uniti – che Netflix promette di superare.
Come? Con la produzione della fiction “Marsiglia”, un intrigo politico stile “House of Cards” in salsa francese, e un cartoon ideato da uno studio locale. Il pensiero del presidente Reed Hastings è lineare: cari francesi vogliamo conquistare un terzo delle vostre famiglie ma prima ci costruiamo una reputazione. Netflix non è l’unico operatore della rete che produce anche contenuti, lo fanno ad esempio Time Warner, Tivo, Google e Amazon.
Avere un “filo diretto” con il cliente-abbonato e conoscere i suoi gusti è un vantaggio decisivo rispetto ai broadcaster tradizionali che producono fiction, dice Francesco Sacco, esperto di innovazione e docente dell’Università Bocconi. “La differenza rispetto ai broadcaster tv, come Mediaset e Rai in Italia, è la conoscenza pressoché assoluta dei gusti del pubblico cui è possibile associare il profiling sociodemografico dell’utente (luogo, componenti famigliari, reddito) sul quale poi tarare non soltanto l’offerta ma soprattutto i contenuti da produrre”.
Sapere cosa piace con certezza (quasi) matematica in base alle “visioni” effettuate – mica imprecisi e tardivi dati Auditel – permette di studiare trame azzeccate o aggiustare in corsa serie già lanciate, e soprattutto decidere quanto investire su un soggetto (quasi) a colpo sicuro. Prima i network televisivi facevano un lavoro artigianale, di cesello, producendo le cosidette “puntate pilota” (dei test per saggiare l’accoglienza del pubblico) e il costo levitava facilmente visto lo stile hollywoodiano di una serie con decine di puntate.
L’episodio pilota di “Lost” – l’inizio dell’avventura dei naufraghi – è costato più di 10 milioni di dollari nel 2004, un record. “Lost” è stata un successo planetario per la gioia della Abc (un Golden Globe e tre Emmy). Ma non è sempre così: i flop di serie minori, passati in sordina, abbondano. E’ un gioco in cui chi prende meglio la mira vince. E chi vince può prendersi il meglio, magari assumendo un cast stellare. E’ comune vedere star hollywoodiane cimentarsi nelle lunghe storie offerte dalle fiction convinte dalla sfida artistica e dal richiamo dei soldi.
Dai premi Oscar Kevin Spacey (machiavellico dominus di “House of Cards”, ora pagato 500 mila dollari a episodio) e Jeremy Irons (Papa Alessandro IV ne “I Borgia” nonché l’attore più danaroso di Hollywood, secondo la rivista “People With Money’s”) fino alla star dello spionistico “Homeland”, Claire Danes, che ha raddoppiato il suo cachet dopo la prima stagione. Anche questo fa delle serie tv una “merce” ambita da molti.
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giovedì 18 settembre 2014
NEWS - Su Premium Crime la capitale del crimine è Chicago (PD)! Nuove stagioni per "Sherlock", "The Following", "L&O:. unità speciale", "Rizzoli" e "The Mentalist"
Anche nella 2° stagione inedita della serie canadese “Motive” (PREMIUM CRIME dal 28 settembre) l’investigatrice mamma-single Angie
Flynn (Kristin Lehman) deve scoprire
i colpevoli mentre i telespettatori già li conoscono. Come in “Colombo”, il
telefilm rivela da subito gli autori dell’omicidio, lasciando la detective nel
dedalo investigativo per arrivare alla soluzione del caso mentre l’autore del
delitto cerca in tutti i modi di sviare i sospetti. Il format è risultato
vincente con la conferma della 3° stagione.
IN ANTEPRIMA ASSOLUTA
“Chicago PD” (in anteprima assoluta su PREMIUM CRIME dall’8 ottobre), lo
spin-off di “Chicago Fire” (Premium
Action), conserva la firma DOC di Dick
Wolf e accende i riflettori su un distretto della polizia di Chicago che
mischia, come ogni buon poliziesco che si rispetti oggigiorno, pattuglia on the road e conflitti interiori. E’
stato girato nella stessa location del
mitico “Hill Street giorno e notte” (1981) del quale il serial si candida
ad essere la versione 2.0 e, come ha scritto il “New York Times”, “un ritorno ai polizieschi maschili vecchia
maniera nonostante figure femminili toste in grado di tener testa ai colleghi”.
Nel cast, Sophia Bush (“One
Tree Hill”) e Elias Koteas (“The
Killing”).
Nella schiera dei detective a puntate
entra in squadra anche l’ispettore inglese Alan Banks (Stephen Tompkinson) di “DCI Banks”, tratto dalla saga best-seller omonima. La tenacia nelle indagini
sono il distintivo del protagonista. In prima tv dal 20 settembre su PREMIUM
CRIME.
I PROSEGUIMENTI DI CULTO IN PRIMA TV
E’
stato “Sherlock” il titolo più premiato
alla recente 66esima edizione degli Emmy Awards. Con 7 statuette conseguite, la miniserie di Steven Moffat attesa con la
5° stagione inedita su PREMIUM CRIME nel
2015. Tra i 7 premi ricevuti dalla serie interpretata da Benedict Cumberbatch, che proprio con “Sherlock” ha conosciuto popolarità
planetaria, svettano tra quelli principali i primati di “miglior attore protagonista” di miniserie (a Cumberbatch stesso),
alla “miglior sceneggiatura” (del
curatore Steven Moffat), al “miglior attore non protagonista” in una
miniserie (Martin Freeman). A
completare la bacheca di trofei vinti da
“Sherlock” anche quelli definiti
“Creative Arts”: “outstanding music
composition”, “outstanding sound
editing”, “outstanding
cinematography” e la “outstanding
single-camera picture editing” in una miniserie/movie. I 7 Emmy Awards
pareggiano i conti con gli altrettanti
BAFTA inglesi (gli Oscar di Sua Maestà) e affollano la bacheca già ricca di
5 Royal Television Society, 2 Satellite Awards, il Critics Choice Award, il
Television Critics Association Award, il Peabody Award.
Ci
sono titoli che anticipano la realtà. E’ il caso clamoroso di “Person of Interest” – altra produzione
di J.J. Abrams, in collaborazione
con l’ideatore Jonathan Nolan –
capace di prevedere la vicende del Datagate fin dal 2011. Nella serie che va in
onda con la 4° stagione inedita su PREMIUM
CRIME il 18 febbraio ogni singolo cittadino risulta 'person of interest',
soggetto sotto controllo ed intercettazione per prevenire crimini e,
originariamente, atti terroristici
Anche nel genere crime e nelle sue
derivazioni le “strane coppie” funzionano. Sono
due facce della stessa medaglia dark quelle di Ryan Hardy (Kevin Bacon) e Joe Carroll (James
Purefoy) lungo la 3° stagione inedita di “The Following”, in anteprima assoluta su PREMIUM CRIME prossimamente.
La
detective Olivia Benson (Mariska
Hargitay) e la collega Amanda Rollins (Kelli
Giddish) del longevo “Law&Order: unità speciale” pattugliano al femminile anche nell’inedita 15° stagione
(su PREMIUM CRIME dal 3 ottobre). Cybill Shepherd, Rosanna Arquette e Bradley Whitford sono tra i cameo
della stagione che annovera anche il
cross-over, nella 15° puntata, con
“Chicago PD” (PREMIUM CRIME).
Così come sono ormai coppie d’indagine
“di fatto” quelle formate da Patrick Jane (Simon
Baker) e Teresa Lisbon (Robin Tunney)
di “The Mentalist” (la 7° stagione
inedita su PREMIUM CRIME dal 31 gennaio)
e da Jane Rizzoli (Angie Harmon) e
Maura Isles (Sasha Alexander) in “Rizzoli&Isles” (5° stagione inedita
su PREMIUM CRIME dal 29 dicembre). La
detective Sharon Raydor (Mary McDonnell) di “Major Crimes” (la 3° stagione inedita su PREMIUM CRIME dal 26 dicembre) sembra ormai essere sopravvissuta al
fantasma di Brenda Johnson di “The Closer”, del quale la serie è spin-off.
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