mercoledì 10 ottobre 2012

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri


HUFFINGTON POST
Fate largo, via le Manolo! Da stasera arrivano le "Girls" anti Carrie-armate in chiaro!
"E' stato bello, bellissimo, mi è quasi piaciuto...". Il sesso a vent'anni riserva delle sorprese: può essere un'esperienza frustrante, mediocre, solitaria e spenta. Ce lo raccontano al meglio le protagoniste di 'Girls'dramedy in dieci episodi targato Hbo, incensato dalla critica ma lasciato inspiegabilmente a bocca asciutta agli ultimi Emmy. Per mettere subito le cose in chiaro, non c'entra niente con Sex and the City, è lontano anni luce da Sex and the City, non è ispirato a Sex and the City. Questa serie in prima visione su Mtv dal 10 ottobre vive di vita propria in un'altra galassia rispetto alle seppur straordinarie quarantenni arrampicate sulle Manolo Blanik. Perché le quattro vite che si intrecciano nella serie partorita e interpretata da Lena Dunham, ragazza prodigio classe 1986 (che ha già siglato nel suo curriculum un cortometraggio, 'Dealing', web series satiriche 'Delusional' 'Downtown Divas' e 'Tight Shots', un film vero e proprio, 'Creative Nonfiction' un secondo lungometraggio, 'Tiny Furniture'), ha un nucleo di crudo cinismo, di inaspettato realismo e di sincera ironia che riesce a stupire laddove Sex and the City non era riuscito ad arrivare. Nonostante, sulla carta, le analogie sembrino persino troppe. Serie rigorosamente al femminile, ambientata a New York, quattro psicologie differenti, amicizia sbattuta in primo piano e confessioni in bagno. Come dire, le ragazze sono tornate, giovani, carine e disoccupate. Eppure le quattro ventenni che condividono una vita di precarietà ordinaria, di sesso mal fatto, masturbazioni solitarie e umilianti approcci senza futuro, si aggirano in un universo grottesco in cui i locali esclusivi della Grande Mela non si vedono neppure dalle vetrine. In tempi di crisi la domanda che aleggia sui letti sfatti e le lenzuola macchiate è 'cosa succederà domani'. Così questa generazione di "bamboccioni", cresciuta a fast food e ad assegni di papà si ritrova raccontata da una penna capace di demolire stereotipi a colpi di accetta per scavare fino al ritratto nudo e crudo. Hannah (la stessa, immaginifica Lena Dunham, con la sua faccetta di gomma le sue gonnelline beige, le sue camicette troppo strette, i suoi chili di troppo semplicemente irresistibili), è una scrittrice potenziale accarezzata da un ego sin troppo ingombrante, a cui i genitori tagliano i fondi nella prima inquadratura della serie. Marnie (Allison Williams), laccata e puntuale, riesce ad essere invisibile nonostante una bellezza invadente. Jessa (Jemima Kirke), è una seduttrice bohemien, ma i suoi look estremi, e la sua esperienza a tutto campo non le impediscono di affrontate una vita fallimentare fatta di rapporti rubati durante il turno da baby sitter. E Shoshanna (Zosia Mamet), cugina e compagna di stanza di Jessa, 22 anni, condannata da una serie di circostanze malsane ad essere inesorabilmente vergine. Il gruppo è questo, dove l'amicizia è tale in quanto viene tradita, le storie sono storie perché finiscono, l'amore è spesso solo una parola, la felicità è più vicina a quella raccontata da Todd Solondz in 'Happiness' che a quella di Frank Capra. E così, tra cinismo e perle di saggezza (varrebbe la pena seguirla almeno per il personaggio di Adam, fidanzato aspirante attore off di Hannah), tra genitori che rischiano l'infarto sotto la doccia per un ritorno agli entusiasmi giovanili, tra approcci malriusciti e droghe di scarsa qualità, si ride tantissimo. Con un sottile nodo alla gola, un senso di fastidio per quella sgradevole somiglianza alla vita vera che le serie tv tenterebbero di allontanare. (Beatrice Dondi, 09.10.2012)

1 commento:

Anonimo ha detto...

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