lunedì 7 giugno 2010

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Telefilm, tituli zero
Altro che reintegro con tutti gli onori del transfuga Piero Marrazzo in Rai. Altro che pacchi milionari “scavicchiati” all’ora di cena con pianti e lacrime prodotti ad arte. Il vero Servizio Pubblico lo ha reso Raidue con la trasmissione quotidiana, da fine aprile, di “Lost by Night”: tutti gli episodi del cult di J.J. Abrams dalla puntata-pilota all’ultima della quinta stagione. Un modo, si suppone, di preparare i telespettatori al meglio per l’arrivo del sesto conclusivo ed attesissimo capitolo finale. Certo, l’orario – intorno alle 2 di notte, 2 episodi a botta – non è stato dei più affrontabili – roba da mettersi 4 maxi-cucchiaiate di Nesquik nel latte bollente la mattina dopo per riprendersi – ma l’intenzione era buona. Un pò’ meno lo è stata la promozione dell’iniziativa, da elogiare. Non che si pretendesse paginate sul “Corriere della Sera” delle esclusive a tutti i costi o su “La Repubblica” di Giovanni AngelValentini. Però ultimamente, nell’ultima stagione, i telefilm fanno meno notizia. Pensateci. Se siete lettori di quotidiani, soprattutto, quanti articoli sulle serie tv vi ricordate quest’anno? Tituli zero o giù di lì. Anche sullo stesso finalissimo di “Lost”, che smuove fans e dibattiti in tutto il mondo: pochi, quasi nessuno. Eppure è oggettivamente un evento: la serie più rivoluzionaria e misteriosa degli ultimi anni sta per chiudersi e, probabilmente, fornirà qualche risposta alle tante domande che rendono insonni i seguaci. Sicuramente si correrà al riparo alle ultime battute, cercando di assemblare le indiscrezioni e le ipotesi su come finirà. Diciamocelo: non che la Disney abbia fatto molto per aiutare i giornalisti, imponendo il clima di top-secret che un tempo poteva funzionare, suscitando ulteriore curiosità e caccia allo scoop. Vedi il caso di “Twin Peaks”, oggetto della rubrica del prossimo mese. Oggi non è più così: se non si riesce a scrivere che fine farà Sawyer, ci si getta a capofitto sul boom dei fatti/rifatti di “Ciao Darwin” o sui talenti minorenni di “Ti lascio o una canzone”…C’è molta più offerta di un tempo (non che sia per forza migliore, sia chiaro!). E i telefilm in quest’ultima stagione hanno fatto meno notizia. L’unico titolo di cui si sono occupati tutti i giornali – meritoriamente – è stato “Glee”, il suo rilancio del musical e la fila di guest-stars che bussano alla porta di Ryan Murphy per parteciparvi. Qualcuno (come il “Corsera”) si è avventurato su “Modern Family”, senza però vederlo come il capostipite del ritorno alla sit-com a “stelle e strisce”. Piuttosto ben coperti, mediaticamente, anche gli arrivi di “V” e di “Vampire Diaries” (questa volta contrapposti, rispettivamente, alla serie-madre degli anni ’80 e alla Vamp-Wave tra piccolo e grande schermo). Qualche ufficio stampa ha forzato la mano spargendo spoiler (come nel caso della pazzia del Dr. House), trovando sponda in compiacenti agenzia di stampa. Oltre ai succitati titoli, il nulla o quasi. Quello più preoccupante, trovo, è che si ricomincia a parlare di singoli titoli, non più di genere seriale, di filoni, di tendenze. Ribadisco: non che i telefilm di quest’anno fornissero fonti di notizie da apertura delle pagine degli Spettacoli. Tuttavia lo scollamento mi ricorda quando sui giornali si parlava ora del fenomeno “X-Files” (e via con i pareri di sociologi, ufologi, tuttologi sul fascino del “terzo tipo”), ora del successo di “ER” (vai col medico che chiosa sul realismo in corsia, della firma femminile di costume che spiega i motivi del sex-appeal di George Clooney…), ora del caso “Beverly Hills” (chi puntava sull’idolatria per i protagonisti culminata con la loro partecipazione ai Telegatti, chi sui genitori che guardavano il serial coi figli, chi sul fenomeno generazionale). Forse va di pari passo con la frammentizzazione dell’offerta, ma io lo vedo come un preoccupante passo indietro. (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Giugno)

4 commenti:

gemma ha detto...

d'accordissimo, mancano di verve e i giornali si occupano di altro (purtroppo, visto quello che c'è in giro...!!!)

nanni ha detto...

trovo strano che pochi critici hanno stroncato il finale di LOST...per la verità non lo hanno anche lodato...

Alessandro Buttitta ha detto...

A dire il vero, la critica dei giornali (in special modo i quotidiani) non criticano granchè... Il più delle volte si leggono solo riassunti delle trame e qualche notiziola curiosa. C'è molta superficialità. Per citare il caso Lost, il giorno prima del gran finale Repubblica presentava un articolo riassuntivo della serie che non aveva nè capo nè coda. Era una sterile descrizione di quanto avvenuto. Nessun commento critico, nessun accenno ai valori trasmessi dal telefilm. In Italia ancora non esiste una cultura seriale se non in pochi giornalisti (vd Damerini, Grasso, Poggiolini...). Il resto è solamente riciclo di comunicati stampa

margeh ha detto...

se devo essere sincera anche i giornali specializzati mancano di critica: tanto per fare nomi, su SERIES nulla di nulla, sul Telefilm Magazine solo Damerini, Carini e Poli scrivono qualche crtitica...ma nulla di piu'. Ormai si parla di telefilm solo per lanciarli con pomposità, mentre poi si rivelano dei flop (vedi Flash Forward)...Mi sembra che siano tutti un pò schiavi delle case distributrici, che poi finanziano i giornali stessi...

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