Articolo di Gianluca Nicoletti su "La Stampa" di oggi
Tutti pazzi per Patty il brutto anatroccolo, così la rivincita delle cozze ha una nuova eroina. Patty è una tredicenne timida e per nulla cool, ma sta spezzando il cuore a un’intera generazione di ragazzini. Patty alimenta gloriosamente la riscossa mediatica delle esteticamente svantaggiate; come "Ugly Betty" ha l’apparecchio ai denti e porta occhiali terrificanti come Arisa, vera rivelazione di Sanremo. È brutta, però canta con voce d’usignolo come la casalinga sconquassata Susan Boyle, reginetta del talent show. La protagonista della telenovela argentina per minorenni "Il mondo di Patty" (sabato celebrata al Telefilm Festival di Milano) è Laura Esquivel, oggi diciassettenne e già un po’ cresciuta rispetto all’acerba eroina del musical scolastico che gira attorno agli amori, alle sfighe e agli intrecci familiari di Patty, orfanella (presunta) con trecce e stigmate da secchiona. Nulla a che vedere con il frivolo mondo delle aspiranti letterine, che tanto preoccupa i nostri genitori organizzati. In Argentina la telenovela è conosciuta come Patito Feo («brutto anatroccolo», appunto) ed è seguita da 7 milioni di spettatori, con uno share del 51%. Da quando in Italia è trasmesso su Disney Channel, nella sua fascia, è in assoluto il più visto tra tutti i canali pay e free di Sky seguiti dai minorenni. Le sue vicende quotidiane calamitano ogni giorno oltre 300 mila teenager dai 7 ai 16 anni e dal 3 giugno Patty sarà trasmessa anche da Italia1 dove si prevede che farà esplodere un fenomeno di costume pari a quello dell’antica mitologia di Non è la Rai, anche se il punto di vista sulle adolescenti è totalmente antitetico. Nel mondo di Patty non c’è traccia di lolitismo ammiccante, la sua è solo la storia di una ragazzina di Bariloce che si deve conquistare dignità sociale nel proprio ambiente scolastico. Filo rosso del racconto è la sfida senza quartiere tra la banda delle «Populares» di cui fa parte naturalmente Patty, e quella delle più snob «Divinas» di cui leader è la rivale, la bella Antonella. Il successo del telefilm rompe gli schemi di ogni luogo comune sulle devianze adolescenziali come esito di suggestioni negative, di cui sarebbe responsabile la fiction. Nel mondo di Patty non esiste traccia di ragazzine che aspirino a dimenarsi per essere spiaccicate su un calendario, anche se si svolge in una scuola di ballo. Non ci sono bulli e teppisti, pur essendo la violenza psicologica e l’antagonismo esasperato tra coetanei lo stagno in cui zampetta la brutta anatroccola. La modalità di consumo del mondo di Patty è simile a quella che negli Anni ‘70 portava studenti e professionisti a non perdersi una puntata di Dancing days con Sonya Braga, o Ciranda de pedra e Esclava Isaura con Lucelia Santos. Anche allora come oggi avevano tutti il palato molto più fine del pubblico medio di quei drammoni, sfilacciati e approssimativi nella sceneggiatura e recitazione, ma ne rimanevano affascinati. Quella di Patty è solo una telenovela per ragazzi, nessun effetto speciale, nessuna location fantastica. È girata in interni di scuole, cortili, appartamentini arredati con tutto il kitsch inconsapevole della casa di ogni nostra vecchia zia. I protagonisti sono vestiti come si vergognerebbe di andare in giro ogni adolescente viziato, felpe bordeaux e orrende gonne scozzesi, ma Patty e il suo giro piacciono più di ogni altra suggestione trendy. In molte elementari milanesi la ricreazione è dedicata a rievocare le puntate del telefilm in recite estemporanee. Su Facebook i più grandi si organizzano in comunità attivissime a seconda dell’orario di visione. Già è pronta ogni possibile declinazione del Patty look, da zainetti e accessori scolastici e a fine agosto sarà in vendita la collana in dvd. A giorni verrà messo online il portale www.ilmondodipatty.it e da giugno in edicola un magazine mensile.
Patty non è proprio un modello di bellezza. Per te all’inizio è stato difficile accettare il ruolo del brutto anatroccolo? «Sì, prima di farlo ci ho pensato parecchio, non è facile per un’attrice bambina impegnarsi in un personaggio così caratterizzato. Sapevo che mi sarebbe toccata la parte più complicata del lavoro, per rendere il personaggio credibile. L’umiltà, l’innocenza e il buon cuore di Patty non potevano essere forzati». Rispetto a Patty sei un po’ cambiata... «Mi presenterò senza occhiali e apparecchio. Credo che specialmente i più piccoli debbano rendersi conto che dietro a un personaggio c’è una persona comune, esattamente come loro. Sarebbe bene che i genitori spiegassero ai figli che si tratta di fiction e non della realtà. L’entusiasmo dei ragazzi dovrebbe essere indirizzato verso lo studio del teatro, del canto e della danza, non verso la tv». Trovi che nelle vicende di Patty e dei suoi amici/nemici sia possibile trovare molti punti in comune con la vita del telespettatore medio? «Sì, ci sono molte persone che si sono identificate con lei proprio per essere state discriminate in un periodo della loro vita. Ci sono anche altri che non hanno mai conosciuto i genitori o i figli. Le scene più emozionanti sono proprio quelle in cui si vede chiaramente che tra Patty e suo padre scatta una naturale affinità, quasi chimica, anche se entrambi ignorano il legame che li unisce». Ti spieghi perché un numero così grande gli adolescenti siano innamorati di Patty, una ragazza così lontana dai modelli di bellezza? «Patty è come Ugly Betty o Susan Boyle, rappresenta la rottura con un modello classico di bellezza esteriore. Come loro dimostra che il vero valore di una persona è la sua interiorità. Certo, bisognerebbe che i genitori stessero vicino ai figli per insegnar loro il valore della persona umana. La prova che il messaggio di Patty avrà raggiunto il pubblico l’avrete quando si vedranno per le strade italiane migliaia di ragazzine con le trecce come lei».
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