CORRIERE DELLA SERA
Difficile trovare un aggettivo per "Medici miei"
"Difficile trovare un aggettivo che sanzioni in maniera non equivocabile le sensazioni suscitate da «Medici miei», la nuova sitcom medical prodotta da Fatma Ruffini, scritta da Maurizio Sangalli e Leo Zani, diretta da Massimo Martelli (Italia 1, martedì, ore 21.10). «Imbarazzante» suona bene ma non rende del tutto la tragedia espressiva che si consuma nella clinica Sanibel di Riccardo Monatti (Giacomo Valenti), diretta da Anna Durkheim (Federica Bonan). «Inguardabile» emana franchezza ma rischia di essere troppo perentorio per le avventure di tre medici ridicoli: il chirurgo diagnostico Enzo (Enzo Iacchetti), il primario Gianni (Giobbe Covatta) e l’anestesista Francesco (Alessandro Sampaoli). La ridicolaggine ce la siamo appena giocata (andava benissimo); per fortuna ci viene in soccorso un supplemento di quella verità che è più vera della vita perché si occupa di finzione: «Medici miei» è un’operina «insulsa». La fiction italiana avrebbe un dannato bisogno di copiare quella americane: imparare a comporre le strutture narrative, a scrivere i dialoghi, a rappresentare un mondo d’invenzione. Invece, siccome ci riteniamo i più furbi, siamo già alla parodia, allo sbeffeggiamento. Così «Medici miei» fa principalmente il verso a «Scrubs» (senza possederne la leggerezza e senza mettere in conto che «Scrubs » è già parodia) e al «Dr House ». Con dialoghi di questo genere. Iacchetti-House ripete a una corte di sgallettate alcuni proverbi: «Una rondine?». E quelle: «Non fa primavera». Si arriva al clou: «Chi va con lo zoppo?». E quelle «Io...Io...Io...». Per battute del genere bisognerebbe chiedere i danni. Ma il vero danno è che Iacchetti, Covatta, Canalis ecc, non sanno recitare. Sono cabarettisti, battutisti, fin troppo baciati dalla fortuna; la recitazione è altra cosa. Massimo Martelli, infine, è il regista di Covatta e Fabio Fazio per gli spot umanitari: le buone intenzioni esonerano sempre dal talento".
(Aldo Grasso, 04.09.2008)
3 commenti:
sottoscrivo
io ne ho vista una mezz'oretta e un paio di risate me le sono fatte, ma condivido piuttosto e anzichenò il commento.
E' un vero peccato che qua in Italia non si riesca a produrre serie come Lost, Alias, Prison Break o Desperate H.W.
Sono convinto che in quanto a fantasia e capacità non siamo secondi a nessuno!
Posta un commento