venerdì 9 ottobre 2015

NEWS - "iZombie", and you? Tutti in fila da morti viventi questo sabato a Milano con la "Zombie Walk" 
Occhi cerchiati di nero, pallore spettrale, inquietanti tracce di sangue sulla bocca e sui vestiti e quell’incedere lento e incerto. Gli zombi sono tornati! Halloween si avvicina e i morti viventi  ritrovano un inaspettato vigore proprio con l’approssimarsi della notte più demoniaca dell’anno. Loro stanno già per mettersi in marcia e terrorizzare la metropoli. La seconda edizione di “The Zombie Walk”, una manifestazione che si ripete con successo da un decennio nelle più importanti città di tutto il mondo, prenderà il via a Milano il prossimo 10 ottobre dai Giardini pubblici Indro Montanelli. L’appuntamento è fissato a partire dalle 10, nell’area antistante il Bar Bianco, quando un team di 15 truccatori professionisti si metterà all’opera per consentire ai partecipanti di impersonare non solo le classiche figure del truculento mondo infero degli zombi, ma anche il misterioso e attesissimo  personaggio di Liv. Creato e organizzato da Unconventional Events, “The Zombie Walk” sarà infatti l’occasione per promuovere la prima, sconvolgente stagione della serie televisiva ”iZombie”, il serial che rilegge il genere dei morti viventi in onda in prima tv su Premium Action dal prossimo 4 novembre, di cui proprio Liv sarà la principale protagonista. Alle ore 14 i morti viventi cominceranno a seminare il terrore nelle vie della città. Il percorso, che si snoda fra i giardini Indro Montanelli di via Palestro e Piazza Cairoli, sarà aperto da un truck speciale dotato di consolle e impianto audio da 9.000 watt che trasmetterà in anteprima i trailer diiZombie”. Ma non sarà solo una passerella dell’orrore. Lungo il tragitto i partecipanti saranno coinvolti attivamente in due spettacolari flash mob:  il primo in Largo La Foppa  e il secondo nell’area Nevicata 14 di piazza Cairoli, con il Castello Sforzesco a fare da sfondo straordinario al gran finale della ”Zombie Walk”.

Durante i flash mob, per qualche attimo l’umanità avrà l’illusione di poter sfuggire a queste creature malvagie, che improvvisamente cadranno “morte” a terra. In questa atmosfera irreale,  l’unica sopravvissuta sarà proprio Liv. Ad interpretarla, nei suoi diversi look, saranno alcuni attori professionisti che vagheranno allucinati per le strade stringendo in mano un “cervello”: una macabra sorpresa in puro stile zombi. E questo è solo l’inizio. “The Zombie Walk” anticipa infatti i temi e le lugubri atmosfere che saranno il filo conduttore di Monsterland,  il più grande evento milanese della notte di Halloween che andrà in scena il prossimo 31 ottobre presso Estahtè Market Sound (www.monsterland.it). Qui  gli zombi saranno sempre i benvenuti!

Per ulteriori informazioni:

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info@unconventionaleventi.it
NEWS - Scandalo Auditel! Resi noti i nomi delle famiglie campione. "Un problema tecnico", minimizzano. Ma adesso diventano influenzabili e i dati inquinati...(cambierà, finalmente, qualcosa???)

Articolo tratto dal "Corriere della Sera"
Scoppia il caso degli ascolti tv. Inquinati i risultati dell'Auditel. Un baco del software avrebbe svelato l'identità delle famiglie campione. Il cda dovrà decidere se interrompere le rilevazioni. Un pasticciaccio brutto di cui all'Auditel avrebbero fatto volentieri a meno: il campione di 5.600 famiglie da cui dipende quel numerino entrato anche nel linguaggio comune e che tanto potere ha, il sacro share, è stato «inquinato». Problema tecnico minimizzano alcune voci. Questione di tasti spinti per errore o vero e proprio baco del software. Per ora non si sa. Anche perché ieri, dopo riunioni concitate ai massimi livelli dell'Auditel, si è deciso, anche per questioni legali, di fare finta di nulla in attesa di capirne di più. I panni sporchi verranno lavati nel consiglio di amministrazione in agenda per mercoledì prossimo. Il sistema di rilevazione degli ascolti tv dell'Auditel è in discussione da tempo, ma stavolta il problema è ancora più serio se non grave: chi fa parte del panel non deve conoscere quali sono gli altri soggetti rilevati per evidenti rischi di inquinamento dei risultati. Gli stessi nomi delle famiglie sono difesi da un sistema in pieno stile Spectre che negli anni è stato anche lo stile della stessa Auditel, sempre poco incline a comunicare e spiegare. E invece pare che sia avvenuto proprio questo: la Nielsen, la società alla quale sono affidate operativamente le rilevazioni per Auditel, avrebbe incrociato male i cavi come si diceva una volta e chi non doveva sentire aveva un microfono acceso nelle altre stanze. Il giallo nel giallo è quale quota del panel sia stata contaminata. Da questo dato si capirà se siamo di fronte a un «Audi-gate». L'unica certezza è che il panel dovrà essere almeno parzialmente cambiato come si fa con le giurie che non possono più garantire il risultato della legge uguale per tutti. Un gioco per niente facile: le 5.600 famiglie rappresentano l'intera popolazione italiana, 24 milioni di case con un consumo medio di tv per individuo che in Italia è ancora di 4 ore al giorno. Ognuna di queste famiglie ha, dunque, un peso statistico enorme: 50 di esse rappresentano poco meno dell'1 per cento del Paese. Tutto ciò senza considerare che l'intero sistema di rilevazione è in fase di transizione per passare a un panel più corposo di oltre 10 mila famiglie. Un altro grattacapo. Le conseguenze del «baco dello share» non sarebbero note nemmeno a chi governa l'Auditel, tanto che sempre ieri ci sarebbe stata una spaccatura all'interno della società tra chi voleva procedere con la sospensione della rilevazione fino a data da destinarsi e chi ha optato per la linea pragmatica dell'andare avanti. I tre «azionisti» forti sono Rai, Mediaset e l'Upa, l'associazione degli investitori pubblicitari. È facile immaginare che chi compra spazi non sarà del tutto contento. Ma anche per la programmazione del palinsesto, il pagamento dei ricchi cachet e le decisioni editoriali sarebbe un dramma: lo share è una religione monoteista e spegnere l'Auditel significa mettere questa industry (che solo di investimenti pubblicitari tra gennaio e agosto ha toccato i 2,2 miliardi) nel buio totale. È come tornare all'età della pietra, non esistono altri indicatori tranne che per i canali che passano attraverso le smart box a pagamento come Sky. Ma, anche in questo caso, le società possono sapere se la tv o il tablet sono accesi su un canale ma non quante persone ci sono, rilevazione che solo l'Auditel garantisce. Mercoledì al board Auditel andrà in onda il programma: il «baco dello share». Ma a telecamere spente.

giovedì 8 ottobre 2015

NEWS - Tv allo specchio. "Downton Abbey" vs. "Il Segreto",  così lontani così vicini. Sabato in Triennale a Milano un confronto ai confini della realtà tv
La tv sta cambiando. E in Italia? Nell’Ambito del festival “Studio in Triennale”, appuntamento annuale di eventi, panel e interviste pubbliche organizzato da “Rivista Studio” alla Triennale di Milano, giunto quest’anno alla 4° edizione, si parlerà anche di questo. Sabato 10 ottobre, alle ore 12.00, si confronteranno due titoli apparentemente diversi come “Downton Abbey” (5° stagione inedita su La 5 dal 18 ottobre) e “Il Segreto” (Canale 5). Il direttore di Canale 5, Giancarlo Scheri, e il direttore dei canali tematici free di Mediaset, Marco Costa – moderati dalla giornalista Stefania Carini – metteranno a confronto l’amatissima e popolare soap “Il Segreto” con il “gioiellino” della critica “Downton Abbey”.

martedì 6 ottobre 2015

NEWS - Arriva Netflix e il primo derby è con Sky: produrrà la serie tratta dal film "Suburra" senza il regista Sollima che preferisce la tv di Murdoch per "Gomorra 2" e "Zero zero zero" di Saviano 

Da "Dagospia"
Netflix e Cattleya hanno annunciato un accordo per la produzione di una serie tv basata sul film “Suburra” e subito si è gridato allo “scippo” a Sky del team che ha creato successi come “Romanzo Criminale” e “Gomorra. La realtà è ben diversa. L’accordo tra Cattleya e Netflix si basa infatti sulla vendita dei diritti internazionali del film “Suburra diretto da Stefano Sollima – un film che difficilmente avrebbe avuto una distribuzione internazionale considerando che è tutto incentrato su Mafia Capitale con riferimenti alla politica italiana (soprattutto agli ultimi giorni del governo Berlusconi) mentre la serie omonima non sarà diretta dal regista e non vedrà il coinvolgimento del team creativo che ha firmato le serie Sky, che oggi sta completando “Gomorra2” e che tra poco sarà impegnato sul nuovo progetto della pay tv di Murdoch “Zero Zero Zero” girata tra gli Stati Uniti, l’Inghilterra e l’Italia in co-produzione con Canal+.

Articolo tratto da "la Repubblica"
Che Netflix avrebbe rivoluzionato il panorama televisivo italiano era immaginabile, che i tempi sarebbero stati così rapidi non era scontato. E invece il primo colpo messo a segno è notevole: la tv in streaming produrrà insieme a Cattleya e alla Rai la serie tratta da Suburra, il film di Stefano Sollima su Mafia Capitale (dal libro di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo) che uscirà nelle sale il 14 ottobre ( in contemporanea con l'esordio su Netflix negli Stati Uniti e in America Latina) . Da maggio 2016 il film sarà disponibile su Netflix anche in Italia. Preso a scatola chiusa, prima del giudizio di pubblico e critica. La serie entrerà in produzione l'anno prossimo. Sull'onda di Romanzo criminale e Gomorra, diventati cult televisivi, Suburra esordirà su web e poi sarà trasmessa dalla Rai. "Essere su Netflix significa molto per me - commenta Sollima - il film avrà l'opportunità di raggiungere un vasto pubblico internazionale». Incentrato sulla battaglia per la conquista di Ostia, destinata a diventare un paradiso del gioco d'azzardo, Suburra intreccia la storia del parlamentare corrotto Mal-gradi (Pierfrancesco Favino) a quella di Numero 8 (Alessandro Borghi), capo di una famiglia criminale che gestisce il territorio. Intorno a loro si muovono Sebastiano (Elio Germano), organizzatore di eventi, religiosi corrotti e mafiosi rivali, tra cui Samurai (Claudio Amendola) leader del crimine romano. Non sarà difficile sovrapporre i personaggi di fantasia a quelli della cronaca, anche se questo viaggio nel cuore oscuro di Roma, come lo definiscono Bonini e De Cataldo, è stato scritto prima che gli scandali e le inchieste finissero sul New York Times o sul Guardian. "La storia - ne è convinto Erik Barmack, vice presidente Netflix «conquisterà gli abbonati in Italia e in tutto il mondo» "Come per Romanzo criminale - spiega Riccardo Tozzi di Cattleya - cercheremo giovani attori, ma terremo due protagonisti del film. Non sarà Sollima a dirigere la serie, ha altri progetti. L'orgoglio c'è: Netflix sta rivoluzionando il nostro modo di guardare la W e non produce in tutti i paesi dove approda, lo fa in Francia e ora in Italia. Abbiamo prodotto Suburra con RaiCinema, che aveva un diritto di prelazione nel caso in cui si fosse realizzata la serie. Li abbiamo informati della proposta e hanno deciso di partecipare.. Cattleya aveva sempre collaborato con Sky ( è in preparazione Zero zero zero dal libro di Roberto Saviano con la regia di Sollima), stavolta Netflix ha battuto tutti sul tempo: "Con Sky abbiamo molti progetti, quello che riguarda Suburra lo stavamo pensando ma non l'avevamo elaborato - chiarisce Tozzi - per coincidenza quelli di Netflix avevano visto il film, grazie al venditore estero. Gli è piaciuto moltissimo e hanno preso contatto con noi». Per il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto «orgoglioso di produrre con Netflix, la collaborazione è un esempio della nuova strategia intrapresa per essere competitivi in Italia e all'estero: dobbiamo essere all'avanguardia e ridefinire l' offerta.". La tendenza per cui un film diventa serie è globale: basti pensare a Fargo dei fratelli Coen, diventata serie di successo (alla Festa del cinema di Roma sarà presentata la seconda stagione) e agli altri blockbuster che in America diventeranno racconti per la tv: da Attrazione fatale a Minority report. Segno di mancanza di fantasia o si preferisce andare sul sicuro? .Siamo in una fase per cui tutto si mischia, è normale fare un film da un libro, una serie da un film o magari un film da una serie - osserva Tozzi - non ci sono barriere, siamo nell'epoca della tv globale, la creatività originale è sempre più rara, in tutte le arti ormai si lavora sulla base di materiale esistente. Abbiamo fatto questa elaborazione per primi nel 2005 con il film Romanzo criminale convinti che si andasse verso la serie 'di genere". Il pubblico ci ha dato ragione.". 
NEWS - Pay tv: "entro 3 anni obiettivo 13 milioni di abbonati!". Patuano, AD Telecom, dixit..."In Europa sono al 50% degli abitanti, noi fermi al 25%"
(ANSA) - ROMA - "L'obiettivo e' di arrivare a 12-13 milioni di clienti paganti nel sistema Italia entro tre anni". Lo ha indicato l'ad di Telecom Marco Patuano che si dice "molto ottimista sul fatto che i contenuti di qualita' troveranno la domanda". "In giro per l'Europa il tasso di penetrazione della pay tv e' piu' o meno del 50% delle unita' immobiliari - ha spiegato - . Noi siamo al 20-25% e dobbiamo immaginare che se arrivassimo al 55% dei 24-25 milioni di unita' immobiliari in Italia non sarebbe una cifra assurda". Patuano ha ricordato che in Italia oggi ci sono sette milioni di collegamenti nella pay tv.
      NEWS - "Stalker" di titolo e di fatto. Approda dal 28 ottobre su Premium Crime la prima serie tv sullo stalking. E a Roma si parla di casistica italiana (mercoledì 7 ottobre) alla sede della Polizia di Stato
      La traduzione del termine inglese “stalking” è, letteralmente, “cacciare la preda”. Più in generale indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo, i quali affliggono un'altra persona perseguitandola, generandole stati di paura e ansia, arrivando persino a compromettere lo svolgimento della normale vita quotidiana. Un reato in crescita – catalogato in Italia tra gli “atti persecuori” - che ha attirato l’attenzione e la sensibilità, oltre che delle forze dell’ordine, di associazioni a tutela e prevenzione delle vittime, così come vasta eco sta conoscendo il fenomeno sulla stampa, sui social e, adesso, anche la serialità americana. 
     Dal 28 ottobre prende il via su Premium CrimeStalker”, la prima serie tv sullo stalking. Il tenente Beth Davis (Maggie Q) e il detective Jack Larsen (Dylan McDermott) indagano su vari casi di persecuzioni personali per la Threat Assessment Unit del dipartimento di polizia di Los Angeles. La serie vanta la firma DOC, da ideatore, di Kevin Williamson (autore della saga di “Scream” al cinema, mentre in tv si segnala per i cult “Dawson’s Creek”, “The Vampire Diaries”, “The Following”). 
     La Polizia di  Stato ha sempre dedicato un’attenzione particolare ai reati che colpiscono le donne essendo stata la prima forza di polizia a dotarsi, fin dall’inizio degli anni Sessanta, di una struttura dedicata: il corpo di polizia Femminile. Disciolto il Corpo della Polizia Femminile, dagli anni 80 ha elaborato strategie sempre più efficaci per la repressione e il contrasto di queste forme delittuose che spesso possono assumere dei tragici connotati. Sono state, infatti, istituite delle apposite sezioni negli apparati investigativi con personale specializzato, oltreché che punti di ascolto sempre attivi e a disposizione delle potenziali vittime. Proprio per cercare di aiutare le donne che si trovano in tali condizioni la Polizia di Stato ha da tempo attivato campagne informative e di sensibilizzazione sul tema. Per discutere e analizzare il fenomeno e per meglio conoscerne le caratteristiche Premium Crime ha organizzato, in collaborazione con la Polizia di Stato. il convegno “STALKING: OSSESSIONE CRIMINALE”, ospitato mercoledì 7 ottobre presso la Scuola Superiore della Polizia Stato di Roma, alle ore 11.00. Al convegno moderato da Gian Luigi Nuzzi di “Quarto Grado” (Retequattro) parteciperanno, oltre che rappresentanti di associazioni che tutelano le vittime del fenomeno: Mariacarla Bocchino (Primo Dirigente del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato); Antonio Tundo (Direttore dell'Istituto di Psicopatologia di Roma - psichiatra, docente di Psicopatologia generale presso l’Università di Pisa e la Scuola di Psicoterapia cognitiva di Roma); Mara Carfagna (ex ministro per le Pari Opportunità, principale promotrice della legge che ha introdotto anche in Italia il reato di “stalking”); Alessia Morani (Vice Presidente Gruppo parlamentare PD e membro della II Commissione Giustizia  della Camera dei Deputati); Valentina Pitzalis (vittima di un feroce atto di “stalking”); Giorgio Simonelli (massmediologo e critico Tv, docente di “Storia della radio e della televisione” e “Giornalismo radiofonico e televisivo” all’Università Cattolica di Milano, dove dirige anche il Master in “Comunicazione e marketing del cinema”). 
L’evento, visibile in diretta streaming su TgCom.it, sarà supportato da brevi inserti filmati della serie tv, mentre al termine sarà proiettata la puntata pilota del serial di Premium Crime. Il pubblico da casa potrà altresì partecipare grazie al live twitting sui social di Premium Crime.

lunedì 5 ottobre 2015

GOSSIP - Nina coming out! La Dobrev di "TVD" alla sua prima uscita col nuovo manzo... 
Nina Dobrev takes the red carpet with her boyfriend Austin Stowell for the premiere of his film Bridge of Spies held at Alice Tully Hall at Lincoln Center during the NYFF on Sunday evening (October 4) in New York City. The 26-year-old actress supported her beau at the big opening of his movie! Nina and Austin had not officially walked a red carpet together before this evening, but they did attend a NYFW event last monthBridge of Spies. opens on October 16 – be sure to check it out!
FYI: Nina is wearing a Versace dress, Charlotte Olympia clutch, H. Stern jewels, and Casadei shoes.

sabato 3 ottobre 2015

GOSSIP - Un autostop per Mischa "cotiche" Barton! La protagonista di "The OC" ancora nei guai finanziari ("è alla canna del gas!") per il mancato pagamento di un SUV

News tratta da "Huffington Post"
Mischa Barton has reportedly run into some more financial troubles. The former "O.C." actress has apparently neglected to pay the lease on her Audi Q3 for four months, TMZ reports. She signed the lease agreement back in March and agreed to pay $696.29 a month after putting down an initial payment of $2,300. However, the celebrity news site notes that she only made one payment. TMZ also notes that according to legal documents, the leasing company demanded Barton return the SUV, but she didn't. Now, they're apparently demanding the full payment of $40,ooo. The Huffington Post has reached out to Barton's reps for comment. The actress, 29, has had other financial troubles in the past. Back in April, she sued her mother for taking a large sum of her earnings and forcing her out of her town house. In September of last year, OK! reported that the actress was "drowing in debt."

venerdì 2 ottobre 2015

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Una pellicola di spade. Ufficiale: niente film di "Game of Thrones"!

News tratta da "SlashFilm"
HBO’s made it pretty clear they’d like as much Game of Thrones as possible, and the idea of expanding the franchise with a movie has been floated in the past. So when a tabloid quoted George R.R. Martin confirming a film was in the works, the report tore through the Internet like wildfire through Stannis Baratheon’s fleet.
There’s only one problem: Martin himself has now spoken up to unequivocally deny that report. Read all about the debunked Game of Thrones movie rumor after the jump.
This week, The Daily Star quoted Martin saying the following at an Emmys afterparty:
There will be a movie but I will not be involved. I have too much to do. That is something HBO and [Game of Thrones showrunners D.B. Weiss and David Benioff] are dealing with. I have two more books to finish and I still have so much to do. The pressure is on. I am such a slow writer and the fans get upset that I don’t write faster.
In addition, they claimed an anonymous “production insider” had told them the film would be set in the past, possibly allowing dead characters to return.
None of this sounds very farfetched. Martin has talked up the possibility of a Game of Thrones movie before, as well as his hopes of making a Game of Thrones prequel. Plus, he’s announced he’s sitting out Season 6 to concentrate on his books. In short, the story had the ring of plausibility to it, which is probably why it caught on.
However, Martin has stated on his blog comments section that the report is not true. Here’s the relevant exchange:
Fan: Is the interview of you, saying that there is a movie on work about ROBERT’S REBELLION false?
Martin: Yes, completely false. No one is working on any movie just now. And if there was a movie, it would not be about Robert’s Rebellion.
Does this mean a Game of Thrones movie will never, ever happen? Not necessarily. HBO has said in the past that it doesn’t want to end the series with a movie, but they could change their minds, and in any case a prequel would be a different beast. But for now, we should probably just focus on the coming sixth season and all the mysteries surrounding that, like “What the hell is going on with Jon Snow?”.

mercoledì 30 settembre 2015


NEWS - Fiat Netflix! Dal 22 ottobre (non più dal 16) lo sbarco in Italia
(ANSA) - ROMA - Ai 63 milioni di abbonati in 50 paesi dal 22 ottobre si aggiungeranno anche gli spettatori italiani. E' ufficiale da oggi la data del lancio di Netflix, la piattaforma tv via internet che in pochi anni si e' fatta strategicamente largo in tutto il mondo facendo cambiare abitudini al pubblico, prima fra tutta quella di partecipare alle maratone di serie tv, con tutti gli episodi uno di seguito all'altro anziche' aspettare gli appuntamenti settimanali. Lo stesso giorno sara' presentata a Milano nel dettaglio l'offerta e il progetto che basa la propria forza su illimitati programmi da vedere via internet ovunque e in qualsiasi momento. Alcuni contenuti sono noti tra film, serie originali esclusive, documentari e altri programmi provenienti da ogni parte del mondo. L'attesa e' pero' anche sulle produzioni italiane di cui si parla da un po', ad esempio una serie su Mafia Capitale, ma non ancora annunciate. Riuscira' ad affermarsi in Italia, dove peraltro la copertura della banda larga non e' totale? La domanda e' lecita in un mercato, quello italiano, che e' sempre stato definito ristretto e dove finora e' soprattutto sul calcio che ci si e' divisi gli abbonati tra Sky e Mediaset (Premium). La risposta arriva da Netflix stesso che, nel momento in cui ha deciso di puntare sull'Italia, ''e' un'opportunita' - ha detto a luglio a Ischia Global Fest ai produttori mr. Netflix Ted Sarandos incontrandoli per la prima volta - siamo qui non per distruggere il sistema italiano ma per partecipare facendolo crescere e contribuendo alla produzione, il che significa lavoro per gli italiani. Aprire in Italia e' un atto di fiducia''. Gia' chiari i costi: un piano Base con una sessione di streaming alla volta e definizione standard a 7,99 euro al mese, un piano Standard con due sessioni di streaming contemporanee e alta definizione a 9,99 euro al mese e un piano Premium, che consentira' quattro sessioni di streaming alla volta e la visione in Ultra HD 4K a 11,99 euro. Primo mese di lancio gratis per tutti e la promessa iniziale di abbonarsi facilmente con un clic e altrettanto facilmente disdire. Si potra' accedere da Smart TV, tablet e smartphone, computer e da una serie di console per videogiochi e set-top box connessi a Internet, oltre che da Apple TV e Google Chromecast. Due le partnership gia' siglate: con Telecom Italia e con Vodafone. Netflix sara' disponibile anche tramite il set-top box TIMvision e i clienti della compagnia telefonica potranno pagare l'abbonamento Netflix tramite la bolletta TIM, mentre Vodafone offrira' diverse promozioni esclusive che includeranno abbonamenti Netflix con l'acquisto di servizi di fibra ottica o 4G. Vodafone consentira' inoltre agli utenti italiani di semplificare la registrazione e il pagamento dell'abbonamento Netflix, che potra' avvenire tramite il contratto. Ci saranno anche le carte regalo Netflix presso diversi rivenditori autorizzati, tra cui GameStop, Unieuro, MediaWorld, Esselunga, Mondadori ed Euronics. In lingua originale, con sottotitoli o doppiate in italiano, le serie originali di Netflix tra cui quelle con Marvel, Darevil e Jessica Jones (entro la fine dell'anno) e poi la miniserie The Defenders, che riunisce i personaggi delle quattro serie precedenti. E poi ancora le serie Sense8, Grace and Frankie, Unbreakable Kimmy Schmidt, Marco Polo e Narcos, i documentari Virunga e Mission Blue, docu-serie come Chef's Table. Alla prassi di acquisto di titoli da qualche tempo si e' affiancato anche il salto nella produzione: tra i titoli annunciati figurano Crouching Tiger, Hidden Dragon The Green Legend, Jadotville, The Ridiculous 6 e War Machine di Brad Pitt, mentre alla Mostra del cinema di Venezia ha debuttato con successo il primo film originale Beasts of No Nation, sui bambini soldato. Capitolo a parte le serie cult gia' in onda in Italia ossia House of Cards (Sky Atlantic) e Orange is the New Black (Mediaset Premium) che comunque Netflix sta cercando di riprendersi.
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

martedì 29 settembre 2015

NEWS - "The Truth is still out there"!
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
IL FOGLIO
Se Eugenio Montale incontra "Undercover" 
Eugenio Montale ne era convinto: "Non si può essere un grande poeta bulgaro". Non significa che avesse pregiudizi contro i bulgari. Voleva dire che la poesia non sgorga dal cuoricino dello sfigato solitario come acqua sorgiva, magari dopo aver dato una guardatina al cielo stellato sopra di noi. Voleva dire che la poesia, come del resto il romanzo, ha bisogno di una tradizione e di una comunità: l'animo poetico (o narrativo) ingaggia un serio confronto con i padri e i nonni, e in certi casi soccombe. Non è affatto un male: toglie di mezzo i dilettanti, e lascia in piedi solo chi esce vittorioso dalla lotta con i grandi. Abbiamo usato in questi anni Eugenio Montale come arma per liberarci dai negati che fanno mestieri a loro inadatti. Per esempio, i registi portoghesi, a cui nessuno ancora ha spiegato che il cinema si chiama cinema perché sullo schermo qualcosa si muove. Abbiamo usato Montale per difendere il cinema americano: per molti secoli la pittura è stata italiana, e nessuno ha mai parlato di imperialismo. Perché lo dovremmo fare adesso con Hollywood? Abbiamo usato Montale per spiegare come mai in Italia i romanzi riusciti sono scarsi e parecchio odiati: la tradizione con cui confrontarsi offre perlopiù versi e prose d'arte. Date le premesse, l'annuncio di una serie tv made in Bulgaria - "Undercover", in onda su Premium Action dal 3 settembre - fa venir voglia di curiosare. Anche per le serie televisive dovrebbe valere il principio della tradizione e della bottega. Ma è pur vero che a fronte di un cinema che arranca e di "fiction" (perdonateli, così ormai chiamano le produzioni italiane) scritte male e recitate peggio, abbiamo comunque avuto, grazie soprattutto a Stefano Sollima, "Romanzo criminale" e "Gomorra". Salvo poi ricascare miseramente a fondo classifica con "1992", grande occasione persa. Come Scorsese "Undercover" ricorda "The Departed" di Martin Scorsese, che a sua volta era il remake di "Infernal Affairs" del regista di Hong Kong Andrew Lau: un poliziotto infiltrato nella mafia, un mafioso infiltrato nella polizia. Sotto copertura è l'agente l'agente speciale Martin Hristov. Da piccolo aiutava il padre nelle rapine, da grande ha un talento per la menzogna. Dieci bugie in fila, nessuna sgamata dalla macchina della verità, sono il suo esame di maturità. Segue un soggiorno a Parigi per rifinire l'addestramento, inventarsi un nuovo passato, ricomparire a Sofia come giovane e promettente criminale in cerca di lavoro. E di una clan mafioso dove infiltrarsi: da lì in poi non avrà nessuna rete di protezione. Tra un cazzotto e l'altro, deve imparare una serie di parolacce albanesi: la banda del boss Djaro fa affari con i vicini. Sorpresa: i mafiosi bulgari non vivono nelle casupole dei boss che si fanno catturare perché abbisognano di mutande pulite. Neppure nelle case sovraccariche di arredi barocchi dei camorristi Savastano. Vivono in candidi appartamenti di design con cucina a vista, dove affettano carote sul tagliere, anche loro contagiati dal virus di masterchef. Ricordano il criminale dandy visto in "In ordine di sparizione", spassoso film di Hans Petter Moland: ai sottoposti offre beveroni di verdura, e guai chi rifiuta o lascia sul tavolo il bicchiere pieno. Succedeva in Norvegia, dove si commettono omicidi a mezzo spazzaneve. Il bulgaro è ancora più avanti: un quadro di Francis Bacon appeso alla parete suggerisce facce deformate, ma con molta classe”. (Mariarosa Mancuso, “Il Foglio”)

lunedì 28 settembre 2015

GOSSIP - OMG (Oh My Gotham)! Clamoroso al Cibali! Si sposano! La coppia più incredibile della tv - Ben McKenzie+Morena Baccarin - sale all'altare! Metterà i tacchi anche lui? 
Gotham co-stars Ben McKenzie and Morena Baccarin are reportedly planning to get married amid the news that they are expecting a baby together.
“Today, I am in a new committed relationship. I am planning to re-marry. Also, I am 3 1/2 months pregnant,” Morena‘s divorce documents read (via TMZ). Morena is in the middle of a divorce from her ex Austin Chick.
Morena and Austin have a one-year-old son together. Morena apparently has told the judge in her divorce case, “This entire situation is not funny to me.”
Congrats to the happy couple on the news of their possible engagement!
NEWS - Nel cuore di Netflix! Un salto nel maxi quartier generale dove vigono due parole d'ordine: "libertà e responsabilità". E non manca mai la Nutella...

Articolo di Deborah Ameri su "La Repubblica"
La fucina della tv che verrà si chiama The shu: una stanzetta insonorizzata, nascosta da una porta blindata. Qui si testano gli apparecchi televisivi che non sono ancora sul mercato, per verificarne la purezza del suono. Ce ne sono una trentina in attesa del proprio turno. Li vedremo nei negozi tra uno o due anni. Ma saranno ben diversi dal piccolo schermo come lo conosciamo oggi. Perché la rivoluzione inizia qui, al secondo piano di una palazzina color pastello nel centro della sonnacchiosa Los Gatos, cuore della Silicon Valley. È il quartiere generale di Netflix, gigante dello streaming online che, dopo essere sbarcato in 50 Paesi, arriva in Italia a ottobre. Ha cambiato così radicalmente il gusto dei teledipendenti che le smart tv di nuova generazione cominciano ad avere Netflix incorporato, con tasto dedicato sul telecomando. Ormai molti lo conoscono grazie alle due serie tv più famose: House of Cards e Orange is the new black (non a caso The shu prende il nome dalla cella di isolamento del telefilm). Sono però le uniche che non vedremo su Netflix. «Ma abbiamo molte altre serie originali a disposizione per gli italiani e stiamo negoziando con diverse compagnie di produzione perché vogliamo avere contenuti locali», rassicura Reed Hastings, il fondatore, che incontriamo nel gigantesco quartier generale dove si cambia il modo di guardare la tv. E da quest’anno non ci saranno solo più le serie gioiello (da Marco Polo, a Daredevil a Sense8) ma anche i film originali. Il primo, Beasts of no nation, già al Festival di Venezia, debutta sia nelle sale che online il 16 ottobre. E potrebbe essere proprio questa la data di lancio del servizio streaming in Italia. «Produrremo sempre più film, ci sentiamo abbastanza sicuri per affrontare il mondo del cinema », promette Hastings, che nel 1997, insieme a Marc Randolph, ha fondato quella che all’inizio era una compagnia che noleggiava dvd. Oggi Hastings è l’amministratore delegato di un gigante con oltre 65 milioni di abbonati nel mondo e una quotazione in borsa da 33 miliardi di dollari. Quest’anno il valore delle azioni è più che raddoppiato ma lui precisa: «Non abbiamo un grande profitto, perché lanciare il servizio in altri territori è molto costoso ». Lo incontriamo nella saletta Giungla d’asfalto, perché a Netflix ogni stanza e ufficio portano il titolo di un film o un telefilm. Le scrivanie sono alte, spesso si lavora in piedi. Una gigantesca lavagna invita gli impiegati a scrivere le proprie idee. Tutte vengono vagliate. Sui muri stampe giganti di scene da Breaking bad, Il Gladiatore, House of cards. «Qui lavorano soprattutto ingegneri, 1.400. Mentre nei nostri uffici di Beverly Hills siedono creativi e responsabili del marketing», spiega Marlee Tart, che ci guida in giro per la palazzina. Accanto a questa, altre due costruzioni, nuove di zecca, colonizzate da Netflix. Per girare tra gli uffici si usano piccole golf car. L’edificio è dotato di diverse cucinette con Nutella, frutti di bosco e distributori di popcorn e dove si servono colazione e pranzo. «Non la cena. È meglio andare a casa e stare con la propria famiglia », spiega Hastings. Che riassume la cosiddetta “ Netflix culture” con due parole: libertà e responsabilità. «Ognuno prende le ferie che vuole, non c’è un tetto. Desidero che i miei impiegati si impegnino non per ubbidire al loro capo, ma perché ci tengono. Io, poi, dò il buon esempio e prendo spesso vacanze. Sono appena tornato da Maiorca», sorride increspando l’abbronzatura. I rivali Berlusconi e Murdoch non sembrano impensierirlo: «Costiamo molto meno di Sky e Mediaset. La concorrenza non ci spaventa. So che Berlusconi e Murdoch si sono incontrati per parlare di Netflix, ma io non ho avuto contatti con loro», precisa. E la tv tradizionale, con palinsesti e pubblicità? «Tra vent’anni sarà morta. Sparirà come il telefono fisso. E tutto l’intrattenimento si trasferirà online».

sabato 26 settembre 2015

GOSSIP - Game of Fashion: la Top Ten dei peggiori look agli Emmy Awards!

10. Laura Prepon ("OITNB")
9. January Jones ("Mad Men")
 8. Amy Poehler ("Parks and Rec")
7. Taraji P. Henson ("Empire")

6. Claire Danes ("Homeland")
5. Morena Baccarin ("Gotham")
4. Taylor Schilling ("OITNB")
3. Tatiana Maslany ("Orphan Black")
2. Christina Hendricks ("Mad Men")
 1. Maisie Williams ("GOT")

venerdì 25 settembre 2015

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Clamoroso al Cibali! Fox mette in cantiere il remake seriale di "A-Team": non più solo protagonisti maschili (del resto si sa, tira più un pelo di .... che la cresta di Baracus!)

News tratta da "Comingsoon.Net"+"Deadline"
Deadline brings word that 20th Century Fox is developing a modern take on the classic TV series The A-Team. Fast & Furious producer Chris Morgan will executive produce The A-Team remake series with Tawnia McKiernan, the daughter of original series creator Stephen J. CannellAlbert Kim (“Sleepy Hollow,” “Nikita”) will script the latest adaptation of the material. The outlet reports that like the original series, the new show will focus on a team of special forces operatives framed for a crime they didn’t commit, and intent on bringing down the black-ops organization that set them up. In between clearing their name, however, the team will help others along the way. Unlike the original cast, the new series will include both male and female members among its ranks.
Originally created by Cannell and Frank Lupo, the series premiered in 1983 and went on to last for five seasons and 98 episodes. It starred George Peppard as Col. John “Hannibal” Smith, Dirk Benedict as Lieutenant Templeton “Faceman” Peck, Dwight Schultz as Captain “Howling Mad” Murdock, and Mr. T as  B. A. Baracus.
A feature film remake was released in 2010 from director Joe Carnahan and featured Liam Neeson, Bradley Cooper, Sharlto Copley, and Quinton “Rampage” Jackson as the four main characters.
NEWS - La rete nell'"Aquarius"! Debutta il 14 ottobre su Sky Atlantic la serie su Charles Manson con David Duchovny: ma era tutta on line sul sito della NBC...
(ANSA) - MILANO - I crimini di Charles Manson, considerato uno dei serial killer piu' efferati della storia e, sullo sfondo, i movimenti giovanili e la cultura hippy della fine degli anni sessanta. Debuttera' il 14 ottobre e andra' in onda ogni mercoledi' alle 21.10 su Sky Atlantic Hd la serie tv 'Aquarius' ambientata nel 1967 in California (in realtà già disponibile free on line sul sito della NBC). Protagonisti l'ex detective di X-Files David Duchovny, ora nei panni dell'agente Sam Hodiak, e l'attore Gethin Anthony nel ruolo dell'omicida. Diventato famoso per la parte di Renly Baratheon in 'Games of Thrones', Gethin Anthony, l'altroieri a Milano per presentare il progetto ha raccontato: "Oltre all'aspetto emotivo, ci sono state molte sfide tecniche che ho dovuto affrontare, dall'imparare a suonare la chitarra,  fino all'imitazione della voce e dell'accento di Charles Manson". Uno studio del personaggio che, spiega l'attore, "e' partito dalla lettura di libri, interviste, biografie e dall'ascolto ripetuto della sua voce". Ambientata, come ha raccontato Gethin Anthony in un'epoca di "grandi transizioni" quale e' la fine degli anni sessanta, la storia prende il via dalla scomparsa di alcune ragazze. Tra loro la sedicenne Emma (Emma Karn), figlia della ex fidanzata di Sam Hodiak, veterano della Seconda Guerra Mondiale e ora detective della omicidi di Los Angeles. Per le indagini Hodiak si servira' dell'aiuto di due colleghi, il piu' giovane e ribelle Brian Shafe (Grey Damon) e la detective Charmain Tully (Claire Holt). In un crescendo di violenza e follia, la storia racconta i due anni precedenti all'omicidio del 1969 che passo' alla storia, la strage compiuta presso la tenuta di Los Angeles dove, tra gli altri, uccise brutalmente anche l'attrice 26enne Sharon Tate, moglie, all'ottavo mese di gravidanza, del regista Roman Polanski. Del personaggio di Manson l'attore spiega: "Posso dire con certezza che non viene mai ritratto come un eroe. Non si puo' ignorare il fatto che  fosse un personaggio carismatico, con una grande passione verso i suoi obiettivi. Ma - assicura - non viene esaltato come un eroe da imitare".

giovedì 24 settembre 2015

NEWS - Clamoroso al Cibali! La parodia di "Empire" di Jimmy Fallon fa quasi più ridere dell'originale...

mercoledì 23 settembre 2015

NEWS - Netflix, ci siamo! Le dritte per abbonarsi (o meno) in Italia: primo mese gratis (poi dagli 8 ai 12 euro al mese), serve wifi che funzi (il segnale si adegua alla connessione) e smart tv ultima generazione, con un abbonamento 5 adesioni diverse (in base ai gusti e membri della famiglia). "Non uccideremo la tv generalista, siamo complementari", dicono 

Articolo di Antonio Dipollina su "La Repubblica"
A questa ipotesi della rivoluzione televisiva loro non tengono affatto. Sono quelli di Netflix, colosso mondiale della tv via Internet. Stanno per sbarcare in Italia, data imprecisata ma nella seconda metà di ottobre dovremmo esserci. I big dell’azienda arrivano ogni tanto da noi, incontrano la stampa, ragguagliano, spiegano, fanno il punto. E da ieri, per esempio, hanno speso un concetto preciso: «I nostri veri avversari siamo noi stessi nella capacità di convincere il pubblico », e soprattutto «siamo complementari alle altre pay-tv»: aggiungendo che tutti loro dedicano soltanto l’1 per cento del tempo a valutare quel che fa la concorrenza (qui Sky e Mediaset Premium, che offrono da tempo servizi simili). Dietro, in un angolo, c’è il poster della campagna pubblicitaria italiana e dice “Tesoro, sono a casa”. Un’ode alla stabilità della famiglia visto che chiunque, se ha Netflix, rimane a guardare tranquillo la tv senza uscire in missioni a rischio. Forse. L’approccio, insomma, sta diventando via via più prudente, e forse più razionale, rispetto a certe premesse che volevano milioni e milioni di italiani pronti da domani a buttare all’aria vecchia tv, vecchia pay-tv e tutto quello che veniva a tiro. Complementari: forse così ha un senso, sicuramente si capisce di più. Netflix è un catalogo, il catalogo è questo. Niente live, niente news, niente sport, niente talk-show. Il resto c’è tutto (e detta così c’è quasi da correre ad abbonarsi). Netflix è la produttrice di serie gioiello come House Of Cards , oppure Orange is The New Black, ma in una fase acerba del cammino e quindi sono state vendute alle pay-tv sul campo. Ma vengono promesse serie prodotte in proprio e solo su Netflix in tempi brevi (Narcos è un esempio), nulla si sa di produzioni italiane vere e proprie che si mettano magari a fare concorrenza a prodotti come Gomorra (all’ipotesi, circolata nei mesi scorsi, di una cosa su Mafia Capitale i manager replicano: «Non sappiamo proprio cosa sia»): quindi c’è soprattutto il catalogo. Sterminato, di film, serie tv anglosassoni, cartoni animati di lusso, documentari al top della produzione mondiale. Vuoi chiuderti due giorni in casa e guardare venti episodi di Breaking Bad? Con loro è possibile ma soprattutto più semplice che con chiunque altro. Agli incontri-stampa troneggia sul muro un tv gigante di ultimissima generazione, dentro c’è la schermata principale con l’offerta in sintesi e riquadri sgargianti e sembra francamente il paradiso. A patto di passare il resto della propria vita a fare il telespettatore. Ma ci sono anche vie di mezzo, nella vita medesima. Serve internet, un discreto, preferibilmente buono, meglio se buonissimo, collegamento in casa. Anche qui, toni rassicuranti dai manager: «Se vedete youtube sul computer, allora vedrete anche Netflix». In teoria un wifi all’altezza migliora le cose, anche se la ditta è provvista di un marchingegno detto “streaming adattativo”: ovvero il segnale si adegua alla banda di wifi che hai e fornisce il miglior livello video per le tue possibilità. Poi serve una tv, le Smart Tv sono fatte apposta, oppure con un cavo vi colleghi il computer. O sul computer. O ancora via Chromecast, chiavetta evoluta che riceve il segnale una volta innestata nel tv. O ancora le console dei giochi, il lettore Blu-Ray, l’Apple Tv o anche lo smartphone . E chissà che altro, in teoria è escluso dal servizio solo chi accende la tv col bottone, ha perso il telecomando da anni tra i cuscini del divano e non lo trova più. Più che il quanto, vale il come. Ed è quello che differenzia Netflix dagli analoghi servizi — Sky Go, Infinity, Sky On Line — della concorrenza. Chi usa Spotify o servizi simili per la musica sa già come funziona. Nessun abbonamento permanente, ci si attiva via Internet (un mese gratis di prova) e poi via con tre modalità di abbonamento che sembrano confermate: a 7,99 euro per il servizio in qualità standard e su un solo dispositivo, 8,99 euro per il servizio in full hd e su due dispositivi, 11,99 euro per l’altissima qualità 4K — qualunque cosa sia — e su quattro tv, o altro, diverse. Ci si dis-abbona quando si vuole, in tempo reale. Ma attenzione, Telecom e da ieri c’è anche l’annuncio di Vodafone (“abbonamenti offerti con i piani 4G e Fibra”) offriranno Netflix con offerte promozionali e probabilmente con qualche sconto importante. Ogni abbonamento potrà avere cinque adesioni differenti — ovvero per i vari membri della famiglia, per esempio — e personalizzati in base ai gusti: i capi del servizio spiegano che da loro lavorano soprattutto centinaia di ingegneri alle prese con gli algoritmi che suggeriscono titoli e spunti in base ai gusti che hai dimostrato di avere nei primi giorni di abbonamento. Quelli di Netflix sono colossi veri a livello mondiale, hanno esportato la streaming tv in parecchi Paesi ma il centro delle operazioni è assai americano. L’impressione per ora è che si aggirino come marziani in una terra sconosciuta e di fronte alle obiezioni sul Paese televisivo italiano (che negli anni è diventato una sorta di installazione ideata da un folle) ribattono tranquilli: che problema c’è? Per esempio, su certi proclami del tipo «la tv generalista è morta e sparirà in pochi anni» c’è da andarci molto cauti: in questa fase da noi sta succedendo esattamente il contrario, le pay-tv si sono molto appassionate ai canali in chiaro, ne hanno comprati, vi stanno riversando parecchia produzione prima a pagamento: e soprattutto da anni non scuciono un dato sugli abbonati paganti mentre ogni giorno vantano gli ascolti dei programmi-top, ovvero il contrario della mission pay-tv. Magari per Netflix tutto questo è un bene, ma la specificità italiana in campo televisivo — e comunque la robusta concorrenza a base di SkyGo e Infinity che esiste già sul campo — sarà complicata da domare. Per tacere poi dell’ipotesi vagheggiata di ulteriori arrivi di servizi simili in futuro, da Amazon a Apple, immaginando il pigro telespettatore italiano pronto a scucire dieci euro al mese a chiunque prometta meraviglie. Fantascienza, meglio andarci piano e intanto parte Netflix. Puntando quindi sull’ipotesi che il famoso slogan «siamo complementari» risulti alla fine convincente e convinca soprattutto il pubblico pagante.
NEWS - The last Bowie! Il Duca Bianco firma la sigla di "The Last Panthers"
(ANSA) - ROMA, 22 SET - Sigla firmata da David Bowie per The Last Panthers, la nuova serie crime europea in onda a novembre su Sky Atlantic Hd. Il pezzo, un brano originale, nato dall'intesa fra Bowie e il regista Johan Renck che si sono incontrati durante le riprese, accompagnera' i titoli di testa del programma. E' la prima volta in vent'anni che l'artista da' il proprio contributo componendo la colonna sonora di un film o di una produzione televisiva. "Volevo che fosse una delle icone musicali della mia giovinezza a scrivere il pezzo per la sigla iniziale, ma il destino ha messo sulla mia strada un vero e proprio Dio della musica", ha commentato Renck, regista di Bloodline, Breaking Bad, The Walking Dead, nonche' dei video di Madonna, New Order, Beyonce' e Lana Del Rey. "La reazione di Bowie e' stata positiva, ha mostrato partecipazione e curiosita' - ha aggiunto - Il pezzo che ci ha presentato incarnava ogni aspetto dei nostri personaggi e della serie stessa - dark, meditabondo, bello e sentimentale (nella migliore accezione del termine). Fin dall'inizio la sua persona mi ha ispirato e affascinato e sono stato letteralmente sopraffatto dalla sua generosita'. Ancora non riesco a capire come sia realmente accaduto...". La serie in sei episodi, una produzione paneuropea commissionata da Sky UK e dalla francese Canal+, si apre con uno spregiudicato furto di diamanti per poi immergersi nel cuore oscuro di un'Europa governata da una losca alleanza tra gangster e banchieri senza scrupoli. Gli interpreti sono Samantha Morton (una nomina agli Oscar e un Bafta), Tahar Rahim (due Cesar) la star croata Goran Bogdan e il due volte nominato agli Oscar e vincitore di 3 BAFTA e di un Golden Globe John Hurt. Girato tra Marsiglia, Belgrado, Montenegro e Londra, il serial e' una co-produzione della francese Haut et Court TV (The Returned) e dell'inglese Warp Films (This is England). In autunno sara' in onda anche in Francia su Canal+ e su Sky Atlantic oltre che in Italia nel Regno Unito, in Irlanda, in Germania ed in Austria.

martedì 22 settembre 2015

GOSSIP - Game of Fashion: la Top Ten dei migliori look agli Emmy Awards!

10. Kerry Washington ("Scandal")
9. Jaimie Alexander ("Blindspot")
8. Julie Bowen ("Modern Family")
7. Aubrey Plaza ("Parks and Rec")
6. Emma Roberts ("AHS", "Scream Queens")
5. Lady Gaga ("AHS Hotel")
 
4. Jessica Parè ("Mad Men")
3. Sarah Hyland ("Modern Family")
2. Laverne Cox ("OITNB")
1. Sarah Paulson ("AHS")

lunedì 21 settembre 2015

NEWS  - Game of Emmys! Ecco come l'ultima edizione può aver cambiato/rimescolato le carte in tavola (la vittoria di un fantasy la dice lunga...)

Post di Brian Lowry su "Variety"
New voting system, infusion of new members, same old Emmys? In some respects, yes, but with a very significant – indeed, one might say dragon-sized – asterisk, in the outstanding drama award that went to the hugely popular but heretofore overlooked “Game of Thrones” representing a rare and welcome breakthrough for a genre series. Beyond capping a splendid and dominating night for HBO, the Television Academy finally recognized a fantasy epic that is, by any measure, no pretender to the throne — the series scooped a record-breaking 12 Emmy Awards this year.
Combine that with stellar and crowd-pleasing honors for Jon Hamm and Viola Davis in the lead drama categories, and Jeffrey Tambor on the comedy side, and Emmy organizers should wake up feeling pretty good (or at least relieved) by most of the choices, while leaving behind ample room for the inevitable griping about snubs.
The perception that the academy is old and fusty (just ask “Sons of Anarchy’s” Kurt Sutter, or “The Walking Dead” fans) hasn’t been helped in recent years by its consistent refusal to acknowledge programs in the sci-fi and fantasy realm, even with “Lost” winning a decade ago. And while there’s no way to know if procedural changes in the voting smoothed the way for “Thrones’” victory, the fact that the mega-hit finally made it over the wall – sweetened by its Sunday-night wins for directing, writing and Peter Dinklage – clearly seemed overdue.
For all that, much of the ceremony still felt in keeping with Emmy Awards past – that is, a few new faces thrown in with a plethora of familiar ones, including repeat winners and a few near category-wide sweeps.
The abundance of first-rate programs and performances gave voters a lot of ways to go without embarrassing themselves, although the parade of talent associated with HBO’s splendid miniseries “Olive Kitteridge” couldn’t help but come at the expense of some very worthy players, none more so than Mark Rylance (“Wolf Hall”) and Queen Latifah (“Bessie”).
As for variety series, “The Daily Show’s” sweep of program, directing and writing honors was an appropriate valedictory sendoff for Jon Stewart’s tenure, balanced by a newly introduced sketch award to Comedy Central’s “Inside Amy Schumer.” Like a lot of categories Sunday, the real shame was that David Letterman couldn’t share in the glory.
Certainly, the comedy voting exhibited some of the academy’s more hallowed tendencies, returning to repeat winner Tony Hale and perennial favorites Allison Janney and Julia Louis-Dreyfus, who should have the steps to the Nokia Theater stage memorized. That’s not to say they didn’t deserve more hardware, only that repeat awards can’t help but feel a trifle deflating excitement-wise with so many admirable contenders. (Even switching from comedy to drama couldn’t stop “Orange Is the New Black’s” Uzo Aduba).
If “Modern Family’s” best-comedy run had to come to an end, “Veep” – which had what was likely its best season – felt like a much safer choice to swing the axe than “Transparent,” which would have represented an enormous coup for Amazon’s fledgling original-series efforts. As it was, the streaming service didn’t exactly settle, earning awards for series creator Jill Soloway and Tambor, perhaps the clearest-cut acting selection in a night filled with races that could have reasonably gone in different directions.
After all the buzz about greater diversity at this year’s awards, the academy also delivered on that score, with Davis’ overpowering work in “How to Get Away With Murder” marking a milestone for African-American actresses, joined by Aduba and Regina King, who made the most of a relatively small role in ABC’s “American Crime.”
In terms of the amended rules, the big change involved dispensing with Blue Ribbon panels, which as conducted shrank the voting pool but insured that those who choose, say, best TV movie actually watched all the candidates. Instead, the selections were opened up to the entire membership, making the process more democratic on its face. What nobody can know, of course, is how many of those members cast ballots based on reputation, in much the way people check off Superior Court judges and school board members on election day.
Still, even if the Emmys turned into one big popularity contest, “Thrones” – a landmark drama – can finally enjoy a feast where no one gets killed, and most of the right folks won. While there’s no such thing as an awards show now that’s going to satisfy everyone in our fragmented media landscape, when was the last time the Television Academy – or just about any large group that votes on stuff – could say that?

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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